venerdì 25 febbraio 2011

Gli Oceansize si sciolgono



Quello che era un semplice timore che serpeggiava tra i fan nelle ultime settimane si è drammaticamente concretizzato e ufficializzato da poco...gli Oceansize si sono sciolti. Proprio così, non avete letto male, non è uno scherzo. La notizia è una di quelle che fanno male, la peggiore dell'anno, la peggiore del decennio.

Gli Oceansize lasciano un'eredità di 4 magnifici album e una manciata di EP che non sono assolutamente da meno. Una perdita inestimabile per il mondo musicale e per l'arte in generale e una prova ancor più concreta che chiunque provi a cimentarsi in qualcosa di originale ha una strada segnata verso una breve carriera.

E' molto brutto vedere sempre più gruppi che dopo pochi album si sciolgono, lasciando la curiosità di cosa avrebbero potuto conseguire nel loro percorso artistico. Sicuramente gli Oceansize avrebbero potuto ancora stupire, ma soprattutto dare emozioni.

Il quintetto mancuniano assicura che la loro musica proseguirà in altri progetti, dei quali alcuni già iniziati, ma sicuramente non al livello della macchina Oceansize.

Questo infine il laconico messaggio del gruppo:

Dear Friends,

We regret to inform you that Oceansize has split up.

An explanation for this occurrence is neither forthcoming or indeed necessary.
...
All that remains is to say THANK YOU for being there for us. It's been a very eventful and life-affirming 12 years.

We'll miss you.

There will be more music from each of us as soon as possible.


giovedì 24 febbraio 2011

Moving Mountains - Waves (2011)


I Moving Mountains pubblicheranno il seguito di Pneuma (2007) il 10 maggio sotto l'etichetta Triple Crown Records, la stessa dei The Dear Hunter e As Tall As Lions. Il titolo dell'album sarà Waves e conterra le seguenti tracce:

1. My Life Is Like A Chase Dream (And I’m Still Having Chase Dreams)
2. Where Two Bodies Lie
3. Tired Tiger
4. The Cascade
5. Once Rendering
6. Always Only For Me
7. Alleviate
8. Parts In Different Places
9. Furnace Woods
10. Full Circle

Per chi non conoscesse il gruppo aggiungo l'ascolto in streaming di Pneuma e dell'EP Foreword.





www.movmou.com/wordpress

Esempi musicali - Capitolo III


- YEZDA URFA - GIVE 'EM SOME ROWHIDE CHEWIES

Il brano che apre Sacred Baboon, nella sua articolata esposizione, è in realtà uno dei più immediati dell'album, grazie ad una ritmica spedita, polifonie vocali molto melodiche e linee strofiche tutto sommato facili da ricordare. Vi piacciono Yes e Gentle Giant? Allora dovete ascoltare anche gli Yezda Urfa.




- DJAM KARET - SWIMMING IN THE BIG SKY

I Djam Karet, come i Phish, hanno spesso utilizzato le improvvisazioni, solo che a loro interessa molto la materia psichedelica, riletta in forma sonica e aggrssiva, e new age. Swimming in the Big Sky (tratta da Ascension) sembra un brano estrapolato dal progetto collaterale di Steven Wilson denominato I.E.M., che fonde kraut rock e acida psichedelia.




- PHISH - YOU ENJOY MYSELF (incl. MANTECA)

Anche se i Phish non sono quasi mai nominati nell'ambiente del pregressive rock, hanno indubbiamente dato un contributo importante al genere. You Enjoy Myself (tratta da Junta) è una di quelle perle che solo loro sanno confezionare. In questa jam che frulla insieme jazz, funk, classica e improvvisazione, è racchiuso lo spirito della musica "collettiva" della band, che parte dai rituali concertistici dei Greatful Dead e arriva ai divertimenti spettacolari di Frank Zappa. Forse i Phish sono sempre stati dimenticati da questo genere per quella loro visione così lontana dalla seriosità sinfonica del progressive europeo. I Phish sono dei dissacranti alchimisti che si divertono a mischiare insieme i temi musicali più disparati, portando a galla il differente approccio del prog americano, che predilige la jam session, rispetto a quello europeo, impostato su direttive a suo modo canoniche.




