mercoledì 22 dicembre 2010

Dredg, nuovo album a marzo

Il nuovo album dei Dredg uscirà il 29 marzo ed ecco una nuova canzone suonata dal vivo dal titolo Upon Returning.

venerdì 10 dicembre 2010

Amplifier - The Octopus (2010)


Aggiorno questo vecchio post per alcune news riguardanti la pubblicazione del lungamente annunciato The Octopus, nuovo album degli inglesi Amplifier. L'album uscirà ufficialmente il 31 gennaio, ma nel frattempo sono ancora disponibili alcune copie della già disponibile edizione limitata.
www.amplifiertheband.com/merchandise.php

The Octopus è un doppio album dalla durata di oltre 2 ore e può essere ascoltato in anteprima in streaming qui:






giovedì 9 dicembre 2010

Floating Me - "Sugar" video


Avevo già citato fugacemente questo nuovo supergruppo australiano quando si stava apprestando a registrare le prime tracce per l'album d'esordio. Bene, ecco arrivato il singolo Sugar, realizzato a novembre, che anticipa l'opera prima che uscirà a marzo.

Il gruppo è così composto: Andrew Gillespie (voce), Antony Brown (chitarra) and Tobias Messiter (tastiere) dagli Scarymother, Jon Stockman (basso) dai Karnivool e Lucius Borich (batteria) dai Cog. Il risultato non mi sembra all'altezza delle aspettative e mi ha lasciato piuttosto indifferente, comunque a voi il giudizio. Ecco il video...



mercoledì 8 dicembre 2010

Best of 2010

Come di consueto ecco la mia classifica annuale dei migliori album usciti nel 2010.
Per un elenco esaustivo vi rimando a questo link:
https://rateyourmusic.com/list/altprogcore/best_of_2010/



10. The Tea Club
Rabbit
9.The Unwinding Hours
The Unwinding Hours



 
8.22
Flux


7.Field Musc
(Measure)




6.Happy Body Slow Brain
Dreams of Water




5.Agent Fresco
A Long Time Listening





4. Six Gallery
Breakthrough in Modern Art

3.Oceansize
Self Prseserved While the Bodies Float


2.Everything Everything
Man Alive


1. The Felix Culpa
Sever Your Roots

domenica 28 novembre 2010

22 - FLUX (2010)


22 è un nome abbastanza anonimo, eppure questa band proveniente dalla città di Trondheim, Norvegia (la stessa che ha dato i natali ai Motorpsycho), fa di tutto per non passare inosservata. Il primo fattore a colpire è infatti il look. Proviamo in tal senso a dare un'occhiata alle loro foto o ad un loro video, magari con l'audio a volume zero. Li si potrebbe benissimo scambiare per nuovi paladini glam rock: ogni membro del gruppo è caratterizzato da un colore sgargiante, vestiti singolari, trucco pesantissimo, capigliature platinate, visi efebici e movenze coreografiche. Tutto contribuirebbe a catalogarli come emuli di David Bowie e Scissor Sisters (chiedo venia per la citazione).

Quando invece si alza il volume si rimane spiazzati: questo quartetto norvegese suona un prog rock coi fiocchi, talmente carico di rimandi che ognuno potrebbe sentirci dentro il gruppo che vuole. The Mars Volta, Mew, The Dear Hunter, Dredg, Muse (purtroppo) e ancora e ancora setacciando il post hardcore e il math rock. Dopo l'EP E.S.P. - Extended Sensory Play, risalente al 2008, i 22 hanno esordito quest'anno con l'album Flux. Il frullato della band prende vita dall'idea di suonare electro-pop con un'ostentazione di ritmiche matematiche, spastiche ed epilettiche (tipo The Fall of Troy), con germi di frenetico funk.

La ricerca ossessiva e spasmodica nei confronti di tempi irregolari è un po' ostentata a dire il vero e talvolta è quasi stucchevole. Ma se le geometrie di Plastik sono l'equivalente in musica di scienze robotiche, tra integrali e radici quadrate, è anche vero che il funk-pop di I Am That I Am riesce ad essere impegnato e spensierato in egual misura.

La sfida di scontrare melodie orecchiabili con forme aritmetiche ha risultati originali in potenziali ballate rock radiofoniche trasfigurate sotto il peso di accumuli percussivi (Loopwhole) e nei tour de force progressivi (la notevole title-track). Disconnecting from the Grid e Susurrus sono penalizzate da una derivazione Muse troppo accentuata, anche se nella parte dell'inciso prendono strade più personali. Questa tecnica di vedere strofa e ritornello come due entità differenti e distaccate all'interno della stessa canzone è presente con maggior rilievo su Gotodo e Kneel Estate. Quest'ultima, ad esempio, riprende degli stilemi hip hop che improvvisamente sfociano in un chorus pop, in modo che, se si ascoltasse solo questa canzone per farsi un'idea del gruppo, il risultato sarebbe alquanto spiazzante.

Ecco, magari è proprio questo il consiglio: di non ascoltare solo una canzone per farsi un'idea del raggio d'azione musicale della band, sarebbe limitativo. Flux come esordio è eccellente, anche se i 22 devono mettere a fuoco ancora qualche idea, per esempio negli episodi più ambiziosi come Power is so Yesterday e Abdomental, che però riesce a costruire una bella atmosfera misteriosa. Comunque, a parte ciò, nulla da dire...ce ne fossero di esordi così promettenti.



www.myspace.com/22newenergymusic

sabato 27 novembre 2010

SANGUINE HUM - Diving Bell (2010)


Riassunto delle puntate precedenti:

Joff Winks e Matt Baber sono un duo dalle belle speranze proveniente da Oxford che riesce a far maturare negli anni (dal 2003) la bellezza di tre progetti paralleli. Con i tre EP sotto il nome Antique Seeking Nuns si creano una reputazione come autorevoli prosecutori della scuola di Canterbury; con la Joff Winks Band vi restano appigliati con una formula più leggera ma ugualmente intrigante; con Nunbient seguono le strade elitarie e meno battute della ambient music. Di questi tre meravigliosi progetti ho già riferito nel blog e magari, per chi ancora non li conoscesse, è obbligatorio un ascolto.

