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sabato 26 giugno 2021

Hiatus Kaiyote - Mood Valiant (2021)

Sono passati sei anni da quando gli Hiatus Kaiyote lasciarono un'impronta importante nel neo soul con la magnum opus Choose Your Weapon. Per tutto questo tempo il gruppo, anche se impegnato su fronti solisti, non ha mai smesso di essere attivo e ha continuato a scrivere. Inoltre ha visto la propria popolarità crescere progressivamente in questi anni grazie ai samples estratti dai brani di Choose Your Weapon utilizzati da Kendrick Lamar, Drake, Beyoncé e Jay-Z. Poi nel 2018 l'imprevisto cancro al seno della cantante Nai Palm ha bloccato il lavoro, ma la drammatica esperienza di subire oltretutto una mastectomia non ha fiaccato lo spirito della Palm, la quale ha riversato nell'album i sentimenti vissuti in questo periodo turbolento di lockdown e perdite.

Per il terzo capitolo della loro discografia Mood Valiant gli Hiatus Kaiyote sono volati persino a Rio de Janeiro per collaborare con il musicista Arthur Verocai che si è occupato degli arrangiamenti orchestrali per il singolo Get Sun. L'esperienza ha fatto in modo che anche altri brani dell'album beneficiassero dell'influsso stilistico sudamericano e il mood rilassato del latin jazz si percepisce per buona parte del lavoro. Questo è forse l'aspetto che più caratterizza l'evoluzione degli Hiatus Kaiyote rispetto al passato. Rimangono i beat RnB, le progressioni soul e la voce calda di Nai Palm a rafforzare questo legame. Per il resto quella prospettiva sperimentale e quasi progressiva che permeava Choose Your Weapon è andata quasi del tutto perduta, in favore di composizioni più lineari e meno avventurose.

A parte alcuni episodi che rimarcano una matrice di ricerca indirizzata verso un math jazz propulsivo, più personale e coinvolgente tipo Chivalry is not Dead e All the Words We Don't Say. Altri pezzi come il loop ipnotico di And We Go Gentle o la stagnante e ripetitiva Red Room privilegiano un approccio da jam soul e lounge/bossa nova da sottofondo un po' troppo comune al genere (altri esempi possono essere Sparkle Tape Break Up e Blood and Marrow). Per questo Mood Valiant presenta una concezione da neo soul più ordinaria che si dipana con poche sorprese e si lascia trasportare senza molti cambiamenti durante il percorso, privilegiando le modulazioni piuttosto che le variazioni (Rose Water) e tornando a certe atmosfere presenti nell'esordio Tawk Tomahawk.

venerdì 29 maggio 2015

Escursioni tra new jazz e neo soul: Hiatus Kaiyote e Kamasi Washington

 
Dopo aver percorso le strade degli Snarky Puppy poco tempo fa, vorrei tornare un attimo a battere dei sentieri non propriamente prog, ma che comunque possono stimolare in tal senso degli ascolti meno scontati del solito. Lo faccio poiché, casualmente, questo mese ha visto la pubblicazione di due album eccellenti che, in modi differenti, partono dal jazz, dal soul e dal funk, e li rielaborano in modo personale. Entrambe sono opere imponenti, ambiziose e, forse, autoindulgenti, ma spesso non è questo il bello di molta musica avventurosa che cerca di rinnovarsi?  
 
Il primo è Choose Yuor Weapon degli australiani Hiatus Kaiyote. Pieno di acrobazie sonore e ritmiche e incredibili progressioni funk jazz, il lavoro è un caldo, colorato e avvolgente tour de force di 70 minuti che non perde un colpo e non stanca, in pratica non c'è un pezzo fuori posto. Forse i quattro di Melbourne sono troppo ansiosi di fare sfoggio della loro tecnica, ma ciò è comunque un peccato veniale che si fa perdonare dalla pirotecnica carrellata di idee. Gli Hiatus Kaiyote si insinuano in quel R&B e soul che oggi vorrebbe andare oltre il sottofondo muzak da lounge jazz (già provato da artiste come Kimbra e Janelle Monae), gonfiandoli con virtuosismi da manuale. Il gruppo è riuscito già con il primo album Tawk Tomahawk a ricevere una nomination ai Grammy Awards del 2013 come miglior performance R&B per il brano Nakamarra (vinto poi dagli Snarky Puppy).
Un'ottima risposta a chi crede che Kendrick Lamar sia un genio. Se non altro qui c'è gente che uno strumento lo sa suonare.



E, a proposito di Kendrick Lamar, arriviamo a parlare del secondo disco che è l'opera prima, e ambiziosissima, del sassofonista californiano Kamasi Washington. Con l'appropriato titolo di The Epic, Washington ci presenta tre ore di musica spalmate su altrettanti CD per un debordante riassunto di quello che potrebbe essere il jazz contemporaneo reinventato dopo anni di stasi. (Il brano che apre The Epic si intitola Change of the Guard, che anche questo sia un messaggio che ci vuole inviare Washington?) E se non è ambizione questa... Il bello è che funziona, senza risultare stucchevole o didascalico. A grandi linee il linguaggio jazz di Washington rimane ancorato alla tradizione dell'esposizione del tema, o più di uno, seguito dagli assoli dei musicisti, ma il sassofonista, da vero artista visionario, ci aggiunge cori spaziali tra Sun Ra e Magma e orchestrazioni sinfoniche degne di Gil Evans.

Con un background di collaborazioni molto assortito nell'ambiente black che vanno dal soul, hip hop e jazz, Washington ha suonato con Wayne Shorter, Herbie Hancock, Lauryn Hill, Snoop Dogg, Chaka Khan, Flying Lotus, Kendrick Lamar e molti altri. Con The Epic realizza un monumento che un altro musicista avrebbe vagheggiato solo a carriera inoltrata, lui invece ha avuto l'ardire di catapultarsi subito nell'universo jazz con il primo album i cui numeri sono impressionanti: 172 minuti di musica per 17 brani, un coro di 20 persone, un'orchestra di 32 elementi e una band stellare con musicisti pescati tra il meglio del nuovo jazz: Thundercat e Miles Mosley al basso, Tony Austin e Ronald Bruner Jr. alla batteria, Brandon Coleman alle tastiere, Cameron Graves al piano e Ryan Porter alla tromba.