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domenica 28 agosto 2016
Twelve Foot Ninja - Outlier (2016)
Dall'uscita del primo album Silent Machine, gli australiani Twelve Foot Ninja sono riusciti a farsi conoscere in poco tempo da una discreta fascia alta di pubblico anche al di fuori della propria terra natia, collezionando svariati tour (passando pure per l'Europa) sia come spalla a gruppi di maggior fama sia come headliner. Dai due singoli usciti in anteprima, One Hand Killing e Invincible, mi aspettavo una replica sbiadita e più o meno invariata di Silent Machine e invece Outlier ha fortunatamente smentito le mie previsioni. Nessuna rivoluzione siderale, ben inteso, però i Twelve Foot Ninja hanno portato bene a termine lo sporco, rischioso e ingombrante lavoro della fatidica opera seconda, anche se ci sono voluti quattro anni di lavoro.
Cos'è che differenziava fin dal principio il metal dei quintetto australiano rispetto alla formula di altri colleghi? La peculiarità di Silent Machine risiedeva negli arrangiamenti che, contando anche su una buona dose di ironia, trasportavano nel genere nu metal tante piccole variazioni stilistiche come funk, dub, fusion, arie latinoamericane, disco e dance. Un'impresa ardua sulla carta senza il rischio di cadere nel ridicolo, ma la formula ha funzionato anche grazie al fatto di aver costruito un concept attorno alla band, sfociando nella cultura pop grazie a citazioni da fumetti manga e mitologia eroica declinate verso il parossismo parodico.
Arrivando a parlare di Outlier, in questo caso i Twelve Foot Ninja non hanno proprio optato per frammentare ogni brano con qualsiasi sorta di variazione come succedeva su Silent Machine, ma a caratterizzarlo unicamente con qualche accenno ad un determinato genere e proseguire in prevalenza con massicce dosi di djent e nu metal. Se One Hand Killing è spezzata con un breve bridge funk disco e Oxygen procede con accenni a ritmiche ska e progressioni lounge jazz, altri pezzi come Sick, Collateral e Dig for Bones rotolano come macigni dritti per la loro strada djent/metal, mentre Invincible rimane il pezzo più diretto e con minore appeal nel descrivere la reale personalità dell'album. Ma, anche se si parla di musica con un impatto considerevolmente pesante, grazie a piccoli indizi sottotraccia di progressioni armoniche inconsuete, si intuisce che il quintetto di Melbourne sa maneggiare un ampio raggio musicale a partire dalla fusion (tant'è che le evoluzioni strumentali e ritmiche rimangono a livelli notevoli).
Un misto tra Korn e Fatith No More (un paragone che compare ancora ben saldo su Outlier, soprattutto per la voce del cantante Kin Etik) dove, in questo contesto, la sfida consiste sul quanto si possa spostare la stanghetta della bilancia tra ciclopici e devastanti riff e melodie "catchy" prestate da altri generi. Sfida vinta se si guarda alla fluidità e alla scorrevolezza, anche quando a prevalere sul metal sono le arie spaccate tra ballad funk e smooth jazz di Point of You. Il gusto e il divertimento di scoprire come i Twelve Foot Ninja riescano ad inserire nel flusso sonoro elementi musicali estranei viene sublimato nel "saltarello" indiano di Monsoon e nei rimandi alla Spagna del flamenco di Post Mortem e Adios. Da veri professionisti dell'eclettismo, i cinque si permettono ancora il lusso, su Outlier, di accostare al djent le più improbabili e distanti idee stilistiche con versatilità e, se da una parte l'album mantiene intatta la freschezza che era propria di Silent Machine, dall'altra ci si domanda con velato cinismo come potranno stupirci in futuro i TFN.
http://twelvefootninja.com/
giovedì 28 marzo 2013
La macchina silenziosa dei Twelve Foot Ninja
Proprio come i Thank You Scientist (con i quali c'è stato di recente un ricambio di stima via facebook) anche i Twelve Foot Ninja sono stati inclusi tra i primi dieci posti dei migliori album del 2012 di altprogcore grazie ad un lavoro fresco che è un mix di stili più disparati come reggae, dub, nu-metal e una buona dose di humor. Tutte cose che, se messe insieme alla vocalità del cantante Kin, portano ad un inevitabile paragone con i Faith No More, ma la vitalità dinamica di Silent Machine è comunque tutta da scoprire, inserendo così il gruppo nella recente new wave australiana insieme a Karnivool, Dead Letter Circus e The Butterfly Effect. Francesco Notarangelo ha avuto un breve scambio di battute con la band.
Vi prego di presentarvi:
Siamo:
Kin, voce
Ro, Chitarra e seconda voce
Russ, batteria
Damon, basso
Stevic, chitarra
In breve i Twelve Foot Ninja.
Tweelve Foot Ninja, da dove nasce?
È una lunga storia. Brevemente deriva da una statua a grandezza naturale dell’uomo più alto del mondo. Ho pensato che sarebbe stato fantastico se fosse stato ancora un po’ più alto e con le sembianze di un ninja.
Come nacque la strategia innovativa di Silent Machine?
