mercoledì 19 dicembre 2018

ALTPROGCORE BEST OF 2018


Una volta c'erano radio e TV a conformare i gusti musicali, a trasmettere sempre la stessa musica e la curiosità dell'ascoltatore era spesso limitata a ciò che gli veniva passivamente offerto. Il web, attraverso la sua infinita proposta, avrebbe potuto fare la differenza, però anche questo mezzo necessita di uno sforzo da parte dell'utente per ricercare l'artista più elusivo che possa in qualche modo entrare nella sua orbita di gradimento. Mi ritrovo così ancora una volta a constatare come molte delle top 50 (già compilate come sempre ingiustificatamente a fine novembre) di siti musicali che si professano alternativi, contengano al loro interno sempre gli stessi nomi. È vero, è successo anche in passato, ma mai come quest'anno sono rimasto colpito con sconcerto da questo dato, poiché sono scelte uniformi che alla fine penalizzano la varietà.

Fortunatamente è uscita tanta buona musica nel 2018 e alcuni nomi li ritroverete anche qui, ma la maggior parte sono sempre dettati dal loro valore effettivo e non dall'hype del momento. Anche perché fin da quando esiste altprogcore la linea è stata di non limitare la lista annuale al solo genere progressive, come ci si aspetterebbe da un sito di settore, ma di ampliarla a qualsiasi uscita degna di nota, indipendentemente dal genere.

Tra le varie liste annuali compilate durante questi dieci anni di vita di altprogcore penso che la seguente sia la più personale, non a livello di gusto, ma per ciò che ha riguardato il legame che si è instaurato tra musica e le importanti esperienze vissute in questi dodici mesi. Detto ciò, visto anche la quantità di ascolti, ho deciso di ampliare la lista da top 40 a top 50, proprio come fanno quelli seri. Buon ascolto e buone scoperte, ci risentiamo inevitabilmente il prossimo anno per il doppio appuntamento con la classica lista del 2019 e quella inerente a tutto il decennio, per il quale si prevede un finale con il botto, visto che tre band storiche come Tool, Dredg e Karnivool pare faranno il loro atteso ritorno.



#50.Arc Iris
Icon of Ego
Terzo album degli Arc Iris, Icon of Ego è una perfetta sintesi di prog e pop che conduce a quell'ibrido art rock barocco carico di un bel po' di sfumature e accorgimenti al fine di rendere la musica più corposa e densa, da trattenere sia un legame con le tecnologie moderne sia nel preservare un alone vintage che richiama il passato.


#49.Bend Sinister
Foolish Games
Come confezionare del power pop rock di gran gusto senza apparire scontati.



#48.Thrice 
Palms
Palms forse non è il miglior album dei Thrice, qualche calo di ispirazione si riscontra, ma nei momenti in cui sono in forma difficile batterli in intensità e il loro post grunge diventa sempre una certezza.



#47.VAK
Budo
Quartetto francese composto da Vladimir Mejstelman (batteria), Joël Crouzet (basso), Alex Michaan (tastiere) Aurélie Saintecroix (voce) i VAK con Budo producono un lucidissimo compendio di zeuhl fusion racchiuso in tre lunghe suite che pulsano di umori conterburiani, RIO e jazz.




 #46.Sanguine Hum
Now We Have Power
La musica dei Sanguine Hum è una perfetta allegoria del concept su cui si basano i testi: ad un primo contatto sembra qualcosa di semplice e disimpegnato, invece il doveroso ascolto multiplo ne rivela tutta la sua complessa natura fatta di arrangiamenti stratificati e puntigliosi, che a partire dal pop e dall'art rock vi aggiungono spezie fusion e orchestrali, fino a comporre un mosaico post prog tra il canterburiano e lo zappiano, unendosi in un sound pacato e gentile che parla un linguaggio prog molto erudito. 



#45.Snail Mail 
Lush
Snail Mail è il nome scelto da Lindsey Jordan per il suo progetto, il quale dopo due EP arriva all'esordio con Lush. Giovanissima, forse un po' di ingenuità, ma il suo disco è un piccolo gioiello indie rock con canzoni malinconiche quanto una ballata midwest emo.




#44.Monobody
Raytracing
Ascoltando i Monobody, per quanto uno possa conoscere jazz, fusion, math rock e progressive rock, non si può che rimanere affascinati per come il quintetto di Chicago riesca così efficacemente ad unire in modo naturale le principali peculiarità che caratterizzano ognuno dei suddetti generi. Dalle sei tracce contenute in Raytracing emerge una volontà, se non di rinnovarsi, di aggiungere altri colori alla formula che aveva reso così affascinante l'omonimo esordio datato 2015.




