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venerdì 19 novembre 2021

Dredg - The making of Leitmotif


Nel 2019 i Dredg erano tornati insieme dopo anni di silenzio per lavorare e portare a termine un nuovo album il quale, nelle intenzioni, sarebbe dovuto uscire entro la fine 2020. Poi è successo quello che tutti sappiamo, il progetto è saltato e i lavori si sono bruscamente interrotti senza sapere se un giorno la cosa avrebbe avuto un seguito. Qualche giorno fa, comunque, il cantante Gavin Hayes, durante un'intervista in un podcast, ha confermato che nei mesi scorsi il gruppo ha continuato a vedersi, riuscendo a mettere da parte un consistente numero di idee musicali capaci, se sviluppate, di riempire due album. 

In ogni caso l'obiettivo adesso è pubblicare il nuovo album nel 2022, anno che vedrà anche l'anniversario per il ventennale di El Cielo, il loro album più celebrato. Nel frattempo i Dredg sono rimasti attivi nei social network (soprattutto Instagram) e hanno riesumato molti vecchi filmati tratti dalle registrazioni del primo album Leitmotif, montati assieme e pubblicati oggi su YouTube. L'occasione questa volta sono i venti anni di Leitmotif, del quale è pre-ordinabile una nuova versione in vinile che sarà pronta per essere spedita nel luglio 2022 (!) (per questi ritardi di stampa in vinile, che proseguiranno in futuro, possiamo ringraziare le maxi-star Adele e Ed Sheeran).

Nell’estate del 1998 i Dredg si rinchiusero per dieci giorni nei Brilliant Studios di San Francisco per registrare Leitmotif, album che aveva come tema una storia unitaria riguardante il viaggio come metafora della ricerca interiore. Il viaggio era narrato sotto forma di diario all’interno del booklet (privo delle liriche) e il concept narrava l’incontro dell’uomo con uno spirito che gli consigliava di intraprendere un cammino per liberarsi dalla sua malattia morale e ritrovare la purezza. In pratica Leitmotif si lega alla più classica delle allegorie sulla condizione dell’uomo moderno corrotto dalla società, che per ritrovare un barlume di integrità morale deve necessariamente allontanarsi e distaccarsi da essa. 

Già dal primo album, quindi, i Dredg fecero ampio uso di simbolismi e significati nascosti. La prima traccia di Leitmotif, ad esempio, aveva per titolo il simbolo che il gruppo adotterà come logo per tutta la propria carriera, ovvero una rielaborazione grafica del carattere cinese 易 che significa “cambiamento”. La canzone fu ribattezzata Symbol Song e fu il bassista Drew Roulette a dipingere e ideare quel simbolo sulla base dell’ideogramma originale. La prima stampa di Leitmotif uscì in realtà il 30 maggio 1999 realizzato in maniera indipendente, senza l’apporto di nessuna casa discografica. Il disco scolpiva un granitico post rock dai toni plumbei e opachi in dieci tracce che si susseguivano senza soluzione di continuità come fosse un’unica suite di quarantacinque minuti.

Il sound primordiale e crudo era ancora legato alla ruvidezza dell’hardcore dei primi EP e si coagulava in forma ancora acerba, impegnato a dare libero sfogo alla potenza degli strumenti piuttosto che puntando su una visione d’insieme per aggiungere più spessore agli arrangiamenti. Ma, d’altro canto, per paradosso, la crudezza di Leitmotif poteva essere considerata come un valore aggiunto al quale concorrevano la chitarra elettrica eruttiva di Mark Engles, i colpi primitivi di Dino Campanella e il basso densamente prominente di Roulette. Le reazioni positive suscitate da Leitmotif fecero in modo di far interessare alcune case discografiche al gruppo. La scelta dei Dredg ricadde sulla Interscope Records, grazie ad un contratto che lasciava piena libertà artistica al gruppo e che portò a ristampare Leitmotif, uscito nell’infausta data dell’11 settembre 2001 con una distribuzione appropriata.

domenica 12 marzo 2017

Dredg - Il sonno della ragione genera "El Cielo"


Nello sviluppo della nascita di quello che fu il connubio tra progressive rock e post hardcore all'inizio di questo secolo si possono individuare tre principali tappe successive che comprendono la pubblicazione di The Second Stage Turbine Blade dei Coheed and Cambria (5 marzo 2002), El Cielo dei Dredg (8 ottobre 2002) e De-Loused in the Comatorium dei The Mars Volta (24 giugno 2003). Tra questi tre El Cielo è l'album più ermetico, visionario e meno convenzionale che, come gli altri, è riuscito a lasciare una profonda traccia nel rock alternativo e progressivo americano, essendo indicato come fonte d’ispirazione da molti gruppi successivi, eppure, paradossalmente, a differenza di Coheed and Cambria e The Mars Volta, nessuno è mai riuscito a ricreare quella particolare alchimia che ha contraddistinto il peculiare sound dei Dredg. Unico è anche il loro modo di trasmettere la propria immagine: tutto ciò che circonda il mondo dei Dredg è arte. La musica, i testi, le cover o l’idea medesima che giace alla base di ogni album non sono trattati come un mero prodotto commerciale, ma concepiti alla pari di un’opera letteraria o pittorica. El Cielo fu proprio la massima espressione di questo modo di operare, un concept album tematicamente complesso e profondo di cui quest'anno cade il quindicesimo anniversario. Anche se il gruppo californiano è ormai fermo discograficamente dal 2011 (ma sembra che qualcosa si stia lentamente muovendo e che forse in futuro tornerà a registrare nuovo materiale) in tutto questo tempo si è creato uno status da band di culto, coltivando una strada che li portò da un acerbo metal hardcore con i primi EP ad un precoce e maturo art rock.