Nacque dopo diverse discussioni con il nostro manager e da un generale desiderio di svolgere più cose in un’unica via.
Quali sono i gruppi che vi hanno ispirato?
Moltissimi. Penso ai Meshuggah, Dub Trio, Fat Freddy’s Drop, Mr Bungle, Jamiroquai, Pantera, Fear Factory, Radiohead.
Cosa pensi della scena prog-australiana come Cog, Karnivool, Dead Letter Circus?
Amiamo queste bands. Siamo stati in tour per l’Australia con i Dead Letter Circus, davvero ottime persone.
È cambiato qualcosa dal primo EP New Dawn?
Decisamente. Ora siamo più sicuri dei nostril mezzi e del suono che proponiamo. Siamo anche diventati più bravi nel comporre la nostra musica.
Che cosa cercate di aggiungere al prog? È una scelta del vostro cantante cercare d’imitare la voce di Mike Patton?
Non mi piace catalogare la nostra musica in un unico genere così mi auguro di non dover mai cercare di aggiungere qualcosa, se non alimentare il desiderio di scrivere buone canzoni. Kin, decisamente, non cerca d’imitare il modo di cantare di Mike Patton. Mike Patton è stato sicuramente un buon modello così come lo è per tante altre metal bands. D’altronde Patton è stato ed è un grande innovatore.
Qual è la canzone che avresti voluto scrivere o suonare?
Probabilmente Grace di Jeff Buckley, una delle migliori canzoni mai scritte.
http://twelvefootninja.com/
Intervista e traduzione a cura di
Francesco Notarangelo
checcontr@yahoo.it
mercoledì 14 novembre 2012
TWELVE FOOT NINJA - Silent Machine (2012)
Dopo i due EP New Dawn (2008) e Smoke Bomb (2010) che potevano far intravedere buone possibilità per un debutto vero e proprio, gli australiani Twelve Foot Ninja con l'esordio Silent Machine non solo non deludono le aspettative, ma vanno ben oltre le direttive impostate precedentemente. I Twelve Foot Ninja hanno tutte le carte in regola per diventare una delle nuove band di punta nella new wave alt-metal australiana insieme a Karnivool, Dead Letter Circus e i defunti (credo) Cog. Avevo già scritto qualche riga a proposito di questo debutto, ma il suo impatto è stato così inaspettatamente positivo che credo sia necessario un approfondimento.
L'album Silent Machine è stato pubblicato il 2 novembre accompagnato da una campagna di pre-ordini quanto meno singolare. Le 12 canzoni che compongono il lavoro sono state rese disponibili in download con cadenza settimanale prima dell’uscita dell’album e ad ognuna di esse è stata abbinata una parte di un fumetto che narra la storia del "ninja di dodici piedi" (inteso come altezza tanto per precisare), una sorta di concept album quindi.
La band non ha mancato di fare proseliti tra gli addetti ai lavori tanto che il chitarrista dei Periphery Jake Bowen li ha esplicitamente consigliati ai tipi di Metalsucks. Anche se, ascoltando la band, non è tanto lo stile djent che viene fuori. In pratica il quintetto si colloca artisticamente vicino alle band sopra citate e, al posto di parametri prog metal, si diverte (è proprio il caso di dire) a mischiare riff nu metal poderosi e devastanti con improvvise deviazioni verso funk, dub, salsa, ritmiche latino americane, reggae e via dicendo. A molti, ascoltando i Twelve Foot Ninja, potranno venire alla mente paragoni più o meno palesi - uno su tutti con i Faith No More e Mr. Bungle, grazie anche alla voce del cantante Kin, molto simile a Mike Patton.
Niente di nuovo sotto il sole quindi, ma suonato e realizzato con una sensibilità non comune verso melodie, armonie vocali e ritmiche altamente contagiose. È sorprendente la disinvoltura e la perizia con le quali i cinque accostano dei generi così lontani, un terreno dove altri avrebbero rischiato di sfiorare il ridicolo. La forza dei Twelve Foot Ninja risiede nella sicurezza delle loro capacità, altamente qualificate, che trovano nel senso dell’umorismo (si vedano i video ufficiali e altri tipo questo) un’ulteriore conferma che giustifica tale versatilità stilistica.
Coming for You, che si apre subito con decibel di metal, si spacca in digressioni pseudo salsa e disco, così come Mother Sky si prodiga nell'accentuare i contrasti virando verso riverberi dub. Il tutto è ripreso con maggiore forza nell'imponente Vanguard che ha dalla sua un potentissimo ritornello sincopato alla Pain of Salvation. Kingdom è una delle migliori tracce che frulla nel calderone influssi mediorientali, elettronica e un chorus da metal barocco da far invidia ai Faith No More. La title-track e Liberation hanno un tale respiro solenne che nasconde già una grande maturità artistica, mentre Rogue e Myth of Progress portano in dote i riff hardcore più rocciosi del lotto. Ain't That A Bitch esplora il lato più soft e orecchiabile, risultando vincente anche in questo campo.
Silent Machine è facilmente catalogabile come uno dei migliori debutti dell'anno e la band è sicuramente da tenere d'occhio in futuro.
http://twelvefootninja.com/
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