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giovedì 26 maggio 2016

BIG BIG TRAIN - Folklore (2016)


I Big Big Train si sono sempre mostrati un gruppo in evoluzione, non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello della line-up. Guidati sempre dal duo Andy Poole e Gregory Spawton, ultimamente si sono compattati in un ottimo schieramento che vede David Langdon alla voce, Nick D'Virgilio alla batteria e l'ex XTC Dave Gregory alla chitarra, ma in occasione del primo concerto della band dopo tantissimi anni, tenuto nell'agosto 2014 negli studi Real World (e da poco pubblicato in Bluray con il titolo di Stone And Steele), si sono aggiunti alla formazione la violinista Rachel Hall e nientemeno che il band leader dei Beardfish, Rikard Sjöblom, facendo dei Big Big Train la sua seconda band a tutti gli effetti.

Quindi, è con questa ricca line-up che i Big Big Train sono arrivati, dopo una storia che dura ormai da cinque lustri, al nono album Folklore, a distanza di un anno dall'EP Wassail la cui title-track è qui contenuta. Ormai stabilizzati su un neo progressive sinfonico molto adulto che prosegue la vena degli ultimi tre lavori in studio, tra questi Folklore è forse l'album più raffinato, levigato e patinato a livello di arrangiamenti al punto che, se esistesse un corrispettivo dell'AOR per il progressive rock, esso ne sarebbe un degno rappresentante. Spiegando meglio, la nuova opera dei Big Big Train è una di quelle che ti puoi gustare, paradossalmente, con disimpegno, seduto sul tuo sofà con un bicchiere di brandy in una mano e un sigaro nell'altra, il caminetto acceso e un'atmosfera raccolta. Un prog della mezza età che si lascia ascoltare con piacere anche se non si è particolarmente dentro la materia, fatto di ballad malinconiche in forma di suite e belle armonie (Along the Ridgeway, Booklands), fanfare militari e echi di danze irlandesi. Probabilmente i fan dei Genesis lo adoreranno in passaggi come Salisbury Giant e Transit of Venus Across the Sun, ma un parallelismo che viene in mente con questo "nuovo" approccio pastorale e introverso, quasi cantautorale oserei dire, è quello con l'ultimo corso degli Echolyn.

I Big Big Train hanno incrementato l'uso di ottoni e archi, polifonie vocali e orchestrazioni, palesando velleità di provare anche cose nuove con il risultato di compilare una raccolta di brani a livelli di resa qualitativa altalenante. Ad esempio, l'ormai abusato ricorrere al folk irlandese, che ha stancato anche al di fuori del progressive rock, per dare un tocco di traditional, lascia un po' il tempo che trova sulla title-track, su Telling the Bees e su Wassail, consegnandole alla schiera non certo indimenticabile di tante altre prove simili all'interno del prog. Inoltre, i Big Big Train questa volta si vanno ad uniformare a quel prog sinfonico contemporaneo simile a Spock's Beard, Neal Morse e Transatlantic dove il citazionismo sonoro dei seventies costituisce la cifra stilistica più marcata, un vezzo evidente soprattutto su Winkie. Il respiro generale dell'opera è poi un po' viziato da una sensazione di omogeneità che ricade su arrangiamenti troppo studiati e freddi, simile ad una sorta di Steely Dan e Dire Straits ancora più macchinosi come accade nelle belle ma lambiccate arie di London Plane. I Big Big Train, a partire da The Difference Machine che aveva aperto un nuovo corso, erano riusciti a progredire su un fronte, se non originale, almeno personale. In questo caso si bloccano e la mia impressione è che, il pur bravo David Langdon che sta avendo sempre più spazio dal punto di vista di scrittura, li stia deviando su schemi progressivi più omologati.



 www.bigbigtrain.com

lunedì 23 settembre 2013

Big Big Train - Make Some Noise EP (2013)

                             

I Big Big Train hanno appena pubblicato questo EP che, accanto a pezzi tratti dai due album English Electric, contiene anche quattro inediti tra i quali la title-track e una sequenza di tre bellissimi brani che, uniti assieme, vanno a comporre una vera e propria suite di 18 minuti.


lunedì 4 marzo 2013

BIG BIG TRAIN - English Electric (Part Two) (2013)


Ormai non ci sono dubbi sul fatto che i Big Big Train siano uno di quei pochi gruppi, se non l’unico, di neo progressive rock che, nella sua adesione ad un genere nel quale risulta molto difficile essere originali, ha maturato uno stile caratteristico e ben riconoscibile. I due direttori musicali (più che musicisti) Greg Spawton e Andy Poole sono riusciti nell'impresa di mettere assieme una squadra di strumentisti di prim’ordine. Nel senso che i ritmi incalzanti di Nick D’Virgilio, la chitarra cristallina di Dave Gregory, il basso pulsante e propulsivo di Greg Spawton, le leggere sfumature di folk britannico importate con gusto dalla penna del cantante David Langdon e il delicato piano di Danny Manners (anche al contrabbasso) contribuiscono a forgiare un canone sonoro ben distinguibile.

