domenica 27 dicembre 2009

SANGUINE HUM - Plays the Nuns EP (2009)


Il primo album ufficiale dei Sanguine Hum (ex-Joff Winks Band) è un EP live scaricabile presso il sito Troopers For Sound e lo si può ascoltare nella sua interezza in streaming qui. I Sanguine Hum (il cui vero esordio è previsto nell'estate 2010) proseguono il percorso degli Antique Seeking Nuns di Joff Winks e Matt Baber che in questo EP propongono due pezzi tratti dal repertorio degli ASN e un vecchio inedito intitolato Cat Factory.

<a href="http://sanguinehum.bandcamp.com/album/sanguine-hum-plays-the-nuns">Sanguine Hum : Plays The Nuns by Sanguine Hum</a>

lunedì 21 dicembre 2009

Dal primo dicembre è attivo il mio canale YouTube che spero andrà ad integrare questo blog con video riguardanti molti degli artisti qui presenti.

domenica 20 dicembre 2009

WONDEROUS STORIES #16 (39)

Dicembre 2009 - 68 pagine b/n + download compilation




SOMMARIO

neWS

Incontri

THE STORY OF PATRICK MORAZ - part one
Gli esordi con i Mainhorse, la breve avventura con i Refugee, gli anni d'oro con gli Yes di Relayer e il debutto come solista nel 1976. Prima parte della retrospettiva dedicata al tastierista svizzero, corredata da una lunga intervista in cui Moraz presenta anche il suo nuovo album Change of Space

DAVID JACKSON - Theme One e altre storie...
Dopo l’inattesa fuoriuscita dai riuniti Van der Graaf Generator, il sassofonista David Jackson non è certo rimasto con le mani in mano... dal laborioso presente al glorioso passato, David si racconta in una lunga intervista che svela particolari inediti dei suoi trascorsi musicali con Le Orme, Peter Gabriel, Alan Sorrenti
e ovviamente Van der Graaf Generator...

MADE IN SWEDEN
Una ricognizione nella nuova scena prog rock svedese... featuring Abramis Brama, Gosta Berlings Saga,
Villebrad, Mangrove, The Crystal Caravan, Trettioariga Kriget

Rubriche

Off the map

AIRPORTMAN & TOMMASO CERASUOLO - Weeds
PETRINA - In Doma
AR MEN TRIO - 2
ILLÀCHIME QUARTET - I’m Normal, My Heart still works
SCIARADA - The Addiction

L'altra faccia della batteria - 6a puntata
Rubrica didattica a cura di Gennaro Barba

Over 40 - 1969/2009
The Beatles - Abbey Road

Le notti della Luna Grigio – Rosa
(Cronache di un sogno tra Londra e Canterbury)
a cura di Vincenzo Giorgio

ISOTOPE - TURNING POINT - ORCHESTRE NATIONAL DE JAZZ DANIEL YVINEC - ROBERT WYATT
KEVIN AYERS - HENRY COW - THEO TRAVIS’ DOUBLE TALK - GEOFF LEIGH-YUMI HARA - JAN SCHELHAAS
SLIVOVITZ - SIMAKDIALOG - ANTIQUES SEEKING NUNS

CANTERBURY (Zeuhl) CONNECTION
O delle libere evoluzioni di Sophia Domancich e Simon Goubert

PIOGGE MAGNETICHE
Dieci nuove dal Quebec... featuring Quatuor Bozzini, Taxonomy, Ensemble SuperMusique,
Les Poules, Michel F. Cotè & Isaiah Ceccarelli, Joelle Lèandre & Quentin Siriacq, Geggie, Elliott Sharp

Ascolti

ABACAB - Mal de Terre

AIRBAG - Identity

ANTONIUS REX - Per viam

ARPIA - Racconto d’Inverno

BARR - Skogsbo is the place

BEARDFISH - Destined Solitaire

CANTINA SOCIALE - Cum Lux

COLOSSUS PROJECT - The empire & the rebellion

COPERNICUS - Disappearance

DEUS EX MACHINA - Imparis

DESIDERATA - A Temporary Shelter

ECLAT - Live au Roucas

EXCES D’IDENTITE’ - Same

EYE TO EYE - After all…

GAZPACHO - Tick Tock

PETER HAMMILL - Thin Air

IL CASTELLO DI ATLANTE - Cap. 7 Tra Le Antiche Mura

IQ - Frequency

JOLLY - 46 Minutes, 12 Seconds of Music

KURAI - Same

LONG DISTANCE CALLING - Avoid the light

MALIBRAN - Trasparenze

MAUDLIN OF THE WELL - Part the Second

MINDFLOWER - Little Enchanted Void

miRthkon - Vehicle

MOONGARDEN - A Vulgar Display of Prog

MORAINE - Manifest deNsity

NARROW PASS - This world and beyond

NO NAME 20 - Candles

NODO GORDIANO - Flektogon

NOSOUND - A Sense Of Loss

Øresund space collective - Good planets are hard to find

MARTIN ORFORD - The Old Road

OSSI DURI - Scadenza perfetta

PHIDEAUX - Number Seven

PRESTO BALLET - The lost art of the travel

RUNAWAY TOTEM - Manu Menes

SAGA - The Human Condition

SAVOLDELLI/SHARP - Protoplasmic

DEREK SHERINIAN - Molecular Heinosity

JENNY SORRENTI - Burattina

SPALTKLANG - En Suite

SIMON STEENSLAND - Fat Again

THE HEALING ROAD - Tales from the Dam

TOM MOTO - Junk

TRAUMHAUS - Die Andere Seite

UNIVERS ZERO - Relaps – Archives 1984-1986

VIII STRADA - La leggenda della grande porta

ZITA ENSEMBLE - Volume 2BACAB - Mal de Terre


Metal + Progmetal

MAGNUM - Into The Valley
OSI - Blood
DEVIN TOWNSEND PROJECT - Ki
UFO - The Visitor
ULYSSES - The gift of Tears

