giovedì 31 luglio 2014

I Bubblemath ritornano dopo 12 anni. Ecco "The Sensual Con"


A 12 anni di distanza da Such Fine Particles of the Universe e dopo infiniti annunci e rimandi, finalmente i Bubblemath pubblicano la loro prima canzone tratta dal secondo album di prossima uscita (la data ufficiale ancora è ignota). Si tratta di The Sensual Con che comunque era un pezzo già noto, in quanto la band lo suonava dal vivo diversi anni fa. Ormai cominciavo a dubitare dell'uscita di nuovo materiale, ma mai dire mai con i Bubblemath.

 

martedì 22 luglio 2014

KNIFEWORLD - The Unravelling (2014)


Anche se la line-up dei Knifeworld conta ben otto elementi, il gruppo è guidato con mano ferma dal veterano dell’underground britannico Kavus Torabi. Il suo nome è comparso con sempre più frequenza nell’ambiente sin da quando, nel 2003, entrò a far parte dei Cardiacs come membro effettivo, avendo già alle spalle la militanza nei The Monsoon Bassoon, un’originale band di prog alternativo. Da lì in poi il poliedrico chitarrista è stato coinvolto in molteplici progetti musicali tra i quali Guapo, Chrome Hoof, Mediaeval Baebes, North Sea Radio Orchestra e anche i Gong, al fianco del compianto Daevid Allen.

I Knifeworld sono però la sua creatura, nei quali riveste il ruolo di leader nonché di compositore. Torabi ha creato anche l'etichetta indipendente Believers Roast per produrre i propri lavori e quelli di artisti a lui affini, ma con The Unravelling i Knifeworld sono riusciti a fare il grande salto verso l'autorevole InsideOut. Dopo il fulminante esordio nel 2009 con Buried Alone - Tales of Crushing Defeat, Torabi ha continuato a lavorare sul sound della band, mettendolo a punto con due EP e consolidandolo in una psichedelia peculiare ed eclettica dove confluiscono inevitabili tracce di Cardiacs e di jazz rock canterburiano. Profondo conoscitore della materia progressive, Torabi cucina The Unravelling come fosse uno stregone freak: nei brani I Can Teach You How to Lose a Fight e Send Him Seaworthy si mescolano sovrapposizioni di rock alternativo e interventi minimal dei fiati il quale utilizzo ricorda molto i Roxy Music, altre volte si ha un collage di quadri da rock spaziale alla maniera dei Gong dove il collante è la fusion (Don't Land on Me).

Peccato si sia persa quell’impronta di R.I.O. che aveva reso Buried Alone tanto speciale. In The Unravelling viene privilegiata una sorta di psichedelia pop che può dare anche buoni frutti dal punto di vista melodico (Destroy the World We Love, I'm Hiding Behind My Eyes), ma spesso punta ad esperimenti da avant-garde un po’ forzata (The Skulls We Buried Have Regrown Their Eyes, This Empty Room Once Was Alive).


 
 

venerdì 18 luglio 2014

Altprogcore July discoveries (part 2)

Apriamo la seconda parte di nuove proposte musicali presentandovi due validissime band provenienti da Boston, entrambe uscite da quella fabbrica di talenti che è il Berklee College of Music. I Bent Knee sono una strana creatura, non propriamente Prog, ma piuttosto art rock nella sua accezione più vasta. Nel loro sound vi sono racchiusi alternative, folk, elettronica, avant-rock e pop rock sperimentale, se tutto ciò può avere senso. Le loro canzoni costruiscono pathos con pazienza, partendo in maniera sommessa e arrivando al climax, più che a un chorus, lentamente, oppure esplodendo improvvisamente. Una personalissima impressione me li farebbe definire come la Dave Matthews Band che incontra gli Sleepytime Gorilla Museum mentre suonano pop. Shiny Eyed Babies è in uscita a novembre.






Il secondo gruppo è molto diverso. Diciamo che i Mals Totem cercano di portare l'hard rock in territori progressivi con ritmiche elaborate, cambi di atmosfera e aggiungendo accanto ai soliti riff progressioni armoniche fusion. Ad ogni modo, di fondo, il loro EP è una bordata di energia supportata anche dal talento del cantante Dave Vives, che ha veramente una voce notevole (ascoltatevi Mastless) e lo potete controllare voi stessi in questa cover di Whole Lotta Love eseguita dal vivo di fronte nientemeno che a Jimmy Page in persona. Ad una prima impressione mi hanno fatto venire in mente una versione prog jazz degli Extreme, ma dentro si sentono le influenze e l'estro dei SuperVolcano, un'altra band, guarda caso, di Boston segnalata qualche tempo fa in questo blog.




