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sabato 23 gennaio 2021

Introducing Grumble Bee

Prima di entrare come frontman nell'attuale formazione dei Lonely the Brave, Jack Bennett, una volta lasciati i PaperPlane, ha assunto il moniker di Grumble Bee come veicolo per realizzare esclusivamente musica da lui scritta e prodotta. E la cosa soprendente di Grumble Bee è proprio questa: dietro al nome da band non si celano altri musicisti, ma il solo Bennett che suona ogni strumento. 

Sapere ciò è abbastanza impressionante dato che non stiamo parlando di semplice pop rock, ma di canzoni arrangaite con un gusto quasi prog, ritmiche elaborate come nel recente post hardcore e sonorità elettroacustiche che possono ricollegarsi all'emo e al post grunge. Come Grumble Bee in passato Bennett ha supportato dal vivo Arcane Roots, Normandie, Brutus, gli show acustici di Ryan Key degli Yellowcard e, appunto, i Lonely the Brave che proprio attraverso questi show lo hanno preso in considerazione per assumerlo.

Tali collegamenti dovrebbero dare una vaga idea dello stile perseguito nei due EP prodotti finora a nome Grumble Bee, Disconnect (2016) e Everything Between (2018). Per Disconnect Bennett ha realizzato le pre-produzione nella sua casa di Walsden in Inghilterra, per poi volare a Portland agli Interlace Audio per registrare tutte le parti con il produttore Kris Crummett (Dance Gavin Dance, Emarosa, Issues, Night Verses). L'intero processo è durato più di 10 giorni e poi Crummett ha mixato e masterizzato l'intero EP in seguito.

Everything Between è stato invece prodotto dallo stesso Bennett al Lapwing Studio di sua proprietà e contiene nella prima metà quattro tracce interpretate come "full band", mentre nella seconda si trovano delle reinterpretazioni in chiave acustica di quattro brani già editi. A quanto pare il recente impegno con i Lonely the Brave non impedirà a Bennett di continuare il suo progetto solista, dichiarando che altro materiale è attualmente in lavorazione.

giovedì 21 gennaio 2021

Lonely the Brave - The Hope List (2021)

Il terzo album dei Lonely the Brave che porta la parola "speranza" nel titolo è nato in circostanze che chiamare turbolente sarebbe un eufemismo. Fiaccati nel 2018 dall'abbandono dello storico cantante David Jakes per motivi di salute mentale che non gli permettevano di continuare la vita stressante del musicista a tempo pieno, i Lonely the Brave hanno dovuto ricomporre i cocci di un colpo che avrebbe potuto portare alla prematura conclusione della loro carriera. Il non facile compito di rimpiazzare Jakes, la cui voce rappresentava quasi un marchio di fabbrica per i Lonely the Brave, è gravato sulle spalle di Jack Bennett, precedentemente impegnato nel proprio progetto solista Grumble Bee.

Forse, per reazione alle vicissitudini passate, ne è nato un album ottimista e brillante, che utilizza i tappeti anthemici post rock tipici del gruppo più per erigere chorus solenni che evocano grandi spazi, piuttosto che malinconici e crepuscolari inni alternative rock. Che i Lonely the Brave si fossero ben ripresi dal trauma è stato documentato e trasmesso con la forza impressa ai primi singoli Bound, Open Door e Bright Eyes che hanno anticipato l'uscita dell'album. Se la title-track e Your Heavy Heart sono pezzi più riflessivi che forse avrebbero giovato dell'intensa interpretazione della voce melodrammatica di Jakes, Chasing Knives e The Harrow, le quali riportano il fascio elettrico di chitarre in primo piano, sono sufficienti per trasmettere l'emotività sempre tesa alla ricerca di grandi spazi, come avveniva in passato.

Tutto sommato Bennett veste i panni di nuovo frontman con grande impegno e dignità e nel complesso The Hope List non abbassa l'asticella qualitativa conseguita dal gruppo, riuscendo ad operare positivamente in continuità dei precedenti Things Will Matter (2016) e The Day's War (2014), anche se con una flessione leggermente in tono minore riguardo la profondità emotiva impressa al primo e l'entusiasmo maestoso che permea il secondo.