Ristampe

STEVE WALSH - Shadowman


giovedì 17 dicembre 2009

Altprogcore 50 best records: 2000-2009


50.Glassjaw - Worship and Tribute (2002)
49.The Intersphere – s.o.b.p. (2006)
48.Jaga Jazzist – What We Must (2005)
47.Thieves’ Kitchen – Shibboleth (2003)
46.Jeremy Enigk – World Waits (2006)
45.Marillion – Happiness is the Road (2008)
44.Pain of Salvation – 12:5 (2004)
43.This Day & Age – The Bell and the Hammer (2006)
42.maudlin of the Well – Bath (2001)
41.Nil – Nil Novo Sub Sole (2005)
40.Time of Orchids – Namesake Caution (2007)
39.Iona – Open Sky (2000)
38.Mike Keneally – Dancing (2000)
37.Beardfish – Sleeping in Traffic, Part II (2008) 
36.Damiera – Quiet Mouth, Loud Hands (2008)
35.Cog – Sharing Space (2008)
34.Scott Matthews – Passing Stranger (2006)
33.Pure Reason Revolution – The Dark Third (2006)
32.Dredg – Catch Without Arms (2005)
31.Sunny Day Real Estate – The Rising Tide (2000)
30.Karnivool – Awake (2009)
29.The Reign of Kindo – Rhythm, Chord and Melody (2008)
28.Tubelord – Our First Amrican Friends (2009)
27.Oceansize – Everyone Into Position (2005)
26.Biffy Clyro – Infinty Land (2004)
25.Frost* - Experiments in Mass Appeal (2008)
24.Damiera – M(US)ic (2007)
23.Enchant – Juggling 9 or Dropping 10 (2000)
22.Kaddisfly – Set Sail the Prairie (2007)
21.IZZ – I Move (2002)
20.Dredg – The Pariah, The Parrot, The Delusion (2009)
19.Somnambulist – The Paranormal Humidor (2001)
18.echolyn – The End is Beautiful (2005)
17.Aereogramme – My Heart Has a Wish That You Would Not Go (2007)
16.Kaddisfly – Buy Our Intention; We’ll Buy You a Unicorn (2005)
15.Pain of Salvation – Remedy Lane (2002)
14.At the Drive-In – Relationship of Command (2000)
13.Big Big Train – English Boy Wonders (2008)
12.The Dear Hunter – Act I: The Lake South, The River North (2006)
11.Mew - …And the Galss Handed Kites (2005)
10.The Velvet Teen - Elysium (2004)
9.The Dear Hunter – Act II: The Meaning of, and All Things Regarding Ms. Leading (2007)
8.Biffy Clyro – The Vertigo of Bliss (2003)
7.Oceansize – Effloresce (2003)
6.Dredg – El Cielo (2002)
5.Oceansize – Frames (2007)
4.maudlin of the Well – Part the Second (2009)
3.Tool – Lateralus (2001)
2.Kevin Gilbert – The Shaming of the True (2000)
1.The Mars Volta – De-loused in the Comatorium (2003)


Contemplando le varie classifiche di fine decennio redatte dai più autorevoli organi di divulgazione musicale (tra i quali Rolling Stone e Pitchfork) prende un po’ di tristezza. Eh sì, perché tra i primi 10 posti troviamo pressoché gli stessi album (magari in ordine smazzato), tra i quali quelli di Arcade Fire e The Strokes, con la costante di avere Kid A dei Radiohead tra i primi tre. Non voglio entrare nel merito della validità, più o meno meritata dei suddetti album, ma vorrei piuttosto soffermarmi su una riflessione di altro tipo. Queste classifiche dimostrano una carenza di fantasia, ma anche una limitata ricezione musicale, anche se sono a conoscenza che questa gente ascolta naturalmente molta musica. Ma mi sembra che tali coincidenze, ancora una volta, provino che la musica, la sua storia e il suo progresso, siano, a differenza delle altre arti, dettate più dal music business che dal reale merito artistico. La storia della musica rock è spesso fallace e distorta a causa di un’interpretazione “pilotata” che privilegia la popolarità o l’essere di tendenza, senza necessariamente vendere ad alti livelli, come i cosiddetti artisti alternativi che possono essere i Radiohead o gli Arcade Fire.

In questi 10 anni, alle loro spalle, si è aperto un mondo che ancora molti ignorano. Negli Stati Uniti si trovano fior fiori di band più creative e moderne. Basta ascoltare qualche reale band alternativa come Kaddisfly, Circa Survive e Damiera al fine di entrare in una rete sotterranea che, negli ultimi 5 anni, negli USA, non solo ha fatto proseliti, ma si è espansa con una velocità virale tra i giovani che fanno e ascoltano musica indie. Non voglio dire che le band citate rappresentino in modo oggettivo il nuovo che avanza, poiché possono piacere o meno, ma questo vuole fungere solo da esempio. Il fatto è che la critica è rimasta incollata a vecchi cliché musicali, aggrappata ancora a gruppi che si ispirano al punk, al folk alla new wave - e fin qui non ci sarebbe niente di male - e li ricalcano con uno stile pseudo-intellettuale e modaiolo-finto-alternativo che va a nozze con la critica. Roba insomma che potrebbe comparire in una playlist qualsiasi di un Luca Sofri qualsiasi.

Tantissimi artisti che meriterebbero più spazio vengono ignorati o liquidati con poche righe. Per fare un esempio mi è capitato di comprare recentemente, dopo anni, una rivista musicale e, sfogliandola, mi sembrava di essere tornato indietro di 15 anni: sempre gli stessi nomi, sempre i soliti artisti che ormai non se li fila più nessuno, sempre la solita roba che dopo averla ascoltata due volte (nel migliore dei casi) è da cestinare. Nomi dei quali non avevo mai sentito il bisogno neanche quando era il momento e che, se non avessi comprato questa rivista, non avrei neanche saputo che ancora fossero in attività. Allora ho ringraziato che, da 10 anni, la mia fonte principale di conoscenza musicale fosse un mezzo con una visione leggermente più ampia, cioè internet. Mi sono reso conto che senza di questo media non avrei mai conosciuto le magnifiche band che conosco ora e che, se fossi rimasto ancorato alla carta stampata, sarei ancora fermo alla preistoria musicalmente parlando. Quello di cui c’è bisogno è di capire quando un ciclo è giunto al termine, quando uno stile ha detto ciò che c’era da dire e ha esaurito il suo percorso. Invece mi sembra che si continui a spremere sempre le stesse idee sfinendole e spacciandole per una fresca novità. Insomma, credo siano più eloquenti le cagate degli Strokes e dei Franz Ferdinand delle mie parole, band che, senza il giusto pompaggio mediatico, sarebbero ancora a suonare negli scantinati senza ammorbarci con i loro beat datatissimi, che oltretutto hanno anche la colpa di far regredire il gusto musicale delle nuove generazioni. E che non mi si venga a dire che la riprova che questi gruppi sono validi è perché vendono, questa motivazione è una balla colossale e il consenso del pubblico non è mai proporzionale al talento di un musicista, ma casomai alla sua paraculaggine e al lavoro dei suoi addetti stampa. Certo ci sono delle eccezioni, ma sono poche.

