Con Now We Have Power i Sanguine Hum concludono (forse) la saga concept iniziata con il precedente Now We Have Light, doppio album di tre anni fa che apriva la storia di Don, un singolare personaggio che dopo aver causato un'apocalisse, nel mondo post bellico dei sopravvissuti riesce comunque a creare un nuovo tipo di energia pulita e rinnovabile. L'invenzione si basa su due leggi fisiche innegabili: quando un gatto cade atterrerà sempre in piedi, quando a cadere è
invece una fetta di toast imburrato, questa cadrà inevitabilmente dalla
parte del burro.Ne conseguirà che, legando al dorso di un gatto un toast imburrato e lanciandoli in
aria, i principi fisici non possono far altro che farli ruotare perennemente
senza mai toccare terra in modo da creare un moto perpetuo che genera energia. Se non capite questo tipo di umorismo utilizzato dai Sanguine Hum come spunto per la loro storia probabilmente non siete fan di Douglas Adams o del nonsense patafisico canterburiano. La narrazione non manca comunque di momenti e occasioni per riflettere dato che Don, divenuto leader del suo nuovo mondo, verrà inevitabilmente corrotto dal potere, lasciando un finale aperto a nuovi scenari che forse saranno raccontati in un album successivo. Un soggetto distopico che, nonostante la sua attualità metaforica, il duo Joff Winks e Matt Baber aveva già in mente ben quindici anni fa, quando ancora si facevano chiamare Antique Seeking Nuns (nel loro primo EP del 2003 Mild Profundities comparivano i primi indizi). Now We Have Power vede anche il ritorno come ospite del batterista originale Paul Mallyon, che cinque anni fa lasciò per perseguire altri impegni, ricomponendo così con Brad Waismann una solidissima sezione ritmica in costante ricerca di tempi dispari. La musica dei Sanguine Hum è una perfetta allegoria del concept su cui si basano i testi: ad un primo contatto sembra qualcosa di semplice e disimpegnato, invece il doveroso ascolto multiplo ne rivela tutta la sua complessa natura fatta di arrangiamenti stratificati e puntigliosi, che a partire dal pop e dall'art rock vi aggiungono spezie fusion e orchestrali, fino a comporre un mosaico post prog tra il canterburiano e lo zappiano (specialmente negli squarci strumentali Skydive, A Tall Tale, Flight of the Uberloon). Pur essendo in passato stati paragonati a questi due parametri stilistici, su Now We Have Power i Sanguine Hum conseguono una specie di indipendente maturità che li lascia esplorare lidi molto densi di idee anche se non sempre perfettamente compiute nel loro potenziale. Questo non va ad intaccare quella personale bolla sonora perfettamente riconoscibile che il duo Winks/Baber ha generato e sviluppato nelle loro varie incarnazioni (oltre ai già citati Antique Seeking Nuns si aggiunga la Joff Winks Band).
Il fascino ormai consolidato da anni del connubio tra i due musicisti è rimasto invariato e qui si cementa ancora di più, sopratutto su Speak to Us e Devachan Don che rimangono il cuore centrale dell'album. Baber, raffinato ricercatore di suoni tra il moderno e il minimale, aveva già dato prova della sua audacia tastieristica nel recente excursus solista Suite For Piano and Electronics; mentre Winks si contrappone alla parte sperimentale di Baber rimanendo l'anima melodica e cantautorale del gruppo. Dall'impostazione quasi impressionista di The View, Pt. 1 a quella a forma di ballad di The View, Pt. 2 ci si apre il mondo sonoro dei Sanguine Hum caratterizzato da abbondante uso di piano elettrico, frasi di synth e chitarre acustiche. Anche nell'impostazione compositiva i ruoli sono più chiari che mai: si capisce la predisposizione di Winks per ritmiche moderate ed elementi elettroacustici che affiora praticamente in ogni brano (tipo Bedhead, Quiet Rejoicing), mentre Baber aggiunge negli assoli e negli accompagnamenti forme circolari e reiterate unendosi in un sound pacato e gentile che parla un linguaggio post prog molto erudito.
