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domenica 3 novembre 2024

Notes from the Edge of the Week #12

  • I Gladiolus sono una band australiana che ha deciso di esordire non con un EP ma con un imponente album di 73 minuti. Inertia presenta un solido prog metal che spazia dal melodico all'aggressivo, accompagnando tale scelta con l'alternanza di voci clean e harsh. Data la sua lunghezza, dentro ad Inertia si trovano le tante sfumature di metal che possono andare dall'atmosferico al djent, fino ad arrivare alla fusion con brani che quasi sempre presentano una durata estesa (ad esempio i due tour de force di oltre 10 minuti della title-track e di Flicker). I riferimenti possono essere rintracciati nei Tool, Karnivool e Opeth, però i Gladiolus sono abbastanza accorti da non risultare delle copie carbone senza guizzi. Album notevole, soprattutto nella seconda parte, se si ha la pazienza di arrivarci.  



  • i Häxa è il nome di un collettivo guidato dalla cantante Rebecca Need-Menear (del duo art rock Avanae e qui potete vederla in azione come backing vocalist di Martin Grech) e dal produttore Peter Miles (TesseracT, Martin Grech, Cestra, Architects, FIZZ). L'omonimo album che viene adesso realizzato nella sua interezza è la somma di quattro EP pubblicati durante il 2024 al cadere dei solstizi ed equinozi. Da questo indizio si capirà che anche il concept dietro al progetto è rilevante e la musica si indirizza verso un dark folk elettronico che richiama l'esoterismo e i rituali pagani degli Sleep Token, anche se musicalmente qui siamo dalle parti di una versione gotica e rarefatta di Julie Christmas e Marjana Semkina. A tratti sperimentale, a tratti art pop sofisticato e atmosferico, i Häxa è un esperimento abbastanza affascinante. 

 
  • Devo ammettere che non ero molto ansioso di ascoltare il nuovo album dei riuniti Beardfish anche perché, dopo averli scoperti, apprezzati e seguiti a partire da The Sane Day, da Mammoth in poi li ho visti perdersi in un manierismo ripetitivo che li aveva progressivamente intrappolati in una formula poco interessante. Songs for Beating Hearts invece li riporta ad una buona ispirazione, soprattutto nella prima parte con la suite Out in the Open


  • Uno dei tanti misteri delle dinamiche del mercato musicale è come mai gli Amarionette non godano di un pubblico più vasto. Non dico che debbano sfondare nel mainstream, ma il genere di musica accattivante che producono - una specie di post hardcore imbevuto di funk, nu soul, RnB, disco e synthwave - sembrerebbe fatto apposta per i tempi che stiamo vivendo, dominati da mode retro futuriste con un occhio ai social, dove in genere questi ibridi hanno un appeal privilegiato. C'è chi ha cavalcato questi crossover da molto meno tempo degli Amarionette ed è divenuto comunque più noto di loro. Il nuovo EP AMVIRI II non fa altro che ribadire il potenziale pop-core del gruppo. 

giovedì 26 maggio 2016

BIG BIG TRAIN - Folklore (2016)


I Big Big Train si sono sempre mostrati un gruppo in evoluzione, non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello della line-up. Guidati sempre dal duo Andy Poole e Gregory Spawton, ultimamente si sono compattati in un ottimo schieramento che vede David Langdon alla voce, Nick D'Virgilio alla batteria e l'ex XTC Dave Gregory alla chitarra, ma in occasione del primo concerto della band dopo tantissimi anni, tenuto nell'agosto 2014 negli studi Real World (e da poco pubblicato in Bluray con il titolo di Stone And Steele), si sono aggiunti alla formazione la violinista Rachel Hall e nientemeno che il band leader dei Beardfish, Rikard Sjöblom, facendo dei Big Big Train la sua seconda band a tutti gli effetti.

Quindi, è con questa ricca line-up che i Big Big Train sono arrivati, dopo una storia che dura ormai da cinque lustri, al nono album Folklore, a distanza di un anno dall'EP Wassail la cui title-track è qui contenuta. Ormai stabilizzati su un neo progressive sinfonico molto adulto che prosegue la vena degli ultimi tre lavori in studio, tra questi Folklore è forse l'album più raffinato, levigato e patinato a livello di arrangiamenti al punto che, se esistesse un corrispettivo dell'AOR per il progressive rock, esso ne sarebbe un degno rappresentante. Spiegando meglio, la nuova opera dei Big Big Train è una di quelle che ti puoi gustare, paradossalmente, con disimpegno, seduto sul tuo sofà con un bicchiere di brandy in una mano e un sigaro nell'altra, il caminetto acceso e un'atmosfera raccolta. Un prog della mezza età che si lascia ascoltare con piacere anche se non si è particolarmente dentro la materia, fatto di ballad malinconiche in forma di suite e belle armonie (Along the Ridgeway, Booklands), fanfare militari e echi di danze irlandesi. Probabilmente i fan dei Genesis lo adoreranno in passaggi come Salisbury Giant e Transit of Venus Across the Sun, ma un parallelismo che viene in mente con questo "nuovo" approccio pastorale e introverso, quasi cantautorale oserei dire, è quello con l'ultimo corso degli Echolyn.

