mercoledì 28 dicembre 2011

FIELD MUSIC - Plumb (2012)


I fratelli Peter e Davis Brewis ci informano che il loro nuovo album intitolato Plumb uscirà il 13 febbraio 2012, a due anni esatti di distanza dall'ottimo doppio CD Field Music (Measure).

Il pop dei Field Music sembra vivere fuori dal tempo. Innanzitutto perché c’è da stare attenti a chiamarlo pop nell’accezione più classica, data la sua caleidoscopica visione e la sua sistematica destrutturazione della forma canzone. Ma in quale altro modo si potrebbero catalogare delle piccole melodie pressoché perfette? Poi c’è la scelta della durata. In tempi come questi, dove in media un album dura 50 o 60 minuti, far uscire un’opera di appena 36 minuti risulta una decisione abbastanza controcorrente, coraggiosa e quasi antiquata. I fratelli Brewis ritornano quindi al formato contenuto dei primi due lavori dopo l’esuberanza mostrata nel doppio album Field Music (Measure).

Ma parliamo delle canzoni. Plumb non somiglia prettamente al prog rock, anche se si può azzardare che ne abbia adottato alcune soluzioni stilistiche. L’effetto è strano poiché le 15 tracce di cui è composto l’album, seppur vengano divise dalle altre, danno l’impressione di essere parte di un’unica suite. All’interno non vi si trovano veri e propri ritornelli o strofe e le trame sono in continuo movimento. Anche se ogni brano raramente supera i tre minuti di durata, i cambi tematici sono vertiginosi e nei suoi pochi minuti succede di tutto. Non a caso, infatti, credo sia stato scelto come singolo apripista (I Keep Thinking About) A New Thing che è la canzone più lineare del lotto.

Field Music - (I Keep Thinking About) A New Thing by memphisindustries

Ecco perché Plumb potrebbe essere paragonato a un nastro di Möbius: non importa da dove lo si inizi ad ascoltare, andrebbe bene anche nel bel mezzo di una canzone. La sua natura circolare fa in modo di non perderne il filo. Ma è innegabilmente pop - nuovo, rinfrescante, intelligente, raffinato pop - quello che sprizza fuori dal variegato mosaico sonoro di Plumb, le cui tessere si colorano di Beach Boys, Beatles e XTC. Lo si respira nelle polifonie vocali, negli arrangiamenti degli archi e nel suo modo così gentile di essere allo stesso tempo minimale e barocco.

L’album segna un passo avanti e una maturazione nella scrittura del duo. Esso è tanto diverso dall’indie pop di Field Music (Measure), quanto riprende alcuni caratteri percussivi e spigolosi dei progetti da “separati in casa” di The Week That Was e School of Language. Plumb fa della sua breve durata e della sintesi un punto di forza. Se le convenzioni odierne ci obbligano ad ascoltare lavori con un minutaggio eccessivo, i Field Music operano in controtendenza producendo un album che si ascolta tutto d’un fiato dove non si butta via niente.

Tracklist:

#1 Start The Day Right
#2 It's Okay To Change
#3 Sorry Again, Mate
#4 A New Town
#5 Choosing Sides
#6 A Prelude To Pilgrim Street
#7 Guillotine
#8 Who'll Pay The Bills?
#9 So Long Then
#10 Is This The Picture?
#11 From Hide And Seek To Heartache
#12 How Many More Times?
#13 Ce Soir
#14 Just Like Everyone Else
#15 (i Keep Thinking About) A New Thing

http://www.field-music.co.uk/

venerdì 23 dicembre 2011

Focus on: The Bird's Robe Collective

The Bird's Robe Collective è un'organizzazione nata per promuovere musica progressive e sperimentale di base in Australia. Ultimamente sono incappato in alcuni gruppi di questo collettivo dei quali mi sento di postare la musica di almeno due di essi.

I primi sono i Sleepmakeswaves, fondamentalmente una band di post rock nella vena dei Long Distance Calling e Explosions In The Sky. I secondi si chiamano Pirate e sono leggermente più sperimentali con atteggiamenti electro-jazz-core. Ancora non sono entrato bene nell'ottica della loro musica, ma mi rendo conto che è abbastanza originale da non poter passare inosservata ai lettori di questo blog.

I gruppi sponsorizzati dal The Bird's Robe Collective sono riuniti nella pagina web http://birdsrobe.bandcamp.com/ dove si può ascoltare in streaming la musica da loro prodotta. Ce n'è abbastanza per passare i giorni natalizi impegnati a spulciare ciò che può attrarre la nostra attenzione, quindi buona ricerca. Il minimo comune denominatore di questi gruppi credo che combaci con la filosofia di questo blog e cioè promuovere musica progressiva moderna e contemporanea che non si fa scrupoli a carpire influenze dalle più disparate esperienze sonore.



mercoledì 21 dicembre 2011

ALTPROGCORE BEST OF 2011

EPs


5. Knifeworld - Dear Lord, No Deal













4. Tangled Hair - Apples













3. 22 - Plastik













2. Sucioperro - Chemicals













1. Hidden Hospitals - EP 001














ALBUMS



20. Fair to Midland - Arrows & Anchor













19. Moving Mountains - Waves













18. Rumble in Rhodos - Signs of Fervent Devotion














17. Vessels - Helioscope














16. Tubelord - R O M A N C E













15. The Aristocrats - The Aristocrats













14. Ske - 1000 Autunni













13. Gotye - Making Mirrors













12. Into It. Over It - Proper













11. Into It. Over It - Twelve Towns













10. Sucioperro - The Heart String & How to Pull It













9. Turns – Out













8. Discipline – To Shatter All Accord

















7. Wobbler – Rites at Dawn















6. White Willow – Terminal Twilight












5. The Dear Hunter – The Color Spectrum: The Complete Collection












4. Camembert - Schnörgl Attahk












3. Steven Wilson - Grace for Drowning












2. Thrice - Major/Minor












1. Bon Iver - Bon Iver, Bon Iver

WONDEROUS STORIES #20 (43)

E' disponibile il nuovo numero di Wonderous Stories




SOMMARIO

neWS

Incontri

MICHI DEI ROSSI - La nuova via delle Orme
Alcuni dicono che ci sia una via da seguire per ognuno di noi, una via che è già tracciata
al momento della nascita. Se è così, la via di Michi Dei Rossi, storico batterista de Le Orme,
è sicuramente la via del prog: una via inseguita e perseguita con una ostinazione e una passione
sincera e caparbia, come ben dimostra La via della seta, nuovo album della band veneziana...

INTERVISTA a cura di Mario Giammetti

PENDRAGON - Storia ed evoluzione di una prog band
Un purista, uno stakanovista del prog. Ma soprattutto un artista che ha saputo tenere duro
per portare avanti le sue convinzioni musicali, mettendo in gioco tutto se stesso, anche quando le
condizioni erano contrarie. Dal 1978 Nick Barrett, chitarrista, cantante, compositore dei Pendragon, non si è mai fermato, continuando a issare la sua band più in alto ad ogni album...