Fin dalla sua genesi El Cielo doveva avere come soggetto d’ispirazione il dipinto “Sogno Causato dal Volo di un’Ape Intorno a una Melagrana un Attimo Prima del Risveglio” del pittore surrealista Salvador Dalí. Andando più a fondo nello studio dell’opera, i Dredg vennero a conoscenza che il disturbo della paralisi del sonno, di cui era affetta la moglie di Dalí, Gala, poteva essere una delle chiavi di lettura del quadro. Decisero quindi di estendere il concept agli effetti della paralisi del sonno, una patologia che paralizza tutti i muscoli del corpo e che può avvenire mentre una persona sta dormendo, durante la fase R.E.M. e addirittura durante il risveglio o prima di addormentarsi. In questi ultimi due casi il soggetto è completamente vigile e, nei pochi secondi o minuti in cui si manifesta il disturbo, non può né comunicare né muoversi, venendo colto comprensibilmente da panico e ansia che possono generare anche delle allucinazioni. Lo scopo della pittura di Dalí era appunto dare forma ai sogni lucidi, o a quello che noi riportiamo dal mondo onirico una volta svegli, e i Dredg vollero simbolizzare il quadro come una metafora della libertà artistica.  Una curiosa pratica che negli anni si è aggiunta riguardo all’album fu suggerita da alcuni fan: se El Cielo veniva sincronizzato alle immagini del film Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry, le musiche e i testi si sposavano in maniera perfetta. Naturalmente l’osservazione non poteva che essere una coincidenza, ma, in un certo modo, tale visione aiutava a rafforzare il senso di unità dell’opera.

El Cielo non era quindi un concept album basato su una narrazione oggettiva, bensì una perfetta riflessione meta-artistica sull’interconnessione tra musica e pittura, suono e immagine. I testi di Hayes costituivano, naturalmente, un altro tassello importante del disco. Partendo da un’idea del bassista Drew Roulette, il gruppo chiese ai fan tramite il proprio sito web le loro testimonianze sulla paralisi del sonno e, in caso avessero avuto delle esperienze in tal senso, di inviare delle e-mail o lettere con racconti e descrizioni del fenomeno. Oltre ad usare queste lettere come ispirazione, Hayes estrapolò da esse alcuni passaggi per poi inserirli nei testi. Come una naturale prosecuzione di questa linea di lavoro, fu deciso di riprodurre alcune di queste missive (ognuna abbinata a una canzone) nel booklet interno del CD al posto delle liriche. Nei testi e nei titoli di ogni brano c’erano chiari riferimenti o indizi nascosti che si ricollegavano ai due temi dell’album: ad esempio le lettere che appaiono nel titolo del brano strumentale d’apertura Brushstroke: dcbtfoabaaposba rappresentano le iniziali del titolo in inglese del quadro di Dalí (“Dream Caused by the Flight of a Bumblebee Around a Pomegranate One Second Before Awakening”); inoltre, nell'incipit del pezzo finale The Canyon Behind Her, vengono enunciate delle frasi in giapponese il cui significato tradotto è: “Questo album è stato ispirato da un dipinto dal titolo “Sogno Causato dal Volo di un’Ape Intorno a una Melagrana un Attimo Prima del Risveglio”. È consigliabile visualizzare questo quadro mentre state ascoltando El Cielo. È come se uno stimolo risvegliasse gli altri sensi. In altre parole, si tratta di "disegnare la musica"”.  D’altronde, anche il titolo stesso, The Canyon Behind Her, si riferisce a come è posizionata la figura femminile nel quadro. In più, i suoni che si possono ascoltare all’inizio dell’album sono prodotti da Roulette mentre sta dipingendo su tela, come per rafforzare in noi la visualizzazione introspettiva di un quadro.