English Electric (Part Two) è un inno al progressive rock più solenne e appassionato che riesce a superare di gran lunga la già riuscita prima parte. Anche qui è ben presente lo spettro dei Genesis, ma non più come reminiscenza verso stilemi di album particolari. I Big Big Train suonano come una versione moderna dei Genesis, più reali del re. Si ascolti l’articolata epopea di Worked Out ad esempio, la cui liricità sembra scivolata fuori dalle mani di Tony Banks e Phil Collins (che, tra l'altro, vi calzerebbe a pennello come cantante). Insomma, se cercate un gruppo che possa rappresentare al meglio il neo-progressive contemporaneo non andate oltre, lo avete trovato.

Non saprei altrimenti come definire gli abbondanti 15 minuti di East Coast Racer se non un capolavoro moderno di rock sinfonico: arrangiamenti di una ricchezza inaudita, una coralità emotiva senza eguali e cangianti spazi orchestrali. C’è veramente tutto: ottoni, violini, polifonie e sontuose melodie per uno dei migliori brani scritti da questo gruppo.

Nelle loro nuove composizioni i Big Big Train danno ampio spazio ad una struggente malinconia incorniciata da maestosi intarsi orchestrali come su The Permanent WaySwan Hunter e Curator of Butterfly. Leopards è un intarsio di folk barocco che sembra ispirato alle raffinatezze pop dei Jellyfish, mentre Keeper of Abbeys, partendo da retaggi di folk irlandese, imbastisce una variegata rassegna di progressive e musica tradizionale condita di violini e fisarmonica. Ormai tessere le lodi dei Big Big Train è quasi superfluo per quanto i loro risultati sono costantemente e invariabilmente eccellenti, ogni album è una garanzia di qualità.


http://www.bigbigtrain.com/

domenica 2 settembre 2012

BIG BIG TRAIN - English Electric (Part One) (2012)


In questi ultimi anni i Big Big Train sono stati tra i gruppi di progressive rock più attivi e prolifici e, nonostante siano sulla breccia ormai da moltissimo tempo, non è più un mistero che stiano attraversando proprio in questo momento il loro periodo d'oro. Sia per popolarità che per ispirazione. I due fondatori Andy Poole e Gregory Spawton sono oltretutto riusciti a coinvolgere nella band musicisti (divenuti ormai membri effettivi) come Nick D'Virgilio, Dave Gregory e il cantante David Longdon che per un soffio non diventò il nuovo frontman dei Genesis dopo l'abbandono di Phil Collins. In questo album troviamo poi ospiti quali Andy Tillison e Danny Manners.

English Electric (part one) è un concept album che prosegue, in un certo senso, l'interesse di Spawton nei confronti della storia delle città inglesi e della loro edificazione. Attualmente non mi verrebbe in mente una band più genuina dei Big Big Train per descrivere lo stato attuale del prog sinfonico moderno. Dopo album di gran spessore come The Underfall Yard, Far Skies Deep Time e la riedizione che ha trasformato English Boy Wonders in un piccolo capolavoro, i Big Big Train non hanno perso una briciola della loro ispirazione e pubblicano l'ennesimo colpo da maestro. Su English Electric (Part One) funziona tutto a meraviglia: le melodie, gli arrangiamenti le parti soliste dei vari strumenti.

Il pregio principale che imputo ai Big Big Train è che sono sempre riusciti ad essere meno sfacciati e pedanti di altri nello sventolare le loro influenze nei confronti dei gruppi storici del progressive. E anche se ciò accade non reca mai fastidio. Alcuni brani - sia qui ma anche in passato - danno la sensazione come se la band di Poole e Spawton stesse costruendo una perfetta sintesi tra le sonorità di Trespass e Wind and Wuthering.

