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sabato 5 giugno 2021

Elder - In Procession​/​Halcyon (Live Session)

Il forzato stop ai concerti a causa della pandemia ha obbligato molte band a ripensare una strategia di musica dal vivo che potesse continuare ad offrire al proprio pubblico almeno il ricordo di quello che erano le esibizioni dal vivo. La soluzione è stata quella di ripiegare sui concerti in streaming, ai quali si può accedere pagando un biglietto online e vedersi traquillamente la performance seduti sul proprio divano di casa. 

Molto spesso, come nel caso di The Contortionist, The Dear Hunter e Circa Survive, la scelta è stata quella di suonare un intero album dall'inizio alla fine, come fosse un vero e proprio evento. Anche gli Elder si sono cimentati ieri sera in questa pratica ma, a differenza dei propri colleghi hanno optato per qualcosa di diverso e cioé uno streaming gratuito, della durata di quasi mezz'ora, nel quale hanno suonato due brani tratti dal loro ultimo album Omens, risalente allo scorso anno. Adesso sono disponibili nelle piattaforme online sia in versione video che in quella audio.

In April 2020 we "celebrated"the one-year anniversary of Omens - an album we never had a chance to play live yet. We decided to film a short live set to celebrate that anniversary and also give fans a chance to 'preview' the material live.

Recorded between Germany and Massachusetts (where band members reside), the session was mixed by Richard Behrens at Big Snuff Studio in Berlin. Check out the full live video on the social media platform of your choice.

If you feel like supporting us and helping cover costs for this session, we'll gladly accept a donation. Otherwise we hope you'll enjoy these tunes for free and see you on our next tour!

venerdì 3 aprile 2020

Elder - Omens (2020)


Ai tempi del celebrato Lore (2015) forse si pensava che gli Elder avessero raggiunto la maturità con quell'opera, ma gli eventi hanno trasportato il gruppo ad uno sviluppo superiore. Il primo e più importante tassello di questa nuova primavera artistica è stato il capolavoro Reflections Of A Floating World (2017), dove gli Elder da trio si erano espansi a quintetto. Poi, dopo l'annuncio dell'addio del batterista Matt Couto sostituito da George Edert, il chitarrista Michael Risberg è stato promosso membro effettivo, stabilizzando la band come quartetto. A quel punto viene annunciato l'album The Silver & Gold Sessions (2019), non proprio un'anomalia all'interno della discografia del gruppo, ma comunque un affresco psichedelico fuori dagli schemi. Completamente strumentale, il disco riporta tre lunghe improvvisazioni o quasi, colme fino all'orlo di suggestioni lisergiche psych e krautrock. Nel frattempo però gli Elder non avevano smesso di lavorare al seguito di Reflections Of A Floating World.

La parola epico è un termine che non è fuori luogo pensando a come sono strutturati i brani degli Elder, che mai temporalmente scendono sotto gli otto minuti. Inutile celebrare l’impagabile lavoro chitarristico di Nick DiSalvo, fonte inesauribile di riff e groove elettrici che si susseguono uno dopo l’altro con una fluidità senza eguali. Omens non fa altro che consolidare questi aspetti già presenti sul lavoro precedente, ancora una volta immerso in un crocevia tra stoner rock e progressive rock, lasciandosi alle spalle l'alone più doom e heavy metal degli esordi. Ecco allora che la maturità può dirsi ampiamente compiuta. Come riportato nelle note che accompagnano l'uscita dell'album "Omens è scritto come un concept album che ripercorre l'intero sviluppo di una civiltà – ma è naturale leggerlo come un commento alla nostra società odierna, votata esclusivamente al profitto a danno delle nostre stesse vite e dell'ambiente in cui le viviamo."

L'impianto tastieristico è una novità relativamente recente nell'estetica elderiana, ma si sono adattati con molta naturalità ai possibili percorsi inediti che può offrire. La pertinenza con la quale gli Elder inseriscono nel loro jam rock strumenti come Fender Rhodes e Mellotron, di cui si fa carico l'ospite Fabio Cuomo (compositore solista e inoltre nei Liquido Di Morte, LOG, Eremite, Cambrian e autore di diverse colonne sonore) non trova corrispondenze neanche nei più fedeli artigiani prog, per definire con incisività ogni sfumatura dinamica che costella l'andamento delle cinque tracce.

