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mercoledì 22 aprile 2020
Childish Japes - The Book of Japes (2020)
Dopo un primo album con vari ospiti alla voce che imprimevano una intrigante eterogeneità all'insieme del lavoro e un secondo album che si serviva della notevole presenza dell'ex cantante dei Mals Totem Dave Vives, nel terzo album appena pubblicato i Childish Japes - creatura del batterista JP Bouvet messa in piedi con Asher Kurtz (chitarra) e Jed Lingat (basso) - decidono di dedicarsi completamente alla fusion strumentale e lo fanno con l'aiuto dei due membri aggiunti David Leon al sassofono e al clarinetto basso e Christian Li alle tastiere. In questa nuova veste abbiamo così l'occasione di approfondire ancora meglio le capacità strumentali del trio (allargato) che si dedica in egual misura a virtuosismo e ricerca sonora. The Book of Japes mischia con brillante equilibrio composizione e improvvisazione, quando compare quest'ultima l'avanguardia è dietro l'angolo dato che Kurtz preferisce sperimentare effetti sonici con il proprio strumento, mentre le sezioni soliste più intensamente jazz sono sostenute da sax e piano. Un nuovo crossover che porta i Childish Japes a produrre un album ancora una volta differente dal precedente, dimostrando la volontà di cambiare prospettiva ad ogni pubblicazione.
mercoledì 16 agosto 2017
Childish Japes - After You're Born (2017)
Il giovane batterista JP Bouvet è attualmente una stella emergente del suo strumento e, se non fossero sufficienti gli studi musicali che lo hanno portato a perfezionarsi al Berklee College of Music, basti dire che tra le sue ultime fatiche c'è stata la partecipazione al tour Steve Vai’s Generation Axe 2016, incassando oltretutto i complimenti dal grande chitarrista, quando ha dovuto sostituire all'improvviso l'infortunato Matt Garstka. In passato Bouvet ha fatto parte della band fusion The Penguins e ha collaborato molto spesso con il chitarrista e suo compano di stanza a Berklee Mike Linden (il loro album insieme Bubble & Squeak è da non perdere).
Bouvet debutta adesso con una band messa insieme da lui stesso con il nome di Childish Japes e che vede Asher Kurtz alla chitarra (Mals Totem, Iris Lune) e Jed Lingat al basso (Ben Levin Group). After You're Born, in uscita il 30 agosto, comprende sette tracce suddivise in tre strumentali e quattro con un ospite vocale per ciascuna, piazzandosi così a metà strada come un lavoro sospeso tra art rock e fusion. Trattandosi di Bouvet, ovviamente l'album è anche soprattutto uno studio sulle possibilità ritmiche applicate in ambito canoro e non. Ad esempio, un pezzo come la title-track completamente marcata in 4/4, si dipana con Bouvet intento a giocare sugli accenti per creare l'illusione di un cambio di battuta tra la strofa e il chorus. A rendere più spettacolare il brano ci pensa la voce di Courtney Swain dei Bent Knee che, nei suoi saliscendi vocali, ne sottolinea dinamiche e crescendo.
L'esperimento prosegue nelle improvvisazioni fusion Before You Die e Psalm 6, entrambe architettate su fondamenta ritmiche che ne compongono la struttura portante e poi Gorbas/Set Me Free, il cui titolo sembra suggerire la dualità tematica del pezzo che si spacca tra un ritmo caribico e una jam post rock. Sul versante vocale i Childish Japes svelano una volontà eclettica nel toccare vari stili, donando comunque ad ognuno una sfumatura personale. Go Own Them All è cantata da Dave Vives che per un attimo fa ricordare la potenza dell'hard prog della sua ex band Mals Totem. Poi c'è il soul R&B Insight cantata dalla voce sensuale e calda di Joanna Teters, altra allieva di Berklee come Vives e, per non farsi mancare nulla, Hold On prova un'escursione nell'hip hop, rappato da Sicky Brett, dove dei groove drum n' bass sommati alla natura funk rock del pezzo, lo avvicinano a quella particolarissima nuova onda math-soul-core che comprende Eternity Forever, Dance Gavin Dance e Strawberry Girls.
domenica 13 marzo 2016
Altprogcore March discoveries, part 2
In questa seconda parte che riguarda le nuove scoperte di questo mese presento tre gruppi dallo stile radicalmente diverso uno dall'altro. Che vi piaccia il pop jazz, il djent o il folk rock, penso che ce ne sia un po' per tutti: buon ascolto!
La scoperta degli Iris Lune è stata mutuata dai talentuosi Mals Totem, band che presentai qui un po' di tempo fa, dei quali due membri (il chitarrista e il batterista) sono confluiti in questo nuovo quartetto guidato dalla cantante Ella Joy Meir. L'omonimo EP d'esordio degli Iris Lune rispecchia un sofisticato electro pop jazz che ha bisogno della giusta decantazione per entrarci in piena sintonia. Nella spirale di brani che crescono d'intensità piuttosto che abbandonarsi al classico gioco di strofa-ritornello, gli Iris Lune non lasciano nulla alla prevedibilità, prendendo elementi da Bjork, Rebecka Tornqvist e in generale dal pop rock scandinavo. I ragazzi provengono dal Berklee College of Music e già questo li qualifica come affidabili.
