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venerdì 25 febbraio 2022

ÊTRE - I: Human (2022)


Il chitarrista danese Alexander Varslev aveva fatto capolino nel mondo del prog metal con l'ambizioso progetto South Harbour nel cui primo album, A Withered World In Colour, aveva riversato una moltitudine di sfaccettature metal, da quelle più sognanti e oniriche fino a quelle più pesanti e aggressive. Quel lavoro era anche l'espressione dell'eterogeneità di una band che in fondo non era tale, in quanto molti dei musicisti e cantanti coinvolti erano ospiti di quel progetto.

Quindi Varslev, dopo quell'unica prova, ha pensato di fondare una formazione stabile e infine ripartire con un nuovo nome. I South Harbor sono quindi andati a confluire negli ÊTRE, perseguendo la medesima strada prog metal e programmando di esplrarne di nuovo le declinazioni, stavolta nel corso di tre EP dei quali il primo I: Human viene pubblicato oggi. Accanto a Varslev ci sono la cantante Freja Ordell, il bassista Axel Ming e il secondo chitarrista Kristian Hejlskov. 

I: Human contiene cinque tracce che, ascoltate nella loro sequenza, danno come un senso di evoluzione in complessità e di avvicinamento al prog, fino a raggiungere l'apice nella conclusiva Sea of Spectrum. Le prime tre Perilune, Fractured e Into Light affrontano il prog metal dalla parte più melodica e ortodossa, ma racchiudendo un costante senso elegiaco tra il doom e il gotico. The Descent è il pezzo più propulsivo e crudo che si pone come spartiacque tra le due anime dell'EP in cerca di un equilibrio tra una melodrammaticità più strutturata ed una più accessibile.

domenica 20 ottobre 2019

South Harbour - A Withered World In Colour (2019)


Interessante esordio questo dei South Harbour, nato nel 2018 come progetto solista, esclusivamente di studio, del chitarrista danese Alexander Varslev-Pedersen, durante il processo di registrazione e produzione si è espanso ad un vero e proprio gruppo che include Kristian Hejlskov Larsen alla chitarra e Andreas Dahl-Blumenberg al basso, già nella formazione dei Feather Mountain dei quali compare come ospite anche il cantante Mikkel Lohmann. Pure la direzione dell'album ha subìto una mutazione in corso dato che inizialmente doveva essere interamente strumentale, ha cambiato poi aspetto e con l'aiuto di vari cantanti è diventato una raccolta eterogenea, non solo per questa motivazione, di progressive metal e blackgaze. Innegabile che la scelta di coinvolgere sei voci diverse per timbro, interpretazione e impostazione, abbia inevitabilmente trasmesso un'identità differente ad ogni pezzo di A Withered World In Colour.

Proprio questa sua natura eclettica, che si apre ad accogliere svariate sfumature di prog metal, fa ritornare alla mente il bilanciamento tra estremi dei leggendari maudlin of the Well. In particolare ci si riferisce al contrastante approccio di generi che caratterizza A Withered World In Colour, impostato su atmosfere agli antipodi combattute tra le spietate lacerazioni growl di A Dying Breed, Naysayer Begone e M Å N E B A R N che trovano il controcanto nelle lunghe tirate psichedeliche di Delusion, Exactly Where We're Supposed to Be e Svalbard. Naturalmente per relazionarsi alla varietà di cui sopra i South Harbour condiscono gli arrangiamenti spaziando tra djent, math rock, gothic metal e post rock, nel tentativo di creare un'opera epica comprensiva di molti linguaggi metal, non risparmiando sensazioni alla Tool su As I Gaze into an Uncertain Future e addirittura tentando un salto mortale per l'ibrido R&B-gaze su Flowers Need Water.