Ci rendiamo conto che per questa logica perversa di marketing noi esportiamo all’estero come nostro prodotto migliore l’urlatrice Laura Pausini? Una delle conferme alla mia tesi è il caso di Giovanni Allevi. La sua musichetta insulsa non sarebbe stata presa in considerazione dalle masse se non fosse stata pompata adeguatamente dalla stampa, tanto che anche il mio gatto vorrebbe andare ai suoi concerti. (Piccola parentesi: ho provato a dire al gatto, “mettiti nel CD player Stone in the Water di Stefano Bollani e poi mi sai ridire!”, pensando ingenuamente che avrebbe buttato via i CD di Allevi e che si sarebbe appassionato al jazz….macché niente da fare: “E’ musica difficile” mi fa lui, e io (ancora ingenuamente): “Suvvia, ascolti la neo-intellettual-classica contemporanea-pop-jazz di Allevi e non ti piace Bollani?” “Mi devo impegnare troppo” – mi replica – “Joy e Evolution invece mi rilassano e non mi fanno pensare a niente”. Capisco il problema del gatto e concludo: “Ecco bravo, quello è l’atteggiamento giusto per quel tipo di musica: il vuoto mentale!” Quella che Allevi per primo si affretta a definire musica innovativa è in realtà una muzak vecchia di trent’anni che conosce solo due dinamiche: la “caciara” e “il motivetto da fischiettare sotto la doccia”, suonata tra l’altro senza un briciolo di emotività. Le masse che non conoscono la storia della musica applaudono al genio della “classica contemporanea”, essendo inconsapevoli della bugia alla quale stanno prendendo parte. Perché quindi la gente accorre ai concerti di questi artisti e compra i loro CD? Perché purtroppo nella nostra società la conoscenza musicale è superficiale. Meno vasta è la tua competenza su un determinato argomento e meno possibilità ci sono che tu possa avere una preparazione necessaria per esprimere un giudizio. Ah! E un’altra cosa, ritornando alle classifiche di prima…questa sì legata ad un giudizio musicale: mi spiace, ma, per quello che mi riguarda, una classifica che mette dei rappers tra gli album migliori del decennio non ha valore, sorry!

domenica 13 dicembre 2009

The Best of 2009

Pensavo di postare più avanti questa classifica, poi mi sono accorto che ne esiste una altrettanto importante da redigere prima della fine dell'anno e cioè quella dei migliori album del decennio (che, spero, seguirà a breve). Quindi ho anticipato il best del 2009 per concentrarmi sull'altra.
Per ogni album presente in questa lista ho fatto una recensione durante l'anno, quindi non mi dilungherò più di tanto. Se voleste saperne di più potete cercare la recensione nel blog.


19.Closure in Moscow - First Temple
L'album magari non sarà nulla di trascendentale...ma Night at the Spleen è superba!












18.Mike Keneally - Scambot 1
Mooooolto sperimentale.











17.Into It. Over It. - 52 Weeks












16.Mew - No More Stories...
Far passare 4 anni dall'album che ti lancia a livello internazionale sono un po' troppi. Mi sembra che i Mew abbiano rimuginato eccessivamente sopra questo lavoro, cercando di tracciare strade più complesse. A tratti confuso e anche meno avvincente del loro solito.











15.The Dear Hunter - Act III: Life and Death
Stesso discorso dei Mew. Mi è piaciuto ma non mi ha convinto fino in fondo. Dei tre atti è quello più debole.













14.Umphrey's McGee - Mantis
Niente male!












13.Lyle Workman - Harmonic Crusader
Uno dei migliori album strumentali prodotti ultimamente.












12.Beardfish - Destined Solitaire
Debordante e pantagruelica abbuffata di progressive












11.Thrice - Beggars
Semplice e diretto, ma anche un'intensa intepretazione emotiva della band.












10.Jeremy Enigk - OK Bear
Quando saranno riconosciuti i giusti meriti artistici a questo grande cantautore sarà sempre troppo tardi.












9.As Tall As Lions - You Can't Take It With You
Questo album ha il pregio di avere tre o quattro canzoni che sono tra le cose migliori dell'anno, davvero azzeccate. Il livello generale però vola tra alti e bassi.












8.Sucioperro - Pain Agency
Epico!












7.Karnivool - Awake
Questa band australiana è stata una rivelazione. Non avrei mai creduto che dopo Themata avrebbere tirato fuori un lavoro così maturo. Non c'è un brano fuori posto, ogni traccia ha qualcosa da dire. Veramente notevole.












6.IZZ - The Darkened Room












5.Big Big Train - The Underfall Yard












4.Kevin Gilbert - Nuts
Kevin Gilbert raggiungerebbe i posti alti della mia classifica anche con un album di cover. Questi sono canzoni più semplici del solito, ma il suo genio è indiscutibile.











3.Kevin Gilbert - Bolts
Vedi Nuts.












2.Dredg - The Pariah, The Parrot, The Delusion
Un disco che mi ha coinvolto sia per le musiche, sia per le tematiche da me ampiamente condivise.












1.maudlin of the Well - Part the Second
Se un CD viene riconosciuto album dell'anno non è sempre detto che sia un capolavoro, ma questa volta non mi sento di escluderlo. Questa volta un CD ha conquistato entrambe le categorie: Part the Second è sia un capolavoro, sia l'album dell'anno.

venerdì 11 dicembre 2009

Tra gli album che recensirò prossimamente c'è A Time for Rust dei Baliset. Mente del gruppo è il chitarrista Greg Massi, partner di Toby Driver nei Kayo Dot e maudlin of the Well.
Per ora non dirò altro e approfondirò nella recensione.

Vorrei invece soffermarmi sulla scelta del nome della band che si riferisce ad uno strumento di fantasia inventato dallo scrittore Frank Herbert nel suo romanzo di fantascienza Dune. Il Baliset viene descritto come uno strumento a nove corde e su Dune è suonato spesso dal personaggio di Garney Helleck.

Per farsi un'idea, è curioso vedere questa sequenza , tagliata in seguito dalla versione definitiva, tratta dal film Dune di David Lynch dove lo strumento viene fatto "interpretare" da un Chapman Stick customizzato (diciamo così).

Per chi fosse interessato, il breve pezzo che si sente nella sequenza, è tratto da Backyard, scritto e suonato da Emmett Chapman ed incluso nel suo album Parallel Galaxy.

giovedì 10 dicembre 2009

Best Singles 2009

La mia compilation personale dell'anno

12.Legal Teens (Oceansize)
11.Are You Convinced? (Sucioperro)
10.Time Flies (edit) (Porcupine Tree)
9.Life's Too Short (Jeremy Enigk)
8.In Exile (Thrice)
7.Don't Change (What You Can't Understand) (Sucioperro)
6.Until I Get Her Back (Kevin Gilbert)
5.A Night at the Spleen (Closure in Moscow)
4.Gathering Pebbles (Dredg)
3.In Case of Rapture (As Tall As Lions)
2.Circles (As Tall As Lions)
1.Places to Hide (IZZ)

mercoledì 9 dicembre 2009

Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008 - Seconda Edizione

"Di tutto questo si occupa con rigore Barbagli, tracciando un'esaustiva panoramica sul prog più recente, che ha travalicato i confini europei per allargarsi ad ogni angolo del mondo."
Rockstar



"Con questo testo, Barbagli giunge in poco tempo alla sua seconda pubblicazione [...] e lo fa con la stessa metodologia al tempo stesso scientifica e rigorosa che aveva caratterizzato il suo esordio letterario [...]."
Wonderous Stories



Lorenzo Barbagli, autore del saggio Il Percorso del “lamb” di Peter Gabriel (Edizioni Segno), presenta il suo nuovo libro Guida al Nuovo Progressive Rock 1990–2008, pubblicandolo tramite il sito web Lulu.com.