- MANEIGE - MAMBO CHANT

I Maneige, dopo due lavori molto influenzati dal neoclassicismo e dall'avant-garde, assunsero un'impostazione più vicina alla fusion, dando molto risalto all'impianto percussivo. Penso che Mambo Chant, contenuta nel terzo album Ni Vent...Ni Nouvelle, possa essere un buon sunto della direzione intrapresa dato che in più possiede ancora echi classici.


lunedì 21 febbraio 2011

SUNFOLD - Harmonia Macrocosmica: Part 1 EP (2010)


Nei primi giorni di questo blog avevo già parlato dei Sunfold, band parallela e gemella degli Annuals. I Sunfold pubblicarono nel 2008 un pregevole album dal titolo Toy Tugboats, dal quale agevolo il video di Oregon.



Poi li persi di vista. Li ho ritrovati con questo splendido EP realizzato lo scorso anno che dovrebbe rappresentare il primo capitolo di una trilogia. Harmonia Macrocosmica: Part 1 contiene 4 canzoni dalla bellezza abbagliante, 4 gioielli dei quali April ne è la punta di diamante: un sunto di progressive e pop ad alto tasso melodico che fa il paio con l'atra preziosa composizione Thought We'd See You Hovering.

Il frontman Kenny Florence, oltre a possedere un ottimo timbro vocale, è anche un fine chitarrista e condisce le canzoni con intarsi elettro-acustici che delle volte vanno a completare le armonie vocali. Levels e Weeping Wall sono invece due ballad acustiche che sembrano uscite dalla penna dei Radiohead, almeno quelli di una volta. I Sunfold dimostrano di lavorare molto sugli arrangiamenti, evolvendo i brani coraggiosamente verso direzioni e sviluppi non sempre consoni alla classica forma canzone. Maneggiandolo con cura il pop rock può diventare intelligente ed elevato.

L'EP ve lo potete gustare tramite streaming qua sotto insieme a Gnosis e Oregon tratte da Toy Tugboats.





www.myspace.com/sunfold

domenica 20 febbraio 2011

Esempi musicali - Capitolo I

Questa è la prima di 5 pagine dedicate ad esempi musicali riguardanti i 5 capitoli del mio libro Il Progressive Rock nell'Era del Punk e della New Wave.


- NATIONAL HEALTH - THE COLLAPSO

"Una cacofonia caraibica per amanti del limbo". Così è stato definito dal tastierista Dave Stewart The Collapso, brano tratto da Of Queues and Cures, secondo album del gruppo. In realtà The Collapso potrebbe essere un raro esempio di fusion ballabile. Questa unica apparizione dei National Health alla TV inglese nel programma The Old Grey Whistle Test, risalente al gennaio 1979 (mese di uscita del disco), segna una delle ultime esibizioni dal vivo con Stewart in formazione che in seguito definì questa performance del pezzo "estremamente approssimativa".


- BRUFORD - BEELZEBUB

Nei pochi minuti di Beelzebub sono concetrati i tratti salienti della tarda fusion canterburiana: dalla batteria iper sincopata, ma composta, di Bill Bruford, al basso funk di Jeff Berlin; dall'arsenale di tastiere di Dave Stewart, al disinvolto utilizzo della leva di Allan Holdsworth in modo da dare quel suono così caratteristico alla sua chitarra.




- ALLAN HOLDSWORTH - WHITE LINE

I.O.U. è il miglior lavoro di Allan Holdsworth e White Line, che chiude l'album, ne è uno dei pezzi di punta. Inizialmente fu registrato come demo strumentale con Jack Bruce e Jon Hiseman e solo in seguito il paroliere Pete Brown aggiunse il testo. Il brano è interessante per notare la versatilità e l'inventiva di Holdsworth sia negli assoli che nell'accompagnamento. La sua tecnica è quasi più dirompente in quest'ultima veste, andando alla ricerca di posizioni accordali inconsuete, ma armoniose, con uso abbondante di quinte, none e settime. Come stesse tessendo una tela, Holdsworth si limita quasi a delle rifiniture che si vanno ad inserire nella trama sonora con note prolungate e arpeggi sapientemente dosati. Niente da aggiungere sull'assolo, la cui visione è più esplicativa di qualsiasi parola.




