Il quartetto di Chicago formato da Jonathan Schang (batteria), Rob Clearfield (tastiere), Patrick Mulcahy (basso) e Sam Krahn (chitarra) dà vita ai District 97 nel 2006 come band strumentale. L'indirizzo iniziale è un prog metal poderoso che si ispira (come dicono loro) ai Liquid Tension Experiment. Ben presto però i quattro sentono il bisogno di aggiungere alla loro tavolozza musicale delle parti cantate ed è a questo punto che entra in ballo Leslie Hunt, nota al pubblico americano per essere arrivata alle finali dell'edizione 2007 di American Idol. Con la successiva entrata della violoncellista classica Katinka Kleijn (Chicago Symphony Orchestra) e del chitarrista Jim Tashjian (al posto del dimissionario Krahn) i District 97 sono pronti ad intraprendere una nuova strada musicale.
Hybrid Child rappresenta l'esordio della band, uscito a settembre per l'etichetta Laser's Edge e, per quanto possa sembrare strana l'accoppiata tra una vocalist aspirante pop idol e un affiatato e giovane complesso progressivo, questo sodalizio funziona. Ciò che fa funzionare il tutto è la professionalità di reciproco rispetto tra le due estremità, nel senso che, con l'entrata della Hunt, i District 97 non sono scesi a compromessi con la commercialità e dall'altra parte la Hunt che, invece di inseguire il facile successo, ha accettato di buon grado la sfida di entrare in una prog band, cosa che le fa onore.
La componente essenziale di Hybrid Child rimane il prog metal, anche se non inteso nell'incarnazione tonitruante dei Dream Theater, ma qualcosa di più intellettuale che si ciba equamente di fusion e sinfonismo (saranno forse le incursioni virtuosistiche del violoncello della Kleijn, o i riff della chitarra macchinosa di Tashjian). Tali influssi rendono la materia maggiormente accessibile e accettabile anche per chi il metal non lo digerisce proprio. Diciamo che Hybrid Child è un ottimo compromesso tra neo progressive rock e prog metal.
Hybrid Child rappresenta l'esordio della band, uscito a settembre per l'etichetta Laser's Edge e, per quanto possa sembrare strana l'accoppiata tra una vocalist aspirante pop idol e un affiatato e giovane complesso progressivo, questo sodalizio funziona. Ciò che fa funzionare il tutto è la professionalità di reciproco rispetto tra le due estremità, nel senso che, con l'entrata della Hunt, i District 97 non sono scesi a compromessi con la commercialità e dall'altra parte la Hunt che, invece di inseguire il facile successo, ha accettato di buon grado la sfida di entrare in una prog band, cosa che le fa onore.
La componente essenziale di Hybrid Child rimane il prog metal, anche se non inteso nell'incarnazione tonitruante dei Dream Theater, ma qualcosa di più intellettuale che si ciba equamente di fusion e sinfonismo (saranno forse le incursioni virtuosistiche del violoncello della Kleijn, o i riff della chitarra macchinosa di Tashjian). Tali influssi rendono la materia maggiormente accessibile e accettabile anche per chi il metal non lo digerisce proprio. Diciamo che Hybrid Child è un ottimo compromesso tra neo progressive rock e prog metal.
I Don't Wanna Wait Another Day e The Man Who Knows Your Name hanno uno sviluppo in comune che divide i brani fondamentalmente in due parti. La prima parte è simile in entrambi, incentrata su un math rock che può ricordare la pesantezza e le involuzioni dei Canvas Soloaris, allegerendo molto il profilo metal. La seconda parte di I Don't Wanna Wait Another Day ha quel gusto rilassato e raffinato delle progressioni fusion proprie dei Thieves' Kitchen, mentre quella di The Man Who Knows Your Name, tra ariosi cambi armonici e solenni assoli di synth e chitarra, si fregia di ottime soluzioni melodiche neo progressive (tra Yes e Jadis). Termites è il brano che sfoga in modo più marcato queste velleità metalliche, anche se la voce della Hunt contribuisce a non far mai deragliare in toni eccessivamente enfatici.
Purtroppo il singolo I Can't Take You With Me potrebbe portare a grossi fraintendimenti, pur essendo un brano accattivante e ben orchestrato, dato che rappresenta lo stile della band solo in piccola parte (soprattutto nella versione "single edit" della quale potete gustarvi il video di seguito). Certo, ci sono quelle sottili dissonanze tra chitarra e organo nel ritornello che rendono tutto meno scontato e poi quegli intermezzi di tastiere classicheggianti, ma c'è anche l'attacco rockettaro delle strofe che fa sembrare i District 97 i Paramore che suonano prog. Quindi dategli il giusto peso.
La seconda parte dell'album è occupata dalla suite Mindscan, divisa in 10 movimenti, dalla durata di circa 27 minuti. La voce della Hunt qui è meno presente, tanto che il brano sembra voler mostrare la perizia tecnica e compositiva della band in versione strumentale, in una prova sicuramente velleitaria da contenere in un'opera prima. I District 97 non si lasciano intimorire e Mindscan si destreggia con fluidità nelle sue varie sezioni, citando gli Yes di Awaken (nella VI) e alternando mitragliate elettriche di chitarra a poderose e solenni melodie (nelle ultime tre sezioni). In pratica una summa di quanto espresso precedentemente. Esordio promettente.
www.myspace.com/district97
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