INTERVISTA a cura di Paolo Carnelli e Marco Leodori
DISCOGRAFIA a cura di Paolo Formichetti

LA MASCHERA DI CERA - Dieci anni di fuoco
Continua anche in questo numero di WS la nostra ricognizione delle band che hanno rilanciato
il rock progressivo in Italia negli ultimi vent’anni. Pur pubblicando il suo primo lavoro solo nel 2002, la Maschera di Cera si è rapidamente affermata come una delle formazioni più importanti
nel panorama prog non solo italiano ma anche e soprattutto mondiale...

INTERVISTA a cura di Paolo Carnelli
DISCOGRAFIA a cura di Lorenzo Barbagli

Rubriche

RISTAMPE
Gli YES da ABWH a Union

OVER 40 - 1971/2011
OSANNA - L'uomo

WONDEROUS BOOKSHOP
LORENZO BARBAGLI - Il progressive rock nell’era del punk e della new wave - 1976-1989
VINCENZO CAVALLARIN - Discofili. Uomini e canzoni
MARIO GIAMMETTI - Le canzoni dei Genesis dalla A alla Z

L’INDICE DEI BRANI PROIBITI
Viaggio nella censura musicale con il giornalista Maurizio Targa
a cura di Gabriele Maestri



Le notti della Luna Grigio – Rosa
(Cronache di un sogno tra Londra e Canterbury)
a cura di Vincenzo Giorgio

Machine Mass Trio - Dave Willey - Genie Cosmas - Dave Sinclair - Hatfield & the North
Gilgamesh - Lol Coxhill - David Bedford - Siskin - Accordo dei Contrari - Grey Lagoon
Caravan - Calomito - Factor Burzaco - Marbin - Slivovitz

UN ALTRO SGUARDO OLTRE IL GIARDINO
Di otto nuove uscite AltrOck (e derivati..)

Sanhedrin - Paolo “Ske” Botta - Abrete Gandul - The Nerve Institute - Humble Grumble
October Equus Saturnal - Camembert - Pocket Orchestra

Ascolti

41POINT9 - Still Looking for Answers
ALBATROS - Ursus
ANSIRIA - Il vuoto e la sua vanità
BLUE DAWN - Blue Dawn
MARCELLO CAPRA - Fili del Tempo
FRANCK CARDUCCI - Oddity
COMEDY OF ERRORS - Disobey
CONQUEROR - Madame Zelle
COPERNICUS - Cipher and Decipher
DAAL - Destruktive Actions Affect Livings
DAEDALUS - Motherland
DESERT WIZARDS - Same
DISCIPLINE - To Shatter All Accord
EX KGB - Brightness Comes
MIKE 3RD feat. Alberto Stocco - 15 Days
FACTORY OF DREAMS - Melotronical
GRAN TORINO - Grantorinoprog
GREYLEVEL - Hypostatic Union
JACULA - Pre Viam
KLIMPEREI - IWM (4)
KLIMPEREI - IWM (5)
SALVO LAZZARA - Materia e Memoria
LE MASCHERE DI CLARA - Anamorfosi
L'IMPERO DELLE OMBRE - I compagni di Baal
LUISIANA LORUSSO - Upwards
MARBIN - Breaking The Circle
ETTORE MARTIN - Diecistorie
NINE STONES CLOSE - Traces
OBRERO - Mortui Vivos Docent
ONGAKU2 Kado – Live@Area Sismica
ORNE - The Tree of Life
PANDORA - Sempre e ovunque oltre il sogno
POOR GENETIC MATERIAL - Island Noises
PAOLO RIGOTTO - Corpi celesti
S.A.D.O. - Imprescindibile momento di cultura italiana
S.A.D.O. - Weather Underground
BORIS SAVOLDELLI - Biocosmopolitan
SIDERA NOCTIS - From Lost Space
SITHONIA - La soluzione semplice
SKY ARCHITECT - A Dying Man’s Hymn
SLIDIN’ SLIM - One man riot
THE DANSE SOCIETY - Change of Skin
THE SAMURAI OF PROG - Undercover
SYNDONE - Melapesante
IFSOUND - Apeirophobia
LINGALAD - La Locanda del vento
THREE MONKS - Neogothic Progressive Toccatas
TRETTIOÅRIGA KRIGET - Efter efter
UBERFALL - Treasures
VICOLO MARGANA - Morpheus Five Hours
WHITE WILLOW - Terminal Twilight
WICKED MINDS - Visioni, Deliri e Illusioni (tribute to Italian prog)
STEVEN WILSON - A Grace for Drowning
WOBBLER - Rites at Dawn

CURVED AIR - The Lost Broadcasts (DVD)

http://www.wonderoustories.it/



martedì 20 dicembre 2011

School of Seven Bells - Ghostory (2012)

Il duo formato da Alejandra Deheza e Benjamin Curtis (orfani di Claudia Deheza) pubblicherà il terzo album Ghostory il 28 febbraio 2012. Il nuovo lavoro è un concept album che narra della storia di una ragazza, Lafaye, e del fantasma che la perseguita. Il gruppo ha reso disponibile la prima traccia The Night.

School of Seven Bells - The Night by Vagrant Records

Tracklist:

01 The Night
02 Love Play
03 Lafaye
04 Low Times
05 Reappear
06 Show Me Love
07 Scavenger
08 White Wind
09 When You Sing

http://www.sviib.com/

Invisibles - Victory Hymns (2011)

JP Reid, leader della band scozzese Sucioperro, ha da poco pubblicato quello che può essere considerato il suo primo lavoro solista a nome Invisibles. Victory Hymns è disponibile tramite il sito bandcamp.

Invisibles is an international collective conceived by JP Reid of Sucioperro and Marmaduke Duke. It is based on the idea that everyone is an artist and that there is magic to be found in the everyday. Victory Hymns was written, performed, produced and mixed by JP and features contributions from fans from around the world. Work on the project began at the start of September 2011 and the album was... completed and ready for release within three months.

Friends and followers were asked to send ambient sound recordings, music, photographs and art to JP via the internet, the only stipulation being that it was their own original work. Contributions ranged from sound clips of daily life to art drawn by children to fully-orchestrated and professionally recorded tracks.

Taking these submissions JP crafted songs and soundscapes around them and used the visual contributions to form the artwork, so that everyone who had contributed became both inspiration and part of the work itself. The result is Victory Hymns, a truly original and innovative album.

Victory Hymns is released on 9th December 2011 and will be available to purchase as a download through Bandcamp at invisiblesx.bandcamp.com. A limited edition CD is planned for early 2012.

