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sabato 2 maggio 2020
Miles Paralysis - b0nx (2020)
Sono passati ormai due anni dal primo album che segnava la collaborazione dei polistrumentisti Alex Litinsky (A.M. Overcast, Grand Beach) e Jon Markson (Such Gold, Taking Meds) sotto il nome di Miles Paralysis. Separati da una lunga distanza tra Winnipeg e Brooklin, la questione logistica non ha impedito ai due di continuare a produrre musica ed ecco arrivare il piccolo b0nx EP. Piccolo perché come è noto, per chi segue questo genere, già gli album contengono canzoni brevissime, ma imbevute di idee a raffica e la durata totale spesso sfiora quella di un EP. Per questa logica verrebbe quindi da considerare b0nx come un singolo a doppia facciata.
Il math pop combinato con il pop punk dei Miles Paralysis produce anche qui quattro piccoli rompicapo, percorsi con cambi improvvisi, armonie vocali e ritmiche schizofreniche - sulla brevissima Luna/Kya e su Honey Blocks, ovvero quello che per loro è l'equivalente di una epic track nei suoi tre minuti e mezzo; questa volta provando anche ad insaporire le frenetiche melodie con qualche linea di archi su Tuned Out e sulla mini ballata Nova.
lunedì 6 agosto 2018
Miles Paralysis - Miles Paralysis (2018)
Mi auguro che ormai sia superfluo presentare il titolare della sigla A.M. Overcast, Alex Litinski, praticamente una delle più importanti e significative espressioni di math pop contemporaneo che ha all'attivo una serie di mini album uno meglio dell'altro. Durante questi anni l'impegno sotto il nome di A.M. Overcast non ha impedito a Litinski, giovane polistrumentista canadese, di collaborare con altri colleghi per sperimentare differenti declinazioni della propria arte.
Come fu per i magnifici Grand Beach anche i Miles Paralysis rappresentano un progetto collaterale di Litinski che questa volta ha unito le forze con Jon Markson, bassista e seconda voce per le band Such Gold e Taking Meds. I due musicisti erano stati per molto tempo in contatto virtuale, dimostrando apprezzamento reciproco per i rispettivi lavori, fino a che nel 2016 Litinski si è aggiunto come seconda chitarra nei tour dei Such Gold e Taking Meds. Come una cosa del tutto naturale da qui è nata la collaborazione tra Markson e Litinski che ha preso il nome di Miles Paralysis, mettendo a fuoco la loro prospettiva unica nell'affrontare il math rock attraverso composizioni come al solito brevi, ma incisive, che esaltano la sensibilità pop dei due, sempre attenti a preservare intricati percorsi strutturali estremamente orecchiabili.
Dividendosi quasi equamente le responsabilità vocali e strumentali, il materiale scritto a quattro mani è stato registrato tra Brooklyn e Winnipeg durante il 2017 negli studi personali di Litinsky e Markson. In tutto il duo ha ricavato undici tracce per un totale di 25 intensi minuti che sarebbe ingiusto considerare alla stregua di un EP, data la consueta abilità nel condensare tante idee in così poco tempo. Sarebbe quindi più corretto parlare in termini di mini LP, dato che la sintesi con cui si esprimono i due protagonisti (anche al di fuori dei Miles Paralysis) è più che sufficiente ad aprire un mondo elettrizzante.
sabato 18 marzo 2017
A.M. Overcast - Drown to You (2017)
Il mio amore incondizionato per Alex Litinski si è cementato soprattutto con il suo meraviglioso progetto Grand Beach, ma è ormai da anni che porta avanti in solitaria il proprio alter ego musicale A.M. Overcast. Il nuovo Drown to You è l'ottavo capitolo di una discografia alquanto particolare dato che ogni suo lavoro rimane sotto la soglia dei trenta minuti. Ormai per Litinski tale standard di durata è talmente consolidato che non è giusto chiamarlo EP, per lui è questo il formato con il quale ha deciso di esprimenrsi. Drown to You contiene quattordici tracce e, nella sua stranezza, può essere considerato quindi un album a tutti gli effetti, solo concepito con miniature che vanno dai trenta secondi al minuto e mezzo.
La durata non va ad intaccare la varietà delle invenzioni di Litinski che viaggia perennemente sul confine tra rock alternativo sperimentale, pop punk e math rock, collegando molto spesso un brano all'altro con arguta e gioisa frenesia come ad inventare un progressive all'incontrario che ribalta le regole e le aspettative e rimpiazza le lunghe digressioni con micrologie in continuo cambiamento. Alla fine il materiale degli A.M. Overcast è così divertente, infarcito di idee e saturo di melodie che ascolteresti ogni album all'infinito senza mai cedere un attimo alla noia.
domenica 17 maggio 2015
A.M. Overcast - Beauty Ave. (2015)
In questo caso il discorso non è ristretto a Beauty Ave. ma esteso ad ogni pubblicazione a nome A.M. Overcast. Quelli di Litinski sono dei motivi che vorresti cantare come una pop song, ma che sono troppo complessi per essere memorizzati subito. Se ci fosse un posto vacante al trono di Re del math pop, Litinski sarebbe di sicuro il miglior contendente: le sue micro-composizioni non solo stimolano il nostro desiderio di musiche elaborate, ma si ascoltano con piacere come fossero delle semplici canzoni rock.
domenica 26 aprile 2015
Grand Beach - Grand Beach (2014)
Da quando ascolto prog ho nutrito il sogno ambizioso di ascoltare, un giorno, un pop rock che potesse in qualche modo evolversi allo stesso modo. La mia personale formula per una pop song dovrebbe mantenere una durata breve, ma: niente schemi prefissati, nessun ritornello, temi orecchiabili che si interscambiano senza ripetersi e ritmche complesse. Bene, il primo album omonimo dei canadesi Grand Beach, uscito su Bandcamp lo scorso ottobre, si avvicina sensazionalmente a tali caratteristiche ed è una giostra di tecnica strumentale al servizio di intelligenza compositiva. Non che là fuori non ci sia qualcuno che abbia già sperimentato queste strade - gli stessi membri si sono ritrovati nel progetto di Alex Litinsky A.M. Overcast -, ma i Grand Beach le elevano ad un'eccellenza che in pochi hanno conseguito.
I Grand Beach partono principalemente dal math rock (nella loro pagina Facebook lo chiamano giustamente progressive pop), ma la dose di motivi accattivanti, armonie vocali e sensibilità pop, tutto abbinato agli schemi geometrici delle ritmiche, sono così accentuati da farli uscire dai semplici confini di questi generi. Il disco ricalca quella brevità che era propria dei Damiera e, nella sua mezz'ora di durata, c'è una tale condensazione di idee da far implallidire, tanto che, una volta finito l'ascolto, non si può fare a meno che ricominciare da capo in modo quasi compulsivo. Anche se le canzoni stesse hanno una durata contenuta, spesso concludendosi inaspettatatamente, ci si diverte come non mai nel continuo gioco di cambi tematici e dinamiche complesse: midwest emo, power pop, Tera Melos, Invalids, The Poises, le pazzesche atonalità consonanti dei Time of Orchids, tutto questo e molto altro si trova su Grand Beach, un album che, per me, rimane il prototipo del pop rock che vorrei sempre ascoltare.
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