I Big Big Train hanno incrementato l'uso di ottoni e archi, polifonie vocali e orchestrazioni, palesando velleità di provare anche cose nuove con il risultato di compilare una raccolta di brani a livelli di resa qualitativa altalenante. Ad esempio, l'ormai abusato ricorrere al folk irlandese, che ha stancato anche al di fuori del progressive rock, per dare un tocco di traditional, lascia un po' il tempo che trova sulla title-track, su Telling the Bees e su Wassail, consegnandole alla schiera non certo indimenticabile di tante altre prove simili all'interno del prog. Inoltre, i Big Big Train questa volta si vanno ad uniformare a quel prog sinfonico contemporaneo simile a Spock's Beard, Neal Morse e Transatlantic dove il citazionismo sonoro dei seventies costituisce la cifra stilistica più marcata, un vezzo evidente soprattutto su Winkie. Il respiro generale dell'opera è poi un po' viziato da una sensazione di omogeneità che ricade su arrangiamenti troppo studiati e freddi, simile ad una sorta di Steely Dan e Dire Straits ancora più macchinosi come accade nelle belle ma lambiccate arie di London Plane. I Big Big Train, a partire da The Difference Machine che aveva aperto un nuovo corso, erano riusciti a progredire su un fronte, se non originale, almeno personale. In questo caso si bloccano e la mia impressione è che, il pur bravo David Langdon che sta avendo sempre più spazio dal punto di vista di scrittura, li stia deviando su schemi progressivi più omologati.



 www.bigbigtrain.com

martedì 10 luglio 2012

I Beardfish annunciano "The Void" - nuovo album e tour con i Flying Colors


Il nuovo album degli svedesi Beardfish, dal titolo The Void, sarà pubblicato il 27 agosto e, a quanto pare, marcherà una svolta verso suoni più pesanti e dark. I Beardfish sono tra le migliori realtà del prog scandinavo grazie ad album imperdibili come The Sane Day e Sleeping in Traffic part 2, anche se l'ultimo Mammoth è stato alquanto deludente. Vedremo questo The Void quali sorprese ci porterà. Ecco il comunicato:

Only about 1 ½ years after the release of their last record "Mammoth", Beardfish are now back with a new masterpiece. "The Void" will be released on August 27th 2012 in Europe and on August 28th 2012 in the US via InsideOutMusic. It is darker, heavier and in some parts it even has a bit of a metal edge to it, while still incorporating all that Beardfish and their typical warm retro-sound stand for.

The band comments: "We went full-on with this one... We've had some trouble in the past to convey our live energy on the studio albums. This is the one that shines through, I think! It's an album about loss. It's about love. It celebrates both life and death and the struggle in between to heal the wounds that don't show and to actually take the step to move forward in life. We've been waiting to share these songs with all of you for a while now and we, Beardfish, are really proud to present to you 'The Void'"

Track Listing:

1 Intro (by Andy Tillison)
2 Voluntary Slavery
3 Turn To Gravel
4 They Whisper
5 This Matter Of Mine
6 Seventeen Again
7 Ludvig & Sverker
8 He Already Lives In You
9 Note
I. Note
II. Descending
III. The Void
IV. Note (reprise)
10 Where The Lights Are Low
Bonus Track:
11 Ludvig & Sverker Solo Piano Version

Beardfish will be suuporting Supergroup Flying Colors in September so you'll have the chance to witness their amazing energy live on stage. Here are the dates:

Tourdates (in support of Flying Colors):
September 9th - Hamburg, Germany - Markthalle
September10th - Berlin, Germany - C-Club
September 11th - Munich, Germany - Theaterfabrik
September 13th - Milan, Italy - Alcatraz
September 14th - Zurich, Switzerland - Volkshaus
September 15th - Stuttgart, Germany - Zapata
September 16th - Aschaffenburg, Germany - Colos-Saal
September 17th - Cologne, Germany - Gloria
September 19th - Paris, France - Le Trianon
September 20th - Tilburg, Holland - 013
September 21st - London, England - Shepherd's Bush Empire

Line Up:

Rikard Sjöblom - vocals, keyboards
David Zackrinsson - guitars
Robert Hansen - bass
Magnus Östgren - drums

Voluntary Slavery

giovedì 14 aprile 2011

Beardfish - "Destined Solitaire" live

Ecco un estratto dal bonus DVD contenuto nell'album Mammoth dei Beardfish che, per la cronaca, non è tra le cose migliori realizzate dal gruppo svedese. Comunque questa è la title-track del precedente lavoro:

venerdì 4 marzo 2011

Beardfish "Mammoth" + Paatos "Breathing"

Due gruppi svedesi di progressive rock, i Beardfish e i Paatos, escono a breve distanza con due opere abbastanza differenti tra loro: Mammoth (29 marzo) e Breathing (14 febbraio) rispettivamente. I due lavori potrebbero fungere da esempio su come possa oggi cambiare la prospettiva nell'approcciare il progressive rock: sinfonico, grandioso e con un pizzico di hard rock per i Beardfish e più diretto, ammiccante e disimpegnato per i Paatos.




