lunedì 28 novembre 2011

Consigli per gli acquisti

Siamo a meno di un mese da Natale. Tempo di corsa ai regali, centri commerciali sovraffollati nel weekend, code, pacchetti, cofane e cofanetti. Allora anche altprogcore vuole fare la sua parte per quanto riguarda i consigli per fare o farvi un bel regalo. E magari comodamente seduti nella poltrona di casa vostra.

Ma voglio evitare di consigliare le maree di riedizioni uscite in questo periodo dedicate ad un solo album che miracolosamente viene moltiplcato in box quadrupli, sestupli o decupli. Meglio qualcosa di più genuino e meno speculativo come il box in edizione limitata Contain Us del Devin Townsend Project, dove sono racchiusi i quattro CD Addicted, Ki, Deconstruction e Ghost, più due CD di inediti e due DVD.


Oppure si può optare per The Practice of Everyday Life - Celebrating 40 Years of Recordings, box retrospettivo in otto CD della carriera del chitarrista Bill Nelson, partendo dalla sua prima band Be Bop Deluxe, poi i Red Noise, fino ai suoi lavori come solista.

Infine, se vi siete persi l'edizione limitata in vinile, è uscita questo mese la ristampa completa in CD di The Color Spectrum dei The Dear Hunter. Il box raccoglie tutti i nove EP in tre CD (36 brani in tutto) con in più un DVD con esibizioni live e qualche documentario sulla realizzazione del progetto.


venerdì 25 novembre 2011

Druckfarben - Druckfarben (2011)


Druckfarben è un quintetto canadese costituito da Phil Naro (voce), Ed Bernard ( chitarre, voce, violino, mandolino), William Hare (tastiere), Peter Murray (basso, voce) e Troy Feener (batteria). Il loro esordio è un saggio che, con virtuosismo e attitudine moderna, prende ad esempio tutte le principali caratteristiche dei gruppi progressive rock anni '70. Ci sono le tastiere barocche degli Emerson, Lake and Palmer, le chitarre e le polifonie degli Yes dell'era Close to the Edge, gli intermezzi contrappuntistici dei Gentle Giant.

Il livello esecutivo è naturalmente altissimo e l'album è abbastanza piacevole da poter fare la felicità di molti prog fan dei gruppi sopra citati. Comunque lo si può ascoltare qui sotto.



www.druckfarben.ca

giovedì 24 novembre 2011

Mirán - Karate EP (2011)



Dopo aver presentato tra le pagine di questo blog i 22, i Turns e i Rumble in Rhodos, ecco un'altra band norvegese (da Trondheim) da tenere d'occhio per il futuro. Si chiamano Mirán, sono un quintetto e suonano un post hardacore progressivo molto melodico. Karate, reso disponibile in download a maggio, è il loro primo EP. E' ancora un po' acerbo, ma fa intuire delle buone potenzialità per un eventuale CD d'esordio.


martedì 22 novembre 2011

CAMEMBERT - Schnörgl Attahk (2011)


A sentire Schnörgl Attahk, debutto della strepitosa band francese Camembert, si fa fatica a credere che sia un settetto. Il sound, così corposo, orchestrale e quasi barocco, della jazz fusion profusa in Schnörgl Attahk li fa sembrare come minimo una big band. Il formaggio francese elettrificato rappresentato nella cover (l'artwork e il booklet sono a cura di Paolo "Ske" Botta) richiama in musica solo in parte l'immaginario gonghiano. Dai Gong si può partire, ma i Camembert affrontano il viaggio musicale nelle lande canterburiane da soli, consci dei propri mezzi. Che sono notevoli naturalmente.

Stessa è la verve per il freak-concept che sta dietro all'album (storia di alieni, astronavi-formaggio e scienziati pazzi), stessa è l'importanza riservata agli strumenti percussivi che furono la peculiarità della fase Pierre Moerlen. Dopodiché il percorso è segnato in tutte le declinazioni jazz rock: dal funk all'r'n'b, fino ai ritmi latini di Santana. Oltre l'impianto tradizionale di chitarra, batteria e basso, la scelta vincente è proprio quella di dare risalto, insieme ad una sezione di fiati, a strumenti poco frequentati dal prog rock come lo xilfono, il vibrafono e addirittura l'arpa. Ne esce fuori un suono avventuroso e multiforme, con timbriche ben amalgamate e semplicemente meravigliose. Il tutto si insinua tra le pieghe di Frank Zappa fino - per rimanere in ambiente francofono - alle band Québécois degli anni '70 (penso a L'Orchestre Sympathique, agli Et Cetera e ai Maneige).