Winks e Baber hanno finito per disgregare i tre progetti e convogliarli in quest'unico chiamato Sanguine Hum. Diving Bell è la prima uscita ufficiale della band e, anche se Baber e Winks hanno deciso di presentarsi con un nuovo nome, il suono finisce per trattenere e attraversare le molte delizie canterburiane generosamente elargite da Antique Seeking Nuns e Joff Winks Band. L'intento dei Sanguine Hum sembra quello di calibrare ed equilibrare sia gli elementi progressive, sia quelli derivati da soluzioni tematiche e strutturali più dirette. Quest'ultimo fattore è dato da un andamento formale per larga parte classico, senza l'obbligatoria pletora di cambi, ma ciò in cui eccellono i Sanguine Hum è la fantasia degli arrangiamenti che rende queste canzoni dei piccoli gioielli.

Le gentili arie da pop intellettuale alla Caravan o Hatfield & the North, sempre alla ricerca di melodie raffinate, ma non scontate, riaffiora in The Ladder, si impossessa di Dark Ages e si propaga nelle emanazioni quasi fusion della title-track dove, neanche a dirlo, il piano elettrico ne costituisce l'ossatura. Le atmosfere cullanti della ballad in Nothing Between Us sono talmente romantiche che anche i progressivi innesti elettronici di tastiere e batteria programmata non tolgono quel pathos che dona calore al pezzo.

A rendere ancora più esaltanti le tracce c'è l'egregio lavoro della sezione ritmica composta da Paul Mallyon (batteria) e Brad Waissman (basso) che aggiungono quella giusta cifra di complessità sfogata nella strumentale Coast of Nebraska, che è forse quella che ritorna con maggior evidenza sui passi degli Antique Seeking Nuns. Oppure che dire di There's No Hum, veloce e sostenuta, perfetto esempio riassuntivo delle due anime dei Sanguine Hum.

Il gruppo tenta qualcosa di diverso dal passato nelle due tracce No More Than We Deserve (posta in apertura) e The Trial che fanno un uso più disinvolto di chitarre elettriche, involuzioni progressive e una decisa apertura verso soluzioni più personali. Della validità di Joff Winks e compagni ci eravamo già accorti in passato, si spera ora che con i Sanguine Hum conseguano i giusti riconoscimenti che gli spettano.

Troopers For Sound

martedì 23 novembre 2010

Sucioperro - "Threads" video e singolo

I Sucioperro hanno realizzato un video per il nuovo singolo dal titolo Threads che sarà rilasciato in forma digitale su iTunes, Amazon e altri negozi virtuali il 6 dicembre. A corredo di ciò ci saranno 5 nuove b-sides :

Across The Party
Heart For Diamonds
Raised By Wolves
I'm The New King Kong
Freds

Ricordo che Threads anticipa il nuovo album dei Sucioperro The Heart String previsto per febbraio.

lunedì 22 novembre 2010

ROSE KEMP - Golden Shroud (2010)



Non c'è che dire, la ragazza ha coraggio. Invece di trastullarsi con canzoncine sdolcinate e melodie folk come molte colleghe, Rose Kemp si erige a suo modo a nuova sacerdotessa del dark metal e lo fa con un album radicale e coraggioso.


Già in Unholy Majesty si poteva intravedere l'interesse della Kemp per certe atmosfere gotiche e oscure, ma nulla avrebbe potuto preparare a questo. Tra l'altro la stessa Kemp ha anticipato il tenore delle sue scelte presentandosi, negli ultimi tempi, con un look da sibilla druida in perfetta linea con questa sua lenta, ma inesorabile, metamorfosi musicale. Diciamo che Golden Shroud - un panzer sparato dritto al cuore della musica tradizionale e omologata - è un po' una scommessa e quindi si devono accettare pregi e difetti.

Golden Shroud ha solo tre tracce, lunghe, devastanti e contorte, con la Kemp impegnata a dar fondo a tutte le sue magnifiche doti canore. A volte sembra declamare salmodie pagane, altre si fa carico di acuti e falsetti estremi o growl (ma senza esagerare), sempre partendo da un retaggio dei canti blues. Anche i riff cadaverici e funerei intessuti dalla sua Telecaster affondano le loro radici nella tradizione della musica afroamericana, arrivando a trasfigurarla in laceranti stilettate distorte.

Black Medick II (9:26), che inizia con un coro a cappella in stile Queen (!), ha un incedere lento e abbastanza lineare, basato fondamentalmente su scarni riff ripetuti. Ma quello che fa la differenza è la magistrale interpretazione della Kemp ai limiti dell'empatia totale con ciò che lei ha scritto. Il bello è che la sua voce non risulta mai sgraziata o sgradevole, ma anzi è un piacere ascoltarla anche nelle fasi più aggressive.

L'incipit di Blood Run Red (17:07) è uguale a quello di Black Medick, solo che il contrasto, al momento dell'entrata della chitarra elettrica amalgamato con il growl vocale, è ancora più traumatico e pauroso. In seguito la Kemp si getta in una reiterata cantilena che sembra quella di una folle strega che invoca un sortilegio. Il brano è abbastanza statico e forse è quello più estremo e autoindulgente del trittico.

Lead Coffin (16:34) si apre come una messa con la Kemp nelle vesti di gran cerimoniere che declama i versi sopra un "ostinato" tappeto di feedback. I gravi riff sono i veri protagonisti di tutto il brano, una ipnotica marcia funebre che conduce verso lidi ignoti e misteriosi (d'altra parte già il titolo è abbastanza esplicativo).

Anche se a dominare in Golden Shroud è la distorsione, la componente folk rimane comunque nel sottostrato, donando a questo inesorabile doom metal una sorta di gentilezza nascosta. Attenzione quindi a catalogare troppo frettolosamente questo album, perchè non è come sembra. Il principio di contaminazione tra i generi non fa del presente lavoro un prototipo di black metal progressivo, ma è qualcosa di elusivo tra Joanna Newsom e gli Opeth. Qui siamo tra le brume delle foreste nordiche e i rituali esoterici pagani.

www.myspace.com/rosekemp


http://rosekemp.info/

domenica 21 novembre 2010

Chance:Risiko - Sleep Talking (2009)


In realtà questo album risale allo scorso anno, ma l'ho scoperto solo qualche mese fa. I Chance:Risiko sono di Bologna, ma per fortuna è uno dei pochi gruppi italiani a fare musica dal respiro internazionale. Avant-rock e RIO sono i generi toccati da Sleep Talking con un'insolita vena cantautorale. A voi l'ascolto.

sabato 20 novembre 2010

Una piccola anticipazione dall'album tributo Leader Of The Starry Skies del quale ho parlato qui.