E' così raro trovare nel progressive contemporaneo qualcuno che sappia e che sia in grado di riproporre le soffici e delicate atmosfere canterburiane, tanto che quando qualcuno viene allo scoperto è bene tenerselo stretto, così da poter ritornare a respirare quelle particolari arie rarefatte provenienti dalle terre tinte di grigio e di rosa e popolate da teiere volanti e molta patafisica. Quel gruppo oggi si chiama Sanguine Hum e in passato ha seminato per la strada piccoli gioielli musicali sotto il nome di Antique Seeking Nuns e Joff Winks Band, ma sempre con la stessa attitudine professionale.
Con la nuova sigla di Sanguine Hum sono stati realizzati due album (che potete trovare entrambi recensiti in questo blog) e ora, la coppia Joff Winks e Matt Baber, torna con il suo progetto più ambizioso: il doppio Now We Have Light. Il lavoro è un concept album di 83 minuti ambientato in un futuro post apocalittico e presentato come "un contorto mix tra Guida Galattica per Autostoppisti, Joe's Garage e The Lamb Lies Down on Broadway", raccontando la storia tra il surreale e il fantastico del protagonista Don che scopre casualmente una nuova fonte di energia rinnovabile e pulita, basandosi su due fondamentali verità: che quando un gatto cade atterra sempre in piedi e che quando a cadere è invece una fetta di toast imburrato, questa cadrà inevitabilmente dalla parte del burro. Chi non conosce lo spirito dadaista canterburiano potrà anche sorridere della trama, ma i Sanguine Hum, con questo terzo capitolo della loro discografia, incarnano i migliori esecutori testamentari dell'eredità di Caravan, National Health, Gilgamesh e Matching Mole.
Interpolando canzoni molto armoniche e sperimentazioni sonore che si incastrano tra un brano e l'altro (Getting Warmer), Now We Have Light è ricco di spunti e idee che si realizzano con l'ormai classico mix di piano elettrico di Baber e gli arpeggi di Winks che sono divenuti come un marchio di fabbrica. Anche se non mancano momenti più concitati relegati alle parti strumentali, l'album si concentra per la maggioranza su atmosfere rilassate con deliziose melodie che possono cullare l'ascoltatore nei vortici fusion di Derision e Desolation Song o nel pop rock dai suoni apertamente elettronici e idiosincratici di Settle Down. I Sanguine Hum si accostano al jazz di Canterbury come lo affronterebbe una band post rock, attraverso fraseggi e blocchi tematici reiterati. Così Spanning the Eternal Abyss appare come una contemporanea versione di Hatfield and the North e Bubble Trouble si spezza tra spore wilsoniane (nel senso di Steven) e spezie zappiane. Interessante l'esperimento di Theft che nasconde sottotrame minimali per dare sfogo ad una fusion che sfiora in alcuni momenti il metal, ma sempre con eleganza, e ancor di più l'elettroacustica On the Beach con un bell'assolo finale di piano e synth.
Come per Richard e Dave Sinclair, due tra le anime canterburiane più vicine alla sensibilità pop, non è da sottovalutare nei Sanguine Hum una certa fascinazione per le belle melodie che fanno capolino su Chat Show e Out of Mind. In definitiva Now We Have Light rappresenta una monumentale opera omogenea, non perfetta, ma sicuramente notevole e che classifica i Sanguine Hum come una specie da proteggere e da salvaguardare per chi, come noi, ama alla follia il Canterbury Sound. In più il booklet ci avverte e annuncia che Don ritornerà su Now We Have Power, quindi questo è soltanto l'inizio.
Prosegue la singolare storia musicale di Joff Winks e Matt Baber, arrivati al secondo album con il nome di Sanguine Hum, ma che in realtà producono musica da più di un decennio e che solo qualche anno fa hanno adottato l'attuale sigla. Senza particolari traumi i due, insieme al bassista Brad Waissman e al batterista dimissionario Paul Mallyon (ora nei Thieves' Kitchen e sostituito da Andrew Booker dei No-Man), con il precedente Diving Bell avevano smussato gli angoli più prog-canterburyani degli Antique Seeking Nuns, scommettendo su una formula di prog più fluida e adattabile ai tempi. Un restyling che, nei piani di Winks e Baber, dovrebbe rendere più accessibile la loro proposta.