JP Reid has had previous commercial success as co-performer, co-writer and producer with Marmaduke Duke on the album Duke Pandemonium and the single Rubber Lover (14th Floor Records), both of which achieved a top 20 position in the UK singles and album charts.



domenica 18 dicembre 2011

Kaddisfly - Demos & Rarities (2011)


I Kaddisfly sono stati tra le band più interessanti della seconda metà degli anni Zero. Prima una semplice speranza con l'esordio Did You Know People Can Fly? (2003), poi una conferma con i due splendidi album Buy Our Intention; We'll Buy You a Unicorn (2005) e Set Sail the Prairie (2007). Il quintetto di Portland (Oregon) ha definito un sound alternativo tanto influenzato da soluzioni progressive, quanto da prerogative da black music come soul e funk.

Il gruppo è entrato purtroppo in un limbo dal 2008, anno che vide la fuoriuscita del bassista Kile Brewer. Da allora i quattro membri superstiti (Christopher Ruff, Beau Kuther, Kelsey Kuther e Aaron Tollefson) hanno dato inizio ad un altro progetto denominato Water & Bodies, francamente meno eccitante e avventuroso dei Kaddisfly dal punto di vista musicale.

La formazione originale dei Kaddisfly si è comunque ripromessa di registrare in futuro il già progettato terzo album Horses Galloping on Sailboats. Intanto hanno reso disponibili questi demo che avevano registrato prima dell'indefinita pausa.


www.myspace.com/kaddisfly

venerdì 16 dicembre 2011

Kevin Gilbert - una retrospettiva




Ouverture

A molti probabilmente il nome di Kevin Gilbert non dirà nulla. Altri forse lo ricorderanno vagamente nei crediti di album come Beware of Darkness degli Spock’s Beard, NDV di Nick D’Virgilio o nel live Progfest ’94. Pur avendo scritto album memorabili e collaborato con grandi nomi della musica internazionale, la carriera di questo brillante musicista è costellata da una serie di occasioni mancate. Io stesso lo scoprii per caso, girovagando su Internet in siti specializzati in progressive come Ghostland.com, dove spesso erano recensiti entusiasticamente i suoi album. E così, necessitando sempre di nuovi stimoli musicali, un giorno, in crisi d’astinenza, decisi di ordinare The Shaming of the True a scatola chiusa. Quando il CD mi arrivò a casa, ero curiosissimo di ascoltarlo, non sapendo cosa aspettarmi. L’ascolto fu entusiasmante: l’album si dipanava meravigliosamente canzone dopo canzone, una più bella dell’altra. Ne fui immediatamente colpito. Subito dopo cercai altre informazioni su questo artista a me sconosciuto e capii che The Shaming of the True era solo la punta dell’iceberg.

I – I primi passi negli anni '80

La prima band che Kevin Gilbert formò, all’età di circa 17 anni, prese il nome di NRG (No Reasons Given) con Jason Hubbard alla chitarra e Mickey Sorey alla batteria. Sono i primi anni ‘80 e la loro musica è assolutamente fuori moda per l'epoca: puro progressive pock che ha solo qualche marginale influenza della new wave allora in voga. I veri punti di riferimento sono i gruppi degli anni ‘70. Anche per questo la band produce solo alcuni brani prima di sciogliersi. L’album omonimo degli NRG è oggi scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Kevin Gilbert (vedi discografia).
Si possono così finalmente ascoltare brani prog come Masques e Mephisto’s Tarantella che rivelano un’impressionante maturità compositiva nonostante la giovane età dei componenti. Poi si può passare ad un rock più classico sempre con venature prog con Watching Me, Wings of Time e Welcome to Suburbia dove fa la sua comparsa un basso alla Chris Squire. Per poi arrivare alla splendida ballata Mere Image che, partendo con un delicato arpeggio di piano, giunge ad un chorus da brivido e ad un intermezzo con synth altrettanto efficace. Altre due splendide ballate sono Tired Old Man e When Stranger Parts, questa volta dominate dalla chitarra.

Alla fine degli anni ‘80 Kevin Gilbert comincia a farsi notare nella Bay Area di San Francisco con una nuova band: i Giraffe. Con loro Gilbert produce solamente due album The Power of Suggestion (1987) e The View From Here (1988) ormai introvabili, poiché ne furono stampate solo poche copie (la maggior parte dei brani si possono comunque trovare nella raccolta Giraffe). In realtà in questi lavori, pur essendo presenti altri musicisti, la maggior parte degli strumenti sono suonati da Gilbert stesso, essendo un talentuoso polistrumentista. Lo stile musicale qui si fa più vicino al pop di quegli anni, dove alcune sonorità progressive sono mutuate dal Peter Gabriel di III e So.



II – I prolifici anni '90

Per Kevin i Giraffe rappresentarono un ipotetico trampolino di lancio. Partecipando infatti ad un concorso per band emergenti organizzato dalla Yamaha, Kevin viene notato dal produttore e tastierista Patrick Leonard (autore di molti grandi successi di Madonna), il quale faceva parte della giuria ed era in cerca di un cantante per formare un proprio gruppo. Essendo rimasto positivamente colpito da Kevin, Leonard lo contatta per formare i Toy Matineè insieme a Guy Pratt al basso, Tim Pierce alla chitarra e Brian MacLeod alla batteria. L’album omonimo, uscito nel 1990, è un capolavoro di pop songs sofisticate pressoché perfette, arrangiate ed eseguite benissimo. Basta ascoltare pezzi come Last Plane Out , The Ballad of Jenny Ledge, Things She Said e tutte gli altri per rendersene conto. Purtroppo però, nonostante questo, il progetto naufraga poco tempo dopo a causa di incomprensioni e litigi. Ma l’incontro con Leonard si rivela tutt’altro che infruttuoso, in quanto Kevin avrà la possibilità di lavorare con Madonna e con Michael Jackson.

Dal 1993 inoltre Kevin è impegnatissimo come produttore, ingegnere del suono e compositore collaborando con musicisti come Mike Keneally, Keith Emerson (il quale gli dedicherà il brano For Kevin nel suo Emerson plays Emerson), Spock’s Beard, Marc Bonilla, Linda Perry e molti altri.
In quel periodo Kevin inizia a collaborare con il produttore Bill Bottrell e con altri musicisti, tra i quali David Bearwald e Brian MacLeod, incontrandosi il martedì sera per suonare e divertirsi. Kevin decide di far partecipare alle prove di questo gruppo improvvisato, chiamato Tuesday Music Club, anche la sua ragazza, una certa Sheryl Crow. A questo punto è necessaria una piccola digressione. All’epoca la Crow aveva un contratto con l’etichetta A&M per registrare un album e Kevin chiese agli amici del TMC di aiutarla scrivendo insieme delle canzoni che potessero finire su questo lavoro. Sappiamo tutti che l’album in questione (Tuesday Night Music Club) fu un best seller, facendo tra l’altro vincere anche un Grammy Award a Kevin come co-autore del brano All I Wanna Do. Ironicamente, il successo che Kevin inseguiva da anni, arrivò inaspettatamente, ma alla persona più in vista di quel progetto, Sheryl Crow appunto, che non ebbe scrupoli a prendersi tutti i meriti e a liberarsi dai membri della band.



