venerdì 29 novembre 2013

CITY OF GHOSTS - The Calm in the Current (2013)


A distanza di poco più di un anno dal primo EP Daylight il quintetto di Milwaukee City of Ghosts pubblica un secondo EP molto più maturo. Su The Calm in the Current si somma tutto ciò che di buono hanno prodotto ultimamente post hardcore e post rock di stanza negli Stati Uniti. Gli strati elettrificati di chitarra, tra i loro costanti flussi e i loro crescendo, fanno pensare ad un ibrido tra i The Receiving End of Sirens e i Moving Mountains di Waves. Il cantante Brian Tombari aggiunge influssi stilistici da screamo, senza esagerare, mantenendo l'equilibrio tra parti melodiche e quelle più ruvide.

D'altra parte, quella dei City of Ghosts, è una musica che vive di contrasti grazie ad improvvisi stacchi post hardcore che si intromettono nel fluire continuo di epicità, tipico del post rock di ultima generazione. The Calm in the Current si riassume così in questa formula a due ingredienti: tracce come Ourselves at Open Sea, The Traveler o la title-track puntano sia a scolpire granitici passaggi atmosferici, sia tensioni galvanizzanti. Molto promettenti!  

Cinque anni di Altprogcore

Proprio oggi, cinque anni fa, nasceva Altprogcore. Questa è la prima volta che faccio una cosa del genere perché non amo le autocelebrazioni, ma penso che cinque anni siano un traguardo importante per qualcosa portato avanti in solitaria, motivato solo dalla passione per la musica e condividerla. Nella marea di siti musicali questo piccolo blog non nacque dall'idea di recensire tutto quello che produceva la scena prog, ma la spinta fu data dal mettere in luce gruppi semisconosciuti e di qualità con l'intento di supportarli facendoli conoscere ad un pubblico, mi auguro, più ampio. Sono contento che durante questo periodo band come The Dear Hunter, Dredg, Coheed and Cambria, The Reign of Kindo e Thank You Scientist siano state conosciute anche grazie ad Altprogcore.

Facendo un po' il punto della situazione, Altprogcore, negli anni, ha avuto visite costanti, mai calate o aumentate (purtroppo), il che mi fa pensare che ci sia un gruppo agguerrito composto dalle stesse persone che continuano a seguire il blog. A questo proposito i primi che voglio ringraziare per la fiducia sono i 36 membri di questa pagina, i follower di Twitter e (ultimamente) quelli che hanno premuto "like" sulla pagina Facebook del blog.

Purtroppo l'elusività degli artisti presi in esame su questo blog molto spesso impedisce di imbastire un discorso serio con la maggior parte delle persone che credono e ripetono che il meglio della musica rock risiede nel passato e che oggi non c'è nessuno che sia all'altezza di raccogliere tale eredità. Per me non c'è niente di più falso. Molti gruppi contemporanei continuano ad appassionarmi tanto come i mostri sacri del passato. Il fatto che questa musica non raggiunga una notevole porzione di pubblico non vuol dire che il rock è morto, è solo che gli altri non sanno cosa si stanno perdendo.
Quindi vi dico: siate curiosi e non fermatevi alla spazzatura che quotidianamente vi propinano radio e televisione, perché, se cercate, la vera musica sa ancora stupire, appassionare e riscaldare.

domenica 24 novembre 2013

The Occupants - Il ritorno degli ex Cog Luke e Flynn Gower

 
I Cog sono un gruppo che in passato ho apprezzato molto e sono stati tra i primi a piantare le basi di quella che oggi potremmo chiamare "new wave progressiva australiana" (che comprende Karnivool, Dead Letter Circus, Twelve Foot Ninja). Dopo l'epico Sharing Space del 2008 avevo perso le tracce dei due fratelli Luke e Flynn Gower che, insieme al batterista Lucius Borich, formavano il trio dei Cog. Oggi eccoli ricomparire con due singoli rilasciati quest'anno, a distanza di pochi mesi, sotto il nome di The Occupants.
 
Il progetto presenta un rock meno pesante e articolato rispetto ai Cog e si sposa volentieri con sonorità elettroniche, tanto che il primo singolo, I've Been Thinking, riporta degli insospettabili richiami ai Genesis degli anni '80. Il secondo singolo, Wonderland, è stato caricato pochi giorni fa su Soundcloud soltanto per 48 ore, ma sarà disponibile su iTunes a partire dal 6 dicembre. Quest'ultimo brano, dipanandosi per oltre 8 minuti, esplora ed espande le possibilità del duo The Occupants verso territori electro-prog. Ancora comunque è presto per dire se ci sarà un album a breve, i fratelli Gower sono sempre stati abbastanza enigmatici rispetto al loro futuro musicale.





www.facebook.com/TheOccupantsMusic

venerdì 22 novembre 2013

SEVEN IMPALE - Beginning / Relieve (2013)


Se questo EP di cinque tracce manterrà le promesse, il sestetto norvegese Seven Impale è destinato a diventare un altro imponente pilastro del progressive scandinavo. Provenienti dalla bellissima Bergen, i Seven Imapale hanno già un contratto con l'etichetta Karisma, la stessa degli Airbag per intenderci, e stanno ultimando il loro album d'esordio che probabilmente vedrà la luce nei primi mesi del prossimo anno.