#43.Author 
IIFOIIC
Il secondo album degli Author IIFOIIC o Is It Far Or It It Close è uno dei più interessanti lavori electro-art-pop dell'anno, sulla scia di apprezzate band come Mutemath e Rare Futures.



#42.Spirit Fingers
Spirit Fingers
Inizialmente chiamato Polyrhythmic, gli Spirit Fingers sono un quartetto di virtuosi jazzisti messo insieme dal pianista Greg Spero insieme al bassista Hadrien Feraud, al batterista Mike Mitchell e al chitarrista italiano Dario Chiazzolino. Spirit Fingers dovrebbe essere visto come un importante tassello del nuovo jazz contemporaneo: contiene tutto ciò che hanno offerto sinora nomi celebrati che lo affrontano su differenti prospettive come Tigran Hamasyan o GoGo Penguin e anche di più. 



#41.Dream the Electric Sleep
The Giants' Newground
Non propriamente un nuovo album, ma la prima registrazione della band rimasta nel cassetto. I DTES sanno scrivere un buon hard prog di stampo americano che ricorda talvolta i Rush e questo "lost album" aggiunge qualche piccola gemma al repertorio dellla band come We'll See, The Stage e Balck Ink.



#40.Cyclamen
 Amida 
Prima di Amida a caratterizzare i Cyclamen era un estremo thrash metal che adesso viene abbandonato completamente in favore di un math rock che si apposta al confine tra venature pop malinconiche e girandole soniche post rock. 



#39.Not a Good Sign
 Icebound 
Il terzo album in studio dei Not a Good Sign si immerge in spazi multiformi tipici del prog e lo fa con lucidità nel mantenere legami tanto con il presente quanto con il passato del genere, pur utilizzando timbriche strumentali ormai consolidate all’interno del progressive rock, queste si discostano da qualsiasi sterile paragone e creano una miscela esplosiva e personale.




#38.North Atlantic Oscillation
Grind Show
Con Grind Show Sam Haley lascia da parte le velleità pop, per così dire, e si concentra nello sviluppare gli aspetti più interessanti portati avanti dai NAO, producendo il lavoro meno immediato della loro carriera. Catalogati come post progressive, incentivati in questo anche dalla loro ex appartenenza alla scuderia Kscope, i NAO sono sempre stati a cavallo stilisticamente tra art rock ed electro pop, ma in questo nuovo lavoro Haley è riuscito a sviscerare al meglio la natura e lo scopo estetico della sua creatura. Le fondamenta sulle quali i brani sono costruiti rimangono quelli legati ad un'elettronica che prende le mosse dal minimalismo e dall'ambient, ma in questo caso l'assemblaggio che ne viene fuori, attraverso arrangiamenti più coraggiosi e sperimentali, supera le premesse degli album precedenti e si accosta alle moderne deviazioni di pop d'avanguardia alla Bon Iver e Radiohead.



#37.Field Music
 Open Here
I fratelli Peter e David Brewis si sono sempre dedicati al pop rock come degli artigiani indipendenti che lavorano con amore e dedizione per intagliare ricche sfumature barocche in melodie intelligenti sostenute da musiche che hanno toccato di volta in volta il post punk, l'art rock, la synthwave il chamber pop, il minimalismo e il funk. Open Here è l'album più variegato dei Field Music in quanto ad approccio musicale, provato da tentativi di aggiungere al proprio spettro stilistico qualche elemento in più come una sezione di fiati e un quartetto d'archi ad arricchire spessore e prospettiva alle quadrature barockeggianti del duo.




#36.Good Tiger
We Will All Be Gone 
We Will All Be Gone è il secondo album prodotto dai Good Tiger e presenta una direzione maggiormente definita, delle progressioni calibrate che permettono al gruppo di lavorare ottimamente su due fronti: quello melodico - tanto da permettere chorus piuttosto contagiosi e sembrare una versione più accessibile dei Circa Survive - e quello ricercato che mette in campo la qualità tecnica del quintetto.




#35.Emma Ruth Rundle
On Dark Horses
On Dark Horses è forse l'album migliore di Emma Ruth Rundle e trasmette un profondo impatto emotivo ricorrendo agli estetismi del blackgaze, tramite bordoni elettrici di chitarre sporche e polverose, mitigati però da ingenti dosi di psichedelia mutuata da un dreampop dall'aspetto gotico, partendo da radici blues/folk e proiettandosi in una zona sonora onirica e trascendentale.




