Dopo anni di predominio "occidentale" sembra che, negli ultimi anni, la scena musicale dell'emisfero australe stia vivendo un periodo d'oro. Non sono bastati i riconoscimenti ad artisti come Gotye e Kimbra per sottolineare quanto abbiano da dire dall'altra parte del mondo in materia di musica pop e rock. Sono ormai lontani i tempi in cui gli Shihad tenevano alta, in solitaria, la bandiera dell'alternative rock neozelandese. Ma ciò che è cresciuto con maggior convinzione in queste terre (Australia e Nuova Zelanda) è un manipolo di gruppi che si possono catalogare come progressive o alternative metal, dei quali i Karnivool sono divenuti, grazie al monumentale
Sound Awake, i principali e più autorevoli portavoce.
E così, dopo quattro anni di lavoro, ecco arrivare l'attesissimo successore di
Sound Awake per capire come si è evoluto il suono del gruppo di Perth. La prima cosa da dire è che, proprio come quest'ultimo, anche
Asymmetry terrà occupate parecchio le nostre orecchie prima di penetrarvi completamente e con chiarezza. I Karnivool hanno mantenuto quella scrittura imprevedibile che lascia i brani dispiegarsi in un crescendo di pathos e drammaticità. Le tensioni metal dei Tool ci sono ancora e costituiscono da sempre il seme che si muove sotto traccia nella musica del quintetto, ma il suo influsso non ha mai messo in discussione il valore autonomo delle loro composizioni.
Penso che il primo pezzo presentato in anteprima,
The Refusal, abbia spiazzato un po' tutti per la sua carica aggressiva: una cruda esplosione di rabbia molto più selvaggia del solito, dettata da riff oscuri e urla belluine. Per fortuna è solo un'eccezione. In realtà il disco rispetta abbastanza ciò che ci si può aspettare dai Karnivool, anche se le sorprese non mancano. Detto ciò è bene chiarire subito che con
Asymmetry il gruppo non ha voluto ripetersi e ha cercato di battere nuove direzioni. Il disco appare proprio in questo il più glaciale (musicalmente) ed oscuro (tematicamente) prodotto sinora dalla band.
Ad onor del vero, comunque, quella che considero la prima parte (che viene separata idealmente dalla seconda attraverso la title-track) mi ha lasciato piuttosto indifferente. In pratica si ha un pugno di brani potenti che fanno il loro dovere - a partire dalla molto "oceansizeiana"
Nachash, passando alla caotica
A.M. War fino ad arrivare dall'atmosferica tensione di
We Are -, ma che non lasciano una traccia profonda. La calibrazione del mixaggio è attentissima a dare risalto ad ogni singolo strumento: chitarre mai così affilate e aggressive e la sezione ritmica, tra un basso dai contorni imponenti e una batteria martellante, appare quasi devastante.
A suo modo
Sound Awake presentava delle linee melodiche significative e più incisive.
Asymmetry è sì un passo in avanti, ma verso qualcosa di ignoto: i pezzi ruotano attorno a delle strutture che esplorano dei temi a mo' di spirale, ma non li sviscerano mai appieno, non si arriva ad un climax per poi ripartire, come potevano fare, ad esempio, dei pezzi come
New Day o
Umbra. Qui c'è un percorso in crescendo che può toccare vette eccelse come in
Aeons, non a caso uno dei pezzi più ambiziosi e suggestivi del lotto, oppure implodere nella dichiarazione d'intenti, lodevole, ma non del tutto riuscita di
Sky Machine.
La seconda parte è quella dove i Karnivool osano di più, rimettendo in discussione ciò che abbiamo sentito finora. Le atmosfere si fanno più rarefatte e meditabonde sin da
Eidolon che promette più di quanto non mantenga veramente. Unica eccezione ad interrompere la calma, dopo la succitata
Sky Machine, è
The Last Few che ritorna per un attimo ad un metal psichedelico lontano parente dei migliori Soundgarden. Il dittico
Float e
Alpha Omega è il più disorientante e sperimentale. Una ninnananna con chitarra microtonale la prima, mentre la seconda, sempre sulla linea impostata da
Float, si apre con arie vagamente jazzy per poi esplodere in un mantra elettrico. L'impressionismo aleatorio di
Om - un calmo strumentale composto da poche note di piano - è forse il modo migliore per chiudere un'opera che si vuol presentare spiazzante e al tempo stesso conservatrice.
Asymmetry è talmente singolare ed eterogeneo da far pensare ad un lavoro di transizione. Non tanto per l'indecisione nei confronti di quale strada intraprendere, ma piuttosto perché sono presenti degli elementi con alto potenziale di miglioramento.
Asymmetry quindi non è quel capolavoro che forse molti si aspettavano dai Karnivool, ma è un album che presenta una band in continua ricerca e crescita. Il che, tutto sommato, è un bene.
www.karnivool.com.au