Ad ogni modo, le prime coordinate dettate da Beginning / Relieve risultano già abbastanza chiare: un jazz rock psichedelico con sporadiche digressioni metal dai sapori molto retrò. Sebbene siano tutti e sei giovani ragazzi, i Seven Impale guardano agli anni '70, tirando fuori asprezze tipiche di Van der Graaf Generator e King Crimson, e utilizzando suoni vintage.

Il primo brevissimo brano Mind Riot funge da introduzione e trasuda spore di free jazz contaminate da oscurità crimsoniana. Il cuore dell'EP però è rappresentato dalle successive 4 tracce, tre delle quali abbondantemente sopra i sei minuti. Blind to All parte tiratissima, instaurando quella inquietudine tipica del progressive nordico. L'amalgama di riff tra chitarra, organo e il rauco sax riporta il tutto ai fasti dei grandi Van der Graaf, Generator, ma, chi avesse in mente il progressive più esoterico, può far riferimento anche all'album Pictures (datato 1977) degli svizzeri Island.

La title-track ci trasporta in atmosfere eteree e funeree allo stesso tempo. La voce del cantante si staglia molto delicatamente nell'impianto strumentale dark. Ma il brano cresce come un rituale pagano, portato sulle spalle della versatilità dell'ottimo sax di Benjamin Mekki Widerøe e dall'organo ribollente di Håkon Vinje. Measure 15 è una delicata ballata con tanto di violino e violoncello che, strumentalmente, si presenta come un esperimento con velleità cameristiche sulla scia dei King Crimson. Il pezzo di chiusura What Am I Sane For? è l'espressione migliore del gruppo, dipanandosi come una jam session crepuscolare che lascia ammaliati. Pensando che questo EP è solo un'anticipazione, direi che l'attesa per il full length è legittimamente alta.


giovedì 21 novembre 2013

Bed of Stars - I Fell In Love In The City (2013)

 
Bed of Stars è lo pseudonimo che usa il giovane cantautore canadese Evan Konrad per presentare al pubblico il suo progetto musicale. Del suo esordio I Fell in Love in the City (che è un EP di sette tracce) mi ha colpito la propria visione di pop rock, sia intimista che orchestrale, dividendosi quasi equamente tra ballate acustiche e pezzi a più ampio respiro, quasi da chamber pop. Oltre a questo, Konrad tiene un occhio al passato, tessendo melodie senza tempo, ma, contemporaneamente, proietta il tutto nel presente con arrangiamenti moderni. Insomma, una volta tanto c'è ancora qualcuno in grado di produrre pop rock intelligente.



www.bedofstars.com

domenica 17 novembre 2013

Introducing: Venkman


Avevo conosciuto i Venkman attraverso il gustosissimo demo To the Pavement, ho iniziato a tenerli d'occhio e lo scorso agosto hanno esordito con il singolo Martial Law / Tricking che anticipa l'imminente opera prima Kakorrhaphiophobia. Per ora non è molto ma è abbastanza per accendere la mia curiosità su cosa potrebbe uscire dal loro cilindro. La particolarità dei Venkman è di servirsi senza inibizioni sia di ritmiche dance, sia di passaggi complessi pescati dal math rock più orecchiabile. Ne esce fuori un pop rock fuori dagli schemi segnato anche dalla calda e gentile voce femminile di Kate McQuaide.




http://www.facebook.com/venkmanmusic

giovedì 14 novembre 2013

The Season Standard - Squeeze Me Ahead of Line (2008)


Non ricordo dove e quando scovai questo gruppo qualche anno fa, ma il caso ha voluto che ci inciampassi di nuovo ora, dandogli, questa volta, l'attenzione dovuta. Da questo esordio ne è passato di tempo, ma devo assolutamente segnalarlo perché dei tedeschi The Season Standard non si hanno più notizie da allora. Quindi, con il rischio che Squeeze Me Ahead of Line cadesse nel dimenticatoio, ho deciso di inserirlo nel blog.