Il nuovo libro di Barbagli prende in esame la storia del rock progressivo contemporaneo, partendo dal 1990 per arrivare fino ad oggi. Tralasciando i gruppi storici degli anni ’70, sui quali ormai esiste un’ampia bibliografia, il saggio si concentra nell’analisi storica e critica delle nuove band sorte in quest’ultimo periodo. Il fenomeno del progressive rock si è sviluppato come non mai negli anni ’90 e questa guida cerca, nel modo più completo possibile, di mettere ordine tra i moltissimi gruppi che fanno parte di questo panorama.

L’argomento fino ad ora non era mai stato trattato da nessun libro, forse per la vastità dell’argomento, che Barbagli ha affrontato con uno stile agile ed essenziale. Non tralasciando né sottogeneri (come progressive metal, post rock e alternative), né i fondamentali apporti delle scene scandinave ed europee che hanno scardinato la centralità dei paesi anglofoni.

Nel gennaio 2010 è uscita la Seconda Edizione di Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008, aggiornato con tutti gli album usciti nel 2009.

Come spiego nella nota della nuova edizione il 2009 "dal punto di vista discografico, è stato un anno ricchissimo, tanto che quasi ogni artista e gruppo compresi nel presente volume sono usciti con una nuova opera. Così la tentazione di tornare sul luogo del delitto è stata forte, oltre che doverosa, aggiungerei. Ma questa seconda edizione, oltre ad essere stata riveduta ed ampliata con gli album del 2009, aggiunge ed approfondisce alcune nuove voci che, per vari motivi, nella precedente versione avevo tralasciato. "

Il libro è sempre acquistabile on-line all'indirizzo www.lulu.com/content/6008753 e Amazon
Per promuovere la nuova edizione ho realizzato questa clip.




martedì 8 dicembre 2009

Kayo Dot - Coyote (2010)


Dopo averci deliziato (termine riduttivo) con il nuovo album dei maudlin of the Well Part the Second (che, vorrei ribadirlo, è un CAPOLAVORO), Toby Driver torna ai suoi Kayo Dot per dare alle stampe il quarto capitolo di una delle discografie più orginali del decennio.

Coyote (questo il titolo) è annunciato per i primi mesi del 2010 (forse febbraio) e viene descritto con queste parole nel sito web ufficiale della band :

Coyote, Kayo Dot's fourth studio album, is a single, narrative-driven, long-form composition written with story and text provided by a close, terminally-ill friend of the band, Yuko Sueta, in the final stage of her life. Coyote was once again engineered by Randall Dunn (Sunn 0)), Earth, Six Organs of Admittance) in Seattle, Washington, forging a new genre of "goth fusion" which combines elements of early Cure, Faith And The Muse, and Bauhaus with Herbie Hancock's psychedelic album, Sextant, and Scott Walker's recent album, The Drift. The lyrics and story were constructed with deliberate melodrama to pay homage as well to the intended gothic vibe, expressing the protagonist's loneliness and longing to be in a better place, and her journey through her own personal looking-glass through a hallucinatory world of fear and wonder. The musical objective this time around was to create a piece of music that uses the sonic aesthetic of this specific era of gothic art-rock integrated with a more modern-classical approach to form and architecture. To achieve this, Kayo Dot has put together a new instrumentation, which features trumpet (provided by former Candiria and Friendly Bears trumpet player Tim Byrnes) and alto saxophone at the lead, backed up by violin, keyboards, piano, organ, bass guitar, percussion, and a pronounced lack of guitar across the album. This album also marks the return of former Kayo Dot member, Terran Olson, whose contributions were heard on the band's 2003 debut, Choirs of the Eye, as well as with Kayo Dot's alter-ego, maudlin of the Well. The music is also more rhythmically-driven than any previous Kayo Dot work, and being a performance-oriented composition, it was recorded mostly live (similar to 2006's Dowsing Anemone With Copper Tongue). Coyote also brings back some of the aggression absent from 2008's Blue Lambency Downward.

Un brano tratto da Coyote si può ascoltare in anteprima qui. L'effettiva difficoltà della proposta musicale dei Kayo Dot si ripresenta implacabilmente anche su questa Whisper Ineffable e continua il cammino di Driver in territori musicali mai frequentati.

Refugees: A Charisma Records Anthology 1969-1978


Vi segnalo questa brillante ristampa, uscita qualche mese fa, dell'antologia curata dall'etichetta Charisma, una delle più importanti per quanto riguardava il progressive rock degli anni '70. Ecco la presentazione in inglese:


Led by the visionary Tony Stratton Smith, The “Famous” Charisma label became one of the most innovative independent labels of the 1970s, becoming home to the cream of talent in what would become known as progressive rock. The first 10 years of that story are told here across 3CDs featuring a who’s who of prog, including tracks by Genesis, Peter Gabriel, The Nice, Van Der Graaf Generator, Lindisfarne, Peter Hammill, and many more. Amongst these well known artists are also several rarities such a track from the Hot Thumbs O'Reilly album (actually Jim Pembroke of Finnish proggers Wigwam), the Swedish multi-instrumentalist Bo Hansson, as well as an appearance from Monty Python!

The 3CD, 44-track set comes with a massive 48 page booklet which features a 20k word essay on the label and the artists featured on Refugees: A Charisma Records Anthology 1969-1978


CD 1
1. America (Second Amendment) (2009 Digital Remaster)
The Nice
2. Witchi Tai To (2009 Digital Remaster)
Topo-D-Bill
3. Sympathy (2009 Digital Remaster)
Rare Bird
4. Refugees (2009 Digital Remaster)
Van Der Graaf Generator
5. Lady Eleanor (2009 Digital Remaster)
Lindisfarne
6. Bed Ain't What It Used To Be (2009 Digital Remaster)
Brian Davison's Every Which Way
7. Country Pie / Brandenburg Concerto No 6 In B Flat Major BWV 1051 (2009 Digital Remaster)
The Nice
8. Re-Awakening (2009 Digital Remaster)
Peter Hammill
9. Looking For Someone (2009 Digital Remaster)
Genesis
10. High Priest Of Memphis (2009 Digital Remaster)
Bell & Arc
11. Doubting Thomas (2009 Digital Remaster)
Jackson Heights
12. The House On The Hill (2009 Digital Remaster)
Audience
13. Spam Song (2009 Digital Remaster)
Monty Python
14. The Black Riders (Flight To The Ford) (2002 Digital Remaster)
Bo Hansson
15. City Song (2009 Digital Remaster)
Lindisfarne
16. Theme 1 (2009 Digital Remaster)
Van Der Graaf Generator