Ho conosciuto gli Stepfriends tramite la carinissima etichetta Intheclouds Records, che pubblica esclusivamente vinili con artwork artigianali fantastici, che ha messo sotto contratto il gruppo e dovrebbe far uscire All We've Got entro la fine del mese. Dalle poche canzoni ascoltate in preview (alcune le potete trovare anche qui), All We've Got dovrebbe essere un gran disco. Sonorità che ricordano il midwest emo degli Into It. Over It. si fondono con il prog altrenativo dei Circa Survive.




Ho scoperto i The Mercury Tree grazie ad una segnalazione del blog AllMediaReviews e devo dire che sono rimasto impressionato da queste due tracce, soprattutto la seconda Secret a Matrix. Il prog rock di questa band possiede un approccio alla materia altrettanto peculiare come quello proposto dai Bubblemath e da Mike Keneally. Oltre a questo split EP (condiviso con i Red Forman), andando a ritroso, ho provato ad ascoltare l'album Freeze in Fanthom Form del 2012, ma non ha avuto lo stesso impatto. Comunque i The Mercury Tree hanno un album in uscita previsto per la fine di agosto. Vedremo se manterranno l'ispirazione.




Gli A Formal Horse sono un quartetto di Southapton che divide equamente i brani tra parti strumentali e cantate (dalla fronwoman di Francesca Lewis). Il progressive rock suonato dal gruppo è da loro stesso definito vicino alle atmosfere di King Crimson e Mahavishnu Orchestra e, in effetti, l'interplay tra la chitarra e la sezione ritmica fa proprio pensare ai primi. La voce della Lewis aggiunge un tocco di dolcezza che mi ricorda il prog rock canterburiano dei Thieves' Kitchen.

venerdì 11 luglio 2014

Altprogcore July discoveries


Questo EP di tre tracce, esordio del quartetto di Brighton denominato Shrine, è un biglietto da visita di tutto rispetto che include molte cose che ci piacciono: rock duro, elaborato, multiforme e imprevedibile, un po' post hardcore, un po' progressive rock alla maniera degli Oceansize. Closer to the Sun ha già incontrato i favori della stampa di settore inglese e gli Shrine sono sicuramente da tenere d'occhio.



Il collettivo musicale Prismatic Mantis, guidato da Mark Reynolds offre un ascolto stimolante di fusion contaminata pesantemente da elettronica per una visione futurista e senza confini. In Swords of Truth i Prismatic Mantis usano ogni traccia come un contenitore di molteplici spezie musicali. Ci si può imbattere in influenze psichedeliche e post jazz tra Ozric Tentacles, Flying Lotus, Thundercat, Jaga Jazzist e Father Figure.




Still + Storm è un progetto di Dave Raymond (Damiera, Hidden Hospitals) e Rachel Raymond che lascia da parte il math rock in cui è solito cimentarsi Dave per dare spazio a delicate canzoni di dream pop elettronico dominate da malinconia, droni di basso e tempi rallentati. Molto suggestivo.




Questa non è proprio un nuova scoperta in quanto credo conoscerete il math prog strumentale e molto tecnico degli Scale the Summit. Il loro chitarrista, Chris Letchford, se ne uscira il 15 luglio con un album solista che sembra propendere verso una fusion in stile Pat Metheny. Ma non è finita qui, in quanto, tra gli ospiti dell'album, figurano il batterista Steven Padin e il tastierista Danny Pizarro entrambi dei The Reign of Kindo. Garanzia di qualità.




E, se vi piacciono gli Scale the Summit, potreste apprezzare anche il math rock del giovane quertetto Vasudeva. Life in Cycles è il loro primo album, dopo un buon EP, che conferma le ottime doti esecutive e compositive del gruppo. Grazie al costante tapping di chitarra (che ormai è divenuto un marchio di fabbrica per il genere) e i ricami psichedelici che ne conseguono, a me ricordano una versione strumentale dei Six Gallery e quindi la cosa è sicuramente positiva, con in più un tocco di new age virata in post rock.

martedì 8 luglio 2014

BRAID - No Coast (2014)