Knifeworld - The Stench of Honey by abadgeoffriendship


Download Knifeworld – The Stench Of Honey mp3 (from Leader Of The Starry Skies: A Tribute To Tim Smith)

mercoledì 17 novembre 2010

White Willow - "Ignis Fatuus" in vinile e nuovo album

E' disponibile per la prima volta la versione in vinile di Ignis Fatuus (1995), primo album della progressive rock band norvegese White Willow. Per chi non lo sapesse Ignis Fatuus è uno degli album più importanti del prog anni '90, la versione CD è oggi fuori catalogo e ora arriva questa nuova edizione rimasterizzata e con in più una bonus track di 13 minuti.



Norwegian progsters White Willow's legendary prog-folk debut "Ignis Fatuus" from 1995is finally released on vinyl. Featuring remastered sound and a 13 minute bonus track, this is the ultimate edition of a seminal Scandinavian album. The CD has been out of print for years and is already a collectors' item. Now you can own it as a double album on vinyl (180 g), sumptuously packaged in a gatefold sleeve with artwork by design team Trine&Kim and including a lyrics insert.

"Ignis Fatuus" is a mellotron-drenched journey through meadows and forests, featuring a cast of thousands and instruments like sitars, krumhorns, bagpipes and pennywhistles in addition to an arsenal of analogue synths and ethereal female voices. Think early King Crimson meets Dead Can Dance meets The Trees and you're halfway there. The album has been praised by such diverse musicians as Lee Dorrian (Cathedral, Napalm Death), Mikael Åkerfeldt (Opeth), Greg Weeks (Espers, Marissa Nadler) and Fabio Zuffanti (Höstsonaten, Maschera di Cera).

Nel frattempo Jacob Holm-Lupo ci fa sapere che il nuovo album dei White Willow, dal titolo Terminal Twilight, è in fase di completamento e non passerà molto tempo da qui alla sua uscita. Una lieta notizia vede il ritorno in formazione della celestiale voce di Sylvia Erichsen. Qui si può vedere un video con alcune preview delle canzoni.

Tutte le informazioni su
www.whitewillow.info

venerdì 12 novembre 2010

WONDEROUS STORIES #18 (41)



neWS

Incontri

OLIVER WAKEMAN - Il regno delle tastiere continua...
In pochi mesi, il primogenito di Rick Wakeman si è preso Strawbs e Yes, conquistando il posto
dietro il castello di tastiere che era di suo padre. Paolo Carnelli racconta la storia di questo ragazzo,
cresciuto insieme al fratello Adam - da sempre pupillo di Rick, improvvisamente diventato il tastierista dell'anno

INTERVISTA a cura di Lindsay Sorrel
DISCOGRAFIA a cura di Roberto Paravani

IL GIARDINO DEL MAGO
Appunti sulla nuova stagione del Pop Italiano... including

RACCOMANDATA CON RICEVUTA DI RITORNO - intervista a Luciano Regoli

MALTESE/ALVITI - Alma
LELLO BRANDI - Osanna Blues

MADE IN ITALY
Una ricognizione nella nuova scena musicale italiana... including

DEUS EX MACHINA - monografia a cura di Lorenzo Barbagli

ROBERTO FERRI - intervista a cura di Gabriele Maestri

Rubriche

Book of Saturday - La biblioteca musicale di WS

BILL BRUFORD - The Autobiography
ANTONIO APUZZO - Gentle Giant I giganti del Prog Rock
MICHELE NERI - Lucio Battisti Discografia Mondiale


Over 40 - 1970/2010
KING CRIMSON - In the Wake of Poseidon

Le notti della Luna Grigio – Rosa
(Cronache di un sogno tra Londra e Canterbury)
a cura di Vincenzo Giorgio

ROBERT WYATT - JEANETTE LINDSTROM - SOFT MACHINE - KARL JENKINS & MIKE RATLEDGE
BRAINVILLE 3 - HADOUK TRIO - DAVID SINCLAIR - CARAVAN - LOL COXHILL
LAGARTIJA - KLIMPEREI - AMOEBA SPLIT

Ascolti

AAVV - Guitar Dancing in the nights tribute to Santana
AINUR - Lay of Leithian
AKROASIS - I Racconti del mare
ANATHEMA - We're Here Because We're Here
LUCA AQUINO - Icaro solo
ARS NOVA - Seventh Hell
BUTTERED BACON BISCUITS - From the Solitary Woods
CANEVALI-SUCCI-GOLOUBEV - Conduction3
MARCELLO CAPRA - Preludio di una nuova alba
CAZUELA DE CONDOR - Pasion, Panico, Locura y Muerte
CHEAP TRICK - Sgt Pepper live
CICCADA - A Child in the Mirror
BARRY CLEVELAND - Hologramatron
COPERNICUS - Nothing Exists
CRYSTAL CARAVAN - Against the Rising Tide
RINO DE PATRE - The Dawn from my Heart
ELECTRICK LEAK - Same
ELECTROACUSTICSILENCE - Flatime
FAUNS - Leaffall
FINNEGANS WAKE - The bird and the sky above
FONDERIA - My Grandmother's Space Suit
FRAMEPICTURES - Remember It
FUNGUS - Better than Jesus
GRASSO - Vortex
HABITAT - Tratando de respirar en la furia
JAEN KIEF - Las hadas no vuelan mas - II El Agua de fruente
LAST WORLD BAND - Source Sound
LIIR BU FER - 3juno
LITTLE TRAGEDIES - The Paris Symphony
LUCIFER WAS - The Crown of Creation
MAGNETIC SOUND MACHINE - Chances & Accidents
MASAL - Galgal
MICHAEL GILL - Blues for Lazarus
MIRIODOR - Avanti!
MONNI - Grey Swan of Extremistan
MYTHO - In the Abstract
NEVERMESS - The Measure of Time
OBLIVIOUS - Goons and Masters
OCHTOPUS - Niente apparente
ORCHESTRA PANICA - Journey to Devotion
OSIRIS - Tales of the Divers
PFM - AD 2010 La Buona Novella
PINEAPPLE THIEF - Someone Here is Missing
PLURIMA MUNDI - Atto I
QUANTUM - Les Temps Oublies
RADIO MASSACRE INTERNATIONAL - Time & Motion
RANDONE - Linea di confine
REA - Views from Chicheng Precipice
ROSWELL SIX - Terra Incognita A Line in the Sand
SKY ARCHITECT - Excavation of the Mind
SUPERNATURAL ENDGAME - Touch The Sky
TABULA SMARAGDINA - A Szavakon Tul
THE PIANO ROOM - Breath Feel
THREE MONKS - Neogothic Progressive Toccatas
TOHPATI ETHNOMISSION - Save the Planet
TRAVIS & FRIPP - Live at Coventry Cathedral
UPSILON ACRUX - Radian Futura
WHYTE ASH - I Will Remain
ZEVIOUS - After the Air Raid


Metal + Progmetal

BLOWBACK - 800miles
DANTE - Saturnine
MARULK - Same
SIDEBURN - The Demon Dance
WOLFSPRING - Same

Ristampe

ACANTHE - Someone somewhere

www.wonderoustories.it



Il 30 novembre è la data fissata per due EP, da due gruppi che più differenti non potrebbero essere, i cui pre-ordini sono già stati attivati.