Fu con questo secondo album che i Dredg arrivarono alla perfetta sublimazione del loro suono, consolidando quella peculiare formula di musica immaginifica, evocando scenari jazz-core e post ambient. Il rock proposto su El Cielo si librava sulle ali della sperimentazione, era artistico e passionale, psichedelico e introverso. Quando nel 2001 i quattro musicisti cominciarono la fase di scrittura del secondo album avevano la sicurezza di un contratto appena stipulato con la Interscope Records che gli garantiva assoluta libertà artistica e si trasferirono per cinque mesi in una casa tra i deserti della Coachella Valley, come una sorta di ritiro spirituale. Da queste sessioni scaturirono alcuni demo da presentare alla Interscope per rendere un’idea sul procedere dei lavori. Però, non si sa bene come, i demo andarono a finire anche su Internet di modo che molte persone poterono ascoltarli in anteprima e più tardi battezzati come Industry Demo – 2001, comprendenti una prima versione di Of the Room e gli inediti Redrawing The Island Map, Running Through Propellers e Papal Insignia che non furono usati nell’album. El Cielo fu poi registrato negli studi del mitico Skywalker Ranch, una vasta tenuta di proprietà del regista George Lucas situata in una zona rurale nell’area di Nicasio in California nella quale i Dredg passarono circa due settimane, per poi aggiungere gli ultimi ritocchi nei Longview Farm Studios a Brookfield in Massachusetts. La band si servì addirittura di tre produttori per completare l’album: Ron St. Germain (Bad Brains, Living Colour), Tim Palmer (U2, Pearl Jam) e Jim Scott (Red Hot Chili Peppers), anche se, effettivamente, la maggior parte del lavoro fu svolta da St. Germain.

L’album era il figlio naturale di quelle sessioni desertiche che avevano ispirato canzoni che evocavano grandi spazi desolati e immaginavano vividi paesaggi sonori cinematografici. Il mix che donava vita a questa magia era ineffabile come la musica messa a punto dal quartetto: la voce gentile e trascendente di Hayes, la chitarra pittorica di Engles, il basso fluido di Roulette, la batteria secca e viscerale di Campanella. Le canzoni di El Cielo, anche nei loro momenti più aggressivi, erano più vicine alla calma della meditazione zen che non al rock. Il groove propulsivo, ma triste di Same Ol’ Road, la chitarra sincopata e shoegaze di Sanzen, che viaggiava su incontaminate praterie psichedeliche, o il mantra multipartito dai connotati quasi mistici di Δ (Triangle), davano l’impressione di una spinta di forza pari ad un’elevazione spirituale. Sorry But It’s Over - quasi una ballad semiacustica - e Convalescent riportavano i Dredg su latitudini più terrene. L’aggiunta di una sezione d’archi arricchiva Eighteen People Living in Harmony di sfumature da hard rock impressionista, un’immagine che prendeva forma anche nella malinconia spaziale di Scissor Lock. I Dredg condivano la loro ricetta musicale con rumori di sottofondo, spezie di suoni orientali e lontani echi di jazz. I ritmi spezzati di Of the Room, la chitarra elettrica satura di Engles che travolgeva come un’onda su It Only Took a Day, la fascinazione delle articolate sfaccettature armoniche di Whoa is Me e, per finire, il simil drum ‘n’ bass di It Only Took a Day con un chorus che colpiva come una liberazione, costituivano l’idealizzazione di un’opera creata in un pressoché completo stato di grazia. Le musiche di El Cielo si scontravano in un singolare amalgama proveniente dal metal e dall’ambient, dal post hardcore e dallo shoegaze, sublimandosi in un una strana trascendenza simile alla peculiarità della world music, pur non essendo world music. Quella dei Dredg era musica etnica apolide, patrimonio universale di una civiltà aliena ancora da scoprire.

giovedì 1 ottobre 2015

Intervista con Gavin Hayes (Dredg) - Italian + English version


A cura di Francesco Notarangelo e Lorenzo Barbagli


Ok, dici: vai ad intervistare Gavin Hayes, frontman dei Dredg. Ma perché? I Dredg non realizzano un album dal 2011, quindi quale può essere l'interesse per una loro intervista? Semplicemente il fatto che, a differenza di altre band, i Dredg hanno lasciato una traccia indelebile negli anni Zero, per il fatto che non abbiano mai ufficializzato uno scioglimento (e questa intervista lo ribadisce) e che molti, moltissimi sentano ancora la loro mancanza. Quindi siamo andati a chiedere ad Hayes il punto della situazione e con le sue poche parole ci ha fatto capire che i Dredg sono sempre stati un gruppo atipico, che ha bisogno dei suoi tempi e che forse in futuro li rivedremo. Basta avere pazienza...forse.



Quali sono attualmente le tue band preferite? cosa stai ascoltando ora?
Shellac, Why? e Too Short. Ascolto le notizie su Channel 2.


Perchè Dredg?
Ce lo chiediamo ancora anche noi.


Com’è nata una delle mie canzoni preferite Yatahaze? Come nascono gli artworks e i nomi dei vostri album?
E' nato tutto per caso, senza pensare, solo 4 ragazzi chiusi in una stanza che fanno musica. alcuni dei testi furono scritti su un treno durante il viaggio dalla Francia alla Germania. L'artwork e i nomi sono decisi da tutti in maniera democratica.


Ci sono significati speciali dei vostri video?
Non troppo, molti dei nostri video hanno come soggetto noi che stiamo suonando.


I temi degli album dei Dredg sono molto importanti, in previsione di un nuovo album, quale sarà il tema? Cosa stai leggendo/ascoltando e dove trovi l’ispirazione?
Nessuno album al momento. Sto leggendo Davide e Golia di Malcolm Gladwell. Trovo ispirazione dalle notizie, gli amici e la comicità.


Attualmente Mark Engles è impegnato con i Black Map. hai mai pensato di registrare un album solista o qualcosa di nuovo con artisti diversi da quelli dei Dredg?
Mi piacerebbe, ma immagino che dovrebbe essere qualcosa di assolutamente distante e diverso dai Dredg.


