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martedì 24 settembre 2024

Paul Hanson and Raze The Maze - Calliope (2024)


Ci voleva un fagottista per concepire uno degli album prog più avventurosi di quest'anno. Proprio così, Calliope è stato realizzato da Paul Hanson in collaborazione con i Raze The Maze, ovvero il duo formato dagli ex MoeTar Moorea Dickason (voce) e Tarik Ragab (basso) che, se già conoscete, potrete avere un'idea dello stile che crea un crossover tra fusion e pop matematico, qui condotto su confini ulteriormente avanzati. Hanson ha ovviamente una formazione classica, ma il suo impegno a far sconfinare il proprio strumento nei reami del jazz lo ha portato a collaborare con leggende del calibro di Jon Batiste, Wayne Shorter, Béla Fleck e Billy Cobham, il quale è qui presente come ospite in un brano.

Come è chiaro fin dalle prime due tracce - When is Enough? e KDB (Kithairon Deluxe Band)Calliope si cimenta in un frenetico funk jazz con venature math rock ma che, nonostante premesse cervellotiche, si dipana in molteplici sentieri abbastanza orecchiabili, non disdegnando quindi sensibilità art pop caratterizzato dal cantato in contrappunto della Dickason. Il risultato può essere paragonato ad una versione moderna dei Bruford (nella prima incarnazione con Annette Peacock) o, se volete paragoni più attuali, come una spettacolare fusione tra il fusion prog dei Finneus Gauge (band di breve vita creata dal tastierista Chris Buzby degli echolyn) e i Knower (per questo si ascolti l'ultima traccia Doorknocker).

Per capire ulteriormente quali coordinate imbocca l'album, nella title-track siamo dalle parti della Canterbury school più evoluta (quella dei National Health per intenderci) che poi si è propagata negli USA con However e Happy The Man, cioè quella frangia che non si tirava indietro nel dare spazio a strumenti classici inusuali prestati al rock. Se siete familiari e apprezzate i riferimenti, Calliope è un disco da non perdere e che ha molto da offrire anche dopo molteplici ascolti.


martedì 6 settembre 2022

Raze the Maze - 7am Dream (2022)


I MoeTar sono stati un interessante meteora nel panorama prog, durati lo spazio di dieci anni e responsabili di due album in studio caratterizzati da avant rock barocco ai confini col math pop. I due principali responsabili della sigla sono stati la coppia, sia artistica che nel privato, del polistrumentista Tarik Ragab (basso, tastiere, chitarra) e della cantante Moorea Dickason, i quali hanno proseguito il sodalizio sotto il nome di Raze the Maze e pubblicando un primo album omonimo nel 2019, di cui ora esce il seguito dal titolo 7am Dream. In questo nuovo progetto il duo ha preservato l'approccio avventuroso e stimolante alla materia pop, affrontando la composizione con lo stesso piglio tortuoso e imprevedibile, la direzione però stavolta è più diretta e diluita, come a cercare applicare una sintesi alla stessa formula.

7am Dream presenta così dieci tracce molto coerenti e dalla costruzione simile, sia dal punto di vista stilistico sia da quello della breve durata (tant'è che per il minutaggio totale sarebbe più corretto parlare di mini album): gusto costante per ritmiche elaborate, tastiere che riprendono il concetto di minimalismo e lo applicano ad una cornice elaborata e la voce dotata della Dickason che gioca con polifonie e armonie stratificate in un rimando ai vertiginosi ricchi artifici dei Queen. Le canzoni si esauriscono in modo conciso, ma ciò non impedisce di trovare tanti spunti e dettagli al loro interno per quanto l'architettura risulta densa. I Raze the Maze producono quel tipo di pop rock bizzarro e ricercato abbastanza fuori dagli schemi da proseguire la tradizione di band come XTC e Jellyfish che hanno sempre elevato il pop grazie ad arrangiamenti e soluzioni mai scontate.

domenica 6 maggio 2018

Altprogcore May discoveries, part 2


From Worry to Shame è l'esordio del duo Head with Wings formato da Joshua Corum e Brandon Cousino. Il concept album, in uscita l'1 giugno, è stato registrato e prodotto da Frank Sacramone e Jamie Van Dyck degli Earthside (che suonano anche come ospiti) e mixato da Forrester Savell (Karnivool).




Vi ricordate gli Anywhere? No? Beh è comprensibile visto che sono passati sei anni dal primo LP  prodotto dall'unione di Cedric Bixler Zavala, Mike Watt e Christian Eric Beaulieu. Questa volta a tenere le redini del progetto è il solo Beaulieu accanto al quale compaiono una serie impressionante di ospiti a partire dagli stessi Bixler Zavala e Watt e poi Krist Novoselic, Dale Crover, Naima Mora, Gregory Rogove, Isaiah Mitchell e molti altri. Anywhere II raccoglie comunque i nove brani editi in passato nei due EP Olompali (2013) e Light the Portals (2016).


Terzo album per la band belga ATMOSPHERES che con Reach producono un buon djent atmosferico di cui la ricetta è stemperare le parti più aggressive elettrico/elettroniche con voci e sonorità dreamgaze.



I MoeTar, dopo due album in studio eccellenti che mischiavano art rock e progressive, si sciolgono e ci dicono addio con questo EP che raccoglie le ultime quattro composizioni registrate dal gruppo. Un vero peccato.



EP di debutto per gli italiani Nowe, quintetto di Schio con voce femminile e un bell'amalgama strumentale di suoni elettrici impalpabili tra post rock e dream pop.



Il 22 giugno vedrà anche il ritorno dei Roller Trio, con il terzo album New Devices, che con un piccolo cambio di line-up, con l'inclusione del chitarrista sperimentale Chris Sharkey, probabilmente segnerà anche un cambio di direzione verso paesaggi fusion più all'avanguardia.

martedì 28 maggio 2013

MoeTar - From These Small Seeds (2012)


I MoeTar sono un quintetto proveniente dalla Bay Area e nati nel 2008. Il nome della band è una contrazione dei fondatori Moorea Dickason (voce) e Tarik Regab (basso) che, insieme al tastierista Matt Lebofsky dei miRthkon, Matthew Heulitt (chitarra) e David Flores (batteria), hanno esordito con From These Small Seeds, una prova tecnicamente maiuscola che prova il valore delle capacità musicali dei cinque. L'album, autoprodotto e pubblicato nel 2010 e ristampato ufficialmente nel 2012 dalla Magna Carta Records, è un eccentrico frullato di prog fusion, anche abbastanza accessibile grazie ad un formato canzone che ne facilita l'ascolto, che si rifà alle partiture funamboliche di Gentle Giant, Yes e Frank Zappa. Qualche volta si ha la sensazione che la voglia di sfoggiare le proprie doti musicali prenda un po' il sopravvento, ma From These Small Seeds è un lavoro assolutamente da ascoltare per gli amanti del genere.