Si dice che nell'antichità, in India, i migliori produttori di tappeti che ne intrecciavano con abilità i molteplici fili, dando vita a fantastiche decorazioni, lasciassero l'ultimo filo libero, non intrecciato. Altrimenti il tappeto sarebbe stato troppo perfetto. Qualche volta vale la stessa regola nella vita di tutti i giorni. Quanto sarebbe stato bello poter vedere accanto a Roger Waters nel tour di
The Wall David Gilmour e Nick Mason ora che le vecchie ruggini sembrano sparite? E' vero, sarebbe stato bello, una perfezione assoluta, ma anche così è già stato straordinario.
Per quel che mi riguarda è stato il concerto della vita. Credo che difficilmente riuscirò a vedere uno spettacolo anche minimamente paragonabile a questo. Come si fa a raccontare un concerto come
The Wall? Semplicemente, non si può. E' un'esperienza che va vissuta in prima persona, perché
The Wall non è un concerto come tutti gli altri. Assistervi vuol dire partecipare in diretta all'esecuzione di un'opera d'arte multimediale. Musica, poesia, video, scenografie, coreografie tutto sincronizzato in un unico capolavoro di due ore. Non si può raccontare ed infatti non lo racconterò. Perché mi rendo conto che anche guardare il filmato che segue - oltretutto ufficiale - tratto dal concerto di Londra (e con Gilmour ospite alla chitarra) non rende comunque l'idea. Anche un'eventuale realizzazione in DVD credo sarebbe limitata, a meno di non suddividere lo schermo TV in diverse angolazioni di ripresa che danno la possibilità di potersi godere simultaneamente tutto ciò che succede nel palco e oltre.
Volevo solo far notare come ancora il progressive rock sia vittima di ostracismo e viaggi su un binario diverso rispetto al rock, diciamo, "tradizionale", pur parlando di una band multimilionaria come i Pink Floyd. Infatti sembra che l'evento musicale dell'anno non fosse abbastanza trendy per i giornalisti in generale e soprattutto per quelli di Repubblica che, nelle scorse settimane, nel loro sito web, avevano pompato fino alla noia i concerti italiani di Bruce Springsteen e Depeche Mode, con tanto di live tweets e cronaca minuto per minuto raccontata anche attraverso i partecipanti. E poi, ritornando nel nostro piccolo, ci chiediamo perché di certi artisti più meritevoli di altri non si parla mai. Si vede che ognuno ha i suoi cocchi.