- PICCHIO DAL POZZO - IL PRESIDENTE

Il brano di Camere, Zimmer, Rooms si riferisce a Giovanni Leone, Presidente della Repubblica che si dimise nel 1978 in seguito allo scandalo Lockheed. Pochissimi gruppi italiani hanno saputo importare così efficacemente la scuola di Canterbury nel nostro Paese, sia nel gusto musical-intellettuale che in quello dadista e iconoclasta delle liriche.


Esempi musicali - Capitolo II

- UNIVERS ZERO + PRESENT - JACK THE RIPPER (Finale)

Il gemellaggio di queste due band (il cui trait d'union è il chitarrista Roger Trigaux) mi pare l'ideale per aprire gli esempi dedicati al secondo capitolo. In più il brano Jack the Ripper, oltre ad essere un classico degli Univers Zero (tratto da Heresie), è stato reintepretato dai Present nel loro album del 2009 Barbaro (ma non troppo). Qui viene riportata solo la parte finale del pezzo, quando le tensioni del brano vengono a galla, ma ciò è più che sufficiente per capire come suona un ensemble rock neoclassico. Musica da camera suonata con sensibilità jazz, o musica classica suonata con l'aggressività del rock. A voi la scelta.




- BIRDSONGS OF THE MESOZOIC - TRANSFORMATION OF OZ

Questa band fu a suo modo seminale per capire il sottile legame che correva tra avant-garde e post punk. Transformation of Oz appartiene al primo omonimo EP del gruppo, quando la formazione contava ancora tra le proprie fila Roger Miller e Martin Swope, non a caso entrambi provenienti dalla band post punk Mission of Burma. Nel video del pezzo si può già ammirare l'approccio anarchico nei confronti della materia progressiva, destrutturando neoclassicismo contemporaneo e colta elettronica. Il risultato pare frutto di una improvvsazione caotica e dissonante, ma in verità c'è più metodo e organizzazione di quello che sembra.




- U TOTEM - HOT & COLD FROG

Anche qui si parla di un gemellaggio: quello tra 5uu's e Motor Totemist Guild due band che si fusero e andarono a formare gli U Totem. Il pezzo in questione appartiene al repertorio dei 5uu's, contenuto nel singolo del 1986 Bar Code. Questa accozaglia di temi strambi tenuti assieme dalla perizia percussiva di Dave Kerman mette l'accento su una particolarità comune alle band prese qui in esame. Il fatto cioè che il leader o il punto centrale dei gruppi dell'avant-prog dei tradi anni '70/primi anni '80 fosse il batterista/percussionista. Oltre a Kerman si possono citare Daniel Denis degli Univers Zero e Thymme Jones dei Cheer-Accident. O comunque c'è una forte propensione nel dare risalto alle ritmiche anche con altri strumenti: il piano tribale nei Birdsongs of the Mesozoic, oppure il classico uso del fagotto sia qui che negli Univers Zero e Art Zoyd, forse proveniente dal retaggio lasciato da Lindsay Cooper degli Henry Cow.




- CHEER-ACCIDENT - GARISH. FAILURE + SMILE

I Cheer-Accident sono la band più anomala del R.I.O. americano, in quanto hanno riversato all'interno di esso una forte influenza hardcore, grunge e post rock. In questo sono stati discendenti diretti della scena indie americana degli anni '80, ma con uno spiccato e alquanto singolare gusto zappiano-progressivo. La loro singolarità mi ha convinto a postare 2 esempi molto diversi l'uno dall'altro. Il video di Garish. Failure parte con l'aggressività del R.I.O. moderno e ci attacca la ballata pianistica Failure, tanto somigliante alle cose del Robert Wyatt di Ruth is Stranger Than Richard. Il secondo brano è Smile, una canzone che mi verrebbe da catalogare come progressive popcore, che non ha nulla a che fare con l'avant-prog, ma l'ho voluta includere ugualmente per smorzare tanta serietà.




domenica 13 febbraio 2011

Amplifier - Fractal EP (2011)


Gli Amplifier hanno rilasciato un EP di 4 tracce inedite per accompagnare l'uscita di The Octopus. I pezzi di Fractal EP, scricabile gratuitamente a questo indirizzo, sono delle improvvisazioni in studio che il trio di Manchester ha registrato contemporaneamente alle sessioni di The Octopus.


giovedì 10 febbraio 2011

Kevin Gilbert - "The Shaming of the True" rimasterizzato con bonus tracks


Dato che diffondere il verbo di Kevin Gilbert non è mai abbastanza, segnalo questa interessante notizia: in primavera dovrebbe vedere la luce una versione rimasterizzata della rock opera The Shaming of the True, capolavoro di Gilbert, con alcune bonus tracks, tra le quali una versione orchestrale di A Long Day's Life registrata agli Abbey Road Studio.