Su The First Rebreather si notano, ad esempio, le classiche somiglianze con i Genesis (nel ritornello e nel solo finale di synth), ma il brano incorpora principalmente la poetica maliconica del gruppo che richiama i grigi paesaggi urbani inglesi mitizzati da Spawton. Un altro brano costruito su simili presupposti è la epica Summoned by Bells, un mosaico di temi che, tra arpeggi alla Anthony Phillips, echi di progressioni alla Tony Banks e una coda soft con ottoni, si dipana per oltre 9 minuti.


Uncle Jack è una canzone insolita per i Big Big Train, guidata da un banjo arpeggiato e da bellissime armonie vocali, sembra un incrocio tra Sufjan Stevens e gli XTC più bucolici. Un'altra delicata ballata è Upton Heath che, grazie al moderato intervento di fisarmonica e violino, assume sfumature vagamente irlandesi.

La calma intimità trasmessa da Winchester from St. Giles' Hill è una specie di ritorno al passato alle atmosfere di Bard, forse l'album più sottovalutato dei Big Big Train. A Boy in Darkness riprende, all'inizio, quel soffuso carattere jazzato simile a Buying New Soul dei Porcupine Tree, poi si trasforma in un tour de force che lascia spazio ai solismi della band. La conclusiva Hedgerow mescola i Genesis di The Lamb con i Birds, ma le melodie cristalline sono appannaggio dei Big Big Train.

English Electric (Part One) è un album molto più eclettico dei suoi predecessori, dove ogni brano cerca di descrivere uno scorcio differente della tavolozza sonora dei Big Big Train. Attendiamo ora pazientemente la seconda parte prevista per il 4 marzo 2013.



venerdì 15 giugno 2012

Big Big Train - "English Electric (Part One)" preview


Il nuovo album della prog band inglese Big Big Train sarà pubblicato il 3 settembre, ma i pre-ordini sono già aperti (a questo indirizzo). English Electric (Part One) è stato concepito sin dall'inizio come un doppio album, ma la band ha deciso di dividerlo in due uscite separate con la seconda parte in uscita il 4 marzo 2013.

Tracklist:

1.The First Rebreather (8.32)
2.Uncle Jack (3.49)
3.Winchester From St Giles' Hill (7.16)
4.Judas Unrepentant (7.18)
5.Summoned By Bells (9.17)
6.Upton Heath (5.39)
7.A Boy In Darkness (8.03)
8.Hedgerow (8.52)

Total running time 58.44

Ecco un'anticipazione:



http://www.bigbigtrain.com/

lunedì 29 agosto 2011

Big Big Train - Kingmaker

Nel CD allegato al numero 18 della rivista inglese Classic Rock Presents Prog è stato incluso anche un brano inedito dei Big Big Train intitolato Kingmaker. Esso è la rielaborazione di un vecchio demo, dura la bellezza di 10 minuti e mezzo e credo che piacerà in modo particolare ai fan dei Genesis. Ora la band lo ha reso disponibile anche in download e inserito nella versione russa dell'EP Far Skies Deep Time.

Ecco un commento di Gregory Spawton:

Kingmaker will be a replacement track for Master of Time on the Russian release of Far Skies Deep Time (through the MALS label) and also on the iTunes release. Licensing a cover version of a song owned by EMI is complicated, both for Russian labels and for download sales!

A very early version of this song appeared on our second demo, The Infant Hercules. For this completely new version we've improved the chord sequence and written new lyrics and melodies.

The new version of Kingmaker was recorded during the sessions for our new album, English Electric. It will not be on that album and, at this point in time, the only CD release of it on CD (outside of Russia and Eastern Europe) will be on the Classic Prog Prognosis 18 CD.



martedì 19 aprile 2011

Big Big Train - Goodbye to the Age of Steam (2011 reissue)



I Big Big Train hanno pubblicato la ristampa del loro album d'esordio datato 1994 Goodbye to the Age of Steam. Questa nuova ristampa, oltre ad essere stata completamente remixata e rimasterizzata dai nastri originali, contiene tre bonus track. Si conclude così l'opera di revisione dei vecchi album della band iniziata nel 2008 con English Boy Wonders, uno dei capolavori del neo-prog moderno.