#34.Kawri's Whisper
Belle Epoque
Nati nel 2011 a San Pietroburgo, i Kawri's Whisper firmano il loro primo album con Belle Epoque dopo aver pubblicato due EP e alcuni singoli in passato. I nomi ai quali si sono affiancati come supporto nelle decine di concerti tenuti nel proprio Paese - 65daysofstatic, Tangled Hair, Tera Melos, Tides From Nebula - credo possano indicare più che sufficientemente in quale categoria vada ad inserirsi il gruppo. Comunque sia, in questo esordio post rock intriso di math rock, i Kawri's Whisper sanno essere originali, non ripetendo a vuoto gli insegnamenti dei colleghi ed evitando con cura tutti i luoghi comuni del genere sui quali si può inciampare.




#33.Typhoon
Offerings
A cinque anni dall'apprezzato White Lighter l'ensemble post rock/orchestral indie dei Typhoon con Offerings produce quello che sembra il loro progetto più ambizioso: un concept album di 70 minuti che racconta la storia di un uomo che perde progressivamente la memoria aperto da una sorta di suite di venti minuti formata dalle prime quattro tracce. Ma dentro ci si trova molto altro.



#32.Von Citizen
 Sentience
Sentience è l'album d'esordio dei Von Citizen, quintetto proveniente dalla Cina che suona un insospettabile ottimo djent che si unisce alla fusion nello spirito di Plini, Sithu Aye e Intervals. Ma i Von Citizen hanno il pregio di sommare i vari ingredienti di prog metal, ambient e fusion, facendoli lavorare in una ricetta che esalta sia la melodia armonica degli accordi sia i virtuosismi chitarristici. In pratica su Sentience si rintraccia quella scintilla che era in grado di elevare gli indimenticati Exivious di Liminal a indiscussi maestri del metal fusion.




#31.Hidden Hospitals
LIARS 
Liars sposta la direzione sonora degli Hidden Hospitals in quanto il gruppo si è ridotto a trio, riducendo quindi l'apporto della chitarra in favore di synth, suoni e beat elettronici derivati quasi dalla glitch music. David Raymond sa ancora scrivere brani incisivi e brevi dal forte impatto, ma la sensazione è che ancora debba prendere coscienza dell possibilità offerte dalla nuova direzione.




#30.Delta Sleep
Ghost City
Se con l'esordio Twin Galaxies i Delta Sleep mostravano ancora delle lacune stilstiche, mancando di sostanza e convinzione quasi apparendo come un math rock spersonalizzato, generico con la conseguenza di lasciare un ricordo volatile, i brani all'interno di Ghost City mostrano una spiccata maturità, più forza e identità.




#29.PinioL
Bran Coucou
I due gruppi francesi di estrazione ultra sperimentale PoiL e ni si sono fusi insieme per dare vita ad un'unica entità chiamata PinioL e portare alla massima potenza le loro esperienze jazzcore, math rock e avant-garde in quello che è un debutto al fulmicotone. Insieme la band forma un settetto che raddoppia alcuni strumenti (abbiamo due batterie, due bassi, due chitarre e una tastiera) e grazie a tale espediente si destreggia in un'incredibile e irregolare selva ritmica che si dipana in prodigiose evoluzioni math fusion e irriverenti echi di zeuhl e art rock dadista. E mentre i King Crimson continuano a fare solo concerti c'è chi fa dischi giganteschi in loro vece.




#28.Skyharbor
Sunshine Dust
Un lavoro dalla storia lunga e travagliata che inevitabilmente si è riflessa sul prodotto finale non sempre all'altezza delle aspettative. Comunque tra alti e bassi al suo interno risaltano pezzi importanti come Blind SideSynthetic Hands, Menace e Out of Time.




#27.Vitamin Sun
For You, Out Of You
Giovane quartetto di Boston, i Vitamin Sun sono un ottimo esempio di come ormai venga percepito il progressive rock dalle nuove leve americane. Praticamente il passato dei gloriosi anni '70 è come se non fosse mai esistito e qui le influenze inedite che vanno a decorare intricate trame sono l'indie, il math rock, il midwest emo e un po' di jazz. Il nuovo album For You, Out of You, che arriva dopo un full length e due EP, offre delle chicche come Backwards Dog, Burgundy e Something Very Else.