Dopo Chuckles & Mr. Squeeze non avete più registrato nulla, ma avete fatto comunque un tour in Europa lo scorso anno. Com’è nata questa decisione?
Ci hanno offerto la possibilità di fare un tour - amiamo suonare e viaggiare - ok fatto!, perchè no? e siamo andati in tour!


A parte questo, i Dredg in studio sono inattivi da molto tempo. Quali sono i vostri lavori al di fuori della band?
Io lavoro per una società informatica nella Silicon Valley. Lavoro su un prodotto chiamato CudaSign.


Dieci anni fa avete registrato Catch Without Arms. a quel tempo la critica non fu troppo benevola, forse perché il suono era troppo distante da El Cielo, ma alla fine è stato rivalutato. Puoi dirci qualcosa di quel periodo?
Eravamo molto giovani, volevamo fare qualcosa di diverso da El Cielo, così sono felice che molti l’abbiamo capito. Continuo a pensare che sia un grande album. Uno dei miei preferiti.





Per The Pariah vi siete ispirati ad un saggio di Salman Rushdie. Il suo tema principale era la religione. Credi che la religione può influenzare così tanto una persona da costringerla a non pensare più?
La religione è capace di chiudere il pensiero. Una mente aperta ammette di non conoscere nulla e eccettua tutto e questo, per me, suona come l’antitesi della religione.


Siete fieri che un album come El Cielo sia considerato un capolavoro della vostra discografia e i Dredg siano considerati come una band storica di assoluto valore? 
Siamo fieri di El Cielo, ma non ci piace considerarlo un capolavoro. Non avremo mai l’ambizione di considerare un nostro album come un capolavoro. Siamo troppo critici per crederlo.


State lavorando a qualcosa di nuovo?
Sto lavorando per comprarmi una nuova chitarra e spero di tornare a scrivere molto presto...fino ad allora...grazie per il vostro continuo supporto. Spero di vedervi tutti nel prossimo futuro!!


Ultima domanda: stiamo già vivendo come tribù, quindi siamo tutti pinguini nel deserto?
Forse sì.


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ENGLISH VERSION


Which are your favorite bands? What are you listening now?
Shellac, Why? and Too Short. I am listening to Channel 2 news.


Why did you choose a name like Dredg?
We ask ourselves that all the time.


How was born one of my favorite song Yatahaze? How do you choose the artworks and the names of your albums?
That was born by not caring. No overthinking - just 4 dudes in a room playing music. Some of the lyrics were written on a train ride from France to Germany. The art and names are all decided democratically.


Are there any special meanings on your videos?
Not really. Most of our videos are performance based.


Themes and concepts are very meaningful on Dredg’s works. If you're going to record a new album (hypothetically), which will be its theme? What are you reading/listening and where do you find the inspiration?
No new record yet. I am reading David and Goliath by Malcolm Gladwell. Inspired by the news, friends, and comedy.


Mark Engles is currently busy with Black Map. Did you ever think to make a solo album or a collaboration with other artists?
I would like to, but I imagine it would be something far removed from Dredg.


After Chuckles & Mr. Squeeze you haven't recorded nothing, but you played some European live shows last year. How was born this decision?
We were offered a tour - we like playing music, we like to travel...Done! We're on tour!


What are your business/work out from the band?
I work for a tech company in Silicon Valley. I work on a product called CudaSign.


Catch Without Arms was released ten years ago, at that time the critics was not so good because it was very different from El Cielo, but now it seems that CWA was acclaimed and revaluted. Can you tell us something of that period?
We were a lot younger. Wanted to make something different than El Cielo, so I'm glad everyone got it. I still think it's a great record. One of my favorites.


You found inspiration for The Pariah from an essay by Salman Rushdie. His main theme was the religion. Do you think that the religion can close the people's minds?
Religion does close minds. An open mind admits it knows nothing and excepts everything, and to me, that sounds like the antithesis of religion.


Are you proud that El Cielo is considered a masterpiece and Dredg are considered like a phenomenal and historical band?
Proud of it, yes. Masterpiece, no. I will never consider one of our albums a masterpiece. We are much too critical to ever believe that.


Are you working on something new?
I am working on buying a new guitar and hoping to be writing again soon. Until then...thanks for your continued support! Hope to see everyone in the near future!


One last question.. we are just living like in tribes, so are we all penguins in the desert?
Maybe yes.



giovedì 27 febbraio 2014

Black Map - Driver EP (2014)


Il chitarrista dei Dredg Mark Engles ha formato una nuova band con il frontman dei Trophy Fire Ben Flanagan (qui anche in veste di bassista) e Chris Robyn (già nella band Far e nei Crosses) alla batteria. Il trio, denominato Black Map, ha appena pubblicato questo EP di quattro tracce molto robuste, contraddistinte da un hard rock alternativo che non disdegna l'orecchiabilità. Lo potete ascoltare in streaming di seguito:
     

http://www.blackmapmusic.com

venerdì 8 aprile 2011

Dredg - Chuckles & Mr. Squeezy (2011)


Qual è la linea sottile che divide il pop rock dall’alternative e dall’indie? I Dredg, secondo molti, l’hanno già oltrepassata ai tempi di Catch Without Arms, ma da lì in poi si è ripetuto lo stesso copione: ogni volta che sta per uscire un nuovo album dei Dredg, questo viene anticipato da un paio di brani che puntualmente non soddisfano nessuno, poi una volta uscita l’opera intera si grida al tradimento per essere scesi a patti con sonorità commerciali e si rimpiange lo stato di grazia artistico conseguito da El Cielo.