Goodbye to the Age of Steam è un ottimo album da consigliare ai fan di Genesis e Jadis anche se racchiude in sè già le caratteristiche melodiche tenui e romantiche tipiche dei Big Big Train.



venerdì 1 ottobre 2010

BIG BIG TRAIN - Far Skies Deep Time EP (2010)


Il nuovo EP dei Big Big Train sarà disponibile dal 25 ottobre per chi è iscritto alla mailing list della band e sarà ordinabile ufficialmente da chiunque altro a partire dal 25 dicembre. Sebbene presenti solo 5 pezzi, uno dei quali è una cover, è un po' limitativo chiamare EP Far Skies Deep Time visto che arriva a durare 41 minuti.

Master of Time è la cover che apre l'album. Il pezzo è di Anthony Phillips ed è una outtake dal suo primo album da solista The Geese and the Ghost comparsa come demo nella ristampa di quest'ultimo. La versione dei Big Big Train, approvata dallo stesso Phillips, aggiunge all'originale un'impronta da band, naturalmente con voluti richiami ai Genesis che non sono semplici scopiazzature da neo-prog, ma un tributo, soprattutto all'era Trespass, album dove l'impronta di Phillips rimane predominante. Quindi la canzone viene edificata in gran stile e in una visione più grandiosa e ad ampio respiro condita di assoli di chitarra, tastiere e flauto.

Al fianco di Greg Spawton e Andy Poole c'è la stessa line-up di The Underfall Yard che vedeva David Longdon alla voce, Nick D'Virgilio alla batteria e Dave Gregory (ex XTC) alla chitarra. La seconda canzone, Fat Billy Shouts Mine, proviene proprio dalle session di quell'album, andando a ricoprire le stesse atmosfere tra neo-prog e pop, dove la parte del leone la fa Gregory che nei suoi interventi si dimostra un grandissimo chitarrista.

British Racing Green ha un'atmosfera pacata ed eterea, con un ritmo rallentato e un ispirato solo di flauto di Longdon, nel quale si riflettono le caratteristiche delle ballate dei King Crimson e i tappeti sonori aristocratici di David Sylvian, mentre Brambling è un altro buon pezzo negli standard dei Big Big Train, che nulla aggiunge o toglie alla loro tavolozza sonora.

L'ultimo epico The Wide Open Sea, che si protrae per ben oltre 17 minuti, dovrebbe essere il pezzo forte del lotto, ma con quella sua aria melodrammatica finisce per somigliare troppo alle suite dei Marillion, che non è eventualmente un male, ma appare leggermente spersonalizzato. Comunque un bell'EP da ascoltare nell'attesa del nuovo album English Electric previsto per il prossimo anno.

www.bigbigtrain.com

mercoledì 18 agosto 2010

Big Big Train - Far Skies Deep Time EP (2010)


I Big Big Train pubblicheranno ad ottobre un EP dal titolo Far Skies Deep Time. La sua durata è comunque considerevole visto che toccherà i 41 minuti e conterrà una cover di Anthony Phillips (Master of Time) e una suite di 17 minuti (The Wide Open Sea).

Tracklist:

Master of Time
Fat Billy Shouts Mine
British Racing Green
Brambling
The Wide Open Sea

domenica 29 novembre 2009

BIG BIG TRAIN - The Underfall Yard (2009)


I Big Big Train sono una di quelle band maturate tantissimo con il passare del tempo. Ignorati o liquidati per tutti gli anni '90 e buona parte di questo decennio, hanno iniziato ad avere visibilità con The Difference Machine nel 2007 e poi, alla fine dell'anno scorso, pubblicando una nuova versione di English Boy Wonders - originariamente uscito nel 1997 in una veste provvisoria (per così dire) per mancanza di soldi - che rimane una delle più convincenti prove di progressive rock di questi ultimi anni.

Anche The Underfall Yard è un lavoro molto piacevole che ha anche il pregio di avere come ospiti Nick D'Virgilio alla batteria (già presente su The Difference Machine), Dave Gregory alla chitarra e Jem Godfrey al sintetizzatore.

L'album inoltre segna l’ingresso alla voce di David Langdon e, nonostante le dichiarazioni di Gregory Spawton riguardo ad un rinnovamento nella direzione musicale, il lavoro si limita a mescolare gli ingredienti degli ultimi due album della band.

Victorian Brickwork è poi il brano che maggiormente lascia inalterata l’ispirazione neo progressive dei Big Big Train, pur cambiando obiettivo. Il pezzo porta a galla infatti delle influenze che mai fino ad ora la band aveva palesato così chiaramente con riferimenti a Yes e Genesis nelle sonorità di chitarra e tastiere. Stesse influenze si possono rintracciare su The Last Train, brano molto ben congegnato e trascinante, forse il migliore del CD.