#26.JYOCHO
美しい終末サイクル
Il chitarrista Daijiro Nakagawa ha già ampiamente dimostrato in pasato di essere tra i migliori autori di math rock, il primo album dei JYOCHO non fa che confermarlo.




#25.Night Verses
From the Gallery of Sleep
Dopo avere dato un po' di ossigeno alla scena post hardcore con l'osannato album del 2016 Into the Vanishing Light, i Night Verses hanno perso a fine 2017 il fondamentale apporto del vocalist Douglas Robinson che tanto aveva caratterizzato il loro sound. Un colpo che avrebbe messo in crisi chiunque altro, ma i tre membri rimasti Nick DePirro (chitarra), Reilly Herrera (basso) e Aric Improta (batteria) si sono rimboccati le maniche senza neanche pensarci e si reinventano un sound tra post metal bellico e psichedelia con partiture math rock che si insinuano tra l'estatica visione ancestrale dei Tool e Pink Floyd e l'aggressività post hardcore 2.0.




#24.Lucy Swann
Blue, Indigo, Violet and Death
Lucy Swann è una musicista inglese, ma norvegese d’adozione, che ho scoperto grazie ad un tweet di apprezzamento da parte di Jakko Jakszyk. Blue, Indigo, Violet and Death è il suo secondo album dalle qualità eclettiche e contraddittorie dai toni chiaroscuri, ma altrettanto ornati da sfumature differenti. Lucy ci guida in quella zona di confine tra avanguardia e new wave frequentata nel decennio ottantiano da David Sylvian e dai King Crimson e vi aggiunge quel gusto sonico di stupire l'ascoltatore con ambivalenti sentimenti di dolcezza e aggressività, ricollegandosi ai contrasti emotivi e idiosincratici dei Bent Knee, ma Lucy Swann ne rappresenta un differente aspetto e la sua personalità di cantautrice emerge con forza: un frammento prezioso del miglior modo di concepire e intendere l'art pop.




#23.Slow Crush
Aurora
Il giovanissimo gruppo che ha iniziato il suo cammino nel marzo del 2017 al debutto con Aurora firma una delle più convincenti e appassionate dichiarazioni d'amore per lo shoegaze nella sua vera essenza naturale, ovvero al suo apice compreso tra ultimi anni '80 e primissimi anni '90, quando a farla da padroni erano i My Bloody Valentine in primis, poi Swervedriver, Slowdive, Cocteau Twins e All About Eve.



#22.Arc Iris
Foggy Lullaby
Come rileggere un album storico come Blue di Joni Mitchell con grazia e buon gusto, gli Arc Iris non temono la sfida e si avventurano in una epopea prog pop che stravolge l'originale acustico e lo riarrangia con tastiere e sintetizzatori dallo spirito moderno.




#21.Visitors
Crest
Crest è un tour de force da gustare tutto d'un fiato con pezzi dalle dinamiche massicciamente complesse ed estreme e, oltre a questo, un lavoro perfettamente compiuto nell'interazione contrastante tra le interazioni vocali harsh e clean. I Visitors partono da tutto ciò che è stato lasciato all'eredità di questi anni in campo prog hardcore (che siano i The Mars Volta o i Sianvar) e lo sfruttano per andare ad inerpicarsi su territori personali, incentivando visioni psichedeliche, acide e post metal anziché involute digressioni math rock.




#20.Weedpecker
III
In un’epoca in cui la contaminazione disgrega ogni confine era inevitabile che anche lo stoner rock si aprisse nuovi spazi dove continuare il proprio trip e sembra aver trovato un luogo confortevole accanto al prog e alla psichedelia. Dopo gli Elder anche i Weedpecker trovano il modo di risollevare lo stoner rock grazie a contaminazioni lisergiche che lo rendono ancora più spaziale.




#19.Tides Of Man
Every Nothing
Secondo album senza un cantante, i Tides of Man si sono ormai trasformati in una matura macchina di suggestivo post rock e Every Nothing è il loro capolavoro.




#18.HAGO
HAGO
Supergruppo formato dalla sezione ritmica degli israeliani Anakdota Guy Bernfeld (basso) e Yogev Gabay (batteria) e dal chitarrista dei Distorted Harmony Yoel Genin. HAGO è una bellissima e ricca panoramica sul progressive metal fusion strumentale che, da un lato si espande e accoglie il crossover con altri stili esotici in continuità con quanto fatto in precedenza dai Thank You Scientist, mentre dall'altro impone delle ampie digressioni più sperimentali e jazz sulla scia di veri fuoriclasse coevi come Nova Collective e Stimpy Lockjaw.