Il primo è Stained Glass dei Kayo Dot che conterrà solo la title track.



Scenes of rapture, agony, and consecration are arrayed as windows in this latest EP by the avant-rock maestros. With a large ensemble of glimmering malleted percussion, shrieking distorted organs, crystalline guitars, and sighing horns, violins, and vocals, Stained Glass' translucent passages of unearthly beauty set a new standard in soothing terror. Stained Glass features the return of original Kayo Dot lyricist Jason Byron, as well as a guest appearance by electric guitar genius Trey Spruance (Secret Chiefs 3, Mr. Bungle).

Track Listing:


Stained Glass


*PRE-ORDER CUSTOMERS: Orders are expected to begin shipping the week of November 30th, 2010. Orders are not promised to be in hand by the release date. Any items purchased with your pre-order will not ship until the week before November 30th, 2010 as well. If you place multiple pre-orders in one order they will ship together, on the date of the latest shipping pre-order. All items shown are mock ups and the final product may vary slightly in size, placement, and/or color.


Per ordinare cliccare qui.


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L'altro è l'EP Appendage dei Circa Survive




Tracklisting:

1) Sleep Underground (demo)
2) Stare Like You’ll Stay
3) Everyway
4) Backmask
5) Lazarus

lunedì 8 novembre 2010

INSURGENTES o sulla condizione della musica di inizio secolo



Chi segue questo blog sa che non sono stato molto tenero con le ultime opere di Steven Wilson, sbaglia però chi ha visto nelle mie critiche un'aprioristico attacco a prescindere da cosa lui pubblichi e il resoconto che segue ne dovrebbe essere una prova.

Per prima cosa è bene chiarire che il film Insurgentes, che da poco è disponibile in DVD, non è un documentario sui Porcupine Tree o sulla carriera musicale di Wilson, ma è piuttosto un approfondimento del "Wilson-pensiero" sullo stato della musica nel XXI secolo. Il punto centrale da cui partono le riflessioni di Wilson è di considerare la musica, ma più precisamente l'album, come un'opera d'arte (il che al giorno d'oggi non è un'affermazione così scontata), espandendo poi il discorso ad un livello più ampio con tutte le implicazioni che comporta il fattore Internet. Credo che per chi ami veramente la musica le parole di Wilson non solo siano condivisibili e da sottoscrivere fino all'ultima, ma andrebbero predicate in giro come fossero una nuova bibbia per il musicofilo incallito.

Si parla di un tempo perduto quando si entrava in un negozio di dischi, della scoperta e della ricerca di un artista che magari avevamo sentito nominare dagli amici. Rituali, emozioni e sensazioni che oggi sono scomparse, sostituite da un semplice click sul computer. Si arriva poi al cuore del discorso quando si parla della musica compressa in formato Mp3 che toglie quella magia che avevano i vecchi vinili e l'ascolto in un adeguato impianto stereo, anzichè in un paio di cuffiette appiccicate alle orecchie. Per quanto io condivida le parole di Wilson l'unica trovata che mi sembra sterile è quella di arrivare a distruggere iPod in svariati modi, un costoso gesto di protesta abbastanza inutile nei confronti della odierna cultura di download musicale selvaggio. Quando lo si vede intento a rompere tutto si può pensare: ok, condivido anche questo, ma a che scopo lo fai? Sarebbe come protestare contro la guerra spaccando due o tre pistole. E intanto Steve Jobs se la ride perché te li sei comprati.

Comunque, a parte questo, il discorso di Wilson è serio e ci pone degli interrogativi per il futuro della musica sempre più ridotta ad un ruolo superficiale nella nostra cultura e considerata solo un prodotto da catena di montaggio. Il che è ben chiaro quando Wilson si riferisce a spettacolini come American Idol o Celebrity Big Brother dove l'essenziale è diventare famosi e non avere doti artistiche o musicali. Questo punto è essenziale perchè nella concezione di Wilson il performer deve essere completo, un artista che va oltre all'esibizione sul palcoscenico, che sappia creare musicalmente qualcosa di valido.






La deriva del music businnes si è fagocitata da sola, impegnata a fare soldi sulla creazione di idoli effimeri, non si è accorta che la gente è divenuta sempre più insensibile alla musica, tenendola come mero sottofondo e l'Mp3 è diventato la causa di questa insensibilità. Giusto o sbagliato che sia scaricarsi gratis intere discografie l'importante è che, quando ci siamo fatti un giudizio positivo su un determinato artista, lo supportiamo comprando il suo prodotto. Il nostro supporto è ancora più importante nei confronti di musicisti indipendenti e poco conosciuti dato che senza il nostro aiuto non sopravviverebbero. E' quindi nel nostro interesse far proeseguire una cosa che ci piace.

Il che ci porta al tema iniziale e cioè che abbiamo perso quel modo di vedere il disco come l'equivalente di un oggetto-feticcio al quale ognuno poteva legare momenti della sua vita attribuendogli un carico di significati personali. Scaricando musica da Internet non si dà più nemmeno importanza al corredo strettamente collegato al disco, a partire dall'artwork di copertina che Wilson ritiene debba essere un'estensione dell'album stesso e non una foto messa lì a casaccio (altro punto che condivido in pieno). Il fatto che l'LP è un'opera d'arte totale (musica + arte visiva + liriche) è un argomento che anche io sostengo da tempo. La replica miniaturizzata del CD non è la stessa cosa. Come giustamente fa notare Wilson, la grandezza dell'involucro del vinile può essere paragonata ad una tela e quindi la copertina ricopre un valore altrettanto importante nell'esperienza di fruizione, andando a completare il ruolo della musica. Questo si è completamente perso con il formato Mp3 che Wilson paragona alla fotocopia di un'opera d'arte.