Sono presenti qui in nuova veste quasi tutte le composizioni dell'EP Clacosmique (2009) dal quale viene ripresa anche la verve. Una componente, quest'ultima, che dona a pezzi come Untung Untungan (con ospite Francesco Zago alla chitarra) e El Ruotuav Ed Sram un fluire spensierato, affidato ad una immaginazione esecutiva scanzonata e allo stesso tempo seriosa. E' un po' come se il leggero spirito canterburiano, che aleggia su tutto il lavoro, si incontrasse con il R.I.O. degli Henry Cow. Dato che si parla poi di spazio non potevano mancare accenni al jazz cosmico in salsa zeuhl nella surreale Le Meurtrier Volant, che si invola successivamente nelle lande dei Magma all'inizio della suite in cinque movimenti La Danse du Chameau. Anche se il risultato qui non vuole essere melodrammatico, ma quasi divertente. Alfieri di un jazz rock orchestrale oltremodo raffinato, i Camembert riescono a convincere immediatamente sin dall'esordio.

Camembert:

Pierre Wawrzyniak / bass, acoustic guitar, vocals
Vincent Sexauer / electric guitar
Philémon Walter / drums
Guillaume Gravelin / harp
Bertrand Eber / trumpet, didgeridoo, cowbell, vocals, whistle
Fabrice Toussaint / trombone, vibraphone, xylophone, percussion
Julien Travelletti / bass trombone, tuba
con:
Francesco Zago / electric guitar (3)

Tracks:

1. Infinicheese (1:35)
2. Clacos Zero (0:35)
3.Untung Untungan (11:13)
4. Clacos 1 : Notre Mere ? Tous (1:58)
5. El Ruotuav Ed Sram (8:16)
6. Clacos 2 : Die Experimente Von Dr Frankenschnoergl (0:48)
7. Le Meurtrier Volant (9:01)
8. La Danse du Chameau - Batifolade (Part1) (5:29)
9. Soif! (Part2) (1:17)
10. La Tempete De Sable (Part3) (4:51)
11. Reveries Lubriques (Part 4) (1:09)
12. The Final Run (Part5) (5:01)

www.myspace.com/camembert67

lunedì 21 novembre 2011

SKE - 1000 Autunni (2011)


"Ske" è lo pseudonimo dietro al quale si cela il tastierista Paolo Botta (già con Yugen e French TV) e questo 1000 Autunni è il suo esordio come solista e compositore. Un esordio a dir poco sorprendente per come è densa la sua varietà musicale, la perfetta esecuzione di materiale non certo semplice e la cura nei dettagli per gli arrangiamenti.

Botta dispiega in questa opera prima tutto il suo arsenale di tastiere vintage (Hammond, mellotron, Fender Rhodes, ecc.) e in ogni brano sembra voler affrontare un aspetto diverso del progressive rock, che sia Rock In Opposition, jazz canterburiano o prog sinfonico, dimostrando un'altissima autorevolezza in materia. Questa importante prima prova del tastierista è tenuta a battesimo da ospiti eccellenti come, tra gli altri, gli amici Yugen Francesco Zago, Valerio Cipollone e Maurizio Fasoli, oltre a Pierre Wawzryniak e Fabrice Toussaint dei francesi Camembert. La particolarità di 1000 Autunni è che esso non affronta la materia strumentale nei modi esoterici e avanguardisti degli Yugen, ma, sebbene ugualmente complessa nel suo insieme, diciamo che può risultare più facilmente assimilabile.

Il principio d'ispirazione dell'album risiede molto nel passato del progressive più raffinato e articolato, tra Hatfield and the North, Picchio dal Pozzo e Gentle Giant, ma anche in una band contemporanea come gli Änglagård, che dal passato del genere ha tratto linfa vitale. I pezzi procedono come un moasaico ineccepibile e sarebbe davvero un peccato citarne alcuni a scapito di altri, in quanto qui ci troviamo di fronte ad un lavoro perfettamente compiuto nel suo insieme. Basti pensare che le composizioni si sviluppano in modo imprevedibile, non solo attraverso cambi tematici, ma anche come tipologia musicale. Capita così di imbattersi, all'interno dello stesso pezzo, in passaggi di rock da camera, avant-garde, fusion e molto altro ancora. Le varie trame sono accostate assieme con tale gusto e maestria che, seppur imparentate ai gruppi prima citati, ne esce fuori una visione personale e assolutamente eclettica.