In realtà né Catch Without Arms, né The Pariah, The Parrot, The Delusion erano album dalle inclinazioni pienamente pop rock, ma rappresentavano piuttosto una prospettiva personale dei Dredg ad un rock alternativo più accessibile del solito. Anche questa volta la cosa si sta ripetendo, The Thuoght of Losing You e Upon Returning, le anteprime di Chuckles & Mr. Squeezy, sono state una mezza delusione e ora che l’album sta per uscire cosa c’è da aspettarsi? E come la prenderanno tutti coloro che si erano indignati per Saviour e Information ora che i Dredg un album pop, alla fine, lo hanno sfornato per davvero?

Come sempre la verità si trova nel mezzo. Chuckles & Mr. Squeezy scava ancora di più verso sonorità “poppettare” fino ai limiti della sopportazione (forse per testare la pazienza dei fan), ma quando si tratta dei Dredg non si può liquidare superficialmente un loro lavoro come bieco pop, anche se si tratta dell’album meno riuscito della loro carriera. E’ come quando, nel film Clerks, Randall spiega a Dante la differenza che passa tra l’esplosione della Morte Nera in Guerre Stellari e quella del Ritorno dello Jedi: “c’è in ballo qualcos’altro”. La musica dei Dredg ha infatti la particolarità di trattenere un alone artistico-intellettuale qualunque forma essa vada ad incontrare. In questo caso particolare l’ibrido che ne viene fuori potrebbe rappresentare l’album dance, hip hop, lounge (o una pessima collezione di remix con scarti di studio) dei Dredg. Ma a parziale discolpa si può tranquillamente affermare che il quartetto californiano maneggia materie così delicate che in mani di altri esploderebbero. Down Without a Fight, ad esempio, sotto i suoi groove e riff di sintetizzatore nasconde una perfetta Dredg song.


Detto ciò, questa volta non mi sento di difendere i Dredg come ho fatto in passato anche in questo post, perché Chuckles & Mr. Squeezy è davvero un pessimo album senza appelli e da ricordare c’è veramente poco.

Come prima cosa c’è da sapere che la band si è affidata alle cure di produzione di Dan the Automator e già da questa premessa e dal curriculum di quest’ultimo (Gorillaz, Kasabian, DJ Shadow) si capiva che qualcosa sarebbe cambiato. Infatti il problema delle canzoni di Chuckles & Mr. Squeezy non risiede tanto negli arrangiamenti pieni di elettronica e ritmiche sintetiche, è che sono proprio delle composizioni più deboli del solito (tre delle quali sono state scritte in collaborazione proprio con il produttore). Inoltre la batteria di Dino Campanella è soffocata da percussioni programmate e la chitarra di Mark Engels viene quasi miscelata nell’amalgama dei vari sintetizzatori. Non intravedo neanche le potenzialità dell’album che cresce dopo vari ascolti, ciò che abbiamo ci viene spiattellato in faccia fin dai primi ascolti. La linea che si forma è netta e immediata: o piace o non piace.

L'inizio non potrebbe essere più scioccante con quell’Another Tribe che tanto richiama Gangsta Paradise di Coolio, The Tent (che si è già conquistata la palma di "peggior canzone dei Dredg") è quasi un esperimento da trip hop e il sapore messicano di Before It Began ricorda addirittura La Isla Bonita (devo aggiungere anche di chi è?). Le già citate The Thuoght of Losing You e Upon Returning sembrano delle b-sides di qualche singolo, mentre The Ornament e l'acustica Kalathat sono quasi dei crepuscolari inediti usciti dalle session di The Pariah, The Parrot, The Delusion. Tranne il pacchetto di queste quattro canzoni che sono le più vicine allo spirito dei classici Dredg, il resto è, come direbbero gli inglesi, "very disappointing".

Alla fine rimangono solo dei dubbi. Non so a quale tipologia di pubblico vogliano rivolgersi i Dredg. I fan di vecchia data credo rimarranno effettivamente delusi e come minimo sorpresi, mentre non so che potenzialità potrà avere questo album nell’approcciare nuovi adepti tra le fila del gruppo perché non lo rappresenta affatto. Però a questo punto sarebbe legittimo chiedersi a cosa puntino realmente i Dredg: è un definitivo tentativo di darsi al puro mainstream, oppure un isolato episodio malriuscito mirato ad una ricerca sempre più tesa alle contaminazioni? Aspettiamo fiduciosi nuovi sviluppi.


www.dredg.com



P.S. chiudiamo in bellezza: se vi chidete chi è la modella mascherata nella cover e nel video promozionale dell'album è tale Tristyn, delle Suicide Girls.


mercoledì 22 dicembre 2010

Dredg, nuovo album a marzo

Il nuovo album dei Dredg uscirà il 29 marzo ed ecco una nuova canzone suonata dal vivo dal titolo Upon Returning.

sabato 19 giugno 2010

The Trophy Fire - Armor EP (2010)


I Trophy Fire sono una band di San Francisco con all'attivo l'album A Lifetime in the Middle of the Ocean del 2008. Il 22 giugno sarà rilasciato tramite iTunes un EP di inediti dal titolo Armor e la notizia è che Gavin Hayes, cantante dei Dredg, è ospite nella title-track. Quattro delle sei tracce presenti nell'EP possono essere ascoltate nella pagina MySpace della band. Inutile dire che ciò è caldamente consigliato.