Adesso, con The Weight of the World, il quartetto di Oxford riparte da quelle premesse, ma vi aggiunge complicazioni formali, tempi dispari e armonie, sempre orecchiabili, ma volutamente imprevedibili. In pratica è come una versione degli Antique Seeking Nuns sotto la prospettiva del post progressive. In effetti l'album, che esce per l'etichetta Esoteric Antenna, non avrebbe sfigurato accanto alle pubblicazioni di casa Kscope, mostrando una sensibilità e filosofia molto affine a quelle band responsabili di aver creato, piaccia o meno, un filone stilisticamente coerente ed omogeneo.
Il metodo di scrittura della band si basa molto spesso sulla reiterazione di arpeggi - talvolta di chitarra, altre volte di tastiere - sopra i quali il gruppo lavora applicandovi ritmiche spezzate, suoni elettronici e fraseggi in primo piano o sottotraccia, anch'essi ripetuti, che fanno da colonna vertebrale a tutte le composizioni. Le premesse sono affini al minimalismo, ma rilette in chiave progressive rock naturalmente, L'esempio lampante di tale approccio ci viene fornito dalla strumentale In Code fondata su una serie di temi al piano elettrico di Baber: un jazz rock zappiano non molto dissimile dal progresssive canterburiano di matrice canadese.
Oppure questa condizione viene dispiegata ancora meglio dalle spore circolari di Day of Realese dove si sente un forte influsso dell'eredità di Steve Reich. System for Solution alterna una parte elettrica - nella stessa vena di No More Than We Deserve - ed un ritornello più riflessivo, intermezzati da delle belle parti strumentali con chitarre soniche e synth spaziali.I paragoni con Radiohead e Porcupine Tree comparsi nelle note di produzione mi appaiono sinceramente un po' forzati. A parte qualche beat elettronico o spunto melodico che possa ricordare vagamente gli approcci dei loro conterranei, i Sanguine Hum hanno abbastanza stimoli da risultare emancipati all'interno dell'attuale scena progressiva-alternativa.
Quello che manca ai Sanguine Hum è semmai un songwriting più incisivo e deciso. Se infatti una critica si può muovere a The Weight of the World è che i suoi brani danno l'impressione che si cerchi di renderli complicati a tutti i costi, sforzandosi di usare il più possibile segnature inusuali, risultando pertanto innaturali. Il risultato è che essi non coinvolgono mai fino in fondo, almeno non come quelli del precedente Diving Bell. Anche i brani con caratteristiche da singoli, come l'electro pop rock di From the Ground Up o Cognoscenti, laciano dietro di loro un senso di irrisolto, come se il proprio potenziale non venisse sfruttato in pieno. Per fortuna che nel finale arriva il pezzo forte di tutto il lavoro rappresentato dai quasi 15 minuti della title-track (in tre parti), dove si rifanno vive quelle interferenze tra scuola di Canterbury e Frank Zappa che tanto ci avevano deliziato nell'ultimo EP degli Antique Seeking Nuns (Careful! It's Tepid).
E' appena uscito questo live dei Sanguine Hum, per ora in versione digitale, il quale riporta l'esibizione integrale della band di Oxford al ROSfestival, registrata il 6 maggio di quest'anno in USA. Oltre a suonare materiale dal primo album dei Sanguine Hum Diving Bell, il gruppo ha riproposto alcuni brani risalenti alle sua precedenti incarnazioni, ovvero Antique Seeking Nuns e Joff Winks Band, con in più qualche inedito.
Il ricavato delle vendite andrà a finanziare i prossimi progetti dei Sanguine Hum: le registrazioni del nuovo album in preparazione The Weight of the World e il DVD del concerto. Entrambi previsti per la pubblicazione nei primi mesi del 2013.
Joff Winks e Matt Baber sono un duo dalle belle speranze proveniente da Oxford che riesce a far maturare negli anni (dal 2003) la bellezza di tre progetti paralleli. Con i tre EP sotto il nome AntiqueSeekingNuns si creano una reputazione come autorevoli prosecutori della scuola di Canterbury; con la JoffWinks Band vi restano appigliati con una formula più leggera ma ugualmente intrigante; con Nunbient seguono le strade elitarie e meno battute della ambient music. Di questi tre meravigliosi progetti ho già riferito nel blog e magari, per chi ancora non li conoscesse, è obbligatorio un ascolto.