Rinnegato, allontanato e rimasto molto amareggiato da questa esperienza, Kevin cade in depressione e si dedica alla registrazione del suo primo lavoro solista. Nel frattempo partecipa a due album tributo dell’etichetta Magna Carta registrando le cover di Back in NYC dei Genesis e Siberian Khatru degli Yes insieme a Mike Keneally e Nick D’Virgilio. Una terza cover, Kashmir, verrà proposta per Encomium, il tributo ai Led Zeppelin, ma scartata dalla tracklist poiché il nome di Kevin Gilbert “non è abbastanza famoso per essere incluso”. Alla faccia dei meriti artistici e musicali. Kashmir farà la sua comparsa nel singolo che accompagnerà Thud, il primo album solista di Kevin Gilbert.

Nel ’94 riesuma temporaneamente il nome Giraffe, con una nuova formazione che comprende anche Nick D’Virgilio, per prendere parte al Progfest. Il loro set non presenta però il repertorio della band; Kevin e compagni decidono infatti di eseguire interamente The Lamb Lies Down on Broadway con un’ accuratezza impressionante per celebrarne il ventennale. D’altra parte Kevin non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per i Genesis e Peter Gabriel in particolare, tanto che, la settimana dopo la sua morte, sarebbe dovuto volare in Inghilterra per partecipare ai provini come nuovo cantante della band di Mike Rutherford e Tony Banks.

Nel 1995 esce Thud, primo album a nome Kevin Gilbert. Il suo stile, in questo lavoro, si fa più asciutto rispetto al passato, gli arrangiamenti, all’apparenza scarni ed essenziali, in realtà risultano funzionali e ben costruiti, creando un album abbastanza eterogeneo. C’è un po’ di tutto: brani quasi declamatori, impostati sulle percussioni, come Joytown e Waiting, riflessivi come Tea for One e Song for a Dead Friend e la multiforme Shadow Self, la canzone che più si avvicina al Progressive.
Anche Thud non ha il successo sperato, ma Kevin non si perde d’animo e comincia a lavorare ad altri progetti, tra cui una rock opera e un nuovo gruppo dal nome Kaviar, che però non potrà mai portare a termine. Infatti il 18 maggio del 1996, a soli 29 anni, Kevin Gilbert viene trovato morto nella sua casa fuori Los Angeles a causa di un suicidio accidentale causato da asfissia.



III – La sua eredità e le iniziative postume

Non tutto però è andato perduto. I nastri inediti di Kevin stanno lentamente tornando alla luce, grazie ai suoi collaboratori che hanno sempre avuto molta stima di lui e della sua opera, primo fra tutti il grande amico Nick D’Virgilio. Dopo la scomparsa di Kevin, oltre a pubblicare il materiale rimasto inedito, hanno costituito anche il Kevin Gilbert Memorial Fund, fondazione che si prefigge lo scopo di aiutare musicisti tecnicamente dotati a sviluppare il loro potenziale.

Nel ’99, oltre alla raccolta dedicata ai Giraffe, viene pubblicato il Live at the Troubadour, curato da D’Virgilio e da John Cuniberti, che ritrae una data del tour per promuovere Thud. In questo live fa la sua comparsa l’inedita Miss Broadway, sarcastica canzone indirizzata alla Crow, dove Kevin l’accusa di essersi impossessata del suo lavoro e di usare le persone per i propri scopi.
Sempre D’Virgilio e Cuniberti nel 2000 portano a termine la rock opera alla quale Kevin stava lavorando prima di morire e aveva quasi ultimato: The Shaming of the True. Questo concept narra con disincanto l’ascesa e la caduta nel mondo del music business dell’immaginario musicista Johnny Virgil. Questo album è il capolavoro di Kevin Gilbert e sicuramente un importante punto di arrivo per la sua carriera che probabilmente avrebbe potuto aprirgli nuovi orizzonti. Le struggenti Water Under the Bridge e A Long Day’s Life, le nuove versioni di Staring Into Nothing, The Way Back Home, Imagemaker e From Here to There (già presenti nel repertorio di NRG e Giraffe), la perizia degli intrecci vocali alla Gentle Giant di Suit Fugue e la carica rock di Best Laid Plans fanno di The Shaming of the True più che un semplice testamento artistico, ma una vera e propria biografia in musica.

Un’altra pubblicazione postuma è The Kaviar Sessions. Come ben si intuisce dal titolo, questo album è rimasto incompleto, nonostante ciò, ascoltandolo, si capisce benissimo il percorso musicale intrapreso da questo ostico gruppo. Musicalmente parlando, Kevin opera una cesura netta nei confronti del suo stile: i Kaviar producono una musica molto tribale dai toni dissonanti, metropolitani e quasi punk che fa incontrare hard rock, industrial ed elettronica.

The Finale

Quando si perde un artista della sua caratura, aleggia sempre la retorica domanda su cosa avrebbe potuto realizzare in futuro. Una curiosità del tutto lecita, come dimostra il suo ultimo spiazzante progetto Kaviar. Kevin in vita ha dimostrato di sapersi adeguare ad ogni genere musicale, essendo lui stesso un vorace ascoltatore di musica. L’unico rimpianto è che siano ancora così pochi a conoscere l’opera di questo straordinario artista. Una cosa a cui ho cercato di porre rimedio con questo mio piccolo contributo, dedicandolo alla memoria di Kevin.


Discografia

NRG
No Reasons Given (1984; scaricabile gratuitamente a questo indirizzo: http://www.kevingilbert.com/disco.htm#noreasongiven)

Giraffe
The Power of Suggestion (1987)
The View From Here (1988)
Giraffe (1999; antologia)

Toy Matineè
Toy Matineè (1990)
Toy Matineè Special Edition (2001; versione rimasterizzata con brani inediti)
Kevin Gilbert Performs Toy Matinee Live (2010)

Kevin Gilbert
Thud (1995)
Kevin Gilbert & Thud – Live at the Troubadour (1999)
The Shaming of the True (2000)
Nuts (2009)
Bolts (2009)
Welcome to Joytown - Thud: Live at The Troubadour (2009)

Kaviar
The Kaviar Sessions (2002)

www.kevingilbert.com

giovedì 15 dicembre 2011

Kevin Gilbert - The Shaming Of The True - Special Limited Edition 2 Disc Set

Per i regali di Natale è un po' tardino, specialmente se vengono spediti dall'estero, ma per questo vale decisamente la pena di aspettare anche la Befana. E' infatti appena stata pubblicata l'attesa edizione rimasterizzata del capolavoro postumo di Kevin Gilbert. Non starò qui a girarci intorno tessendo le lodi di questa opera e dico solo che è un album da avere assolutamente e questa ristampa, limitata a 1000 copie, è un'occasione in più per scoprire uno degli artisti più importanti del secolo scorso (wow, sembra di parlare del 1800!).

www.popplusone.com/kg_sott_special_ed.html

Ecco il contenuto della nuova edizione:

After a year of setbacks the new special edition of Kevin Gilbert’s The Shaming Of The True is now available. This new package includes:

° The Shaming Of The True completely re-mastered from the original analog tapes

° A second complimentary disc including:
An alternate version of Parade
A version of Long Day’s Life featuring the London Philharmonic meticulously overdubbed on Kevin’s track by Producer/Engineer Mark Hornsby
A spoken word version of the entire TSOTT performed by Jamie DeWolf

° A stunning 12” x 12” quad gatefold container with all the lyrics, original liner notes, plus new photos and an alternate cover drawing

° Fourteen 12“x 12” frameable quality prints of all the art from the original book

° A frameable lead sheet of Long Day’s Life

° The CDs themselves are mounted on a board with two alternate drawings and a great full color photo of Kevin on the reverse.