Non credo che in Italia siano in molti a conoscere i Braid, anche se si tratta di una band che ha fatto la storia dell'emo/post hardcore, riuscendo, nella sua pur esigua discografia, a siglare un classico riconosciuto del genere come Frame and Canvas uscito nel 1998. Dopo questo album, il terzo della loro carriera, i Braid decisero di sciogliersi a causa di vari fattori quali lo stress da tour in condizioni precarie, pochi soldi a disposizione e differenti idee sulla direzione musicale da intraprendere nel futuro. I Braid ricomparvero nel 2011 con l'EP Closer to Closed che lasciava trasparire un leggero cambio di rotta nel loro sound. E oggi arriva No Coast, primo album in studio dopo 16 anni, dove i Braid confermano quella formula. Il che vuol dire che alcuni fan della prima ora potranno avere una lieve delusione, oppure abbracciare con soddisfazione questa nuova rotta. Ma sicuramente più di una cosa è cambiata da Frame and Canvas.

No Coast è un concentrato di melodie sopraffine ed è anche un tuffo nel sound degli anni '90 catapultato nel presente, seguendo l'uniforme revival dell'emocore sbocciato in questo 2014 con il ritorno sulle scene di Mineral, American Football, Sunny Day Real Estate e The Felix Culpa, per fare qualche esempio. Ma è anche uno spaccato del rock alternativo di quel decennio. Il suono ora risulta più pulito e le voci di Bob Nanna e Chris Braoch sono più dolci che mai, quasi ti cullano, accantonando l'alternanza tra clean e scream. Difficile immaginare una pop punk song più soave di East End Hollows o una leggerezza emocore più avvolgente di Bang.

Poi, sarà un'impressione personale, ma le chitarre spezzate tra armonia e noise e le ritmiche incisive e ponderate ricordano da vicino le cose meno sperimentali fatte dai Motorpsycho tra Timothy's Monster e Angels and Daemons at Play. Ovvero quando provavano a imporre una via più immediata al rock alternativo lo-fi con melodie facilmente assimilabili su Like Always, Starmelt/Lovelight, A Shrug & a Fistful (Damages! ha lo stesso basso elastico e ne sembra un'appendice) o Wearing Yr Smell. Provate ad ascoltare Lux e Climber New Entry e a non percepire quell'impronta compositiva tipica di Snah Ryan, oppure isolare il cadenzato riff di This is Not a Revolution senza pensare a Greener. Ora, dubito seriamente che i Braid conoscano i Motorpsycho, ma la sensazione provata ascoltando No Coast è stata una di quelle coincidenze auditive che me lo hanno fatto amare fin da subito.



http://braidcentral.com/

domenica 6 luglio 2014

Pink Floyd - "The Endless River" in arrivo ad ottobre


La notizia è confermata ormai da più fonti. A ottobre vedrà la luce un nuovo album dei Pink Floyd con il titolo The Endless River. Ieri un tweet della moglie di David Gilmour, Polly Samson, ha messo in subbuglio i fan, annunciando questa cosa dal nulla. Il disco proprio nuovo non è, in quanto è tratto dalle ultime sessioni di registrazione con Rick Wright nel 1994, all'epoca di The Division Bell, conosciuto finora con il nome di The Big Spliff e basato su musica strumentale ambient.
Ma la notizia più succulenta arriva dalla storica corista Durga McBroom che, in un post su Facebook, sotto una foto già pubblicata in passato e che ritrae lei e Gilmour al lavoro in studio (in molti hanno creduto che fosse in preparazione un nuovo album solista di Gilmour), rivela che il chitarrista e Nick Mason in questi mesi hanno ripreso a lavorare su quelle registrazioni, aggiungendo anche voci e nuovi arrangiamenti.
Ecco il testo originale:

Remember this photo? It wasn't what you THOUGHT it was. From Polly Samson on Twitter: "Btw Pink Floyd album out in October is called "The Endless River". Based on 1994 sessions is Rick Wright's swansong and very beautiful."
YES. THERE IS A NEW PINK FLOYD ALBUM COMING OUT. AND I'M ON IT. And there was much rejoicing.

sabato 5 luglio 2014

The Occupants - Streets (single) (2014)


Tempo fa parlai di questo nuovo progetto dei fratelli Gower che sinora ha prodotto due brani e per un riassunto rimando a questo post. Oggi è possibile ascoltare il terzo tassello, dal titolo Streets, degli ex Cog tornati con il nome di The Occupants.



www.facebook.com/TheOccupantsMusic