Dopo aver letto questo non si pensi però che il documentario si svolga con Steven Wilson che racconta queste cose di fronte ad una telecamera fissa, tutt'altro. Il documentario si muove essenzialmente nel presente e segue Steven intorno al mondo (in particolare Città del Messico, Tel Aviv, Stoccolma un po' di Giappone, Inghilterra, ecc.) mentre porta avanti i suoi impegni di lavoro. Si incontra con Trevor Horn, Mikael Åkerfeldt, Aviv Geffen e molti altri. A fare da collante, oltre a scene oniriche che fanno tanto film d'autore, ci sono intermezzi di Wilson che fa visita alla sua vecchia scuola e nella casa dei genitori mentre ci racconta come è iniziato il suo amore per la musica. Impagabile quando si reca a Disneyworld e si fa riprendere immobile in pose serissime, con tanto di palloncino e cuffietta di Topolino in testa, recandosi anche a salutare Minnie e Mickey Mouse sempre con aria impassibile. In pratica sembra Enrico Lucci delle Iene quando, serissimo, prende per il culo i suoi interlocutori (SW gli assomiglia pure a Lucci!).

Un'ultima nota sul DVD: dato che l'Italia è un paese che ha dato tanto a Steven Wilson e ai suoi Porcupine Tree, avrebbero almeno potuto aggiungere i sottotitoli in italiano assieme a quelli tedeschi, francesi e spagnoli. Che sia un altro segno del decadimento del nostro paese nei confronti dell'Europa?



domenica 7 novembre 2010

TINYFISH - The Big Red Spark (2010)


I Tinyfish finora non erano una band che mi aveva molto impressionato. L'esordio omonimo del 2006 e la controversa raccolta di brani non propriamente progressive Curious Things sinceramente non facevano intravedere il potenziale e il successivo exploit di The Big Red Spark, uscito a settembre dopo tre anni di lavorazione.

I Tinyfish amano definirsi "la più piccola progressive rock band del mondo", autoprodotta e autofinanziata e in effetti se uno dà un'occhiata ai vari video-documentari del loro sito ufficiale si intuisce quanto sia casalingo l'approccio alle registrazioni. Simon Godfrey (fratello di Jem, leader dei Frost*) ha radunato attorno a sé un gruppo di amici con l'intento di creare una band progressive sui generis, senza tastiere e basata essenzialmente sulle chiatrre, con un suono molto orecchiabile da pop rock. Quest'ultima prerogativa non sarà una vera e propria novità per chi da anni segue il progressive, in quanto negli anni '90 molte band hanno contribuito a rendere il prog più accessibile, attirandosi talvolta anche gli strali dei più intransigenti fan del genere. E se pensate ad alcune di queste band tipo Spock's Beard, Flower Kings o Porcupine Tree, non siete poi così lontani dalla proposta dei Tinyfish.

Il gruppo di Simon Godfrey però è molto meno pretenzioso e più diretto ed è questo che fa di The Big Red Spark un ottimo album. Forti melodie, potenti interventi solisti e un approccio moderno ed essenziale al progressive, alla maniera del grande Kevin Gilbert.


The Big Red Spark è un concept album dal taglio sci-fi che parla di una macchina inventata dall'uomo capace di esaudire i suoi desideri e tra le tracce molti sono gli interventi in forma narrata (pure troppi per i miei gusti). Ciò non toglie che questo aggiunge maggiore varietà ad un album che può contentare allo stesso tempo coloro che amano il prog potente e metallico (Rainland, Bad Weather Road), ma anche quello immerso in atmosfere più lente quasi da ballata psichedelica (la title-track, I'm Not Crashing). E' innegabile che tra tutti i pezzi spicca la conclusiva Wide Awake at Midnight, 10 minuti dove il gruppo dà il meglio di sé, sia dal punto di vista compositivo sia dal quello emotivo, dato che il tempo scorre via piacevolmente. Un plauso infine alla chitarra di Jim Sanders che per tutto il disco regala assoli davvero ben orchestrati.

Nell'edizione limitata è contenuto un DVD con un documentario sulla band e quattro bonus track inedite, anch'esse molto ben fatte. I Tinyfish, da piccola band di progressive rock, con The Big Red Spark entrano così nel mondo degli adulti con il proposito di rimanerci. Una sorpresa.


venerdì 29 ottobre 2010

AA.VV. - Leader Of The Starry Skies - A Tribute To Tim Smith. Songbook 1 (2010)


Uscirà il 6 dicembre ma è già disponibile in pre-ordine Leader Of The Starry Skies - A Tribute To Tim Smith. Songbook 1, una raccolta di brani dei Cardiacs coverizzati da molti artisti - tra i quali Oceansize, Steven Wilson, Julianne Regan e Rose Kemp - che hanno accettato e aderito gratuitamente nel partecipare a questo tributo dedicato al leader dei Cardiacs Tim Smith.

Smith è infatti attualmente in ospedale in una lunga convalescenza dal 2008 dopo aver avuto un ictus. I soldi ricavati dalle vendite del CD andranno totalmente devoluti per venire incontro alle cure necessarie per far tornare Smith a casa. Il tutto è stato organizzato e portato avanti dal chitarrista dei Cardiacs e leader dei Knifeworld Kavus Torabi.

Oltre che consigliare l'acquisto di quest'opera al fine di sostenere tale causa (ricordo che il pre-ordine comprende anche un CD aggiuntivo) facciamo i migliori auguri a Tim Smith.
Potete preordinare il CD sul sito www.thegenepool.co.uk a questo indirizzo.

La tracklist (con relativi artisti) è la seguente:

Savour ~ William D. Drake
Big Ship ~ Ultrasound
Fear ~ Oceansize
Let Alone My Plastic Doll ~ Mark Cawthra
Day Is Gone ~ The Trudy
Foundling ~ Stars In Battledress
Will Bleed Amen ~ Max Tundra featuring Sarah Measures
Shaping The River ~ Julianne Regan
The Stench Of Honey ~ Knifeworld
Is This The Life ~ mikrokosmos
March ~ North Sea Radio Orchestra
Victory Egg ~ Sidi Bou Said
Wind And Rains Is Cold ~ Rose Kemp Vs Rarg
Lillywhite's Party ~ Robert White featuring Andy Partridge
Up In Annie's Room ~ Katharine Blake
Stoneage Dinosaurs ~ Steven Wilson
Home Of Fadeless Splendour ~ The Scaramanga Six

Tracklist del CD compreso nel pre-ordine:

Spell With a Shell ~ Silvery
Arnald ~ Eureka Machines
Tree Tops High ~ Jason Pegg
My Trade Mark ~ Bug Prentice
Gloomy News ~ The Gasman
To Go Off And Things ~ Panixphere
I Hold My Love In My Arms ~ Local Girls
Joining The Plankton ~ a/c woods
Everything Is Easy ~ Scaramanga Six
Dead Mouse ~ Spiritwo
All Spectacular ~ Agency
Nurses Whispering Verses ~ idiotbox
The Duck and Roger The Horse ~ Stephen EvEns and the Gilchrist Family Band

lunedì 25 ottobre 2010

Novembre

Due album molto attesi (da me) stanno finalmente per vedere la luce nel mese prossimo:

il primo è Diving Bell dei Sanguine Hum - ex-Antique Seeking Nuns, ex-Joff Winks Band - dei quali ho già parlato in altre occasioni e vi anticipo che se conoscete le band appena citate i Sanguine Hum non vi deluderanno. Nel frattempo ecco un anticipo con la traccia di apertura No More Than We Deserve.