Winks e Baber hanno finito per disgregare i tre progetti e convogliarli in quest'unico chiamato Sanguine Hum. Diving Bell è la prima uscita ufficiale della band e, anche se Baber e Winks hanno deciso di presentarsi con un nuovo nome, il suono finisce per trattenere e attraversare le molte delizie canterburiane generosamente elargite da Antique Seeking Nuns e Joff Winks Band. L'intento dei Sanguine Hum sembra quello di calibrare ed equilibrare sia gli elementi progressive, sia quelli derivati da soluzioni tematiche e strutturali più dirette. Quest'ultimo fattore è dato da un andamento formale per larga parte classico, senza l'obbligatoria pletora di cambi, ma ciò in cui eccellono i Sanguine Hum è la fantasia degli arrangiamenti che rende queste canzoni dei piccoli gioielli.
Le gentili arie da pop intellettuale alla Caravan o Hatfield & the North, sempre alla ricerca di melodie raffinate, ma non scontate, riaffiora in The Ladder, si impossessa di DarkAges e si propaga nelle emanazioni quasi fusion della title-track dove, neanche a dirlo, il piano elettrico ne costituisce l'ossatura. Le atmosfere cullanti della ballad in NothingBetweenUs sono talmente romantiche che anche i progressivi innesti elettronici di tastiere e batteria programmata non tolgono quel pathos che dona calore al pezzo.
A rendere ancora più esaltanti le tracce c'è l'egregio lavoro della sezione ritmica composta da Paul Mallyon (batteria) e Brad Waissman (basso) che aggiungono quella giusta cifra di complessità sfogata nella strumentale Coastof Nebraska, che è forse quella che ritorna con maggior evidenza sui passi degli Antique Seeking Nuns. Oppure che dire di There's No Hum, veloce e sostenuta, perfetto esempio riassuntivo delle due anime dei Sanguine Hum.
Il gruppo tenta qualcosa di diverso dal passato nelle due tracce No More ThanWeDeserve (posta in apertura) e The Trial che fanno un uso più disinvolto di chitarre elettriche, involuzioni progressive e una decisa apertura verso soluzioni più personali. Della validità di Joff Winks e compagni ci eravamo già accorti in passato, si spera ora che con i Sanguine Hum conseguano i giusti riconoscimenti che gli spettano.
Due album molto attesi (da me) stanno finalmente per vedere la luce nel mese prossimo:
il primo è Diving Bell dei Sanguine Hum - ex-Antique Seeking Nuns, ex-Joff Winks Band - dei quali ho già parlato in altre occasioni e vi anticipo che se conoscete le band appena citate i Sanguine Hum non vi deluderanno. Nel frattempo ecco un anticipo con la traccia di apertura No More ThanWeDeserve.
2. The Ladder (3:56) 3. Dark Ages (4:42) 4. Coast of Nebraska (6:15) 5. The Trial (6:06) 6. Nothing Between Us (6:10) 7. Diving Bell (5:46) 8. There’s No Hum (4:50)
Il secondo è GoldenShroud di Rose Kemp che, a quanto pare, sarà una radicale sterzata verso suoni pesanti ed estremamente oppressivi e distorti. Non solo, ma il fatto che contenga solo tre lunghe tracce - ovvero BlackMedick, BloodRunRed e Lead Coffin - registrate in presa diretta con solo chitarra, basso e batteria, lo fa sembrare tanto un tour de force intrigante. Staremo a vedere. Intanto, per chi non conoscesse Rose Kemp, si ascolti UnholyMajesty dal quale è tratta questa emozionante versione live diSaturday Night.
La verità è che adoro il suono del Fender Rhodes. Lo adoro sin da quando, anni or sono, scoprii gli Hatfield & the North e quel gusto caloroso e avvolgente delle tastiere di Dave Stewart. Cosa c'entra questo con la Joff Winks Band? Molto, visto che, anche se i quattro ragazzi di Oxford suonano pop, questo non ha certo ascendenze scontate o gettonate come l'ultimo divo da classifica. La musica della Joff Winks Band, anche se molto più immediata, parte infatti direttamente dalla scuola di Canterbury (che a suo tempo esaltò le qualità del Rhodes) e si infila in una terra di mezzo tra Badly Drawn Boy e Caravan.
