Anche se all'attivo hanno già un omonimo EP uscito nell'ormai lontano 2016, penso che in pochi abbiano sentito parlare degli Uncanny. Loro sono un trio prog metal norvegese (di Oslo) formato da Andreas Oltedal (batteria), Torkil Rødvand (basso) e Rikard Sjånes (chitarra) i quali, a distanza di otto anni, tornano con il primo full length della loro carriera dal titolo Shroomsday pubblicato oggi. Con la consapevolezza che non è assolutamente facile presentarsi oggi con un ennesimo album prog metal strumentale, gli Uncanny riescono nel miracolo di rendere la materia interessante e incredibilmente fresca grazie alla sua natura cervellotica ma allo stesso tempo coinvolgente, in uno scontro tra affilati e colossali riff ispirati all'algida precisione matematica dei Meshuggah e la melodia decadente e malinconica del prog norvegese.
L'apertura di Uncut è già una dichiarazione di intenti: un panzer di groove metal con bombardamenti cadenzati di basso che poi si espande in dinamiche ritmiche da math rock, una formula ribadita nella seguente Noobjax, questa volta con risvolti post rock e psichedelici. Sono ancora i tratti stilistici dei crescendo post rock a sorreggere l'impianto di Circadian Rhythm che, dopo una quieta introduzione acustica, si fa strada con moto lento, martellante e ben scandito. Music For The Faint Hearted è un progressivo viaggio nel caos aggressivo introdotto e alternato da un arpeggio etereo sul quale incombe un'aura minacciosa, mentre la title-track è un altro oscuro buco nero di suggestioni oniriche che, nel suo sviluppo, si spinge verso lidi metal-orchestrali accentuati dall'uso di strumenti a carattere baritonale (basso e chitarra) e dai fiati. 5 Mile è l'unico pezzo cantato, utilizzando un approccio scream post hardcore da parte di Oltedal, ma nei sui sette minuti e mezzo c'è spazio per un grande sfoggio di idee strumentali con svolte inattese e un crescendo in tensione nella seconda parte.
Pur trattandosi di un trio gli Uncanny realizzano un album a tratti imponente con un sound granitico che comunque sa essere accessibile nella sua complessità. Un bilanciamento di elementi contrastanti - tra il progressive metal tecnico con connotati djent/sludge e la ponderazione del post rock - che è anche il punto vincente di Shroomsday.
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