No More Than We Deserve (Sanguine Hum) by Troopers For Sound

Tracklist:

1. No More Than We Deserve (5:08)
2. The Ladder (3:56)
3. Dark Ages (4:42)
4. Coast of Nebraska (6:15)
5. The Trial (6:06)
6. Nothing Between Us (6:10)
7. Diving Bell (5:46)
8. There’s No Hum (4:50)


Il secondo è Golden Shroud di Rose Kemp che, a quanto pare, sarà una radicale sterzata verso suoni pesanti ed estremamente oppressivi e distorti. Non solo, ma il fatto che contenga solo tre lunghe tracce - ovvero Black Medick, Blood Run Red e Lead Coffin - registrate in presa diretta con solo chitarra, basso e batteria, lo fa sembrare tanto un tour de force intrigante. Staremo a vedere. Intanto, per chi non conoscesse Rose Kemp, si ascolti Unholy Majesty dal quale è tratta questa emozionante versione live di Saturday Night.

sabato 23 ottobre 2010

THE TEA CLUB - Rabbit (2010)


I Tea Club tornano in pista - a distanza di due anni da General Winter's Secret Museum - con un secondo album che sancisce una chiara e netta maturazione delle idee espresse nell'esordio. Già in quest'ultimo si erano imposti grazie ad un alto livello qualitativo, ma Rabbit alza la posta verso inediti territori progressivi, involandosi in una concezione di strutture musicali oltremodo complesse.

Tutto è racchiuso tra le due incredibili tracce che simbolizzano una crescita notevole: Simon Magus e Astro. Per ascoltare la musica dei Tea Club si deve partire con il presupposto di immergervisi completamente, perché è atmosferica, perché è complessa, variegata e anche intellettuale. Le sensazioni che vengono toccate più spesso sono antitetiche, malinconia e impeto, portate avanti da un altro contrasto, quello che fonde il progressive rock con la durezza dell'alternative. Questo connubio avviene attraverso rocciosi suoni di chitarra abbinati a ritmiche complesse e involute dove Out of the Oceans e He is Like a Spider sono un trattato più eloquente di qualsiasi parola. Nuclear Density Gauge, tra un inizio sommesso e psichedelico e un finale tumultuoso, si gioca tutto alternando e amalgamando questi due ingredienti.

I fratelli Patrick e Dan McGowan non hanno paura di scardinare i luoghi comuni del prog sinfonico e porre invece l'accento sulle sferraglianti chitarre elettriche e sui potenti colpi di batteria di Kyle Minnick, per lasciare un ruolo di rifinitura (ma non secondario) alle gustose tastiere dell'ospite Tom Brislin, che ha suonato con gli Yes e inoltre ha una sua band chiamata Spiraling. L'atmosfera va a dipanarsi così in composizioni oscure e misteriose, ma di una densità di contenuti mai così efficace. In pratica dentro un brano dei Tea Club si dischiude un mondo eterogeneo ma compatto, che, nella sua ricchezza compositiva, può fare la felicità di ogni fan del progressive o dell'alternative: polifonie vocali, intermezzi tastieristici e intelligenti riff e arpeggi di chitarra.

Anche se qualche volta la direzione può risultare oppressiva e di non facile assimilazione, come nella quasi gotica Diamondized o in The Night I Killed Steve Shelley, la peculiarità dei Tea Club è quella di non rendere mai il contenuto banale e sviluppare i brani con continue sorprese e variazioni. Anche nel contesto più rilassato e meditativo delle ballad Royal Oil Can (davvero splendida!) e Tumbleweed non si perde quella sensazione che i Tea Club siano riusciti a coniare un linguaggio progressivo personale e che di sicuro fa di Rabbit una delle opere più riuscite di quest'anno.



lunedì 18 ottobre 2010

DISTRICT 97 - Hybrid Child (2010)


Il quartetto di Chicago formato da Jonathan Schang (batteria), Rob Clearfield (tastiere), Patrick Mulcahy (basso) e Sam Krahn (chitarra) dà vita ai District 97 nel 2006 come band strumentale. L'indirizzo iniziale è un prog metal poderoso che si ispira (come dicono loro) ai Liquid Tension Experiment. Ben presto però i quattro sentono il bisogno di aggiungere alla loro tavolozza musicale delle parti cantate ed è a questo punto che entra in ballo Leslie Hunt, nota al pubblico americano per essere arrivata alle finali dell'edizione 2007 di American Idol. Con la successiva entrata della violoncellista classica Katinka Kleijn (Chicago Symphony Orchestra) e del chitarrista Jim Tashjian (al posto del dimissionario Krahn) i District 97 sono pronti ad intraprendere una nuova strada musicale.

Hybrid Child rappresenta l'esordio della band, uscito a settembre per l'etichetta Laser's Edge e, per quanto possa sembrare strana l'accoppiata tra una vocalist aspirante pop idol e un affiatato e giovane complesso progressivo, questo sodalizio funziona. Ciò che fa funzionare il tutto è la professionalità di reciproco rispetto tra le due estremità, nel senso che, con l'entrata della Hunt, i District 97 non sono scesi a compromessi con la commercialità e dall'altra parte la Hunt che, invece di inseguire il facile successo, ha accettato di buon grado la sfida di entrare in una prog band, cosa che le fa onore.

La componente essenziale di Hybrid Child rimane il prog metal, anche se non inteso nell'incarnazione tonitruante dei Dream Theater, ma qualcosa di più intellettuale che si ciba equamente di fusion e sinfonismo (saranno forse le incursioni virtuosistiche del violoncello della Kleijn, o i riff della chitarra macchinosa di Tashjian). Tali influssi rendono la materia maggiormente accessibile e accettabile anche per chi il metal non lo digerisce proprio. Diciamo che Hybrid Child è un ottimo compromesso tra neo progressive rock e prog metal.