CD 2
1. Hammerhead (2009 Digital Remaster)
Rare Bird
2. Jackdaw (2009 Digital Remaster)
Audience
3. Pioneers Over C (2009 Digital Remaster)
Van Der Graaf Generator
4. Grass For Blades (2009 Digital Remaster)
Hot Thumbs O'Reilly
5. Twilight Alehouse (2009 Digital Remaster)
Genesis
6. United States Of Mind (2009 Digital Remaster)
Alan Hull
7. Why Can't I Be Satisfied (2009 Digital Remaster)
Jack The Lad
8. I Am And So Are You (2009 Digital Remaster)
Capability Brown
9. Ritt Mickley (2009 Digital Remaster)
Refugee
10. Gaye (2009 Digital Remaster)
Clifford T Ward
11. Freedom Jazz Dance (2009 Digital Remaster)
Keith Emerson
12. Heartfeeder (2009 Digital Remaster)
String Driven Thing
13. Excursion With Complications (2004 Digital Remaster)
Bo Hansson
14. Mrs Niggerbaiter (2009 Digital Remaster)
Monty Python
15. Red Shift (2009 Digital Remaster)
Peter Hammill

CD 3
1. Steppenwolf
Hawkwind
2. Nadir's Big Chance (2009 Digital Remaster)
Peter Hammill
3. Star Of Sirius (2009 Digital Remaster)
Steve Hackett
4. The Cask Of Amontillado
The Alan Parsons Project
5. Starving In The Tropics (2009 Digital Remaster)
String Driven Thing
6. Nuclear Burn (2009 Digital Remaster)
Brand X
7. Arrow (2009 Digital Remaster)
Van Der Graaf Generator
8. Attic Thoughts (2004 Digital Remaster)
Bo Hansson
9. Match Of The Day (2009 Digital Remaster)
Genesis
10. PSI Power
Hawkwind
11. Solsbury Hill (2002 Digital Remaster)
Peter Gabriel
12. Sun In The Night (2009 Digital Remaster)
Brand X
13. God Rock (2009 Digital Remaster)
Nic Turner

giovedì 3 dicembre 2009

SUCIOPERRO - I'm Not in Charge (single)



Come precedentemente annunciato tempo fa, i Sucioperro pubblicheranno il nuovo singolo I'm Not in Charge il 14 dicembre su King Tuts Recordings ed è gia prenotabile qui.

mercoledì 2 dicembre 2009

The Unwinding Hours

Circa un anno fa mi trovavo a scrivere su quete pagine il necrologio degli Aereogramme sotto forma di recensione al loro Box-Set di 8 vinili. Oggi, dalle ceneri degli Aereogramme, sono sorti gli The Unwinding Hours, fondati dal chitarrista Iain Cook e dal cantante Craig B.

Il loro omonimo album di debutto uscirà il 15 febbraio 2010 via Chemikal Underground e conterrà 10 brani, uno dei quali potete scaricarvelo seguendo il link qua sotto. Inutile dire che la notizia è una di quelle che emozionano, soprattutto dopo aver sentito Knut. Un demo di Solstice può essere ascoltato alla loro pagina MySpace. www.myspace.com/theunwindinghours

DOWNLOAD: "Knut"


The Unwinding Hours tracklist:

1. Knut
2. Tightrope
3. Little One
4. There Are Worse Things Than Being Alone
5. Solstice
6. Peaceful Liquid Shell
7. Child
8. Traces
9. Annie Jane
10. The Final Hour

martedì 1 dicembre 2009

IZZ - The Darkened Room (2009)


The Darkened Room rappresenta, nelle intenzioni del gruppo, il primo frammento di un progetto in due parti in una sorta di concept album aperto all’interpretazione individuale. Ma l’eterogeneità di The Darkened Room fa in modo che ogni brano sembri rappresentare (o raccontare) una storia differente. La straordinaria complessità che si cela dietro ogni singola composizione lo fa risultare l’album più ambizioso e variegato della band, anche se talvolta è naturale che possa apparire qualche pecca, portando a galla le melodie più meditate della loro carriera.

La potenza drammatica di Swallow Our Pride e l’introspettiva Regret mostrano efficacemente una maturità non scontata che si sposa con soluzioni più pop su Stumbling e The Message, mentre la fuga di Can’t Feel the Earth, Part I mette alla prova le capacità tecniche del gruppo in una imponente giostra multiforme con qualche trucco pianistico alla Keith Emerson. Can’t Feel the Earth, Part II nei suoi dieci minuti è il brano che raccoglie al suo interno le contraddizioni di The Darkened Room, sublime in alcuni momenti, meno approfondito e meditato in altri.

Le risapute influenze degli IZZ come Genesis, Yes e Beatles, anche se fanno indubbiamente la loro comparsa in brani come Ticking Away, 23 Minutes of Tragedy e Can’t Feel the Earth, Part III sono dissipate da una padronanza originale della materia sonora tanto che alcune peculiarità si possono ormai ascrivere al loro stile. Davvero un gran bel CD di fine anno!

domenica 29 novembre 2009

BIG BIG TRAIN - The Underfall Yard (2009)


I Big Big Train sono una di quelle band maturate tantissimo con il passare del tempo. Ignorati o liquidati per tutti gli anni '90 e buona parte di questo decennio, hanno iniziato ad avere visibilità con The Difference Machine nel 2007 e poi, alla fine dell'anno scorso, pubblicando una nuova versione di English Boy Wonders - originariamente uscito nel 1997 in una veste provvisoria (per così dire) per mancanza di soldi - che rimane una delle più convincenti prove di progressive rock di questi ultimi anni.

Anche The Underfall Yard è un lavoro molto piacevole che ha anche il pregio di avere come ospiti Nick D'Virgilio alla batteria (già presente su The Difference Machine), Dave Gregory alla chitarra e Jem Godfrey al sintetizzatore.

L'album inoltre segna l’ingresso alla voce di David Langdon e, nonostante le dichiarazioni di Gregory Spawton riguardo ad un rinnovamento nella direzione musicale, il lavoro si limita a mescolare gli ingredienti degli ultimi due album della band.

Victorian Brickwork è poi il brano che maggiormente lascia inalterata l’ispirazione neo progressive dei Big Big Train, pur cambiando obiettivo. Il pezzo porta a galla infatti delle influenze che mai fino ad ora la band aveva palesato così chiaramente con riferimenti a Yes e Genesis nelle sonorità di chitarra e tastiere. Stesse influenze si possono rintracciare su The Last Train, brano molto ben congegnato e trascinante, forse il migliore del CD.