Ad esempio, se in passato era solo la chitarra di DiSalvo a dominare anche nei momenti solisti, portando la visceralità electro-fuzz ai massimi livelli, ora si lavora in una prospettiva quasi orchestrale con passaggi armonici che amplificano la profondità dello spettro sonoro. La parte centrale della title-track è quasi pittorica in questo senso, mentre In Procession ne viene proprio imbevuta e risucchiata con le tante spore di piano elettrico che costellano il brano. Il trip causa un effetto altamente psych rock vicino ai viaggi ultraterreni dei Pink Floyd abbinati alla massiccia rocciosità dei Motorpsycho. Due punti dinamici opposti che si bilanciano a vicenda. Persino l'approccio di DiSalvo si arricchisce con l'uso più presente ed incisivo di arpeggi, anziché gli onnipresenti riff, che comunque sostengono una propulsione invariata, anche grazie al drumming di Edert, messo a frutto nella stellare Embers.

Su One Light Retreating affiora in modo evidente il contrasto tra la chitarra arpeggiata DiSalvo e il ritmo sostenuto a forza di riff da Risberg. Nella parte strumentale invece il gioco delle parti coinvolge un interplay infuocato tra synth e chitarre, che si arricchisce anche per lo stupore di ascoltare per la prima volta una acustica in un album degli Elder. Halcyon sembra un regalo rimasto fuori da The Silver & Gold Sessions con i suoi droni di sintetizzatori nella lunga introduzione, la quale apre un ulteriore varco direzionato al krautrock che finora era rimasto confinato nelle retrovie. Il brano poi prende forma con uno stoner rock cadenzato in cui tutto l'arsenale tastieristico sfoggia il proprio potenziale ornante. Che dire di più, Omens è un altro capolavoro targato Elder che, a piccoli passi, trova sempre deviazioni interessanti in una formula che li avrebbe potuti ingabbiare.

domenica 18 giugno 2017

Elder - Reflections of a Floating World (2017)


Partiti come una heavy stoner band, gli americani Elder hanno dato dimostrazione di una notevole evoluzione del proprio sound nell’arco di soli tre album, arrivando nel 2015 a quella pietra grezza di psichedelia e doom che fu Lore, lavoro apprezzatissimo da pubblico e critica. Possibile fare di meglio per superare quella prova? Il nuovo Reflections Of A Floating World equivale ad un’affermazione positiva senza compromessi a tale quesito. Gli Elder crescono ancora e lo fanno su vari fronti: prima di tutto allargando la propria line-up che da power trio diviene quintetto (con l'aggiunta Michael Risberg alla seconda chitarra e Michael Samos alla pedal steel) e poi, di conseguenza, raffinando il proprio sound attraverso l’aggiunta strumenti che donano più corpo e struttura al già poderoso muro sonoro creato.

I brani mantengono una durata elevata ma, nonostante questo, il fluire degli stessi non risulta mai pesante. Non si pensi ad un parallelo con il prog metal, poiché qui non si trovano suite multi-tematiche, ma delle lunghe jam che si dipanano tra interscambi di riff heavy metal, assoli lisergici, e arpeggi elettrici, dove gli Elder sanno come mantenere desta l’attenzione con un controllo encomiabile delle dinamiche e delle variazioni. Soprattutto Nicholas DiSalvo e compagni si dimostrano abili manipolatori di un genere che ha esplorato e abusato in ogni declinazione le possibilità della sei corde nel tessere stratificazioni elettriche, mettendo sul piatto idee ancora fresche e mai monotone. Inoltre, al di là della potenza delle chitarre, quello che stupisce è l’uso attento e oculato di Mellotron e Fender Rhodes, interventi mai così pertinenti neanche in un album di prog sinfonico contemporaneo. La coda finale da brividi di The Falling Veil, sospesa tra King Crimson e Motorpsycho, acquisisce prestigio proprio grazie all’aggiunta unificante del Mellotron, ma tutta la sua cavalcata sfiora l’epica mitologica zeppeliniana di un pezzo come Achilles Last Stand.

Tra i lunghi vortici di Blind e Thousand Hands c’è anche lo spazio per la digressione strumentale quasi floydiana di Sonntag che, nella sua staticità post rock, spezza la tensione di un album monolitico dall’inizio alla fine. La riuscita di un lavoro come Reflections Of A Floating World la si può cogliere in una semplice constatazione: se prima gli Elder potevano essere riconosciuti come una nuova promessa circoscritta ad una nicchia metal e stoner rock, adesso, mantenendo comunque quel retaggio, certificano la propria grandezza avvicinandosi sempre di più al progressive e alla psichedelia. Un ampliamento dei propri orizzonti che permetterà loro di accogliere nuovi adepti.