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lunedì 24 aprile 2017
Outrun the Sunlight - Red Bird (2017)
Da molto tempo a questa parte, salvo qualche rara eccezione, faccio molta fatica ad ascoltare il post rock, poiché il suo sviluppo si è bloccato prematuramente imbrigliato in alcuni schemi stilistici molto spesso prevedibili e scontati. In un tipo di musica divenuta così descrittiva e "cinematica", molte band dimenticano talvolta di donare il giusto risalto o equilibrio alle dinamiche che per un genere come questo può rappresentare a volte solo un beneficio o un valore aggiunto. Fortunatamente c'è ancora chi, come Caspian, Circadia e Meniscus (per fare alcuni nomi), riesce a spremere qualcosa di interessante da dire a proposito di post rock.
Gli Outrun the Sunlight andrebbero aggiunti alla lista, dato che si erano ben destreggiati tra le trappole del post rock metallico con l'ottimo Terrapin e ora ci riprovano, con sempre buoni risultati, in questo EP di quattro tracce dal titolo Red Bird. La title-track in realtà è più una costruzione dosata di calme atmosfere ondivaghe che non sfocia mai in vere e proprie deviazioni potenti. Le cose cambiano invece da Synergy che, pur iniziando con un clima intimo, continua e si conclude nei meandri del blackgaze e minimalismo metal. Il tutto ci prepara agli oscuri nove minuti di The Danger of Alignment, intrisa di riff cupi e cosmici, e poi al metal psichedelico di Remaining in a Constant State of Discomfort. I quattro brani di Red Bird non aggiungono molto al precedente Terrapin, se non una vena da atmospheric metal ancor più accentuata che permette agli Outrun the Sunlight di confermarsi a proprio agio in qualsiasi dinamica o piega che può prendere la materia sonora alla quale viene attribuito il prefisso "post", che sia rock, metal o prog.
giovedì 5 maggio 2016
Outrun the Sunlight & sleepmakeswaves on Audiotree Live
Ecco altre due eccellenti esibizioni che si sono svolte a Audiotree Live e che vedono protagonisti due band dalle sonorità affini. Gli statunitensi Outrun the Sunlight e gli australiani sleepmakeswaves si cimentano entrambi in un post rock molto massiccio ai confini con il metal. Per chi volesse saperne di più aggiungo una mia recensione dell'ultimo album degli Outrun the Sunlight, Terrapin del 2014, che scrissi per OPEN:
Per chi odia le catalogazioni, il cosiddetto djent deve essere una bestia nera. Innanzi tutto: esiste il djent o è solamente un sottogenere di un sottogenere (il prog metal)? E, se esiste, è già morto da un pezzo o è vivo e lotta insieme a noi? Per molti, il fatto che esso si possa distinguere dal prog metal grazie a peculiari toni bassi di chitarra e ad un tecnicismo quasi esasperato, non rappresenta un requisito sufficiente per considerarlo un vero e proprio genere a sé. Fatto sta che, dopo l’avvento di Meshuggah e Animals As Leaders, sempre più band fanno uso di tale termine per dare un’idea immediata di ciò che producono e gli Outrun the Sunlight non fanno eccezione. Nati nel 2011 dall’unione dei due chitarristi Austin Peters e Cody McCarty, nel 2013 si sono stabilizzati come quartetto strumentale e Terrapin è il primo album ad essere realizzato con tale formazione. Come altri colleghi che si stanno facendo un nome su questa scena tipo Cloudkicker e Scale the Summit, gli Outrun the Sunlight sono specializzati in complesse musiche non statiche, ma strutturate e dinamiche. Il pregio di Terrapin è, infatti, la varietà di spezie sonore che il gruppo sa amalgamare oltre al metal, mescolandoci dentro anche ambient, post rock e psichedelia. Il brano di punta, l’avventurosa The Pace of Glaciers, è proprio un percorso attraverso le estremità sonore che possono produrre tali generi, muovendo da eterei passaggi spaziali a raffiche metalliche. In questo gli Outrun the Sunlight sembrano dei novelli Canvas Solaris, ottimi creatori di prog metal cosmico intricato ed evocativo che punta a non far trasparire freddezza e metodo, ma cercando di andare oltre la cerebralità.
Per chi odia le catalogazioni, il cosiddetto djent deve essere una bestia nera. Innanzi tutto: esiste il djent o è solamente un sottogenere di un sottogenere (il prog metal)? E, se esiste, è già morto da un pezzo o è vivo e lotta insieme a noi? Per molti, il fatto che esso si possa distinguere dal prog metal grazie a peculiari toni bassi di chitarra e ad un tecnicismo quasi esasperato, non rappresenta un requisito sufficiente per considerarlo un vero e proprio genere a sé. Fatto sta che, dopo l’avvento di Meshuggah e Animals As Leaders, sempre più band fanno uso di tale termine per dare un’idea immediata di ciò che producono e gli Outrun the Sunlight non fanno eccezione. Nati nel 2011 dall’unione dei due chitarristi Austin Peters e Cody McCarty, nel 2013 si sono stabilizzati come quartetto strumentale e Terrapin è il primo album ad essere realizzato con tale formazione. Come altri colleghi che si stanno facendo un nome su questa scena tipo Cloudkicker e Scale the Summit, gli Outrun the Sunlight sono specializzati in complesse musiche non statiche, ma strutturate e dinamiche. Il pregio di Terrapin è, infatti, la varietà di spezie sonore che il gruppo sa amalgamare oltre al metal, mescolandoci dentro anche ambient, post rock e psichedelia. Il brano di punta, l’avventurosa The Pace of Glaciers, è proprio un percorso attraverso le estremità sonore che possono produrre tali generi, muovendo da eterei passaggi spaziali a raffiche metalliche. In questo gli Outrun the Sunlight sembrano dei novelli Canvas Solaris, ottimi creatori di prog metal cosmico intricato ed evocativo che punta a non far trasparire freddezza e metodo, ma cercando di andare oltre la cerebralità.
venerdì 13 marzo 2015
Altprogcore March discoveries (instrumental edition)
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