La notizia è trapelata in alcuni siti tra i quali Prosound News, il blog dei Big Big Train e nel blog di Mark Hornsby, l'ingegnere del suono che si è occupato della registrazione, che in proposito dice:

Last month I headed back to Abbey Road Studio One to record a 48-piece orchestra on a couple projects I’ve been working on. One of them is Kevin Gilbert’s “A Long Day’s Life” – that will appear this spring as one of several bonus tracks for the re-release and re-mastered “Shaming of the True” – a rock opera written and performed by Gilbert. Kevin (for those of you that don’t know) was a principle figure in “Giraffe”, “Toy Matinee” and one of the original “Tuesday Night Music Club” musicians/co-writers from the 1993 Sheryl Crow album of the same name. “Shaming” was originally left unfinished following his untimely demise in 1996. For those of you that are familiar with “Shaming”, to say that it sounds amazing to hear a full orchestra on Kevin’s masterpiece would be understatement.

Ecco A Long Day's Life:



...e come sempre la mia raccomandazione è di scoprire questo straordinaro artista, magari a partire da The Shaming of the True.

www.kevingilbert.com

domenica 6 febbraio 2011

Sucioperro - nuovo EP e album



Dopo l'EP Threads, uscito a dicembre solo sotto forma di download, i Sucioperro pubblicheranno un secondo EP il 28 febbraio che precederà di una settimana l'uscita del loro terzo album The Heart String & How to Pull It, fissata per il 7 marzo.

Il titolo dell'EP è Reflexes Of The Dead e conterrà 6 brani, dei quali solo la title-track è tratta dall'album. I Sucioperro si sono distinti per aver prodotto dei solidi album di rock alternativo con un stile vicino ai loro compagni Biffy Clyro. Ascoltando L'EP Threads credo che questa volta i Sucioperro abbiano optato per soluzioni più dirette e melodiche, forse tentati e invogliati dal successo riscosso da Simon Neil e compagni dopo la "svolta" di Puzzle. Nel frattempo, per chi ancora non conoscesse i Sucioperro, consiglio di ascoltare l'ottimo Pain Agency del 2009.

Comunque ecco le parole del frontman JP Reid: "It was the most relaxed and fun sessions I've ever been involved in. In fact everything went so smoothly it felt a bit strange because we're not used to it. Sheldon as ever was an absolute star at bringing out the best in the tracks and making it powerful. Credit also to Chris Gordon who also done an amazing job on the mastering. We really wanted to make a joyous and euphoric album, the opposite of (the band’s second record) ‘Pain Agency’. I guess for anyone into our darker side, some of it may be surprising but we weren't interested in treading ground we had already walked on. It's super important for us to keep taking risks and progressing."

Ricordo che i Sucioperro hanno iniziato una campagna di preordini per l'album a questo indirizzo www.pledgemusic.com/projects/sucioperro



La tracklist di The Heart String & How To Pull It è la seguente:

1. Running From All That Doesn't Tempt You
2. Threads
3. Reflexes Of The Dead
4. Out & Over
5. I Jumped Into The Heart Of A Black Situation
6. Ideals Have Value
7. Invisible Monsters
8. Is That Why You Pull Me In?
9. Delicious
10. Landslide
11. Hands




sabato 5 febbraio 2011

AMERICAN HOLLOW - Whisper Campaign (2010)



Visto che questa band è al suo esordio discografico necessita di una presentazione. Gli American Hollow provengono dal Kentucky e le loro origini risalgono addirittura al 2001, quando i tre compagni di università Kyle Mullikin (chitarra), Nathan Gilbert (basso) e Chronos (batteria) si esibivano dal vivo in potenti concerti. In seguito il trio si stabilì nello Utah e nel 2008 entrò nel gruppo il cantante Jameson, ampliandone le prospettive musicali.

