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mercoledì 12 dicembre 2018
Atlas : Empire - The Stratosphere Beneath Our Feet (2018)
Dopo sei anni di carriera e tre EP alle spalle, gli scozzesi Atlas : Empire riescono finalmente a pubblicare il loro album d'esordio. Il preludio a The Stratosphere Beneath Our Feet fu posto addirittura tre anni or sono con The Stratosphere Beneath Our Feet Part 1: For The Satellite, EP dal quale gli Atlas : Empire vanno a ripescare due dei quattro brani presenti (Hostess e It's All in the Reflexes) e li riportano con una nuova incisione un nuovo arrangiamento. La procedura che caratterizza il prog hardcore degli Atals : Empire è una buona dose di malinconia epica tipica del post rock strumentale contemporaneo sulla quale il trio aggiunge parti vocali, ma si ha quasi la sensazione che i pezzi funzionerebbero anche autonomamente, senza l'apporto della voce, prova ne è la lunga suggestiva cavalcata spaziale The Entire History of You e parte della conclusiva Cenotaphs.
Naturalmente la cosa non interferisce con il prodotto finale, ma anzi aggiunge un tocco di drammaticità e un senso di completezza che contribuisce a percepire più chiaramente le dinamiche delle trame. Ci sono momenti che sfiorano il metal atmosferico (Hostess, As Yet Unwritten), altri più propriamente il post hardcore (The Moment We Were Exploding), ma sempre posti in una prospettiva progressive che non risparmia percorsi maggiormente contorti e involuti (The Year of the Four Emperors, Our Hands Part the Waves). In definitiva The Stratosphere Beneath Our Feet non va ad aggiungere molte novità per quanto già esplorato nei precedenti EP dagli Atlas : Empire, ma la si può considerare una dichiarazione di intenti per il futuro.
giovedì 21 dicembre 2017
Gli ultimi ascolti di dicembre
Avevo presentato gli scozzesi Atlas: Empire nel 2013 al tempo del loro secondo EP Somnus. The Stratosphere Beneath Our Feet Part 1: For The Satellites risale al 2015 e mi era sfuggito, ma è un EP da non perdere, un passo avanti in cui il post hardcore progressive del gruppo si fa più profondo con forti impulsi di Oceansize, Aereogramme e Biffy Clyro vecchia maniera. Il gruppo, i cui 2/4 fanno parte anche dei Dialects, sta attualmente preparando l'album d'esordio previsto per il prossimo anno.
Secondo EP dell'anno per il chitarrista dei Disperse Jakub Zytecki. Questo Ladder Head e il suo gemello Feather Bed, pubblicato in aprile, formano un ideale album unico che stilisticamente prosegue l'estetica di Foreword, terzo album in studio dei Disperse uscito ad inizio anno.
VAVÁ è lo pseudonimo usato dalla chitarrista e cantante Vanessa Wheeler che ha aperto i recenti concerti dei The Dear Hunter. The Other Side è il suo EP di esordio.
Cobalt Blue è un quintetto brasiliano che ha pubblicato il proprio primo album ad aprile ed è un'interessante rilettura dei canoni marsvoltiani in una chiave più blues e psichedelica, ma meno cervellotica.
The Venus De Melos è un duo formato da Mikhail Kokirtsev e Francisco Garcia i quali in questa uscita risalente al 2015 si dedicano ad un math prog rock in qualche inclinazione di nuovo debitore dei Mars Volta.
lunedì 12 maggio 2014
Altprogcore May discoveries
Gli Atlas:Empire finora hanno pubblicato due EP, di cui questo Somnus è l'ultimo in ordine di tempo, e a giugno saranno in tour con i F.O.E.S. La loro musica è fondamentalmente post rock, ma possiede delle digressioni veementi mutuate dal post hardcore.
www.facebook.com/atlasempire
Awning è un duo di folktronica composto da Jon Sheldrick e Luke Smith. Two Against Me è il loro esordio (dopo due EP) che, con le sue melodie eteree, sta in una via di mezzo tra Bon Iver e trip hop. Molto carino e distensivo.
www.facebook.com/awningmusic
Questa è una cosa un po' particolare: un album split per due one man band. Lucent e Say I Am in realtà non sono dei gruppi, due giovani amici che suonano musica ognuno per conto proprio nelle persone di Joseph Nicely e Sturvn Orstrorsk rispettivamente. Quest'ultimo ha anche un altro progetto di prog metal chiamato Coronado. Comunque, Lucid è molto simile al pazzo math rock dei Tera Melos, mentre Say I Am è un misto di prog metal, djent e math rock. Direi che entrambi hanno qualcosa di buono
www.facebook.com/LucentOH
www.facebook.com/sayimwhat
Dopo un EP di demo che aveva creato attesa nell'ambiente emo, l'esordio dei Somos direi che non tradisce le attese per chi è un estimatore del genere. Personalmente a me non piace molto la voce del cantante, ma è un dettaglio.
www.facebook.com/somosMA
Si auto descrivono come gli Yes suonati dai Meshuggah, ma dei primi non hanno Jon Anderson (nel senso che suonano musica strumentale) e non sono estremi come i secondi. I Body Bound contano tra le loro fila due ex membri dei Rolo Tomassi e suonano una specie di math metal un po' ripetitivo, ma comunque interessante.
I Matter suonano un post hardcore che ricorda un connubio tra Moving Mountains e Thrice. Sono tanto melodici e lirici nelle parti quiete, quanto incredibilmente caotici nelle parti aggressive. Una dicotomia che mostra due facce estremamente distanti. Ho storto il naso quando ho letto che i testi sono ispirati alle scritture del profeta Ezechiele e che nei ringraziamenti il primo nome a comparire è "King Jesus". Niente di male, ma mi viene difficile associare questo tipo di musica ad una christian band.
http://matterband.com/
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