Tracklist:

1. Glow
2. Armor
3. The Last American Phone Booth
4. Lies
5. Chasing the Ghost
6. Bend

www.myspace.com/thetrophyfire

sabato 10 ottobre 2009

Il cerchio è completo


I Dredg insieme a Salman Rushdie.

Dettagli e foto sulla serata nella quale si sono incontrati i Dredg con l'"ispiratore" del loro ultimo album.
Video e audio estratti dall'evento si possono gustare invece a questo link.


I Dredg saranno in Italia per due concerti:

28 ottobre, Roma, Blackout Club
29 ottobre, Milano, Zoe Club

martedì 23 giugno 2009

Per la serie: io c'ero....

Ho trovato questi video dell'unica data italiana del tour dei Dredg e ho pensato di postarli dato che venerdì 19 ero presente anche io al Bronson Club di Ravenna.
Del concerto che dire...stupendo. Molto caldo, tanto sudore, tanta gioia di esserci, tata voglia di cantare le canzoni dei Dredg: in conclusione una serata magnifica. Come vedete il pubblico era molto caloroso come lo fu tra l'altro anche all'Estragon di Bologna un anno fa (ero anche lì e di sicuro non mancherò alla prossima data italiana che il gruppo ha affermato sarà intorno ad ottobre - novembre).
L'unica pecca è stata l'inspiegabile assenza del bis e la mancata presenza in scaletta di nuovi pezzi come Gathering Pebbles, Mourning This Morning e I Don't Know.
Comunque i Dredg si confermano dei grandi performer, attenti nel catalizzare in tutti i pezzi le emozioni del momento e allo stesso tempo a restituire loro la purezza della registrazione in studio.

Setlist:

The canyon behind her
Stamp of origin: pessimistic
Saviour
Sangreal
Ode to the sun
Same ol' road
Jamais vu
Ireland
R.U.O.K.?
Lightswitch
18 people living in harmony
New heart shadow
Triangle
Catch without arms
Bug eyes
Information
Pariah
Down to the cellar
Stamp of origin: horizon








giovedì 18 giugno 2009

Dredg unplugged

Seguendo il link qui sotto potrete ascoltare una performance unplugged dei Dredg con in più un'intervista.

www.jamnow.com/dredg


sabato 23 maggio 2009

Dredg vs. Pop

Mano a mano che si avvicina la data di uscita di The Pariah, The Parrot, The Delusion (ricordo che è il 9 giugno in USA e il 29 maggio in Europa), iniziano anche a comparire le prime reazioni sul web e devo dire che la maggioranza propende verso giudizi tiepidi se non addirittura negativi.
Per quello che mi riguarda ho già detto la mia su questo post e non vorrei sembrare ripetitivo tornando sull'argomento, ma questo album l'attenzione se la merita veramente. In questi giorni ho continuato ad ascoltarlo e ad analizzare il concept e il mio giudizio non è cambiato, anzi The Pariah, The Parrot, The Delusion è in vetta alla mia classifica personale di CD dell'anno. Molti non la pensano così. Le critiche più aspre sono naturalmente rivolte alla natura pop di alcune canzoni (Saviour e Information su tutte) che sembrano tradire la reale natura del suono Dredg. Alcuni arrivano a porre The Pariah, The Parrot, The Delusion addirittura un gradino sotto Catch Without Arms.

All'uscita di Catch Without Arms ci fu una simile levata di scudi poiché esso non ripeteva le personali complessità e le particolari raffinatezze di El Cielo, ma, nella mia recensione su Wonderous Stories, non criticai neanche quella scelta dato che ci sentivo una genuina voglia di progredire verso nuovi orizzonti. Magari anche facendo un passo falso. Adesso è successa la stessa cosa, ma l'uscita di The Pariah, The Parrot, The Delusion giustifica ancora di più il percorso intrapreso con Catch Without Arms che, con il senno di poi, ha dato la possibilità ai Dredg di creare un album originale e diverso dal passato, sublimando in esso le varie sfaccettature musicali del loro sound. Non vedo come uno scandalo i ritornelli orecchiabili di Saviour e The Pariah, The Parrot, The Delusion è un lavoro molto profondo, che sa regalare un'alta varietà di emozioni, essendo l'opera stessa edificata su differenti livelli creativi.