Il disco è suonato con mirabile perizia con Botta che si dimostra grande direttore musicale e abile arrangiatore. E' davvero un orgoglio oggi vantare tra le fila del progressive italiano (anche se preferirei dire musica italiana in generale) musicisti della sensibilità e del calibro di Paolo "Ske" Botta.



Per capire quanto è orchestralmente ricca la musica di Ske ecco l'elenco dei musicisti:

•Paolo Botta "Ske": composition, organs, electric pianos, synths, string machines and effects
•Fabio Ceriani "Ciro": sansula, percussions
•Valerio Cipollone: clarinet and saxophones
•Enrica Di Bastiano: harp
•Maurizio Fasoli: piano
•Elia Leon Mariani: violin
•Nicolas Nikolopoulos: flute
•Giuspeppe "Jos" Olvini: theremin, percussions, effects
•Roberta Pagani: voice
•Valerio Reina "Neth": voice
•Mattia Signò: drums
•Markus Stauss: saxophones
•Fabrice Toussaint: idiophones, trombone, percussions
•Pierre Wawrzyniak: bass
•Francesco Zago: acoustic and electric guitars

Tracks:

1.Fraguglie
2.Denti
3.Carta e Burro
4.Scrupoli
5.Delta
6.Scogli 1
7.Sotto Sotto
8.Mummia
9.Scogli 2
10.La nefazia di Multatuli
11.Scogli 3
12.Rassegnati

www.myspace.com/skegroup

domenica 20 novembre 2011

R.I.P. Moogy Klingman

Lo scorso 15 novembre, a causa di una aggressiva forma di cancro, è venuto a mancare Mark "Moogy" Klingman, tastierista che per molti anni è stato a fianco di Todd Rundgren in album leggendari come A Wizard, A True Star e Something/Anything, dove fu compresa la sua canzone Dust in the Wind. Klingman partecipò anche alla prima formazione degli Utopia. La stessa line-up si riunì all'inizio di questo anno per una serie di concerti benefici per aiutare Klingman. Purtroppo Moogy non ce l'ha fatta e lo voglio ricordare con due estratti da quei concerti.



mercoledì 16 novembre 2011

AA.VV. - Believers Roast presents The Central Element (2011)


Il 12 novembre si è svolto a Londra un festival molto particolare organizzato dalla label Believers Roast di Kavus Torabi (Knifeworld, Cardiacs, North Sea Radio Orchestra, Guapo). Questo festival ha avuto il pregio di riunire e presentare quanto di meglio ha da offrire l'underground progressive altrenative inglese. Alcuni tra i gruppi che vi hanno partecipato sono comparsi anche sulle pagine di questo blog (e vi consiglio di andarveli a riscoprire), tra i quali Knifeworld, Sanguine Hum, Thumpermonkey, Matt Stevens e The Monsoon Bassoon. Ma non voglio tralasciare William D. Drake, Redbus Noface, Stars In Battledress e tutti gli altri.

Per celebrare l'evento è appena uscita la compilation Believers Roast presents The Central Element, in un'edizione limitata a 500 copie, che contiene dei brani inediti (o perlomeno ancora inediti) degli artisti che hanno partecipato all'evento. Ci sono anche succose anticipazioni come Wheezyboy dei Thumpermonkey, che sarà contenuta nel nuovo album della band in uscita a febbraio, o la strumentale The Eternal Abyss (Excerpt) dei Sanguine Hum tratta dal loro prossimo lavoro previsto per il 2013. Un'altra perla è Siizdabedah dei Monsoon Bassoon - vecchia band di Torabi - che, a quanto riportato nei credits, sarà contenuta in un triplo box set retrospettivo di prossima pubblicazione.

La compilation è davvero ben curata ed è anche un buon modo per conoscere dei validissimi artisti ancora relegati purtroppo ad un seguito di mero culto, ma degnissimi di essere scoperti.

Tracklist:

Stars In Battledress: Fluent English
Knifeworld: In A Foreign Way
William D Drake: Bond Of The Herd
Thumpermonkey: Wheezyboy
Sanguine Hum: The Eternal Abyss (Excerpt)
Admirals Hard:Whip Jamboree
Arch Garrison: Six Feet Under Yeah
The Monsoon Bassoon: Siizdabedah
Matt Stevens: Peccadillo
Redbus Noface: Jack Blind Acid

www.thegenepool.co.uk/items/769.htm

lunedì 14 novembre 2011

Introducing Fjokra


Fjokra è una band, ma soprattutto una creatura del ventiduenne polistrumentista Fiachra Mac Oireachtai, irlandese trapiantato in Inghilterra, che nel 2010 organizza a Manchester il primo nucleo con Rory Malkin (chitarra) e Jessica Puppylion Slyrex Kangalee (voce).