Whisper Campaign si apre con l'inaugurale Terranoia che, con la sua cadenza marziale, sembra preparare il terreno a ciò che verrà. Ed è State of Decay a chiarirci subito le ambizioni del gruppo, grazie delle suggestioni sonore provenienti direttamente da Lateralus. In effetti, nelle trame strumentali, gli Amercan Hollow si rifanno molto alla lezione dei Tool, divenendone quasi i discepoli più devoti, dove gli interplay tra basso e chitarra ricamano quelle esoteriche atmosfere proprie di Adam Jones e Justin Chancellor. Le cose cambiano quando interviene il cantato di Jameson che, data la sua voce nera e peculiarmente acuta allo stesso tempo, aggiunge all'impostazione metal una impercettibile inclinazione blues. Questa componente mi fa venire in mente una certa affinità con Doug Pinnick e le melodie dei King's X.

Infatti il prog metal degli American Hollow rimane sempre su livelli melodici, senza essere eccessivamente aggressivo, specialmente nella prima metà dell'album (ovvero almeno fino a Constant). Nella seconda parte, la band si concede maggiori libertà e contrasti, lasciandosi andare a tentazioni e suggestioni quasi psichedeliche con la meditativa pacatezza di Gravity, oppure a granitici riff con Illumineye. Blow Wind! Bring Forth Storm, con la sua diretta pesantezza, è il brano che racchiude il lato maggiormente indirizzato al metal. Nei tredici minuti di Prizards, invece, si ritrovano tutte queste caratteristiche, focalizzate su solismi labirintici con trame acide di basso e chitarra e crescendo elettrici.

Quella degli American Hollow è una lenta ricerca sonora che sembra nascere da delle jam collettive che si trascinano avanti per inerzia, allontanandosi dal punto di partenza per poi farvi ritorno. E' come se il gruppo, usando una metafora, cercasse di edificare lentamente delle pareti rocciose. Se il metal intellettuale dei Tool e quello più manierato dei Porcupine Tree si unissero probabilmente il risultato sarebbe Whisper Campaign.

giovedì 3 febbraio 2011

La Maschera di Cera - Petali di Fuoco e oltre



Una serie di coincidenze mi portano a scrivere questo "articolino" su un album uscito ormai da quasi un anno, ma l'argomento, come vedrete è un pochino più ampio. Le coincidenze sono che sto scrivendo in questi giorni una monografia su La Maschera di Cera che finirà sul prossimo numero di Wonderous Stories. Poi, qualche giorno fa, mi è capitato di leggere una dura lettera di Fabio Zuffanti (il bassita e leader del gruppo), della quale sono rimasto colpito, pubblicata nel sito web del giornale La Repubblica Veneta. Infine le parole di Zuffanti mi hanno fatto ripensare a varie considerazione che già avevo fatto in passato, anche su questo blog.

In breve, l’assunto dell’amara e appassionata invettiva del bassista, è una lucida critica nei confronti di radio e TV che promuovono in modo esclusivo e continuo gli stessi artisti italiani, penalizzando e ignorando inevitabilmente una quantità enorme di altri musicisti nostrani altrettanto meritevoli. Logicamente, nello sfogo di Zuffanti, viene rivendicato che tutti questi artisti dovrebbero avere la possibilità di essere ascoltati, di modo che sia il pubblico a fare la propria scelta. Ma oltre a ciò che viene sostenuto, nella lettera si potrebbero cogliere dei riferimenti alle scelte intraprese da La Maschera di Cera con l’ultimo lavoro in studio (Petali di Fuoco), dove il gruppo imposta le proprie composizioni su strutture meno complesse e più brevi del solito. Tale direzione magari non collimerà esattamente con l’idea comune di ciò che è da ritenere “radiofonico” (leggi “commerciale”), ma sicuramente passabile in radio visto il formato conciso.

Come osservazione personale aggiungerei che oggi il pubblico è assuefatto e passivo nei confronti di ciò che gli viene proposto dai media e quella curiosità che gli permetterebbe di ascoltare anche altro è andata persa nei gorghi dell’apatia che spesso trasmette la nostra società. Nell’articolo viene a galla un altro punto ribadito fugacemente da Zuffanti e cioè che progetti come quello de La Maschera di Cera, paradossalmente, riescono a riscuotere più successo e interesse all’estero che in patria. È incredibile come si siano rovesciate le cose, poiché negli anni ’70 sarebbe accaduto esattamente l’opposto.

