Visualizzazione post con etichetta O'Brother. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta O'Brother. Mostra tutti i post
domenica 3 maggio 2020
O'Brother - You and I (2020)
Poche band come gli O'Brother sanno trasmettere un senso di oppressione e inquietudine. Nei loro album, anche quando la curva sonora si alza inevitabilmente verso territori post hardcore, permane un'oscura marea elettrica che avvolge tutto con malinconico pessimismo. E' forse per questo che i lavori degli O'Brother non sono adatti ad ogni occasione, ma vanno ascoltati con il giusto umore, altrimenti si rischia di intristirsi ancora di più. You and I, l'ultima fatica del gruppo, che andrebbe premiato solo per il coraggio di averlo pubblicato in piena pandemia ed aver fissato il prezzo della versione digitale su Bandcamp ad un dollaro, non fa eccezione. Solamente che questa volta gli O'Brother calmano i toni e si lasciano andare ad un serafico ed apocalittico clima che pervade la cadenza funerea di quasi ogni traccia.
Se prima le abrasive dinamiche utilizzavano anche squarci hardcore e metallici, ora gli sviluppi, i percorsi, i crescendo e i quiet/loud, lasciano il campo ad un immutabile doom post rock dove a dominare è un'atmosfera elegiaca che si impadronisce di brani come Slipping, Locus, Spill on the Carpet e Leave Me Out. L'unica eccezione può essere rappresentata da Halogen Eye, che vede l'ospitata di Simon Neil dei Biffy Clyro alla seconda voce, oppure nella quasi industriale e disturbante Black Tide, e ancora Soma, che sembra una marcia con progressioni alla Muse, ma molto, molto più rallentati.
La musica degli O'Brother si muove infatti con la stessa consistenza della viscosità, lasciando dietro di sé una scia come un ristagno paludoso. Only Other e Killing Spree ammorbidiscono leggermente questo stato di trance nebuloso grazie al ricorso di arie acustiche e psichedeliche, che lasciano intravedere un ultimo bagliore all'interno di un buco nero che inghiotte tutta la luce intorno a se. Gli arpeggi acustici li ritroviamo anche su What We've Lost, ma qui siamo più dalle parti della depressione dei Radiohead e dell'alternative rock, piuttosto che nel profondo abisso di tenebre in cui sprofonda tutto l'album.
domenica 28 febbraio 2016
Novità post hardcore e emocore in arrivo
Benvenuti ad un altro post cumulativo sulla linea mensile dei "altprogcore discoveries", solo che questo non fa parte di quella serie per il fatto che dei seguenti gruppi e artisti ne ho già parlato in passato. Quindi passerò in rassegna un piccolo contingente di novità di imminente uscita che non sono propriamente prog, ma ruotano attorno al panorama post hardcore, emocore e math rock.
Il primo album nella lista è We'll Be Alright dei Fight Cloud che, dopo una campagna Indiegogo per finaziare le spese di produzione, arrivano a quello che potrebbe essere il loro secondo e ultimo album.
L'11 marzo sarà pubblicato anche il terzo EP dei City of Ghosts P R I S M S che segue a quasi tre anni di distanza il buon The Calm in the Current del quale avevo parlato qui.
Ancora l'11 marzo è in arrivo il nuovo album di Evan Weiss, a.k.a Into It. Over It., dopo l'insipido Intersections. A dire il vero non avrei molto interesse in questa uscita, ma la curiosità è stata ridestata dalle parole del produttore John Vanderslice (Mountain Goats, Spoon, and St. Vincent) che in una dichiarazione riportata sul sito di SPIN compara Standards, questo il titolo, ai fasti prog degli Yes, cosa ovviamente esagerata se si pensa al midwest emo portato alla ribalta da Weiss. L'album, pubblicato dalla Triple Crown Records, avrà anche una pubblicazione ufficiale europea il 29 aprile.
E sempre a proposito di Triple Crown Records, il 25 marzo darà alle stampe anche il nuovo Endless Light degli O'Brother, una band che per me è rimasta sempre ostica per quei suoi riff e groove troppo cupi.
La stessa etichetta degli ottimi Strawberry Girls, la Tragic Hero Records, si farà carico di pubblicare il terzo lavoro dei Save Us From The Archon. A sentire la prima traccia tratta da L'Eclisse, si direbbe che il quartetto di Pittsburgh non ha perso quella carica energica per completare una collezione di mathcore strumentale ad alto tasso di frenetici tecnicismi.
Infine ci sono i VIS, i quali hanno già pubblicato due nuovi brani via bandcamp lo scorso dicembre e ricordo che il loro EP No Waves fu uno dei migliori del 2014.
mercoledì 28 marzo 2012
O'Brother - Garden Window (2012)

Avevo già ascoltato Garden Window, il disco d'esordio degli O'Brother, ma non mi aveva lasciato particolarmente impressionato. Dopo che l'ex leader degli Oceansize Mike Vennart lo ha caldamente consigliato ho deciso di tornarci sopra e risporverarlo. In effetti la ferocia elettrica di In Malum, la traccia che apre l'album, ha più di qualche punto in comune con la band di Manchester. L'alternative rock degli O'Brother ha quel retrogusto psichedelico applicato all'aggressività profusa da fuzz, feedback e muri di distorsione in continua crescita e tensione (Lay Down). Il tutto va a sublimarsi nella brutalità di Machines Part I e negli ansiosi quattordici minuti di Cleanse Me che portano all'eccesso le idee della band.
Non aspettatevi però la stessa complessità quasi cervellotica che gli Oceansize applicavano ai loro brani. L'urgenza espressiva degli O'Brother in questo caso è maggiormente diretta e sanguigna, ma sempre carica di quelle inesorabili bordate elettrificate. Poi troviamo anche brani intrisi di malinconia, come la bellissima Easy Talk o Last Breath, dove sembra di ritrovare, tra riverberi e astrazioni lisergiche, l'epos del cantautorato americano dei The Dear Hunter e degli House of Fools. Garden Window è un'opera forse ancora acerba, ma i margini per migliorare ci sono.
O'Brother - Lo by favoritegentlemen
http://www.beneathyourgardenwindow.com/
Iscriviti a:
Post (Atom)