Tra i cantanti passati tra le fila dei Big Big Train, Langdon è quello con la voce più potente, ma con un registro non molto alto, il che penalizza la natura solenne delle musica della band la quale trarrebbe beneficio da toni più elevati. Analogie vocali possono essere rintracciate in Steve Hogarth e difatti qualche passaggio di Winchester Diver ricorda ancora i Marillion.

La title-track, che è una suite di ventitré minuti e si avvale della collaborazione di Jem Godfrey al sintetizzatore, solo nel finale cerca di aggiungere qualcosa di nuovo con l’ausilio di una sezione fiati. A proposito di questi ultimi, essi rivestono un importante ruolo nella traccia strumentale Evening Star che somiglia ad un requiem suonato da una banda orchestrale.


mercoledì 30 settembre 2009

BIG BIG TRAIN - The Underfall Yard (2009)

Come già anticipato su questo blog il nuovo album dei Big Big Train The Underfall Yard uscirà il 15 dicembre, ma è già prenotabile presso il loro sito. Inoltre hanno reso disponibile in download gratuito la title-track dalla durata di 23 minuti.

Tramite il sito ufficiale della band è possibile ascoltare anche la canzone Winchester Diver.


Tracklist:

1.Evening Star
2.Master James of St. George
3.Victorian Brickwork
4.Last Train
5.Winchester Diver
6.The Underfall Yard

The Underfall Yard will be released on 15th December. From today until the release date, the album can be pre-ordered here for an introductory price of just £8, which includes worldwide shipping. It will not be available from any other source before the 15th December. Pre-orders will be shipped so that the CD arrives on, or slightly before, the release date.

The Underfall Yard is the first Big Big Train album to feature our new singer David Longdon. Across the 60 minutes of the album there are also powerful performances from Nick D’Virgilio, Francis Dunnery, Jem Godfrey and Dave Gregory.

We have made all 23 minutes of the title track available for free download in high audio quality
here. Even if you don't want to buy any Big Big Train music at the moment, please download the track and listen to what we think is a significant contribution to progressive music.

If you are new to Big Big Train, you can read about us
here. If you want to buy a CD but are not sure which one(s) to splash out on, a beginner's guide to our CD's is here. Our shop, where you can buy CD's securely, is here. On the shop page, there is a music player where another song from The Underfall yard can be listened to.

The Underfall Yard is a collection of songs which tell stories, some old and some new. The listener will travel through the tunnels made by the great Victorian engineers in England’s chalkhills, will hear the mournful laments of coastal villages lost to the sea on storm-filled nights, will meet the grand architect of castles, and hear the tale of the man who saved a great cathedral from collapse by diving under its flooded foundations.

We hope you enjoy our new music.

domenica 21 giugno 2009

BIG BIG TRAIN, il nuovo album a dicembre


Una buona notizia per chi, come me, sta apprezzando il rinnovato e rivitalizzato percorso dei Big Big Train:

il nuovo album The Underfall Yard sarà pubblicato il 15 dicembre e sarà il primo lavoro con il nuovo cantante David Longdon.

Dal primo ottobre sarà possiblie preordinare il CD ad un prezzo scontato e i preordini saranno spediti a partire dal 25 novembre. Inoltre alla fine di settembre sarà possibile, attraverso il sito web del gruppo, scaricare gratuitamente la title track dalla durata di 20 minuti.

Ospiti dell'album saranno Dave Gregory (XTC) e Nick D'Virgilio (Spock's Beard) che, oltre ad aver partecipato al precedente CD dei Big Big Train, a detta del leader Gregory Spawton D'Virgilio sarebbe il nuovo batterista della band a tutti gli effetti.

venerdì 19 dicembre 2008

2008 vs. 2009

Album preferiti del 2008

1.Cog - "Sharing Space"















Difficile trovare oggi un album così intenso, così ricco, denso e profondo sia nelle trame sonore, sia nelle liriche. Proprio per questi motivi necessita di molti ascolti e nonostante tutto potrebbe risultare indigesto. La voce di Flynn Gower è particolare e non a tutti può piacere, in più i Cog non sono nè troppo aggressivi per essere considerati metal, nè troppo complicati per convincere i proggers. Nella loro "terra di mezzo" hanno trovato comunque la via per un'opera strepitosa e trasversale.

2.Big Big Train - "English Boy Wonders"














Di loro ho già scritto su questo post.