Una volta ristabiliti a Londra, Fiachra completa la line-up per esibirsi dal vivo con Seb Juliussen (voce, laptop, samplers), Joe Grant (basso) e Sam White (batteria), anche se i brani registrati in studio sono suonati dal solo Fiachra con l'ausilio di qualche intervento vocale della Kangalee.

Le tante variazioni tematiche all'interno dei brani fanno in modo di imparentare la musica con una sorta di progressive rock atipico, ma, lasciando la descrizione alla band, saltano fuori i nomi di Queen, Mike Patton/Mr Bungle, Todd Rundgren, Prince con l'aggiunta di riff metal, groove latini e dubstep. Troppa carne al fuoco? Lo scopriremo il prossimo anno quando uscirà il loro CD d'esordio. Intanto possiamo ascoltare tre brani tra i quali la notevole Slyrex che è disponibile anche in download.










www.reverbnation.com/fjokra

venerdì 11 novembre 2011

Jazzkamikaze - Supersonic Revolutions (2010)


Un altro album dello scorso anno affiorato nella mia pila è questo dei danesi Jazzkamikaze. Musicalmente si può descrivere benissimo come un incrocio tra i conterranei Mew e i Reign of Kindo. Un pop rock con venature fusion progressive molto melodico e accattivante. Anche troppo in effetti.

Ho letto cose molto positive in giro e in gran parte concordo con esse, ma la musica dei Jazzkamikaze mi sembra molto mielosa e languida, con testi che non vanno molto più in là di una banale canzone d'amore.

Se siete curiosi potete ascoltarvi tutto l'album in streaming nel sito ufficiale www.jazzkamikaze.com . Ma se vi piace Supersonic Revolutions attenzione ad andare a ritroso nella loro discografia in quanto il loro stile si rifaceva ad un jazz più ortodosso.

Bring Back Spring by Rastapopulos

M.E.C. by Rastapopulos

mercoledì 9 novembre 2011

AFTER THE FLOOD - Progressive Rock 1976-2010


E' disponibile a questo indirizzo e su Amazon un'antologia dei miei due libri sul progressive rock, aggiornata e arricchita. Un'occasione per chi volesse averli entrambi in un unico libro.

Questo libro raccoglie in un unico tomo i due volumi Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008 (Lulu.com, 2009) e Il Progressive Rock nell'Era del Punk e della New Wave 1976-1989 (Lulu.com, 2011), ampliandoli con l'aggiunta di molte integrazioni e alcune foto.

After the Flood ripercorre quindi gli anni successivi all'epoca d'oro del progressive rock - e cioè i meno indagati a livello storico e bibliografico -, dall'avvento del punk fino al ritrovato interesse nei suoi confronti negli anni '90 e oltre, in un arco di tempo lungo 34 anni.



lunedì 7 novembre 2011

Pure Reason Revolution - Valour EP (2011)

Come saprete i Pure Reason Revolution affronteranno un ultimo tour prima di sciogliersi definitivamente. A corredo del loro finale di carriera hanno reso disponibile in download per un periodo limitato questo EP con l'inedito Tempest. Il prezzo è fissato da una politica di "paga quello che vuoi", nel senso che è chi compra che stabilisce quanto dare. Comunque sappiate che i proventi saranno dati in beneficenza alle associazioni War Child www.warchild.org.uk e The Royal British Legion www.britishlegion.org.uk. Il sito da cui potete scaricare l'EP è questo www.musicglue.net/purereasonrevolution e sotto potete ascoltare il brano inedito.

Tracklist:

1. Valour (Matt Lawrence mix)
2. Black Mourning (edit)
3. Tempest
4. Armistice (edit)
5. The Bright Ambassadors of Morning (Paul Northfield edit)
6. Gaudete



www.purereasonrevolution.co.uk

venerdì 4 novembre 2011

DISCIPLINE - To Shatter All Accord (2011)


Anche se titolari di soli due album in studio (arrivati a tre con questo) e molto meno conosciuti di altri loro colleghi, i Discipline vengono ritenuti uno dei principali gruppi di progressive rock degli anni ’90. Questo perché si dà il caso che uno dei due album in questione - Unfolded Like Staircase del 1997 - fu subito riconosciuto come una delle massime opere di quegli anni. Dopo questo exploit però la band si dissolse senza neanche il tempo di una prova ulteriore che potesse confermare la propria autorità in materia. Ci si dovette “accontentare” di due album solisti del leader Matthew Parmenter e qualche live che affiorava dagli archivi.

