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sabato 28 maggio 2022

Notes from the Edge of the Week #2

  • C'è questo album che probabilmente avrete sentito nominare, visto che è uscito da un po', Solace è la prima opera degli Held by Trees, un collettivo guidato dal musicista David Joseph che, non solo resuscita le sonorità ambiente/post rock dei due leggendari album dei Talk Talk Spirit Of Eden e Laughing Stock, ma va a pescare un legame diretto da quel lascito grazie al coinvolgimento di musicisti associati a quel gruppo (pure il responsabile dell'artwork James Marsh) e all'unico album da solista Mark Hollis che ne riprendeva le peculiarità. Oltre ai titolari chiamati da Joseph che includono Tim Renwick (Pink Floyd, Al Stewart), David Knopfler (Dire Straits) e Eric Bibb, si aggiungono Robbie McIntosh, Martin Ditcham, Simon Edwards, Lawrence Pendrous e Andy Panayi. Solace riprende anche i principi compositivi di quegli album, basandosi sull'improvvisazione e su progressioni di accordi scritte da Joseph sulle quali i musicisti hanno aggiunto le proprie "impressioni". La cosa che mi ha colpito è che il tutto funziona, anche tenendo presente che non è affatto semplice ricreare quelle atmosfere e, anche se ci troviamo su territori già battuti, la materia manipolata è così suggestiva da non risultare uno sterile esercizio di stile.

  • Interessante progetto messo insieme nel 2012 da Luigi Varanese, Costantino Mazzoccoli, Emanuele Orsini e Ezio Romano. Gli Earthset, tra dissonanze, noise, minimalismo e post rock, con Bound mettono su disco un viaggio sonico registrato in un'unica sessione così come è inteso venga ascoltato. Alternando dolcezza indie rock a irruenza post punk, Bound mantiene una solida costanza e unitarietà, come prevede il concept, caratteristiche che ne fanno un'immersione tra le pieghe chiaroscure suggerite dai timbri ora aspri ora puliti della strumentazione. L'album, come ci informa la band, ha una valenza multimediale: "non è solo un LP, ma un'unitaria opera d'arte che abbraccia musica, letteratura, fotografia, performance live e arti visive. Il tema centrale, le "relazioni", umane e non, quale base su cui poggia l'esistenza, , è la chiave di lettura dell'intero progetto e della scelta di registrare il disco dal vivo, in un'unica sessione senza a soluzione di continuità. Ogni canzone è collegata alla precedente ed alla successiva, ogni brano ha il proprio video che, unitamente agli altri, andrà a comporre un'unica narrazione audiovisiva."

  • Questi alt. erano l'unico nome che non conoscevo nel cartellone di questa serata pazzesca che vede importanti nomi del prog australiano in concerto. Ovviamente il loro relativo anonimato è dato dal fatto che sono esordienti avendo pubblicato l'EP Dysfunctional nel 2020. Incuriosito dall'abbinamento quindi gli ho dato un ascolto e la reazione è stata tra il piacevole e il cringe. Gli alt. partono da un post metal molto incline all'accessibilità, sulla linea dei Dead Letter Circus, giusto per citare un'altra band australiana. Solo che quando la parte electro pop inizia a prevalere gli alt. sconfinano pericolosamente nel kitsch del nu metal.

  • Dopo la dissoluzione degli A Lot Like Birds alcuni dei componenti si sono impegnati in vari progetti (Royal Coda, Gold Necklace). Il fondatore di quel gruppo, il polistrumentista Micheal Franzino, si era dedicato finora a lavori di produzione e da qualche anno a quello che adesso si è rivelato il suo nuovo progetto, i Moxy The Band, formato con la sua fidanzata Amber DeLaRosa e Dryw Owens, con il quale nel 2015 aveva anche prodotto il suo debutto solista alone. The Cost è il primo singolo ad essere reso noto dal trio e nell'album di prossima pubblicazione tra gli ospiti ci saranno Yvette Young (violino) e un altro ex ALLB: Joseph Arrington alla batteria. Ovviamente il genere non è più il cervellotico experimental post hardcore degli ALLB, ma un levigatissimo e sofisticato synthpop abbastanza ben realizzato da accendere la curiosità per il resto.

  • Rimanendo in tema, il batterista Joseph Arrington ha preso parte al terzo album dei Secret Gardens, progetto del chitarrista Greg Almeida. Everbloom è un interessante studio e variante sul tema dello stile che fonde post rock, ambient e prog fusion sulla falsariga del patinato chitarrismo di Plini. "Variante sul tema" perché all'interno di ogni pezzo Almeida mette sul piatto timbri, colori e stili disparati che possono anche cozzare tra di loro, rendendo così lo sviluppo e il relativo punto d'approdo imprevedibile. Il grande apporto ritmico di Arrington (co-autore di quattro tracce) aggiunge un tocco di impagabile dinamismo ed in più c'è spazio pure per le ospitate di Brandon Ewing (Gold Necklace) alla chitarra su Coastal Cadence e di Andrew Wells (Eidola) alla voce nel brano Sunshower.

venerdì 5 agosto 2016

Sianvar - Stay Lost (2016)