This production is limited to 1000 units.

Parade
The City of the Sun
Suit Fugue (Dance of the A&R Men)
Imagemaker
Water Under The Bridge
The Best Laid Plans
Certifiable #1 Smash
Staring Into Nothing
Fun
From Here To There
Ghetto of Beautiful Things
A Long Day's Life
The Way Back Home
Johnny's Last Song

Complimentary Disc
Parade (Alt. Version)
A Long Day's Life (Alt. Version)

Spoken Word
Parade
The City of the Sun
Suit Fugue (Dance of the A&R Men)
Imagemaker
Water Under The Bridge
The Best Laid Plans
Certifiable #1 Smash
Staring Into Nothing
Fun
From Here To There
Ghetto of Beautiful Things
A Long Day's Life
The Way Back Home
Johnny's Last Song

www.kevingilbert.com

mercoledì 14 dicembre 2011

Gavin Harrison & 05Ric - The Man Who Sold Himself (2012)


Sempre in casa Kscope (come per Barbieri & Hogarth) è prevista un'altra collaborazione a due. Quella tra il batterista Gavin Harrison (Porcupine Tree) e il polistrumentista 05Ric, arrivata con questo The Man Who Sold Himself al terzo album. Il lavoro uscirà il 27 febbraio e qui sotto potete gustare un montaggio dei brani inclusi.



Gavin Harrison & 05Ric - The Man Who Sold Himself (album montage) by Kscope

Tracklist (same on both discs)
Disc1 – CD / Disc2 – DVD-A
Prize
Identitas
The Man Who Sold Himself
Own
Body Temple
107
Wherewithal
Awake
Water Slips
Way


www.kscopemusic.com/gavinharrison/themanwhosoldhimself/

martedì 13 dicembre 2011

Richard Barbieri, Steve Hogarth - Not The Weapon But The Hand (2012)


Richard Barbieri (Porcupine Tree, Japan) e Steve Hogarth (Marillion) pubblicheranno quello che è il frutto della loro prima collaborazione il 12 febbraio 2012. Not The Weapon But The Hand (questo il titolo dell'album) vede come ospiti Danny Thompson al contrabasso, Arran Ahmun (John Martyn) e Chris Maitland (ex Porcupine Tree) alla batteria e Dave Gregory (XTC, Big Big Train) alla chitarra, basso e arrangiamenti orchestrali.

Dai soundclip del lavoro, che si può già pre-ordinare qui, sembra che il duo sia impostato su una versione più ambient e raffinata dei Marillion.

Tracklist:

1. Red Kite
2. A Cat With Seven Souls
3. Naked
4. Crack
5. Your Beautiful Face
6. Only Love Will Make You Free
7. Intergalactic
8. Lifting The Lid
9. Not The Weapon But The Hand




www.nottheweaponbutthehand.com

lunedì 12 dicembre 2011

The Baltic Sea - Period Piece (2011)



The Baltic Sea è un quartetto di Portland (Maine) che ha all'attivo un album Through Scenic Heights and Days Regrets (del 2008) e qualche EP. Qualche mese fa hanno pubblicato Period Piece, un lavoro che fonde i primi Dredg con esperimenti sonici in linea con il post rock. Il mix che ne viene fuori è un progressive alternativo alle volte pacato e alle volte deflagrante. Anche se l'album nel suo incedere perde un po' di mordente, penso che i fan dei Dredg potranno trovarlo interessante.



http://thebalticsea.net/

lunedì 5 dicembre 2011

Considerazioni di fine anno

E così, come ogni anno, siamo arrivati a tirare le somme di fine stagione. Anche questo blog non si sottrarrà alla ormai consueta classifica dei migliori dischi del 2011 (che comparirà tra queste pagine in una data imprecisata del corrente mese), ma prima vorrei permettermi di scrivere un piccolo editoriale riassuntivo della situazione musicale.

Inizio con una citazione:

La musica è una prova ulteriore della devoluzione dell’umanità. È stupefacente quanto poco basti per sorprendere la gente. Mi piace guardare i Vines, gli Hives e gli Strokes però diciamocelo: è come se qualcuno nel campo della pubblicità dicesse «Facciamo uno spot che sia uguale a quella pubblicità della Dodge del 1967». È irreale che si possa essere una rockstar e fare questi rifacimenti così attenti nella loro reverenzialità. Se oggi qualcuno facesse della musica per l’oggi che avesse il potere trasformativo che gli Who o Hendrix avevano a loro tempo rispetto alla storia della musica, non suonerebbero come niente di quello che abbiamo sentito. Ci diremmo «E questo cosa cazzo è?». Forse la gente direbbe «Questa mica è musica», ma sarebbe potente e vagamente ipnotico. Ci vorrebbe un po’ anche solo per capirlo. La musica allora era così. Nessuno pensava che fosse quello che la gente voleva sentire. Se l’avessero fatta sentire in giro e avessero convocato un focus-group, nessuno avrebbe pensato che potesse funzionare. Ma una volta che sentivi quella musica, eri cambiato. Adesso è come se il rock fosse tutto muzak. È tutta musica di sottofondo.

Gerald Casale, Devo
Tratto da Totally Wired – Post-Punk. Dietro le quinte
(2010, ISBN edizioni), Simon Reynolds


Come dicevamo qualche mese fa, viviamo in un tempo che guarda continuamente al passato e questo 2011 non ha fatto eccezione. Così, invece di consegnarci qualcosa di inedito a livello musicale, l’inizio del secondo decennio del nuovo millennio si è rivelato l’ennesima occasione per ricordare il passato. In questo 2011 che sta per terminare sono uscite sicuramente delle buone produzioni, ma, come ormai accade da troppo tempo, manca quella che risalti tra le altre. Forse dipenderà dall’aspetto caotico e virtualmente illimitato che ha assunto il mondo del rock oggi.