#17.Omhouse
Eye to Eye
Se il pop fuori dagli schemi abituali di XTC e Field Music vi appassiona, nell'esordio degli Omhouse troverete molti spunti di ascolto per un intelligente uso di melodie e arrangiamenti inusuali.





#16.The Intersphere
The Grand Delusion
Con il quarto album The Grand Delusion i tedeschi The Intersphere consegnano un solidissimo attestato, un grande senso melodico e produttivo con in più il gusto per variazioni armoniche inconsuete. Ho conosciuto il gruppo con questo album ed andando a ritroso nella loro discografia ho scoperto quanto siano validi e sottovalutati i lavori precedenti. Nel loro mostrarsi accessibili e diretti, gli Intersphere agiscono però sulla scrittura da math rock alternativo a più livelli, cercando sempre la svolta armonica meno scontata. 




#15.Miles Paralysis
Miles Paralysis
Miles Paralysis è la collaborazione tra Jon Markson (Taking Meds) e Alex Litinski (AM Overcast) e mette a fuoco la loro prospettiva unica nell'affrontare il math rock attraverso composizioni come al solito brevi, ma incisive, che esaltano la sensibilità pop dei due, sempre attenti a preservare intricati percorsi strutturali estremamente orecchiabili.




#14.Hypophora
DOUSE
Douse è l'esordio degli Hypophora ed è un perfetto impasto di propulsioni funk, fusion e blues suonati con la potenza del post hardcore e del math rock rifiniti dalla passionale voce di Katie McConnell. Un mix esplosivo di rock viscerale e primordiale, ma suonato con il cervello. A parte sembrare una versione al femminile dei Black Peaks che incontrano i Mals Totem, gli Hypophora riescono ad infondere una prospettiva avventurosa e multitematica a pezzi pesanti come macigni.




#13.Matt Calvert
Typewritten
Matt Calvert, chitarrista dei Three Trapped Tigers, lascia da parte la strumentazione elettronica e impugna la chitarra acustica, mettendola al servizio di un piccolo ensemble da camera e dimostra che comporre math rock acustico dal sapore classico contemporaneo è possibile. Suggestivo e ispirato.




#12.Perfect Beings
Vier
Una specie di concept album contenente quattro suite che spaziano tra vari generi come jazz, classica, avant-garde senza mai ricadere nei cliché del neo prog sinfonico. Quindi un lavoro coraggioso che non teme di risultare completamente fuori moda ma che, a differenza del prog sempre fuori moda, sa ricongiungersi con un'idea moderna della musica.




#11.Vennart
To Cure A Blizzard Upon A Plastic Sea
Quando sei un ex Oceansize è difficile sbagliare un colpo e con il secondo album da solista Mike Vennart ci ricorda che cosa vuol dire fare del buon prog rock sperimentale.



#10.Azusa
Heavy Yoke
Il primo album del supergruppo creato da ex membri di Extol, The Dillinger Escape Plan e Sea+Air è un ininterrotto e frenetico assalto metallico colmo di sorprese, svolte e contrasti atmosferici, dove gli strumenti sono spinti al limite dello spasmo mathcore e la versatile voce di Eleni Zafiriadou si piega bene ai bisogni ora aggressivi (scream) ora melodici (clean).




#9.Foxing
Nearer My God
Nearer My God è un lavoro di immane densità. I Foxing ci mettono dentro di tutto: i Radiohead, i Brand New, Everything Everything, Bon Iver, ma mescolano le carte in modo che ogni brano possieda una parte del quadro generale. Più che art rock verrebbe da dire emocore barocco.




#8.Now, Now
Saved
Dopo un lungo periodo di pausa, i Now, Now abbandonano l'indie rock dell'esordio, cambiano stile e pubblicano il miglior album electropop dell'anno. Ogni canzone ha qualcosa che si fa ricordare, i chorus gradevolissimi e non scontati: MJ, Yours, Set It Free e Can't Help Myself sono praticamente perfette. Tutto sembra facilmente costruito, ma gli arrangiamenti denotano gusto e perizia.




#7.Blanko Basnet
Ocean Meets the Animal
I Blanko Basnet spaziano tra canzoni di folktronica e piccoli riff prog fatti di arpeggi sincopati, ma Ocean Meets the Animal contiene piccoli intarsi dal gusto minimale, psichedelico e malinconico che si sposano in un'atmosfera avvolgente. Un album che mi ha trasmesso molto e ho amato profondamente.