I Cartoon Theory si auto-definiscono con l'etichetta di "electro ambidjent" ed è abbastanza calzante ad ascoltare questo esordio, Planet Geisha, che assomiglia ad un djent che ha subìto un trattamento futuristico con iniezioni di dance, ritmiche elettroniche e sintetizzatori. Il progetto Cartoon Theory appartiene a Maxime Lathière e Juan Carlos Briceño Sanchez (aka Breeze), ma più che altro è interessante notare la schiera di ospiti che ha preso parte all'album a partire da Travis Orbin alla batteria (Ex Periphery, Sky Eats Airplane, Darkest Hours), per proseguire con apparizioni di Plini, Luke Martin, David Maxim Micic, Mathieu Ricou, Zélie Tible e David Abad Segovia.
Il quartetto Seaons porta il secondo lavoro Aprilis nei territori di un concept album post apocalittico che però non opta per una musica oppressiva, ma rimane su un folk prog rock solare e melodico che richiama gli ampi spazi rurali americani dei dipinti di Albert Bierstadt - che i Seaons hanno utilizzato come cover per l'album - e le atmosfere elettroacustiche debitrici di Half Moon Run, From Indian Lakes, The Dear Hunter.
venerdì 18 luglio 2014
Altprogcore July discoveries (part 2)
Apriamo la seconda parte di nuove proposte musicali presentandovi due validissime band provenienti da Boston, entrambe uscite da quella fabbrica di talenti che è il Berklee College of Music. I Bent Knee sono una strana creatura, non propriamente Prog, ma piuttosto art rock nella sua accezione più vasta. Nel loro sound vi sono racchiusi alternative, folk, elettronica, avant-rock e pop rock sperimentale, se tutto ciò può avere senso. Le loro canzoni costruiscono pathos con pazienza, partendo in maniera sommessa e arrivando al climax, più che a un chorus, lentamente, oppure esplodendo improvvisamente. Una personalissima impressione me li farebbe definire come la Dave Matthews Band che incontra gli Sleepytime Gorilla Museum mentre suonano pop. Shiny Eyed Babies è in uscita a novembre.
Il secondo gruppo è molto diverso. Diciamo che i Mals Totem cercano di portare l'hard rock in territori progressivi con ritmiche elaborate, cambi di atmosfera e aggiungendo accanto ai soliti riff progressioni armoniche fusion. Ad ogni modo, di fondo, il loro EP è una bordata di energia supportata anche dal talento del cantante Dave Vives, che ha veramente una voce notevole (ascoltatevi Mastless) e lo potete controllare voi stessi in questa cover di Whole Lotta Love eseguita dal vivo di fronte nientemeno che a Jimmy Page in persona. Ad una prima impressione mi hanno fatto venire in mente una versione prog jazz degli Extreme, ma dentro si sentono le influenze e l'estro dei SuperVolcano, un'altra band, guarda caso, di Boston segnalata qualche tempo fa in questo blog.
Ho conosciuto gli Stepfriends tramite la carinissima etichetta Intheclouds Records, che pubblica esclusivamente vinili con artwork artigianali fantastici, che ha messo sotto contratto il gruppo e dovrebbe far uscire All We've Got entro la fine del mese. Dalle poche canzoni ascoltate in preview (alcune le potete trovare anche qui), All We've Got dovrebbe essere un gran disco. Sonorità che ricordano il midwest emo degli Into It. Over It. si fondono con il prog altrenativo dei Circa Survive.
Ho scoperto i The Mercury Tree grazie ad una segnalazione del blog AllMediaReviews e devo dire che sono rimasto impressionato da queste due tracce, soprattutto la seconda Secret a Matrix. Il prog rock di questa band possiede un approccio alla materia altrettanto peculiare come quello proposto dai Bubblemath e da Mike Keneally. Oltre a questo split EP (condiviso con i Red Forman), andando a ritroso, ho provato ad ascoltare l'album Freeze in Fanthom Form del 2012, ma non ha avuto lo stesso impatto. Comunque i The Mercury Tree hanno un album in uscita previsto per la fine di agosto. Vedremo se manterranno l'ispirazione.
Gli A Formal Horse sono un quartetto di Southapton che divide equamente i brani tra parti strumentali e cantate (dalla fronwoman di Francesca Lewis). Il progressive rock suonato dal gruppo è da loro stesso definito vicino alle atmosfere di King Crimson e Mahavishnu Orchestra e, in effetti, l'interplay tra la chitarra e la sezione ritmica fa proprio pensare ai primi. La voce della Lewis aggiunge un tocco di dolcezza che mi ricorda il prog rock canterburiano dei Thieves' Kitchen.
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