Anche in questo 2011, quindi, non abbiamo avuto il piacere di conoscere chi possa indicarci il futuro della musica. Anzi, tanto per cambiare abbiamo commemorato ciò che è stato. Per la precisione si è celebrato praticamente il ventennale del grunge. O meglio due album usciti nello stesso anno, appartenenti a due gruppi complementari, ma dai destini differenti. Gli album in questione sono Nevermind dei Nirvana e Ten dei Pearl Jam. Nonostante i secondi, essendo ancora in attività, abbiano festeggiato l’evento con un documentario e varie riedizioni dei loro primi lavori ai quali devono la fama, l’attenzione si è inevitabilmente catalizzata su Nevermind. Ovvero quello che è rimasto l’album simbolo degli anni ’90.

A mio avviso sarà dura trovare un gruppo simbolo per il nuovo decennio, non tanto perché non ci siano gruppi validi, ma proprio perché, essendo aumentata a dismisura la scelta musicale, si fatica a individuare un gruppo alternativo che possa vendere come i Nirvana ed entrare quindi nel mainstream. Tutto ciò non fa che confermare la mia tesi secondo la quale la storia della musica la fa chi vende e non chi innova, perché, diciamocelo, Nevermind non è che sia stato un disco così rivoluzionario. Ha solo avuto un sacco di fortuna vendendo più copie di altri gruppi alternativi. Quella di Nevermind è stata più una destabilizzazione degli equilibri vigenti nel music business che non una vera e propria rivoluzione musicale. Destabilizzazione di MTV prima di tutto, dove mai si era visto in heavy rotation un video con musica così selvaggia, nichilista e dirompente. Ma anche destabilizzazione delle vendite, poiché un album alternativo con quelle caratteristiche non era mai riuscito a salire così in alto, sulla vetta della classifica.

Sono sempre più convinto che la storia del rock sia da sempre stata fatta da chi vende e non da chi è originale. Il fatto che stiamo vivendo in un momento in cui l’offerta musicale si è ampliata a dismisura credo mi dia ragione. In questa moltitudine di uscite è sempre più difficile trovare qualcosa che sia veramente dirompente, gli acquirenti si frazionano e così finisce per vendere milioni di copie l’ovvietà delle divette pop che in un mercato di dieci anni fa sarebbero state relegate a ruoli marginali. L’iPod e il formato Mp3, rendendo più superficiale l’ascolto, finiscono per privilegiare ed esaltare la musica più banale e inconsistente. D’altra parte come si fa ad ascoltare un album con il dovuto tempo - che serve per farlo “decantare” - quando ci troviamo immersi di download e novità a getto continuo?

Lo psicologo musicale Adrian North dell’Università di Leicester è stato a capo di una ricerca che aveva come soggetto gli effetti del downloading, concludendone che esso provoca apatia e indifferenza. “L’accessibilità fa sì che la musica venga data per scontata e non richieda più quel profondo impegno emotivo un tempo associato alla passione musicale”. * Figuriamoci che speranze possono avere generi di musica come il progressive rock o similari che chiedono attenzione all’ascoltatore. Se posso permettermi di dare un solo consiglio per il nuovo anno è: “rallentate”. La fretta e la frenesia moderna sono nemiche della musica di qualità.

A proposito di ciò, andando più nel particolare, credo che il progressive rock stia affrontando una nuova crisi. È innegabile che quest’anno siano uscite delle cose buone, ma sono pur sempre una minoranza. Dopo una nuova giovinezza ritrovata negli anni ’90, grazie a musicisti intraprendenti, album memorabili e festival nati sull’onda dell’entusiasmo di questa rinascita, è sempre più duro trovare oggi un valido lavoro progressive. L’uscita di album fotocopia, band senza personalità, la cancellazione del NEARfest di quest’anno per insufficienza di biglietti venduti (con la conseguente decisione di chiuderlo con un’ultima edizione nel 2012) sono segnali che indicano un lento declino. Parlando di passato, il progressive rock è il genere che ne ha più tratto linfa. La situazione è in una specie di stallo, con la maggior parte dei gruppi sinfonici che non riesce a slegarsi dai cliché degli anni ‘70. Non nego che io stesso mi sono stancato di queste formule, poiché ormai da un gruppo neo-prog appena nato sai già cosa aspettarti: se non copia i Genesis o gli Yes copia i Porcupine Tree. La sorpresa di ascolatre una musica veramente "progressiva" è svanita. Anche se, ad essere sinceri, questo fenomeno riguarda soprattutto le band progressive americane, mentre in Europa c'è ancora qualcosa di interessante.

Un altro segnale che dà la sensazione di essere arrivati ad un punto di svolta, o perlomeno alle soglie di un cambiamento, è l’instabilità della scena, che vede dei radicali mutamenti a livello di band che sono sulla breccia ormai da molto tempo. In un anno si sono accumulati molti eventi. Solo per citarne alcuni: lo scioglimento di band come Oceansize e Pure Reason Revolution; l’indefinito iato dei Thrice; l’abbandono dei Spock’s Beard da parte di Nick D’Virgilio (sostituito dall’ottimo vocalist degli Enchant Ted Leonard e Jimmy Keegan alla batteria) e quello dei Pain of Salvation da parte di addirittura due membri storici come il chitarrista Johan Hallgren e il tastierista Fredrik Hermansson; o i Fair to Midland che, a distanza di un mese esatto (tra ottobre e novembre), hanno perso per strada batterista e bassista.

Lo scorso anno partecipai ad una presentazione del libro Storia Leggendaria della Musica Rock di Riccardo Bertoncelli, il quale, per spiegare come la sensibilità comune nei confronti della musica di oggi differisca in modo netto da quella del passato, disse una cosa ovvia usando però una metafora che mi colpì. Paragonò gli anni ’60 e ’70 a un immaginario Far West dove ancora era tutto da scoprire e costruire, dove ogni novità era veramente tale e poteva donare emozioni mai provate. Ed in questo ci ricolleghiamo a nostro modo alla citazione di Gerald Casale riportata all’inizio di questo post. L’unica consolazione è che forse noi non avremo il piacere di vedere costruire delle città dal nulla, ma possiamo sempre accontentarci di visitarne di nuove, in posti dove non siamo mai stati.


* Tratto dal libro Retromania di Simon Reynolds

sabato 3 dicembre 2011

Tangled Thoughts of Leaving - Daeden the Fields (2011)

L'album in questione è stato pubblicato questa estate, ma ne parlo solo ora perché mi ci è voluto molto per digerirlo. Questa band australiana affronta un esordio non facile, velleitario e, comunque la si metta, sicuramente notevole.