Tra i cantanti passati tra le fila dei Big Big Train, Langdon è quello con la voce più potente, ma con un registro non molto alto, il che penalizza la natura solenne delle musica della band la quale trarrebbe beneficio da toni più elevati. Analogie vocali possono essere rintracciate in Steve Hogarth e difatti qualche passaggio di Winchester Diver ricorda ancora i Marillion.

La title-track, che è una suite di ventitré minuti e si avvale della collaborazione di Jem Godfrey al sintetizzatore, solo nel finale cerca di aggiungere qualcosa di nuovo con l’ausilio di una sezione fiati. A proposito di questi ultimi, essi rivestono un importante ruolo nella traccia strumentale Evening Star che somiglia ad un requiem suonato da una banda orchestrale.


MILLION DEAD - "Living the Dream" Video (2005)

Dato che a qualche lettore del blog piacciono i Biffy Clyro, ho deciso di postare questo video dal passato del gruppo ormai disciolto Million Dead, sperando di fare cosa gradita in caso non fosse conosciuto. L'album dal quale è tratta questa canzone è Harmony No Harmony e presenta alcune affinità con Biffy Clyro, Sucioperro e Reuben, anche se devo dire che i Million Dead sono abbastanza personali...e poi mi andava di postare Living the Dream per il semplice motivo che mi piace.


sabato 28 novembre 2009

MIKE KENEALLY - Scambot 1 (2009)


Tra i vari progetti a cui Mike Keneally si è dedicato in questi anni, nella sua discografia l'ultimo vero album in studio di inediti risale al 2004. Dog (questo il titolo) veniva licenziato a nome Mike Keneally Band e presentava una musica leggermente più diretta rispetto a quella a cui il musicista ci aveva abituato.

Scambot 1 ridimensiona le cose. Esso è un concept album (primo capitolo di una trilogia) e racconta una storia immaginaria scritta dallo stesso Keneally (narrata nel booklet) il quale stava lavorando al progetto ormai da molti anni. La prima idea del personaggio che dà il titolo all’album risale infatti al 2001 quando Keneally stava lavorando a Wooden Smoke.

In effetti Scambot 1 è una delle opere più complesse di Keneally, all’interno della quale non si può fare a meno di notare il lavoro scrupoloso degli arrangiamenti e delle trovate compositive. Buona parte dell’album è occupata da veri e propri collage sonori, piccoli abbozzi musicali incollati assieme il quale diretto correlativo nelle arti figurative, per fare un esempio, potrebbe essere il mosaico.

L’atonalità della stramba Saturate, le due parti di Cat Bran Sammich e Tomorrow sono le prove più sorprendenti, ma anche nelle tracce di normale durata, come Life’s Too Small o Hallmark (che alla fine è il meno stravagante), rimane questo contrasto tra melodie che tentano di essere lineari e dissonanze che destabilizzano il centro tonale.

Lo spiazzamento, in senso positivo, di fronte a tali esperimenti si ripresenta puntualmente grazie alle difficoltose architetture sonore. Keneally convince un po’ meno quando si dedica agli esperimenti di avanguardia, che sono pezzi strumentali fini a se stessi, We Are the Quiet Children o Gita (12 minuti) dove, tra l’altro, l’influenza zappiana è più accentuata.

P.S. Com'è ormai consueto nella tradizione kenealliana, esiste un'edizione limitata di 3000 copie contenente un CD aggiuntivo. Se potete compratevi quella.

sabato 21 novembre 2009

ANTIQUE SEEKING NUNS


Per tutti gli amanti della scuola di Canterbury ci sono tre EP da non perdere. Lo strano è che purtroppo questo dotato gruppo chiamato Antique Seeking Nuns dal 2003 ha prodotto solo questi tre gioiellini, l'ultimo dei quali risale allo scorso settembre.

Mild Profundities (2003), Double Egg With Chips And Beans (2006) e Careful! It's Tepid (2009), proprio come descritto dalla band, ospitano delle pop-songs intelligenti che, con piglio orgogliosamente intellettuale, lasciano da parte i canoni prevedibili del pop e si rivolgono alla Canterbury dei fratelli Sinclair, degli Hatfield & the North, ma anche ai Gentle Giant e a Frank Zappa.

Careful! It's Tepid è l'ultimo EP della band di Matt Baber (tastiere) e Joff Winks (chitarra e voce) che chiude di fatto la carriera degli Antique Seeking Nuns. Dalle loro ceneri è nata la Joff Winks Band che ha già cambiato nome in Sanguine Hum, i quali, forse, manterranno alcune peculiarità dei predecessori. Intanto c'è tempo per ascoltarsi i tre EP.

mercoledì 11 novembre 2009

KEVIN GILBERT - Nuts + Bolts (2009)

Dopo anni di attese e rinvii, promesse disattese e una disillusione crescente tra i fan, escono i tanti volte annunciati e procrastinati CD di inediti Nuts e Bolts. Il materiale qui contenuto è solo una parte del lascito musicale di Kevin Gilbert ed è una collezione abbastanza omogenea di brani scritti e registrati tra gli anni '80 e '90. Alcuni di essi inoltre erano già noti ai fan dato che erano circolati in vari bootlegs. Il Gilbert cantautore che emerge dalle due raccolte è quello dal lato più romantico e introspettivo, compositore di appassionate ballad per chitarra e piano.

Bolts, oltre che presentare le versioni acustiche di Goodness Gracious e The Ballad of Jenny Ledge, riscopre alcune perle come le malinconiche Souvenir (precedentemente conosciuta come Bitter Souvenir) e The Best of Everything, tra le migliori canzoni d’amore uscite dalla penna di Gilbert, e addirittura la cover di Taxi Ride di Jane Siberry. Waking the Sun e Something Nice for My Dog, con Nick D’Virgilio alle percussioni, sono due canzoni folk che si muovono tra pop e alternative.