Direi che questo album va giudicato nella sua interezza e non diviso per tracce. E' qui che risiede la sua forza, nella compattezza totale del lavoro, ogni traccia dona forza all'altra e viceversa: è un equilibrio reciproco mutuato dalla dinamica sonora del singolo pezzo. Sarebbe come giudicare un libro dopo aver letto un solo capitolo a caso, o un dipinto concentrandosi solo su un particolare. Forse il tempo mi darà ragione o forse no, ma giudico The Pariah, The Parrot, The Delusion molto vicino a El Cielo come qualità.

E non dimentichiamo l'argomento "alto" trattato dal lavoro, che si riferisce in particolar modo alla religione e ai dubbi che genera nel mondo moderno.
Apro una parentesi. Casualmente prima di ascoltare l'album sono venuto a contatto con altre interessanti opere che possono integrare le argomentazioni dei Dredg. Il primo è il documentario di Larry Charles Religiolus (bello e divertente, ma soprattutto importante) con protagonista il comico Bill Maher. Il secondo è il libro L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere, scritto dallo scienziato inglese Richard Dawkins (in seguito deriso proprio per il suo libro in una esilarante puntata di South Park). Alcuni potrebbero aggiungerci il giornalista Christopher Hitchens che però mi sembra orientato su posizioni ancora più intransigenti. E comunque il mio consiglio è sempre quello di non scartare a priori la lettura o la visione di un'opera con la quale non siamo d'accordo. Anche se alla fine non concorderemo sulle conclusioni è sempre bello avere una propria opinione su alcuni argomenti e non una conformata e dettata dalla società. Chiusa parentesi.

martedì 12 maggio 2009

DREDG - "Information" Video

Information



P.S. questa è la versione "edit" di Information la quale ha subìto dei tagli (più di un minuto e mezzo) per essere presentata come singolo.

giovedì 7 maggio 2009

DREDG - The Pariah, The Parrot, The Delusion (2009)


A quattro anni di distanza da Catch Without Arms la curiosità sul nuovo album dei Dredg è divenuta legittima oltre che spasmodica. La domanda è: saranno tornati all'alternative progressive intellettuale di El Cielo oppure avranno mantenuto lo stile più asciutto, orecchiabile e, per alcuni, deludente di Catch Without Arms? La risposta sembra un compromesso tra le due opzioni e, a quanto pare, una terza via non è stata presa in considerazione. Non che questo sia un male, ma porterà probabilmente a dividere i fan dei Dredg in entusiasti e delusi (per favore niente giochi di parole con il titolo dell'album!). Questo compromesso però non lesina sorprese e anche questa volta i Dredg tirano fuori dal loro cilindro un lavoro differente dai precedenti, ma che comunque ne conserva l'impianto strutturale (sia musicale che concettuale).

La differenza, come sempre, è data dalle sonorità e dagli arrangiamenti, elementi ai quali la band dedica molto tempo, facendo in modo che ogni album metta in risalto una diversa parte della loro natura musicale. Di nuovo c'è che le canzoni hanno perso quell'aggressività che avevano in passato, sono assenti i potenti ed improvvisi chorus elettrici, che stavolta sono smorzati in favore di melodie più pop, giustificando in questo modo il percorso di Catch Without Arms. Però...c'è un però....già; perchè qui c'è il classico colpo di scena, dato che i Dredg riescono a trasformare una banale melodia, rielaborandola a modo loro, e a farne qualcosa di epico. In pratica le composizioni sono calate in un tale contesto creativo che non risultano assolutamente scontate o ordinariamente mainstream ed è qui che scattano le affinità con El Cielo.

Un consiglio: non siate troppo frettolosi nel giudicare The Pariah, The Parrot, The Delusion, dato che, come tutti gli album dei Dredg, va metabolizzato lentamente. Un lavoro dei Dredg ha sempre diversi piani di lettura e quest'ultima fatica ritorna al concept alla maniera di El Cielo (altro punto in comune) e cioè con canzoni e piccoli intermezzi strumentali che legano quest'opera pensata e progettata come una missiva al pianeta Terra.

Così, come El Cielo era ispirato al dipinto Sogno causato dal volo di un' ape attorno a una melagrana un attimo prima del risveglio di Salvador Dalì, The Pariah, The Parrot, The Delusion è ispirato a Imagine There's No Heaven: A Letter to the 6 Billionth Citizen di Salman Rushdie (traduzione italiana). Come dichiarato dalla band stessa, il tema dell'album è la pazzia del mondo moderno, la lotta tra scienza e religione, il tutto costruito come una lettera (basta vedere il bellissimo artwork) della quale i destinatari siamo noi. Temi profondi affrontati con liriche mature e apertamente condivisibili.

The Pariah, The Parrot, The Delusion esplora le diverse strade della melodia, il che significa, conoscendo la band, che non ci sarà niente di scontato, ogni canzone offre un punto di vista sul sound dei Dredg. Pariah è una bella apertura, dura e potente, con la voce di Gavin Hayes filtrata e i riff di Mark Engels in primo piano. Ireland è abbastanza simile al materiale di Catch Without Arms ed è la prima canzone dell'album a presentare un ritornello orecchiabile. La polverosa Lightswitch presenta un arpeggio che prende spunto dal southern sound e sembra richiamare i western e il calore dei deserti americani.