Daeden the Fields è un lavoro che affronta il post rock con le contaminazioni ad esso più congeniali. La lunga Landmarks si dipana tra jazz tradizionale e a tratti canterburiano, fino agli arazzi sonici posti in coda. Molto bello l'uso del piano acustico in un contesto altrimenti aggressivo, come a donare un equilibrio. Throw Us to the Wind si poggia in bilico tra moderno Rock in Opposition e minimalismo, diventando mano a mano sempre più tetra durante il suo svolgimento. …And Sever Us From the Present si poggia su una cellula pianistica ripetuta e la sua breve durata (se confrontata con il resto dei brani) fa pensare ad un intermezzo per stemperare la tensione. Deep Rivers Run Quiet e la title-track tornano su territori post rock più consoni e canonici tra Mogwai e Vessels. They Found My Skull in the Nest of a Bird passa dal post impressionismo delle prima metà, fino ad una improvvisazione in crescendo.



http://tangledthoughtsofleaving.com/

lunedì 28 novembre 2011

Consigli per gli acquisti

Siamo a meno di un mese da Natale. Tempo di corsa ai regali, centri commerciali sovraffollati nel weekend, code, pacchetti, cofane e cofanetti. Allora anche altprogcore vuole fare la sua parte per quanto riguarda i consigli per fare o farvi un bel regalo. E magari comodamente seduti nella poltrona di casa vostra.

Ma voglio evitare di consigliare le maree di riedizioni uscite in questo periodo dedicate ad un solo album che miracolosamente viene moltiplcato in box quadrupli, sestupli o decupli. Meglio qualcosa di più genuino e meno speculativo come il box in edizione limitata Contain Us del Devin Townsend Project, dove sono racchiusi i quattro CD Addicted, Ki, Deconstruction e Ghost, più due CD di inediti e due DVD.


Oppure si può optare per The Practice of Everyday Life - Celebrating 40 Years of Recordings, box retrospettivo in otto CD della carriera del chitarrista Bill Nelson, partendo dalla sua prima band Be Bop Deluxe, poi i Red Noise, fino ai suoi lavori come solista.

Infine, se vi siete persi l'edizione limitata in vinile, è uscita questo mese la ristampa completa in CD di The Color Spectrum dei The Dear Hunter. Il box raccoglie tutti i nove EP in tre CD (36 brani in tutto) con in più un DVD con esibizioni live e qualche documentario sulla realizzazione del progetto.


venerdì 25 novembre 2011

Druckfarben - Druckfarben (2011)


Druckfarben è un quintetto canadese costituito da Phil Naro (voce), Ed Bernard ( chitarre, voce, violino, mandolino), William Hare (tastiere), Peter Murray (basso, voce) e Troy Feener (batteria). Il loro esordio è un saggio che, con virtuosismo e attitudine moderna, prende ad esempio tutte le principali caratteristiche dei gruppi progressive rock anni '70. Ci sono le tastiere barocche degli Emerson, Lake and Palmer, le chitarre e le polifonie degli Yes dell'era Close to the Edge, gli intermezzi contrappuntistici dei Gentle Giant.

Il livello esecutivo è naturalmente altissimo e l'album è abbastanza piacevole da poter fare la felicità di molti prog fan dei gruppi sopra citati. Comunque lo si può ascoltare qui sotto.



www.druckfarben.ca

giovedì 24 novembre 2011

Mirán - Karate EP (2011)



Dopo aver presentato tra le pagine di questo blog i 22, i Turns e i Rumble in Rhodos, ecco un'altra band norvegese (da Trondheim) da tenere d'occhio per il futuro. Si chiamano Mirán, sono un quintetto e suonano un post hardacore progressivo molto melodico. Karate, reso disponibile in download a maggio, è il loro primo EP. E' ancora un po' acerbo, ma fa intuire delle buone potenzialità per un eventuale CD d'esordio.


martedì 22 novembre 2011

CAMEMBERT - Schnörgl Attahk (2011)


A sentire Schnörgl Attahk, debutto della strepitosa band francese Camembert, si fa fatica a credere che sia un settetto. Il sound, così corposo, orchestrale e quasi barocco, della jazz fusion profusa in Schnörgl Attahk li fa sembrare come minimo una big band. Il formaggio francese elettrificato rappresentato nella cover (l'artwork e il booklet sono a cura di Paolo "Ske" Botta) richiama in musica solo in parte l'immaginario gonghiano. Dai Gong si può partire, ma i Camembert affrontano il viaggio musicale nelle lande canterburiane da soli, consci dei propri mezzi. Che sono notevoli naturalmente.

Stessa è la verve per il freak-concept che sta dietro all'album (storia di alieni, astronavi-formaggio e scienziati pazzi), stessa è l'importanza riservata agli strumenti percussivi che furono la peculiarità della fase Pierre Moerlen. Dopodiché il percorso è segnato in tutte le declinazioni jazz rock: dal funk all'r'n'b, fino ai ritmi latini di Santana. Oltre l'impianto tradizionale di chitarra, batteria e basso, la scelta vincente è proprio quella di dare risalto, insieme ad una sezione di fiati, a strumenti poco frequentati dal prog rock come lo xilfono, il vibrafono e addirittura l'arpa. Ne esce fuori un suono avventuroso e multiforme, con timbriche ben amalgamate e semplicemente meravigliose. Il tutto si insinua tra le pieghe di Frank Zappa fino - per rimanere in ambiente francofono - alle band Québécois degli anni '70 (penso a L'Orchestre Sympathique, agli Et Cetera e ai Maneige).

Sono presenti qui in nuova veste quasi tutte le composizioni dell'EP Clacosmique (2009) dal quale viene ripresa anche la verve. Una componente, quest'ultima, che dona a pezzi come Untung Untungan (con ospite Francesco Zago alla chitarra) e El Ruotuav Ed Sram un fluire spensierato, affidato ad una immaginazione esecutiva scanzonata e allo stesso tempo seriosa. E' un po' come se il leggero spirito canterburiano, che aleggia su tutto il lavoro, si incontrasse con il R.I.O. degli Henry Cow. Dato che si parla poi di spazio non potevano mancare accenni al jazz cosmico in salsa zeuhl nella surreale Le Meurtrier Volant, che si invola successivamente nelle lande dei Magma all'inizio della suite in cinque movimenti La Danse du Chameau. Anche se il risultato qui non vuole essere melodrammatico, ma quasi divertente. Alfieri di un jazz rock orchestrale oltremodo raffinato, i Camembert riescono a convincere immediatamente sin dall'esordio.

Camembert:

Pierre Wawrzyniak / bass, acoustic guitar, vocals
Vincent Sexauer / electric guitar
Philémon Walter / drums
Guillaume Gravelin / harp
Bertrand Eber / trumpet, didgeridoo, cowbell, vocals, whistle
Fabrice Toussaint / trombone, vibraphone, xylophone, percussion
Julien Travelletti / bass trombone, tuba
con:
Francesco Zago / electric guitar (3)

Tracks:

1. Infinicheese (1:35)
2. Clacos Zero (0:35)
3.Untung Untungan (11:13)
4. Clacos 1 : Notre Mere ? Tous (1:58)
5. El Ruotuav Ed Sram (8:16)
6. Clacos 2 : Die Experimente Von Dr Frankenschnoergl (0:48)
7. Le Meurtrier Volant (9:01)
8. La Danse du Chameau - Batifolade (Part1) (5:29)
9. Soif! (Part2) (1:17)
10. La Tempete De Sable (Part3) (4:51)
11. Reveries Lubriques (Part 4) (1:09)
12. The Final Run (Part5) (5:01)

www.myspace.com/camembert67

lunedì 21 novembre 2011

SKE - 1000 Autunni (2011)


"Ske" è lo pseudonimo dietro al quale si cela il tastierista Paolo Botta (già con Yugen e French TV) e questo 1000 Autunni è il suo esordio come solista e compositore. Un esordio a dir poco sorprendente per come è densa la sua varietà musicale, la perfetta esecuzione di materiale non certo semplice e la cura nei dettagli per gli arrangiamenti.