I The Season Standard sono autori di un mathcore intricato con forti inclinazioni jazz-funk con echi marsvoltiani. In un brano (Tisa) appare come ospite anche Trey Gunn alla Touch Guitar. Ed è davvero un peccato che, ad oggi, questo album non abbia avuto un seguito e non è dato sapere se ci sarà. Ad ogni modo esiste, per chi ne volesse di più, un EP di demo uscito nel 2006 con il titolo di Caudle Cameo.

lunedì 11 novembre 2013

Medals - Disguises (2013)


Dopo il progetto solista Invisibles, il cantante e chitarrista dei Sucioperro JP Reid torna solista con questo nuovo album Disguises, che esce ufficialmente oggi sotto il moniker Medals. Reid e suoi compagni nei Sucioperro hanno da poco fondato l'etichetta indipendente Medals for Everyone che d'ora in poi controllerà tutti i progetti associati ai Sucioperro. Questo Disguises è la prima produzione per la MFE e si muove in territori più pop rock rispetto alle opere abrasive del trio scozzese. Comunque sia trattiene sempre quel sentimento alternative che contraddistingue anche l'altro progetto di Reid, i Marmaduke Duke, portato avanti insieme all'amico Simon Neil dei Biffy Clyro, altra band di riferimento come paragone.

 

sabato 2 novembre 2013

THE OPIUM CARTEL - Ardor (2013)


Ogni tanto gli artisti di progressive rock sentono il bisogno di prendersi una pausa dalle trame complicate e cervellotiche che contraddistinguono tale genere. E' ciò che ha fatto Jacob Holm-Lupo, chitarrista, mente e leader dei norvegesi White Willow, che con questo suo progetto parallelo denominato The Opium Cartel vuole dichiaratamente tornare alle atmosfere art rock anni '80 di gruppi come Prefab Sprout, The Blue Nile e Japan.

Ardor è la seconda opera sotto questo moniker, dopo Night Blooms (uscito nel 2009), ancora una volta ricco di ospiti prestigiosi come i cantanti Rhys Marsh, Tim Bowness (No-Man, Henry Fool), Alexander Stenerud e Venke Knutson, artista pop molto famosa in Norvegia, nonché i compagni provenienti dai White Willow Mattias Olsson (batteria), Ellen Andrea Wang (basso), Lars Fredrik Frøislie (tastiere) e Ketil Vestrum Einarsen (flauto).

Essendo Holm-Lupo il principale compositore, l'impronta stilistica del suo gruppo di riferimento è innegabilmente presente, ma tutto è calato in un contesto più etereo e raffinato. Anche se sono canzoni spogliate dall'aura della pretenziosità, quelle di Ardor rimangono in un certo senso legate all'estetica progressive rock. In tutto l'album i break strumentali sono ricchi e numerosi anche grazie alla presenza massiccia di tastiere e synth ed in più si ha sempre quella sensazione di un sinfonismo romantico a fare da sottotesto, mentre dall'altro lato si utilizzano sia batteria, sia drum machine.

La summa di questo ibrido la troviamo alla fine dell'album negli 11 minuti di Mariner, Come In con ospite al canto e alle tastiere l'altra metà degli Henry Fool, Stephen Bennett, e Harald Lassen che pone il proprio suggello al brano con un sinistro assolo di sax finale. Un altro ottimo esempio può essere The Waiting Groung, sublimazione di pop progressivo che sposa suoni acustici costellati da sintetizzatori ad intermezzi che replicano i mellotron romantici di Genesis e King Crimson.



Quella di Ardor è una rilettura, attraverso le strumentazioni moderne, di stilemi AOR e art-pop anni '80. Forse c'è un po' di Asia nel singolo When We Dream (soprattutto nel crescendo finale) e ascoltando White Wolf è impossibile non farsi venire alla mente Paul Buchanan che canta il più bell'inedito dei Blue Nile, sensazione che viene replicata su Northern Rains. Su Ardor c'è lo spazio anche per un'altra cover: se su Night Blooms era toccato a By This River di Brian Eno, qui Holm-Lupo rispolvera il suo mai celato amore per i Blue Öyster Cult con Then Came the Last Days of May che assume le sembianze di una ballad interpretata in modo magistrale dalla Knutson. A questa malinconia nordica si aggiungono le acustiche e crepuscolari Silence Instead, cantata da Bowness, e Revenant che assomigliano molto ai White Willow più pastorali.

Di questi tempi, tra i molti revival che cercano di replicare musicalmente o trarre ispirazione da uno dei decenni più vacui della storia del rock, quello di Holm-Lupo è sicuramente uno dei più originali e dall'approccio non convenzionale e comunque non scontato. E' chiaro che se siete fan di No-Man, The Blue Nile e Talk Talk l'acquisto è più che consigliato.



http://www.theopiumcartel.com/