Tracklist:
1. The Platform
2. And The Stone Said: If I Could Speak
3. Tightrope
4. Green Waves
5. Outside / Inside
6. Akakabotu
7. Without Saying Anything (feat. Ventriloquist)






Tracklist:
1) Gone
2) Fading Out
3) Shells
4) In That Room
5) Andrum
6) No More Rollercoaster
7) Breathing
8) Surrounded
9) Smärtan
10) Ploing My Friend
11) Precious
12) Over and Out

venerdì 17 luglio 2009

BEARDFISH - Destined Solitaire (2009)


Era da molto che non mi capitava di ascoltare un album di traboccante e puro prog così denso di idee e straripante di musica rock suonata da chi ha veramente capito lo spirito degli anni '70. La creatività dei Beardfish travalica infatti il progressive inglese e arriva alla psichedelia californiana della summer of love, alla sperimentazione senza confini - ma che non si prende troppo sul serio - di Frank Zappa e all'hard rock di Deep Purple e Led Zeppelin.

Con Destined Solitaire i Beardfish tornano con la solita pantagruelica abbondanza musicale e ineventiva. Awaken The Sleeping e Coup De Grace sono degli strumentali concepiti come una sinfonia per organo Hammond, strumento ormai amatissimo dal leader Rikard Sjöblom e che praticamente risalta su ogni pezzo, sia come solista sia come mero accompagnamento.

Until You Comply/Entropy è una piccola suite di quindici minuti che, in pratica, non ritorna mai su un tema già esposto e racchiude così tante variazioni che è impossible ricordarsele tutte. La title track è invece un concentrato di reminiscenze seventies suonata con un atteggiamento e trucchi decisamente moderni. Uno dei pezzi più notevoli - Stuff That Dreams Are Made Of - amalgama funk, soul e progressive in quella che ormai sembra diventata la formula dei Beardfish per accostare il retaggio della black music con il suono sinfonico e barocco del prog.

Tastiere bollenti, fughe improvvise, inaspettate melodie pianistiche e chitarre funkeggianti questo e tanto altro (pure troppo) si trova su Destined Solitaire. Un lavoro imponente e complesso, difficile da interiorizzare se non dopo ripetuti ascolti.

www.myspace.com/beardfishband

venerdì 19 dicembre 2008

2008 vs. 2009

Album preferiti del 2008

1.Cog - "Sharing Space"















Difficile trovare oggi un album così intenso, così ricco, denso e profondo sia nelle trame sonore, sia nelle liriche. Proprio per questi motivi necessita di molti ascolti e nonostante tutto potrebbe risultare indigesto. La voce di Flynn Gower è particolare e non a tutti può piacere, in più i Cog non sono nè troppo aggressivi per essere considerati metal, nè troppo complicati per convincere i proggers. Nella loro "terra di mezzo" hanno trovato comunque la via per un'opera strepitosa e trasversale.

2.Big Big Train - "English Boy Wonders"














Di loro ho già scritto su questo post.

3.Marillion - "Happiness is the Road - Vol. 1 & 2"














Credo che molti non saranno d'accordo, ma per me questo è il miglior album dei Marillion da quando è entrato in formazione Steve Hogarth. Un lavoro che trasuda un'onestà artistica ed intellettuale da ammirare incondizionatamente. Dal suo esaurimento nervoso post tour Hogarth ha tirato fuori la sua "essenza" e l'ha utilizzata per scrivere dei testi coinvolgenti. Come quello della title-track che racconta con dovizia il suo incontro con un dottore olandese che, al posto dei medicinali, gli consiglia di leggere "Il Potere di Adesso" di Eckhart Tolle.
La felicità non è alla fine della strada - La felicità E' la strada!

4.Beardfish - "Sleeping in Traffic: Part Two"














Fresco e divertente pur richiamando il passato del progressive, ma soprattutto il rock più classico. L'onnipresente organo Hammond crea delle atmosfere calde e coinvolgenti. Jazz, soul, funk si inseguono all'ombra di Frank Zappa e il rock fantasioso degli echolyn e dei Phish si unisce in una girandola vulcanica.
I Beardfish stanno diventando il miglior gruppo prog scandinavo, o forse lo sono già...

Attesi nel 2009

Echolyn
Oceansize
Dredg
- 24/03/09

Scott Matthews
Pure Reason Revolution
- "Amor Vincit Omnia" 09/03/09
(nota: da ciò che è trapelato mi aspetto una delusione)
Mew
Fields
Kevin Gilbert
The Dear Hunter

Sucioperro - "Pain Agency"