Ho già dedicato qualche post ai vari progetti di Joff Winks, personaggio che, a partire dai recentemente defunti Antique Seeking Nuns, fino alla reincarnazione nei Sanguine Hum (che unisce il suo universo sonoro, incanalando qui tutte le sue velleità musicali), non ha mai nascosto il suo amore per Hatfield e affini. Nelle intenzioni di Winks, la band che prende il suo nome doveva dedicarsi ad una musica meno progressiva degli Antique Seeking Nuns e rispettare delle direttive più cantautorali. Ho quindi deciso di parlare di un album del 2007 come Songs for Days dato che non ho trovato praticamente nulla (in italiano) a riguardo sul web (e lo spazio se lo merita) e poi perché il corredo musicale di Winks è stato praticamente la mia colonna sonora di questi giorni natalizi.
Songs for Days è destinato a rimanere l'unico lavoro della Joff Winks Band (se si escludono una manciata di singoli) dato che il gruppo ha ultimamente cambiato nome in Sanguine Hum. Ad un primo ascolto l'album potrebbe lasciare indifferenti, ma come ogni buon prodotto con il tempo esso accresce il suo potenziale. La spigliatezza di Juniper, Revisited Song o Someone Else's Word, sono una delizia di melodie, mentre i tempi dispari di Before We Bow Down o le armonie oblique di Milo scavano più a fondo di una canzoncina pop. C'è spazio anche per due splendide rivisitazioni degli Antique Seking Nuns con Little Machines e Morning Sun. La parentesi strumetale It Grows in Me Garden riesuma pure un certo impressionismo wyattiano, senza contare l'atmosfera sospesa e misteriosa di Hedonic Treadmill che si impenna in volata durante il ritornello.
Songs for Days ha solo la pecca di non avere ancora una pubblicazione fisica (che per i pochi come me a cui ancora piace avere tra le mani CD e booklet non è roba da poco) grazie al reiterato rifiuto delle signore case discografiche (sempre più simili a puttane che a signore) alle quali Winks ha proposto l'album. Comunque il tutto può essere scaricato da iTunes o dal sito ufficiale della band (riportato di seguito). Fate in modo di comprarvelo perché non solo ne vale la pena, ma andrete ad alimentare artisti che valgono qualcosa, permettendogli di creare future perle.
Il primo album ufficiale dei Sanguine Hum (ex-Joff Winks Band) è un EP live scaricabile presso il sito Troopers For Sound e lo si può ascoltare nella sua interezza in streaming qui. I Sanguine Hum (il cui vero esordio è previsto nell'estate 2010) proseguono il percorso degli Antique Seeking Nuns di Joff Winks e Matt Baber che in questo EP propongono due pezzi tratti dal repertorio degli ASN e un vecchio inedito intitolato Cat Factory.
Per tutti gli amanti della scuola di Canterbury ci sono tre EP da non perdere. Lo strano è che purtroppo questo dotato gruppo chiamato Antique Seeking Nuns dal 2003 ha prodotto solo questi tre gioiellini, l'ultimo dei quali risale allo scorso settembre.
Mild Profundities (2003), Double Egg With Chips And Beans (2006) e Careful! It's Tepid (2009), proprio come descritto dalla band, ospitano delle pop-songs intelligenti che, con piglio orgogliosamente intellettuale, lasciano da parte i canoni prevedibili del pop e si rivolgono alla Canterbury dei fratelli Sinclair, degli Hatfield & the North, ma anche ai Gentle Giant e a Frank Zappa.
Careful! It's Tepid è l'ultimo EP della band di Matt Baber (tastiere) e Joff Winks (chitarra e voce) che chiude di fatto la carriera degli Antique Seeking Nuns. Dalle loro ceneri è nata la Joff Winks Band che ha già cambiato nome in Sanguine Hum, i quali, forse, manterranno alcune peculiarità dei predecessori. Intanto c'è tempo per ascoltarsi i tre EP.