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venerdì 9 settembre 2022

Holy Fawn - Dimensional Bleed (2022)


Tra i numerosi interpreti dello shoegaze e delle sue differenti declinazioni morbide e pesanti, comprese tra blackgaze e dreamgaze senza contare il naturale connubio con elementi di stili prossimi come post rock, prog, space e noise rock, gli Holy Fawn si sono dimostrati tra gli interpreti più efficaci nell'attraversare ognuno di essi con la stessa intensità. Il primo album del gruppo, Death Spells, ne è stato un grande affresco, marchiato a fuoco da atmosfere sinistre, siderali e sognanti allo stesso tempo. Tanto era compatto e potente quel lavoro, tanto è altalenante nei vari umori, a poli estremi ed opposti, questo suo successore Dimensional Bleed.

La depressione che trasuda dai rallentati ed inesorabili muri di chitarra elettrica resta ancora il minimo comune denominatore per la poetica degli Holy Fawn, ma in questo caso la contrapposizione tra umori contrastanti si fa ancora più marcata a causa dell'uso maggiormente frequente dello scream e di minacciosi droni elettronici. Titoli espliciti come Death is a Relief, Void of Light e la title-track indulgono proprio su tali schemi che però vengono logorati molto presto dalla ripetitività. Difatti, nonostante i dislivelli di atmosfere, in questo secondo album la band riconduce tutto ad un'aura ancora più gotica, impalpabile e primitiva (nel senso di tribale, tipo la marcia in crescendo Empty Vials) che talvolta rende la materia paradossalmente più uniforme nel suo incedere senza molte variazioni.

L'immagine calzante dell'essere un attimo prima librato in praterie paradisiache e in quello successivo nel più oscuro degli inferi è la costante, ma non mancano momenti talmente evanescenti in cui si sfiora l'ambient, tra cui Hexsewn e Amaranthine, sempre rielaborato in continuità con il genere di riferimento degli Holy Fawn. Sightless è forse il brano più compiuto nel portare a termine il compito di agganciare insieme in modo coerente le varie sfumature di cui è impregnato il loro sound. Anche se Dimensional Bleed non riesce a mantenere quel livello di suggestione ultraterrena perfettamente conseguito dal suo predecessore, non cambia il fatto che gli Holy Fawn rimangano comunque tra gli esponenti più autorevoli del nuovo shoegaze contemporaneo.


domenica 12 gennaio 2020

Holy Fawn - Death Spells (2018)


Ci sono degli album che non si limitano ad essere vissuti, ma che hanno l'ambizione di creare un umore, un'atmosfera nella quale sprofondare. Per la potenza di fuoco e l'incisività della proposta sonora Death Spells degli Holy Fawn punta proprio a questo. L'album è uscito per la Holy Roar Records nel 2018 e poi ristampato l'anno seguente dalla Triple Crown, il che indica un certo spessore data la qualità delle uscite dell'etichetta. Scoperti solo di recente perché questo mese si affiancheranno ai Thrice nel tour celebrativo dei 15 anni di Vheissu, gli Holy Fawn si muovono nei meandri più oscuri dello shoegaze e del post rock, in una mistura estrema che li accosta a band come Gates e O'Brother.

Immaginate quindi il blackgaze in tutta la sua narcolettica aggressività, ma epurata dalla veemenza dello scream, il quale viene rimpiazzato da voci angeliche e distanti, riverberate, che si impongono come incentivo psichedelico. Se anche la sola Seer, per la profondità spaziale che crea procedendo per cerchi concentrici sempre più laceranti, equivale ad un dottorato in shoegaze, il disco non è male ed esplora nei suoi lisergici sessanta minuti un binomio di dinamiche ai poli opposti. Nella prima parte, costituita dalle quattro tracce introduttive, un muro di distorsioni apre al blackgaze più sognante, la seconda invece si dedica a dilatazioni post rock più tranquille e ipnotiche, per quanto quest'ultimo aspetto pervade un po' tutto l'album.

E' quello che si accennava all'inizio, Death Spells vuole creare un'aura avvolgente tentando di vedere fin dove ci si può spingere nello scavare all'interno della spazialità del suono, così da soddisfare una sorta di tridimensionalità sonica costituita da lunghezza, larghezza e profondità. Death Spells è un lavoro che invita a nuovi ascolti anche se ad un primo impatto qualcuno potrebbe non essere convinto, ma è proprio ciò di cui ha bisogno per apprezzarne gli aspetti più nascosti.