Certo è che i media ci mettono del loro. Un altro esempio che mi viene in mente è quando RaiDue trasmetteva quei speciali di un'oretta sulla musica degli anni '60/'70 e magari pensavi: "dai che stavolta fanno qualcosa sui Pink Floyd, o fanno vedere qualche apparizione della PFM, o magari quella bella intervista ai Gentle Giant realizzata dalla Rai quando ancora era una televisione seria". (quest'ultima opzione è chiedere troppo, lo so). E invece ti ritrovi a guardare il cinquantamillesimo documentario su quante volte sono andati in bagno i Beatles nel 1967. Basta, vi prego, con i Beatles! La gente ha il diritto di sapere che in quegli anni esistevano altri gruppi!

Sempre in tema di sovraesposizione mediatica vorrei anche aggiungere agli aneddoti di Zuffanti un altro caso di sfruttamento gratuito di un evento per farsi pubblicità. Si sa che in questo agonizzante mercato discografico bisogna sempre inventarsene una per promuovere il proprio lavoro. C'è chi modestamente si coltiva il suo orticello - fatto di passaparola, album scaricabili gratuitamente, internet e concerti a raffica - e lotta per sopravvivere. C'è invece chi, non contento/a di essere una pop star già affermata, si fa mettere incinta da qualcosa o qualcuno, rompe le balle per nove mesi con continui gossip sul nascituro (tipo l'appassionante quesito "chi sarà il padre?" Forse lo Spirito Santo?) e poi, per pura coincidenza, quando nasce il pargolo/a è pronto pure l'album che, guardacaso, puntualmente schizza primo in classifica. Ma guarda un po' te! Sicuramente non c'è dietro nulla di studiato a tavolino e sono io il cinico a pensar male (che si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre).

Tornando ai Maschera di Cera, c'è da dire che ci avevano abituati a imponenti suite con il sapore e le sonorità del progressive rock degli anni '70. Ora, non diciamo che Petali di Fuoco sia l’album della svolta, ma presenta importanti novità. Come l’aggiunta della chitarra di Matteo Nahum e naturalmente quella decisa sterzata in direzione di una forma leggermente semplificata di cui parlavamo all’inizio. Ma possiamo stabilire che ciò comporta solo un cambio di prospettiva nella musica del gruppo, poiché le caratteristiche peculiari del suono rimangono invariate e l’intro di organo Hammond di Fino all’Aurora è lì a dimostrarlo. Oppure valga anche il catalogo di tastiere de Il Declino, dove Agostino Macor è l’indiscusso protagonista, cosa che prosegue nella successiva Phoenix che ne sembra una sorta di coda strumentale.

Discesa è il brano che si riserva delle evoluzioni più tortuose, aperta da una bella ouverture fusion il cui impianto si propaga in tutto il brano, anche quando assume contorni da canzone. Nell’economia sonora, la chitarra di Nahum si produce in accompagnamenti sapienti, con riff e arpeggi, che trovano spazio su D-Sigma, una canzone con un potente ritornello che magari avrebbe potuto far presa come singolo. Nahum attende a dare sfogo ai suoi soli chitarristici nella conclusiva La Notte Trasparente. Agli Uomini che Sanno Già Volare è un’altra emozionante canzone, segnata dall’ottima prova interpretativa di Alessandro Corvaglia alla voce, che riporta a quelle languide melodie pianistiche del Banco del Mutuo Soccorso. Probabilmente il classico ascoltatore medio rimarrebbe spiazzato dalla levatura di Tra Due Petali di Fuoco, una splendida ballata dalle atmosfere idilliache molto genesisiane, fondata sull’interplay tra chitarra acustica e piano, che ha il merito di spalancarsi ad orizzonti che vanno oltre le sonorità italiche.

Le reminiscenze progressive si colgono nelle melodie, come sempre nella tradizione dei gruppi seventies, ma soprattutto negli intermezzi strumentali. L’inganno, ad esempio, abbina un motivo che dall’inizio instaura un’atmosfera misteriosa grazie all’incedere minaccioso del basso di Zuffanti, ad una sezione strumentale con piano e flauto che va in crescendo con l’entrata della chitarra elettrica. Petali di Fuoco è quindi un lavoro ben equilibrato che dà spazio a tutti i musicisti e a tutte le sfaccettature della musica italiana, non diciamo limitatamente “progressive”, ma più ampiamente “pensante”.