Nuts recupera materiale risalente agli anni Ottanta sul quale Gilbert era tornato a lavorare registrando nuove versioni. Si tratta di brani tratti dal repertorio dei suoi vecchi gruppi Giraffe (The World Just Gets Smaller) e NRG (Tired Old Man, When Strangers Part) e rispunta ufficialmente la cover di Kashmir dei Led Zeppelin. Until I Get Her Back è un classico rimasto nel cassetto per troppo tempo che, dal punto di vista musicale, svela l’importante ruolo di Gilbert come songwriter avuto nell’album Tuesday Night Music Club (si, proprio quello di Sheryl Crow, ex-fidanzata di Gilbert). Finally Over You sembra scritta per un musical di Broadway, mentre Childood’s End è l’unico brano veramente progressive, interpretato magistralmente con tocco genesisiano. Le restanti ballad While Heroes Cry, Circling Winds e Shannon Elizabeth si ricollegano ufficialemente alle atmosfere più pacate di Bolts.


www.popplusone.com/gilbert

www.kevingilbert.com

lunedì 9 novembre 2009

THREE MILE PILOT - Planets 7" (2009)


Qualcuno di voi forse conoscerà i Black Heart Procession o i Pinback. Bene, prima di loro c'erano i Three Mile Pilot e ora finalmente sono tornati insieme. Prima con una serie di concerti, adesso con qualcosa di più. Il nuovo album è pronto e come preludio la band ha realizzato un nuovo singolo, sotto forma di 7" in edizione limitata, con due canzoni Planets/Grey Clouds.

In più è stato realizzato un box di 6 CD limitato a 1000 copie contenente la loro discografia dal 1991 al 1999. Tutte queste belle cose sono disponibili a questo link: www.merchlackey.com/threemilepilot

La musica dei Three Mile Pilot non è assolutamente di facile assimilazione. Negli anni '90 era sicuramente spiazzante, ancora oggi è moderna e comunque la si pensi The Chief Assassin to the Sinister (1994) rimane uno dei capolavori di quel decennio. Con il passare del tempo la formula sonora del trio di San Diego si è "addolcita" ed è divenuta molto più accessibile. I due brani del nuovo singolo non fanno eccezione e assomigliano molto alle atmosfere di Another Desert, Another Sea (1997).

www.myspace.com/threemilepilot
http://www.threemilepilot.com/

E ora se ne avete la forza godetevi il concerto al The Casbah per il ventesimo anniversario della band.














































domenica 8 novembre 2009

Prime notizie su due album in uscita nel 2010.

Il nuovo album dei Demians uscirà ad aprile, annunciato dallo stesso Nicolas Chapel ieri sera al concerto di Bologna, durante il set come supporto ai Porcupine Tree.




Il nuovo dei Canvas Solaris, Irradiance, uscirà a gennaio.

giovedì 5 novembre 2009

BIFFY CLYRO - Only Revolutions (2009)



Nella moltitudine di uscite di quest'anno è difficile dire se ci siano più delusioni che conferme, ma Only Revolutions ricade sicuramente nella prima categoria. L'EP That Golden Rule mi aveva fatto ben sperare, dato che conteneva dei discreti inediti, però il successivo singolo The Captain aveva raffreddato le mie aspettative: una canzone davvero inutile e brutta, concepita a mo' di cantilena piratesca che finisce per essere più farsa che epica.

La cosa triste è che The Captain apre Only Revolutions e, se i Biffy Clyro non hanno trovato niente di meglio come traino inaugurale al loro nuovo CD, si possono trarre conclusioni scontate anche se non si ascolta l'album. Per la cronaca io l'album l'ho ascoltato, nonostante sapessi già che mi avrebbe deluso, cosa che puntualmente è avvenuta. Non so come spiegarlo, ma dopo anni e anni passati ad ascoltare musica, queste "sensazioni preventive" possono capitare.

La puzza di bruciato si intuiva anche dal fatto che il gruppo ha deciso di inserire in scaletta Mountains, singolo uscito ormai più di un anno fa (agosto 2008 per essere precisi), che potevano benissimo trattare come un episodio isolato. Insomma, perché questa riproposizione? Poco materiale a disposizione a causa di un'ispirazione sempre più latitante?

E meno male che questo lavoro doveva contenere i riff più duri della band, oltre che essere annunciato come un ritorno ai fasti di The Vertigo of Bliss e Infinity Land. A me sembra invece ancora più mainstream di Puzzle che, nella sua semplicità, era molto meglio di questa raccolta di pseudo punk-pop-songs. L'unico brano abbastanza pesante è stato proprio il singolo apripista That Golden Rule (utilizzato come specchietto per le allodole?), anche se, alla luce dei fatti, il vero primo singolo andava considerato l'hard pop ruffiano di Mountains.

Praticamente quell'inventiva che animava i due album citati in precedenza è completamente scomparsa e qui si trovano canzoni al massimo modeste, come Bubbles e Whorses. I ritornelli sono tutti uguali, l'uso dell'orchestra è ridondante e pomposo e le nuove ballad God & Satan, Know Your Quarry e Many of Horror sono veramente leziose. E Born on a Horse che roba è? Sembra un incrocio tra uno scarto dei Marmaduke Duke e dance avariata (che già è avariata di suo).

Nel tour di promozione di Puzzle, nella primavera del 2007, i Biffy Clyro passarono anche dall'Italia, aprendo i concerti dei Bloc Party. Andai a vederli all'Estargon di Bologna e penso di essere stato uno dei pochi presenti quella sera ad essere lì per il gruppo di supporto anziché per l'attrazione principale. Parlando con alcuni presenti che si apprestavano ad entrare, quando spiegavo loro che ero lì per i Biffy Clyro, gli sguardi che ricevevo avevano un'espressione tra lo stupito e tra l'interrogativo tipo: "...e chi cacchio sono?". Mi resi conto infatti dopo che a conoscere le canzoni dei Biffy saremo stati tre o quattro (me compreso). Ho riportato questo aneddoto perchè credo non siano in molti in Italia a conoscere il trio scozzese. Quindi se non li avete mai ascoltati e siete curiosi vi do un consiglio: in questo momento Only Revolutions è in streaming nella pagina MySpace della band. Bene, non perdeteci tempo e ascoltatevi invece The Vertigo of Bliss.

mercoledì 4 novembre 2009

Anneke è sempre la migliore!



P.S. Addicted del Devin Townsend Project uscirà il 17 novembre

giovedì 29 ottobre 2009

Come già precedentemente annunciato...

JAGA JAZZIST RETURN WITH "ONE-ARMED BANDIT" Album out 25th January (Ninja Tune)

- "One-Armed Bandit" - The single of same name is out 23rd November officially and a radio edit can be downloaded for free right now here http://www.ninjatune.net/jagajazzist
- Jaga Jazzist are to support Efterklang at the Barbican in London on 28th October. There will also be 600 download cards of this single at the event. A 2010 tour is soon to be announced.

The Norwegian 9-piece return to the fray with the stunning "One Armed Bandit," taken from their forthcoming album of the same name. All galloping rhythms, arpeggiated harpsichord and grandiloquent reach, main man Lars Horntveth describes the new sound, tongue-a-little-in-cheek, as "Wagner meets Fela Kuti!" Certainly we find it harder to imagine a better soundtrack being written for the first Nollywood viking epic.