#6.Lines in the Sky
Beacon
Beacon è il terzo album dei Lines in the Sky e anche quello con cui ho scoperto la band. Ho passato l'estate ad ascoltare tutta la loro discografia e anche i due lavori precedenti Hilasterion e Parallel Travel sono impeccabili nel coniugare un'idea di prog metal molto accessibile e tecnica strumentale in linea con Rush e Enchant. I Lines in the Sky meritano assolutamente una vetrina che li faccia conoscere ad un più vasto pubblico e per ora rimangono il segreto meglio custodito del progressive rock.




#5.Aviations
The Light Years
Grande sfoggio di tecnica e melodia in un album che è djent, ma privo dei suoi elementi più estremi dato che gli Aviations sanno aggiungere anche disinvolti spazi fusion.




#4.Low
Double Negative
I Low registrano delle canzoni e poi le infettano con virus audio e frequenze disturbanti, trasfigurandole fino a renderle materia aliena irriconoscibile. Un trattato di arte contemporanea messo in musica, coraggioso e perfettamente compiuto.




#3.Kindo
Happy However After
La svolta dei The Reign of Kindo è un upgrade di funk, disco, ritmiche sudamericane e fusion, non perdendo di vista le svolte tematiche e altri trucchi del prog. Non saremo ai livelli del primo album, ma Happy However After reinventa il sound della band in modo clamoroso.




#2.Thumpermonkey
 Make Me Young, etc.
E ora...qualcosa di completamente diverso. I Thumpermonkey stupiscono non cambiando direzione, ma mostrandoci un lato differente della loro musica. Non più le abarsive atmosfere di Sleep Furiously, ma un album piano-centrico, quasi orchestrale. Le tensioni hardcore rimangono sottilmente velate e di nuovo la band ci mostra il suo modo persoanle di intendere il prog: i Thumpermonkey non vogliono paragoni. Non ci sono Steven Wilson, Opeth, Haken, Dream Theater che tengano, così dovrebbe suonare il progressive rock nel 2020.




#1.Hopesfall
Arbiter
Dopo undici anni di assenza Arbiter ci restituisce una band diversa, per gli Hopesfall anche parlare di maturazione è restrittivo in quanto non hanno seguito un percorso lineare a causa del loro stop forzato. Arbiter è quindi un salto quantico verso nuovi orizzonti e un'evoluzione all'ennesima potenza non solo del loro sound, ma anche del loro metodo compositivo, un album destinato a diventare una pietra d'angolo per tutto il post hardcore. Rimanendo fedele al genere, negli tempo trascorso il materiale degli Hopesfall ha avuto modo di fermentare come un buon vino, rendendo più adulto e ricercato il proprio stilema arricchito da un retrogusto composto da più sapori che hanno assorbito nel sound elementi stilistici esterni come space rock, stoner, prog, emo e molto altro ancora. Le stratificazioni che si accumulano, i riverberi e le distorsioni concorrono a creare un ricco paesaggio sonoro nel quale immergersi tanto che si può azzardare un parallelismo: Arbiter rappresenta per il post hardcore ciò che Superunknown ha rappresentato per il grunge.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

"per il quale si prevede un finale con il botto, visto che tre band storiche come Tool, Dredg e Karnivool pare faranno il loro atteso ritorno."
Tanta roba, tra l'altro una delle 3 band è anche la mia preferita in asssoluto :)

Classifica strepitosa Lorenzo, molti li ho e condivido in pieno, altri li scoprirò man mano...6 un pozzo di inesauribile ricerca musicale.
Buon anno, Alberto.

Franco ha detto...

Classifica decisamente interessante.
Personalmente inserirei:

Nik Bärtsch's Ronin - Awase
KALI - Riot
All Traps on Earth.

Buone Feste

Franco

Franco ha detto...

...dimenticavo Sonar with David Torn - Vortex...

Franco ha detto...

...ma il disco dell'anno forse è Makaya McCraven - Universal Beings :-)

Lorenzo Barbagli ha detto...

Un'opera senz'altro di valore, ma per me è un jazz un po' troppo evanescente e di "concetto"

Franco ha detto...

Beh! Peccato, per me se non è un capolavoro, poco ci manca.
Sempre in area jazz, ho molto apprezzato l'ultimo di Dave Holland "uncharted territories" e quello di Ryan Ported "the optimist".