3.Marillion - "Happiness is the Road - Vol. 1 & 2"














Credo che molti non saranno d'accordo, ma per me questo è il miglior album dei Marillion da quando è entrato in formazione Steve Hogarth. Un lavoro che trasuda un'onestà artistica ed intellettuale da ammirare incondizionatamente. Dal suo esaurimento nervoso post tour Hogarth ha tirato fuori la sua "essenza" e l'ha utilizzata per scrivere dei testi coinvolgenti. Come quello della title-track che racconta con dovizia il suo incontro con un dottore olandese che, al posto dei medicinali, gli consiglia di leggere "Il Potere di Adesso" di Eckhart Tolle.
La felicità non è alla fine della strada - La felicità E' la strada!

4.Beardfish - "Sleeping in Traffic: Part Two"














Fresco e divertente pur richiamando il passato del progressive, ma soprattutto il rock più classico. L'onnipresente organo Hammond crea delle atmosfere calde e coinvolgenti. Jazz, soul, funk si inseguono all'ombra di Frank Zappa e il rock fantasioso degli echolyn e dei Phish si unisce in una girandola vulcanica.
I Beardfish stanno diventando il miglior gruppo prog scandinavo, o forse lo sono già...

Attesi nel 2009

Echolyn
Oceansize
Dredg
- 24/03/09

Scott Matthews
Pure Reason Revolution
- "Amor Vincit Omnia" 09/03/09
(nota: da ciò che è trapelato mi aspetto una delusione)
Mew
Fields
Kevin Gilbert
The Dear Hunter

Sucioperro - "Pain Agency"

martedì 9 dicembre 2008

BIG BIG TRAIN - English Boy Wonders (2008)

Se un amico vi chiedesse un esempio di neo progressive rock lasciate perdere i soliti nomi (IQ, Pendragon, Jadis, ecc.) e fategli ascoltare English Boy Wonders. E' singolare come oggi il neo prog debba trovare la sua miglior opera in un album vecchio di undici anni. Già, perchè Gregory Spawton e Andy Poole hanno completato, rimasterizzato e remixato, in maniera egregia, quello che non solo è divenuto il loro lavoro migliore, ma ha le potenzialità per diventare un nuovo classico. EBW suona come un capolavoro oggi, figuriamoci se fosse uscito in questa veste nel 1997. Probabilmente avrebbe fatto un sol boccone di Porcupine Tree e Marillion.

Tutto ciò suona alquanto strano perchè fino ad oggi i Big Big Train erano sempre rimasti nell'ombra, liquidati con sufficienza nelle recensioni, in più hanno avuto una delle storie più travagliate del prog contemporaneo. Prima i problemi di budget, che non gli hanno permesso di terminare English Boy Wonders, che dovettero pubblicare in una veste provvisoria con la conseguenza di essere mollati dalla loro etichetta GEP. Poi ci fu l'abbandono di Martin Read e l'insoddisfazione per il poco riscontro commerciale che li ha portati sull'orlo dello scioglimento.
Con la pubblicazione di The Difference Machine l'anno scorso e con la riedizione "completata" di EBW adesso, sembra che Spawton e Poole siano pronti per prendersi la giusta rivincita dopo anni di anonimato.

EBW è la quintessenza di quello che fu (e che è) il prog romantico, prende i Genesis sognati da Anthony Phillips e li accoppia con i Pink Floyd. Atmosfere malinconiche e allo stesso tempo epiche sono tessute dalle chitarre di Spawton che si rifà un momento a Phillips e l'altro a Gilmour. Da non sottovalutare neanche l'interpretazione vocale di Read che dona uno spessore melodico tutt'altro che monotono.
Certo non trovare un punto debole nei 78 minuti di EBW è quasi un miracolo oggi per un album di neo progressive rock. Ma come si fa ad ignorare lo slancio emotivo quando ci si imbatte nelle brume di Albion Perfide o di Boxgrove Man. Poi c'è la sublime The Shipping Forecast, perfetta nell'avanzare di ogni secondo dei suoi scintillanti dieci minuti. Discorso che si potrebbe estendere a Big Empty Skies, Brushed Aside, Reaching for John Dowland e alle restanti otto tracce dell'album. Pensando che questo lavoro cronologicamente si trovava inserito tra Goodbye to the Age of Steam (1994) e Bard (2002) è ancora più impressionante il balzo di qualità effettuato dai BBT.

http://www.englishboywonders.com/