I Don't Wanna Wait Another Day e The Man Who Knows Your Name hanno uno sviluppo in comune che divide i brani fondamentalmente in due parti. La prima parte è simile in entrambi, incentrata su un math rock che può ricordare la pesantezza e le involuzioni dei Canvas Soloaris, allegerendo molto il profilo metal. La seconda parte di I Don't Wanna Wait Another Day ha quel gusto rilassato e raffinato delle progressioni fusion proprie dei Thieves' Kitchen, mentre quella di The Man Who Knows Your Name, tra ariosi cambi armonici e solenni assoli di synth e chitarra, si fregia di ottime soluzioni melodiche neo progressive (tra Yes e Jadis). Termites è il brano che sfoga in modo più marcato queste velleità metalliche, anche se la voce della Hunt contribuisce a non far mai deragliare in toni eccessivamente enfatici.

Purtroppo il singolo I Can't Take You With Me potrebbe portare a grossi fraintendimenti, pur essendo un brano accattivante e ben orchestrato, dato che rappresenta lo stile della band solo in piccola parte (soprattutto nella versione "single edit" della quale potete gustarvi il video di seguito). Certo, ci sono quelle sottili dissonanze tra chitarra e organo nel ritornello che rendono tutto meno scontato e poi quegli intermezzi di tastiere classicheggianti, ma c'è anche l'attacco rockettaro delle strofe che fa sembrare i District 97 i Paramore che suonano prog. Quindi dategli il giusto peso.

La seconda parte dell'album è occupata dalla suite Mindscan, divisa in 10 movimenti, dalla durata di circa 27 minuti. La voce della Hunt qui è meno presente, tanto che il brano sembra voler mostrare la perizia tecnica e compositiva della band in versione strumentale, in una prova sicuramente velleitaria da contenere in un'opera prima. I District 97 non si lasciano intimorire e Mindscan si destreggia con fluidità nelle sue varie sezioni, citando gli Yes di Awaken (nella VI) e alternando mitragliate elettriche di chitarra a poderose e solenni melodie (nelle ultime tre sezioni). In pratica una summa di quanto espresso precedentemente. Esordio promettente.





www.myspace.com/district97

sabato 16 ottobre 2010

PURE REASON REVOLUTION - Hammer & Anvil (2010)


Non voglio dilungarmi su come i Pure Reason Revolution si siano trasformati radiclamente dai tempi di The Dark Third visto che, alla luce degli eventi odierni, quell'opera va valutata come un'anomalia all'interno della discografia della band e va vista come una parentesi a sé stante.

Quindi veniamo al presente. Dico subito che se vi è piaciuto Amor Vincit Omnia (e a quanto pare sono in molti) vi piacerà sicuramente anche Hammer & Anvil. La direzione è più o meno la stessa e sempre più indirizzata verso un formato che rispetti i canoni di una normale canzone. Non ci sono molti sussulti o sottostrati da scoprire ascolto dopo ascolto: ciò che i Pure Reason Revolution hanno da offrire lo abbiamo a disposizione delle nostre orecchie fin da subito. Rimane la fascinazione per le polifonie vocali - della Alper e Wilcox - abbinate come sempre a un tripudio di drum machine, sintetizzatori e diavolerie elettronche (Patriarch e Valour). Questa probabilmente, in un universo parallelo, è la via alternativa che avrebbero potuto imboccare i Porcupine Tree degli esordi, quando Steven Wilson si divertiva con saltuarie incursioni nella trance ambient elettronica di Voyage 34, Burning Sky e Wire the Drum, ancor meglio rappresentate dal trip spaziale-psichedelico di Open Insurrection.

Altrimenti quello dei PRR è propriamente un freddo techno-rock dell'era moderna, come dimostrano i bombardamenti di Fight Fire e Black Mourning, i giochi e riff di sintetizzatori di Last Man, Last Round o il synth pop simil-anni-Ottanta di Over the Top e Armistice e ancora la ritmica spedita, quadrata e quasi dance di Never Divide. Blitzcrieg sembra poi una specie di remix di qualcosa, una vera e propria dichiarazione d'intenti nel suo distaccarsi sempre più dal rock e sposare incodizionatamente un'estetica da dance elettronica. Cosa che poi l'album si prefigge come scopo, dato che per descrivere i Pure Reason Revolution di oggi si potrebbero citare i nomi di Depeche Mode, Soft Cell e Chemical Brothers, piuttosto che Pink Floyd o Porcupine Tree.

Hammer and Anvil supera così Amor Vincit Omnia solo perchè mostra finalmente con chiarezza la decisa sterzata della band verso lidi che non appartengono più al progressive rock e forse neanche all'alternative. Quindi capitolo chiuso, se ne apre un altro e per quel che mi riguarda non sarò lì a seguirlo. L'unico merito dei Pure Reason Revolution è quello di aver avvicinato così tanto l'elettronica alla filosofia di una rock band da potersi esibire con la stessa pertinenza sia in dancefloor aristocratici, sia in festival rock alternativi, senza mai essere o sentirsi fuori contesto.





mercoledì 13 ottobre 2010

Kilimanjaro + Blocks

Qualche post fa abbiamo parlato della separazione degli As Tall As Lions. Bene, oggi le cose si fanno più chiare. Il gruppo si è diviso in due progetti differenti: il primo era noto fin da questa estate e cioè i Kilimanjaro. Formato da Cliff Sarcona, Sean Fitzgerald e Julio Tavarez è in pratica una jam band che si diletta in improvvisazioni jazz-ambient della quale sono stati resi disponibili due EP.

<a href="http://kilimanjaro.bandcamp.com/album/ep-one">EP ONE by KILIMANJARO</a>

<a href="http://kilimanjaro.bandcamp.com/album/ep-two">EP TWO by KILIMANJARO</a>

La notizia fresca di oggi è che il quarto membro degli As Tall As Lions, il cantante Dan Nigro, ha risposto con il progetto denominato Blocks rilasciando per ora la sola canzone Hourglass con un indirizzo smaccatamente pop.