Jaga Jazzist have become something of a musical phenomenon in Norway since they started 15 years ago. Not only is this 9 piece instrumental band regarded as one of the most exciting and innovative in Norway, the members are all involved in other musical projects and have in one way or another contributed to almost every significant recording to come out of that part of the world in the last few years. Their albums sell 20,000+ in Norway and huge crowds come to their shows. Their international acclaim is signalled by the fact that the new album was mixed in chicago by John McEntire of Tortoise.

Technically accomplished musicians, with a wide-ranging and eccentric taste, making music which is as humorous as it is exhilarating, Jaga Jazzist are a slot machine that keeps on paying up. Give it a pull and see what comes out.

The album, "One Armed Bandit" is out Jan 25th - Please get in touch to discuss hearing this as copies there will be a very limited long lead mailout on this album!

http://www.myspace.com/jagajazzist
http://www.facebook.com/jagajazzist

lunedì 26 ottobre 2009

OCEANSIZE - Home and Minor EP (2009)



Gli Oceansize lo hanno annunciato ufficialmente: per il nuovo full length album dovremo aspettare l’anno prossimo e questo Home & Minor EP è un contentino per addolcire l’attesa. Il gruppo però tiene a ribadire che il materiale compreso nell’EP non è assolutamente indicativo della direzione del prossimo lavoro, anzi, l'umore rilassato dei pezzi qui raccolti sembra creato appositamente per questo EP.

Home and Minor dà spazio alla vena più introspettiva e sperimentale della band che si ritrova a progettare brani ipnotici e minimali scaturiti da improvvisazioni e jam collettive. Le chitarre circolari di Legal Teens e Getting Where Water Cannot la dicono lunga sul metodo d’improvvisazione - simile al minimalismo - della band: si trova un tema, gli si gira attorno, lo si stanca e lo si sviscera in ogni sua sfaccettatura.

Gli Oceansize cercano quindi di tracciare un nuovo percorso psichedelico/narcotico tra riverberi mistici e siderali (Monodrones) e indolenti cantilene rallentate (la title-track).
La strumentale Didnaeland, guidata dal piano, sembra provenire da uno dei progetti paralleli di Steven Wilson, mentre The Strand è una delle cose più strane uscite dalla penna del gruppo, assomigliando ad una specie di Coldplay sotto allucinogeni. La cosa certa è che nella musica degli Oceansize c’è sempre originalità. Vedremo a cosa approderanno l’anno prossimo.

www.myspace.com/oceansizeuk

giovedì 22 ottobre 2009

Glass Hammer - Three Cheers For The Broken-Hearted (2009)


I Glass Hammer pubblicheranno il nuovo album in studio Three Cheers For The Broken-Hearted il 3 novembre.

Tracklist:

1.Come On, Come On 3:36
2.The Lure of Dreams 5:50
3.A Rose For Emily 3:08
4.Sleep On 4:02
5.The Mid-Life Weird 3:54
6.A Bitter Wind 4:31
7.The Curse They Weave 4:27
8.Sun Down Shores 4:34
9.Schrodinger’s Lament 5:09
10.Hyperbole 7:34
11.Falling 4:34

Su YouTube sono stati postati due video dove si possono ascoltare in anteprima The Lure of Dreams e A Bitter Wind. Dalla durata dei brani inclusi nel nuovo CD si nota che i Glass Hammer hanno abbandonato temporaneamente le suite in favore di pezzi più brevi e forse, a giudicare dai due video, più "song oriented".

www.glasshammer.com







mercoledì 21 ottobre 2009

3 - Revisions (2009)



Vorrei smentire un'informazione che ormai sembra acquisita e quindi scontata. Nonostante la loro partecipazione al tour "Progressive Nation '08" accanto a Dream Theater, Opeth e Between the Buried and Me, oppure l'apparizione come spalla nei concerti dei Porcupine Tree del 2007 e l'ostinazione da parte di alcuni a catalogarli tale, i 3 non sono una band di progressive rock. Già ascoltando il loro album precedente The End is Begun, che li ha fatti conoscere un po' ovunque, sembravano una versione più semplificata e "light" dei Coheed and Cambria. Non a caso le due band hanno fatto molti tour insieme e possono contare almeno un membro che ha militato in entrambe (il batterista Josh Eppard). I 3 sono quindi più vicini all'emocore e all'alternative rock come dimostra anche l'ultimo album Revisions, composto da vecchi brani inediti che ora vedono la luce.

Non c'è traccia di progressive rock nelle canzoni dei 3, ma per questo non si deve pensare ad un commento negativo. Anzi, nel loro genere, i quattro di Woodstock sono molto piacevoli e confezionano degli album di hard melodico che si lasciano ascoltare. Revisions, ad esempio, è pieno zeppo di melodie accattivanti, anche ruffiane se si vuole, come The Better Half of Me, Automobile o Why che arrivano a sfiorare il pop rock. I 3 non sono esenti dall'influenza dell'AOR su Anyone Human e Fable, anche questi eccellenti pezzi orecchiabili e tutt'altro che complessi. Attendiamo allora il prossimo album di inediti (previsto per il prossimo anno) per vedere se ci sarà almeno una brano riconducibile al progressive rock...per ora neanche l'ombra.

domenica 18 ottobre 2009

THE FALL OF TROY - In the Unlikely Event (2009)


Se i The Fall of Troy si fossero dati una calmata avrebbero potuto essere una delle migliori band di progressive punk in circolazione, ma con In the Unlekely Event firmano il loro album più contraddittorio e meno equilibrato. La band di Thomas Erak, in lavori impetuosi come Doppelganger (2005) e Manipulator (2007), ha da sempre voluto fondere l'hardcore più estremo - sia in termini tecnici sia in termini estetici - tra urla belluine e ritmiche intricate, con un emocore più melodico e pure intelligente.

Ecco, abituati alle loro brillanti scorribande, brani banali come Panic Attack!, Webs, People and Their Life o Empty the Clip, the King Has Been Slain, Long Live the Queen! risultano quanto meno piatti e noiosi. A proposito di equilibrio, su In the Unlikely Event, esso latita e viene a mancare e tutto diviene più netto. Che cosa sono Nobody's Perfect e Single se non due punk pop songs (anche se la prima a metà muta in un macello psicotico-sonoro) mascherate da alternative di tendenza?

Se prima le notevoli intuizioni melodico/formali e la follia potevano convivere nella stessa canzone, ora i generi si separano, creando un percorso ancor più eterogeneo. I generi fusi non sono troppo distanti ma, posti sullo stesso piano e stavolta ben divisi, appaiono antitetici e mostrano i loro limiti: troppo hardcore per piacere a coloro che ascoltano emo o punk pop e troppo alternative patinato per convincere i punkcore. Gli unici brani che mantengono un discreto atteggiamento sperimentale sono Battleship Graveyard e Walk of Fame; tutto il resto è molto inferiore a ciò che finora ha prodotto il power trio.