Sianvar è una band che potremmo definire un supergruppo, nata da un collettivo di musicisti che ruota attorno al mondo del post hardcore progressivo nella scena indipendente americana, associati ad un nuovo sottogenere chiamato "swancore" che prende il nome dal chitarrista Will Swan e soprattutto dalla sua etichetta discografica Blue Swan Records che produce e realizza la maggior parte degli album collegati a questo sottogenere (un po' pretestuoso comunque). I membri dei Sianvar sono Donovan Melero (alla voce) dagli Hail the Sun, Will Swan (appunto) dei Dance Gavin Dance alla chitarra, Sergio Medina degli Stolas alla chitarra, Joseph Arrington e Michael Arrington (che qualcuno ricorderà anche come solista con il nome alone.) degli A Lot Like Birds alla batteria e al basso rispettivamente. I Sianvar avevano esordito ormai due anni fa con un omonimo EP dopo il quale il gruppo non aveva assicurato nulla per il futuro, lasciando il sodalizio in sospeso, dato che i cinque membri, comprensibilmente, erano impegnati nelle rispettive band. 

Quindi, con una specie di sorpresa, il progetto ha partorito un primo full length in uscita oggi dal titolo Stay Lost e con la cover art realizzata da Colin Frangicetto dei Circa Survive. Sebbene il termine supergruppo viene volentieri associato a band con membri famosi, i Sianvar questo appellativo se lo conquistano sul campo con un album che è una bomba e di gran lunga superiore a una qualsiasi uscita dei gruppi dai quali provengono originariamente. Nel senso più positivo del paragone, Stay Lost è un surrogato di The Mars Volta e Circa Survive e, se solo amate una di queste band, adorerete ciò che hanno tirato fuori i Sianvar come fosse un nuovo classico. Al suo interno ci sono delle idee e sonorità pazzesche a partire da BadRoots, imbellettata da ritmiche convulse e spore psych derivanti dal periodo The Bedlam in Goliath di Mars Volta, oppure i groove di pop sincopato di Coordinate Love che pare un inedito dei Dance Gavin Dance.

Non si pensi a Stay Lost come ad un album cervellotico, esso assume le forme sintetiche degli Hail the Sun e i chorus poderosi dei Circa Survive, senza tralasciare una continua ricerca che, in una media di durata di tre minuti e mezzo, porta i brani ad evoluzioni e avvitamenti continui. Concludendo, perché Stay Lost si eleva sopra i singoli progetti dei cinque musicisti? Per la sua inventiva, perché la sezione di Arrington e Franzino è un fuoco di fila bombardante e matematico come non se ne sentiva da tempo, perché Swan e Medina si integrano così bene tra loro, nei tanti registri di chitarra usati, da farli sembrare diluiti in un unico continuum e perché Melero ha raggiunto la maturità come performer vocale, nonostante il fardello di assomigliare moltissimo ad Anthony Green (ma quella, però, non è colpa sua).




martedì 30 giugno 2015

alone. - Somewhere In The Sierras (2015)


Somewhere In The Sierras è l'album con cui fa il suo esordio solista Michael Franzino, chitarrista e compositore negli A Lot Like Birds. Per realizzare questo suo progetto, Franzino ha creato una campagna IndieGoGo e, l'estate scorsa, si è isolato per due mesi dal mondo tra le montagne della Sierra Nevada e in completa solitudine ha scritto i dieci brani che compongono Somewhere in the Sierras. Quello che ne è venuto fuori è volutamente lontano, musicalmente parlando, dal prog hardcore degli A Lot Like Birds e si insinua in ambiti più prettamente post rock. Ma non si pensi a musica strumentale, Franzino, anzi, lavora sulla materia, sui tappeti di drammatici bordoni o su costruzioni di tensione sciolti solamente nel finale che sembrano composti per colonne sonore di film d'avanguardia e ci aggiunge matasse di voci in falsetto. "Operatico" o "cinematico" sono neologismi tradotti liberamente dall'inglese che potrebbero rendere l'idea del contenuto di Somewhere in the Sierras.

Così appare, ad esempio, il brano introduttivo A Scopare Ma Non Sentire (con una parte di testo in italiano) con voci a coro che si dipanano con carattere operistico. C'è sempre un sottile richiamo alla musica classica, sia quando sembra che ne siamo lontani nelle latitudini dell'elettronica Leave Me, sia nei toni dark e disturbanti delle ultime due tracce (quasi un "alternative traditional") You Are My Sunshine e Maternity Leave (Funeral March 28h). I brani più rassicuranti e riconcilianti con un alternative rock di qualità, Close Without Closure e Redundant, Redundant, sono cantati da Franzino in coppia con Danicka McClure che aggiunge una tocco di femminilità dream pop con interventi eterei e potenti (soprattutto nel bel finale della seconda). Il disegno di altri pezzi, come la stellare Please Try e More Fiend, appare contornato dalla stessa energia sognante di gruppi come From Indian Lakes, The Dear Hunter e Gates. Un album abbastanza vario nelle atmosfere quindi, che presenta Franzino come un artista da tenere d'occhio anche nelle vesti di solista.



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