<a href="http://blocks.bandcamp.com/track/hourglass">Hourglass by B L O C K S</a>

La cosa chiara che emerge da tutto ciò è la ragione della separazione della band che può essere ricondotta probabilmente a divergenze artistiche tra i quattro. O un'altra motivazione - forse meno probabile - è la distanza geografica, visto che Nigro si è trasferito a Los Angeles, mentre gli altri tre hanno preferito rimanere a New York.

lunedì 11 ottobre 2010

Vessels, il nuovo "Helioscope" nel 2011



I Vessesls sono un gruppo di post rock che sta accopagnado in questi giorni gli Oceansize in tour. Il prossimo febbraio uscirà il loro nuovo album intitolato Helioscope dal quale possiamo già sentire e scaricare gratuitamente il brano Meatman, Piano Tuner, Prostitute.

Alcune tracce tratte dal loro debutto White Fields and Open Devices (2008) si possono ascoltare di seguito.

Web player by Vessels




http://vesselsband.com/

lunedì 4 ottobre 2010

THUMPERMONKEY LIVES! - We Bake Our Bread Beneath Her Holy Fire (2010)


La cosa bella del progressive rock è che racchiude in sè così tante varianti che quando ascoltiamo una band valida ognuno di noi può trovarci influenze differenti, a seconda dell'eperienza musicale che ognuno ha maturato.

I Thumpermonkey Lives!, ad esempio, sono stati paragonati ad una versione metal di David Bowie o all'eclettismo di Mike Patton. Ma We Bake Our Bread Beneath Her Holy Fire potrebbe essere tutto questo e allo stesso tempo tutt'altro. Che sia pop metal o progressive hardcore, il nuovo album del trio inglese alterna momenti di incontrollata creatività ad altri più nella norma.

If It Works For the Cast of La Law, It's Going To Work For Me ci mette a nostro agio con polifonie vocali stratificate e un piano che accompagna dolcemente la meloda, ma già da questa breve intro ci si accorge che l'album ci potrà riservare delle sorprese. In effetti Whateley pone le cose in chiaro con un incedere da metal rallentato ma la voce del chitarrista e leader Michael Woodman riporta tutto alla melodia. Molto simile sono Abyssopelagic e I Don’t Know if this is a Matter for Wardrobe or Hairdressing, con ritmiche scandite lentamente, mi ricorda le ruvide rasoiate elettriche del Mike Keneally di Boil That Dust Spek. Proktor Cylex è una delle cose più ardite realizzate della band: una sorta di canzone in forma narrata con un sottofondo da avant-garde metal. Ma il vero colpo di genio è 419 - il quale video riportato qui sotto è un piccolo capolavoro - una ballad che si costruisce lentamente in un'epica, romantica e malinconica progressione tra psichedelia, jazz e hard rock.




Se siete curiosi potete ascoltare in streaming l'album per intero qua sotto, ma non è finita, perchè il gruppo, tramite il sito ufficiale, dà la possibilità di scaricare gratuitamente tutti i lavori che hanno preceduto We Bake Our Bread Beneath Her Holy Fire.

venerdì 1 ottobre 2010

BIG BIG TRAIN - Far Skies Deep Time EP (2010)


Il nuovo EP dei Big Big Train sarà disponibile dal 25 ottobre per chi è iscritto alla mailing list della band e sarà ordinabile ufficialmente da chiunque altro a partire dal 25 dicembre. Sebbene presenti solo 5 pezzi, uno dei quali è una cover, è un po' limitativo chiamare EP Far Skies Deep Time visto che arriva a durare 41 minuti.

Master of Time è la cover che apre l'album. Il pezzo è di Anthony Phillips ed è una outtake dal suo primo album da solista The Geese and the Ghost comparsa come demo nella ristampa di quest'ultimo. La versione dei Big Big Train, approvata dallo stesso Phillips, aggiunge all'originale un'impronta da band, naturalmente con voluti richiami ai Genesis che non sono semplici scopiazzature da neo-prog, ma un tributo, soprattutto all'era Trespass, album dove l'impronta di Phillips rimane predominante. Quindi la canzone viene edificata in gran stile e in una visione più grandiosa e ad ampio respiro condita di assoli di chitarra, tastiere e flauto.

Al fianco di Greg Spawton e Andy Poole c'è la stessa line-up di The Underfall Yard che vedeva David Longdon alla voce, Nick D'Virgilio alla batteria e Dave Gregory (ex XTC) alla chitarra. La seconda canzone, Fat Billy Shouts Mine, proviene proprio dalle session di quell'album, andando a ricoprire le stesse atmosfere tra neo-prog e pop, dove la parte del leone la fa Gregory che nei suoi interventi si dimostra un grandissimo chitarrista.

British Racing Green ha un'atmosfera pacata ed eterea, con un ritmo rallentato e un ispirato solo di flauto di Longdon, nel quale si riflettono le caratteristiche delle ballate dei King Crimson e i tappeti sonori aristocratici di David Sylvian, mentre Brambling è un altro buon pezzo negli standard dei Big Big Train, che nulla aggiunge o toglie alla loro tavolozza sonora.

L'ultimo epico The Wide Open Sea, che si protrae per ben oltre 17 minuti, dovrebbe essere il pezzo forte del lotto, ma con quella sua aria melodrammatica finisce per somigliare troppo alle suite dei Marillion, che non è eventualmente un male, ma appare leggermente spersonalizzato. Comunque un bell'EP da ascoltare nell'attesa del nuovo album English Electric previsto per il prossimo anno.

www.bigbigtrain.com

giovedì 30 settembre 2010

Gli As Tall As Lions si sciolgono


In questi anni dominati dalla velocità della rete, dal download libero e gratuito, dall'incertezza sul futuro del mercato discografico, sempre più band indipendenti si sciolgono. Magari per frustrazione, magari perchè non riescono proprio ad avere un'adeguato seguito. (BTW l'argomento non è affatto scontato, leggetevi anche questa intervista a Mike Vennart).

Oggi purtroppo è toccato agli As Tall As Lions e la notizia è veramente triste. Quale che sia la motivazione di questa decisione è davvero un peccato che il mercato musicale finisca per penalizzare sempre le piccole, ma talentuose band e promuova al contrario musica senz'anima, facendo guadagnare soldi a gente alla quale di sicuro non interessa nulla della musica e dell'arte, ma solo del calcolo e del profitto.

Dopo tale sfogo voglio dare il mio simbolico addio (o meglio "arrivederci" come dicono loro) agli As Tall As Lions postando alcune canzoni di seguito. E ricordate che solo l'anno scorso ci avevano regalato un bellissimo album come You Can't Take It With You. Quindi se vi piace ciò che ascoltate compratelo e non scaricatelo!

As Tall As Lions - Circles by larze

As Tall As Lions - Milk and Honey by Superfluous3rdNipple