Botta dispiega in questa opera prima tutto il suo arsenale di tastiere vintage (Hammond, mellotron, Fender Rhodes, ecc.) e in ogni brano sembra voler affrontare un aspetto diverso del progressive rock, che sia Rock In Opposition, jazz canterburiano o prog sinfonico, dimostrando un'altissima autorevolezza in materia. Questa importante prima prova del tastierista è tenuta a battesimo da ospiti eccellenti come, tra gli altri, gli amici Yugen Francesco Zago, Valerio Cipollone e Maurizio Fasoli, oltre a Pierre Wawzryniak e Fabrice Toussaint dei francesi Camembert. La particolarità di 1000 Autunni è che esso non affronta la materia strumentale nei modi esoterici e avanguardisti degli Yugen, ma, sebbene ugualmente complessa nel suo insieme, diciamo che può risultare più facilmente assimilabile.

Il principio d'ispirazione dell'album risiede molto nel passato del progressive più raffinato e articolato, tra Hatfield and the North, Picchio dal Pozzo e Gentle Giant, ma anche in una band contemporanea come gli Änglagård, che dal passato del genere ha tratto linfa vitale. I pezzi procedono come un moasaico ineccepibile e sarebbe davvero un peccato citarne alcuni a scapito di altri, in quanto qui ci troviamo di fronte ad un lavoro perfettamente compiuto nel suo insieme. Basti pensare che le composizioni si sviluppano in modo imprevedibile, non solo attraverso cambi tematici, ma anche come tipologia musicale. Capita così di imbattersi, all'interno dello stesso pezzo, in passaggi di rock da camera, avant-garde, fusion e molto altro ancora. Le varie trame sono accostate assieme con tale gusto e maestria che, seppur imparentate ai gruppi prima citati, ne esce fuori una visione personale e assolutamente eclettica.

Il disco è suonato con mirabile perizia con Botta che si dimostra grande direttore musicale e abile arrangiatore. E' davvero un orgoglio oggi vantare tra le fila del progressive italiano (anche se preferirei dire musica italiana in generale) musicisti della sensibilità e del calibro di Paolo "Ske" Botta.



Per capire quanto è orchestralmente ricca la musica di Ske ecco l'elenco dei musicisti:

•Paolo Botta "Ske": composition, organs, electric pianos, synths, string machines and effects
•Fabio Ceriani "Ciro": sansula, percussions
•Valerio Cipollone: clarinet and saxophones
•Enrica Di Bastiano: harp
•Maurizio Fasoli: piano
•Elia Leon Mariani: violin
•Nicolas Nikolopoulos: flute
•Giuspeppe "Jos" Olvini: theremin, percussions, effects
•Roberta Pagani: voice
•Valerio Reina "Neth": voice
•Mattia Signò: drums
•Markus Stauss: saxophones
•Fabrice Toussaint: idiophones, trombone, percussions
•Pierre Wawrzyniak: bass
•Francesco Zago: acoustic and electric guitars

Tracks:

1.Fraguglie
2.Denti
3.Carta e Burro
4.Scrupoli
5.Delta
6.Scogli 1
7.Sotto Sotto
8.Mummia
9.Scogli 2
10.La nefazia di Multatuli
11.Scogli 3
12.Rassegnati

www.myspace.com/skegroup

domenica 20 novembre 2011

R.I.P. Moogy Klingman

Lo scorso 15 novembre, a causa di una aggressiva forma di cancro, è venuto a mancare Mark "Moogy" Klingman, tastierista che per molti anni è stato a fianco di Todd Rundgren in album leggendari come A Wizard, A True Star e Something/Anything, dove fu compresa la sua canzone Dust in the Wind. Klingman partecipò anche alla prima formazione degli Utopia. La stessa line-up si riunì all'inizio di questo anno per una serie di concerti benefici per aiutare Klingman. Purtroppo Moogy non ce l'ha fatta e lo voglio ricordare con due estratti da quei concerti.



mercoledì 16 novembre 2011

AA.VV. - Believers Roast presents The Central Element (2011)


Il 12 novembre si è svolto a Londra un festival molto particolare organizzato dalla label Believers Roast di Kavus Torabi (Knifeworld, Cardiacs, North Sea Radio Orchestra, Guapo). Questo festival ha avuto il pregio di riunire e presentare quanto di meglio ha da offrire l'underground progressive altrenative inglese. Alcuni tra i gruppi che vi hanno partecipato sono comparsi anche sulle pagine di questo blog (e vi consiglio di andarveli a riscoprire), tra i quali Knifeworld, Sanguine Hum, Thumpermonkey, Matt Stevens e The Monsoon Bassoon. Ma non voglio tralasciare William D. Drake, Redbus Noface, Stars In Battledress e tutti gli altri.

Per celebrare l'evento è appena uscita la compilation Believers Roast presents The Central Element, in un'edizione limitata a 500 copie, che contiene dei brani inediti (o perlomeno ancora inediti) degli artisti che hanno partecipato all'evento. Ci sono anche succose anticipazioni come Wheezyboy dei Thumpermonkey, che sarà contenuta nel nuovo album della band in uscita a febbraio, o la strumentale The Eternal Abyss (Excerpt) dei Sanguine Hum tratta dal loro prossimo lavoro previsto per il 2013. Un'altra perla è Siizdabedah dei Monsoon Bassoon - vecchia band di Torabi - che, a quanto riportato nei credits, sarà contenuta in un triplo box set retrospettivo di prossima pubblicazione.

La compilation è davvero ben curata ed è anche un buon modo per conoscere dei validissimi artisti ancora relegati purtroppo ad un seguito di mero culto, ma degnissimi di essere scoperti.

Tracklist:

Stars In Battledress: Fluent English
Knifeworld: In A Foreign Way
William D Drake: Bond Of The Herd
Thumpermonkey: Wheezyboy
Sanguine Hum: The Eternal Abyss (Excerpt)
Admirals Hard:Whip Jamboree
Arch Garrison: Six Feet Under Yeah
The Monsoon Bassoon: Siizdabedah
Matt Stevens: Peccadillo
Redbus Noface: Jack Blind Acid

www.thegenepool.co.uk/items/769.htm