Il cuore dell'album prende avvio con Gathering Pebbles, che già si appresta a divenire un nuovo classico, dopodiché vengono inanellati dei brani uno meglio dell'altro. A questo punto la musica inizia ad aprirsi e il lavoro della band, basato sulle ritmiche di Dino Campanella, sulla componente melodica e sulla ricerca sonora molto spesso portata avanti dal bassista Drew Roulette, comincia a dare i suoi frutti.
Information, Saviour e I Don't Know è un trittico che gode di solide basi per poter far presa sul pubblico grazie alla loro palese epica che scorre nei contagiosi chorus. E, detto per inciso, Saviour e I Don't Know (già in circolazione da qualche tempo) sono dei grandi pezzi e chi li ha liquidati come "troppo pop" credo dovrà ricredersi una volta ascoltato l'album per intero. Altro classico sarà la stupenda Mourning This Morning, con il suo mood a ritmo di funk rallentato, leggermente sixties, contrappuntato con violini e sax baritono. Cartoon Showroom è abbastanza vicino alla pensierosa ed introversa vena sperimentale di El Cielo, mentre Quotes sublima in sé tutta la solennità del suono Dredg. La postilla di Down to the Cellar chiude il tutto con arpeggi e chitarre psichedeliche alla Meddle.

Infine i piccoli intermezzi sono molto gradevoli, per lo più veicoli per testare nuove strade sonore e anche l'attitudine progressive della band. Molto interessanti Long Days and Vague Clues e Drunk Slide.

Album dell'anno? Lo era già prima che uscisse.


www.myspace.com/dredg

venerdì 24 aprile 2009

DREDG - DAMIERA - THE DEAR HUNTER

Giornata ricca di notizie! A quanto pare il mese di giugno sarà il migliore di quest'anno a livello di uscite discografiche.

°I Dredg hanno caricato sulla loro pagina MySpace il brano I Don't Know tratto dal loro nuovo album in uscita il 9 giugno.

°I Damiera lasciano la Equal Vision Records e inizieranno a lavorare al nuovo album questa estate con data di pubblicazione fissata per il 2010.

°E finalmente abbiamo notizie anche sul fronte The Dear Hunter:
il nuovo album, in uscita il 23 giugno su Triple Crown Records, si intitolerà Act III: Life and Death. La line-up, oltre a Casey Crescenzo, comprende Erick Serna (chitarra), Nick Crescenzo (batteria) e Nate Patterson (basso).

Track list:

1. Writing on a Wall
2. In Cauda Venenum
3. What it Means to be Alone
4. The Tank
5. The Poison Woman
6. The Thief
7. Mustard Gas
8. Saved
9. He Said He Had A Story
10. This Beautiful Life
11. Go Get Your Gun
12. Son
13. Father
14. Life and Death


domenica 8 marzo 2009

Frammenti e Anticipazioni 4 - DREDG - The Pariah, The Parrot, The Delusion: artwork, tracklist, new release date


DREDG
The Pariah, The Parrot, The Delusion
(09/06/2009, Ohlone Recordings)

Tracklist :

1. Pariah
2. Drunk Slide
3. Ireland
4. Stamp Of Origin - Pessimistic
5. Lightswitch
6. Gathering Pebbles
7. Information
8. Stamp Of Origin - Ocean Meets Bay
9. Saviour
10. R U O K
11. I Don´t Know
12. Mouring This Morning
13. Stamp Of Origin - Take A Look Around
14. Long Days And Vague Clues
15. Cartoon Showroom
16. Quotes
17. Down To The Cellar
18. Stamp Of Origin - Horizon

martedì 24 febbraio 2009

Alcuni aggiornamenti sulle più interessanti uscite dei prossimi mesi:

° I Dredg, dopo il rinvio dell'album ad aprile, hanno fissato la data di uscita del nuovo lavoro per il 19 maggio.
Il titolo sarà The Pariah, The Parrot, The Delusion.


° Il nuovo album di Scott Matthews, Elsewhere, sarà rilasciato invece il 18 maggio e avrà come ospite nientemeno che Robert Plant. Leggere la notizia tratta da Ballymena Times per credere.

° Infine i Sucioperro realizzeranno l'ormai anticipatissimo Pain Agency il 20 aprile e sarà preceduto dal singolo Don't Change (What You Can't Understand) che dal 16 marzo potrà essere scaricato via iTunes con l'aggiunta di due inediti. In uscita, sempre in aprile, anche Duke Pandemonium, la seconda parte della trilogia dei Marmaduke Duke, progetto collaterale di JP Reid assieme a Simon Neil (Biffy Clyro).
http://www.subba-cultcha.com/article_feature.php?id=5876

° Il secondo album dei Fields Hollow Mountains è previsto per marzo, anche se maggio sembra più probabile. Intanto il singolo Are You Ready Yet? è già scaricabile dalla rete. Potete sentirlo o salvarlo cliccando qui. Molto sixties e carino come sound: armonie vocali in primo piano, chitarre elettriche acide, ma nulla a che vedere con i fasti di Everything Last Winter. Sarà che questo ebbe a suo favore la produzione di un asso come Micheal Beinhorn.