Il primo contatto con i Discipline lo ebbi molti anni fa ascoltando proprio la registrazione dal vivo della loro esibizione al ProgDay del 1995. Quando andai a cercare informazioni discografiche sul gruppo scoprii che, tra i cinque brani selezionati nel live, solo due erano stati effettivamente registrati anche in studio. Mi domandai allora perché il gruppo non aveva deciso per una resa in studio di alcuni pezzi validissimi come Circuitry e When the Walls Are Down. Più avanti ho scoperto che il repertorio dei Discipline era molto ampio e andava ben oltre la manciata di brani pubblicati nei due album ufficiali.

Quindi i fan di vecchia data, leggendo la tracklist, sapranno che To Shatter All Accord è per quasi la metà composto da brani che hanno sulle spalle almeno sedici anni. Fa un certo effetto quindi recensire un album che non è sicuramente una raccolta, ma non è neanche compilato da primizie. I Discipline, operando così, sfidano il tempo, facendo trovare finalmente spazio ad almeno tre vecchie composizioni (le altre due - Dead City e Rogue - sinceramente non so a quanto tempo fa risalgano), senza sottoporle a nuovi rimaneggiamenti, ma lasciandole del tutto invariate rispetto alle versioni originali. Il lungo letargo artistico comunque non ha pesato assolutamente su queste nuove/vecchie composizioni. La prova di To Shatter All Accord, portata a termine dalla line-up storica che vede Jon Preston Bouda alla chitarra, Matthew Kennedy al basso e Paul Dzendzel alla batteria, riesce a superare persino un pezzo di storia progressive come Unfolded Like Staircase.

Circuitry è fondamentalmente un blues rock riscaldato dal fuoco dei Led Zeppelin al quale viene aggiunto un organo genesisiano. La parte spettacolare però è l’intermezzo, infarcito di sax e tastiere provenienti direttamente dalla galassia Van der Graaf Generator. Il leader dei Discipline si è contraddistinto negli anni per essere stato uno degli autori che ha meglio introiettato nella propria poetica la lezione espressionista di Peter Hammill. La stima di Parmenter nei confronti del musicista inglese la ritroviamo puntualmente nel melodramma di When the Walls Are Down, brano interpretato con sentita passione, quasi come fosse un kammerspiel rock. La ritmata Dead City, che è il pezzo più breve del lavoro e trattiene un’atmosfera più distesa, funge quasi da break nella inesorabile instaurazione del caratteristico clima tetro che contraddistingue le suite dei Discipline. Poi tocca infatti al primo tour de force dell’album: When She Dreams She Dreams in Color avanza sinuosa e circospetta nella prima parte per poi esplodere nell’intermezzo. La lunga coda finale (già comparsa nel DVD Live 1995), che occupa più della metà del brano, si trascina lentamente su accordi reiterati, dando spazio ai solismi del mellotron e del violino elettrico.

Alla fine arriva il piatto principale. Quella Rogue capace di far venire l’acquolina in bocca ad un prog fan medio già nel leggere la sua durata. E non delude. Rogue non possiede propriamente i connotati di una suite divisa in movimenti, ma, come concezione, si avvicina di più ad un unico pezzo lungo 24 minuti. Certo, esso vive e si articola in più momenti, ma è tutto così ben collegato assieme che la divisione tra le parti scompare e diventa totalità. Rogue è un perfezionamento del catalogo delle lunghe pellegrinazioni hammilliane di Unfolded Like Staircase. Oltre a ciò è un saggio di poetica elegiaca alla Van der Graaf Generator dalla quale tenta di distaccarsi solo nell’estesa parte strumentale dove si innesca un crescendo psichedelico che raggiunge l’apice in un climax segnato dalla urlante voce trasfigurata di Parmenter. Impressionante. Un'opera notevole che non può mancare tra i CD dei fan di Genesis e Van der Graaf Generator.




Tracklist:
1. Circuitry (6:16)
2. When the Walls are Down (7:29)
3. Dead City (5:15)
4. When She Dreams She Dreams in Color (13:40)
5. Rogue (24:04)



http://www.strungoutrecords.com/