Visualizzazione post con etichetta Thank You Scientist. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Thank You Scientist. Mostra tutti i post

sabato 29 aprile 2023

Karmic Juggernaut - Phantasmagloria (2023)


Sorta di incontro tra jam band, psichedelia e progressive rock anni 70, jazz e stralunata avanguardia alla Frank Zappa, il collettivo dei Karmic Juggernaut è attivo addirittura dal 2004, anche se la presente line-up ha preso forma nel 2017. In particolare, ai primi membri James McCaffrey e Randy Preston (entrambi chitarristi), si sono aggiunti nel 2012 il batterista Kevin Grossman, il bassista Cory McCorry (che ora fanno parte dei Thank You Scientist e insieme anche nei We Used to Cut the Grass) ed infine nel 2017 il cantante Daimon Santa Maria e il tastierista Jake Hughes. La natura del progetto, molto aperto ad improvvisazioni, lunghe digressioni strumentali e utilizzo di svariati strumenti, ha permesso alla band di allestire moltissimi concerti prima di arrivare al debutto The Dreams That Stuff Are Made Of nel 2018 (preceduto comunque da qualche EP) il quale ha sublimato il loro stile in un esuberante divertissement psych jazz prog che ogni amante del genere dovrebbe provare.


Phantasmagloria, il suo successore appena pubblicato, è di nuovo un tour de force nei colori e nelle lande delle evoluzioni psichedeliche con taglio moderno, arricchite dalla voce stentorea e dotata di Santa Maria. Anche se con una straripante verve più contenuta rispetto all'esordio, ci sono ancora le polifonie vocali degli Yes abbinate a frenetici e veementi patchwork sonori (Flat Earthlings), ascendenti armonie AOR trasportate nelle arie mediorientali/californiane dei figli dei fiori (Sun Puzzle) e apparenti ballate che improvvisamente si trasformano in caleidoscopici viaggi spaziali (la title-track). Tutto ciò mentre le chitarre si spaccano a metà tra metal e funk jazz e le tastiere passano da registri vintage a passaggi di synth futuristici. In questo senso i Karmic Juggernaut si posizionano musicalmente in una terra di mezzo tra passato e presente.

Il groove speziato che dà l'avvio a Dream Machine è imbevuto di fumi allucinogeni che si plasmano in una jam prog funk con tanto di fiati a cura di Joe Gullace (tromba, sempre dai Thank You Scinetist) e Ian Gray (trombone) e un solo di chitarra space disco che pare uscito dalle terre freak degli Ozric Tentacles. Atomus Camera Obscura nell'insieme è la composizione più variegata e personale del lotto, dove la band si sbizzarrisce nel creare molteplici sottotrame, cercando di utilizzare un ampio raggio di escamotage sonori provenienti dagli stili da loro toccati e posizionarli insieme con armonia. Come detto, Phantasmagloria nella sua esuberanza da jam band rimane su binari più convenzionali in confronto a The Dreams That Stuff Are Made Of, ma per i Karmic Juggernaut rimane un attestato delle notevoli capacità da fantasiosi performer. 

martedì 22 febbraio 2022

We Used to Cut the Grass - We Used to Cut the Grass #1 (2022)


Per chi gravita assiduamente nell'orbita dei Thank You Scientist i We Used to Cut the Grass non dovrebbero rappresentare una novità. Il gruppo infatti nasce come progetto del loro bassista Cody McCorry e, anche se arriva al primo album solo adesso, ha sulle spalle circa sette anni di attività, più che altro espressa in performance dal vivo. McCorry nel tempo ha coinvolto nella band praticamente tutta la line-up dei Thank You Scientist, che poi ritroviamo nell'album, tranne ovviamente il cantante Salvatore Marrano, essendo questo un progetto esclusivamente strumentale. Di differente fino a poco tempo fa c'era il batterista Kevin Grossman che però adesso è andato pure lui a confluire tra le fila dei TYS in sostituzione della dimissionaria batterista Faye Fadem, che ha lasciato il gruppo dopo qualche mese dalla dichiarazione di essere transgender e avviare una propria attività solista.

Per descrivere la musica dei We Used to Cut the Grass si potrebbe partire già dal nome, scelta non casuale che paga omaggio a Frank Zappa, se si considera poi che anche Ike Willis ha preso parte come ospite ad alcuni concerti della band, il gioco è fatto. McCorry e soci si destreggiano tra jam fusion jazz, groove funk e avant-garde, naturalmente interpretato tutto sotto la lente della sperimentazione prog. Come le due parti di Visitors Pomp ben introducono, ci troviamo di fronte a passaggi da big band con largo spazio dedicato ai fiati (tromba, sassofono tenore, alto e baritono, clarinetto) che possono variare negli assoli rock della sempre gradita chitarra di Tom Monda. Proprio per questo delle volte non siamo lontani dalle coordinate dei Thank You Scientist dal volto meno metal e più prog fusion. 

Ma We Used to Cut the Grass #1 non guarda solo al modernismo e alle possibilità che può dare il virtuosismo jam rock. Qualche volta si respira aria retro, come su Shep's Lounge o come nel lento atmosferico Lay Down Scully, due viaggi lunghi circa otto minuti con pennellate swing, impasti tra fiati e organo da soundtrack anni '60 e archi che vanno a cementare i crescendo. Altre volte si sconfina quasi nel Canterbury sound e nel RIO (Shep's Nightcap, Shep's Enthusisasm) che si legano a territori di ricerca più smaliziati (Shep's Mishap, Shep's Fitness Assessment), dove il gruppo si sbizzarrisce ancora di più nell'assemblare ritagli musicali per ricomporli come un collage. Non c'è da negare quindi che per gli amanti di Zappa e dei Thank You Scientist è un ascolto molto consigliato.

giovedì 18 novembre 2021

Thank You Scientist - Plague Accommodations (2021)


Fino ad ora i Thank You Scientist ci avevano abituati ad album imponenti, dei quali l'ultimo Terraformer, risalente a due anni fa, era addirittura doppio. Forse per attenuare quella sbornia esplosiva da tanto materiale, denso e assimilabile con il tempo, il setttetto del New Jersey si rifà vivo con un EP di quattro tracce di appena venti minuti dal titolo Plague Accommodation

Anche se l'opener Gigglebutton è una specie di ouverture funk dalla durata di meno di due minuti, nella sua esecuzione non mancano il divertimento e le variazioni come se fosse una vera jam da big band. Creature Comfort si spinge in territori pop metal con annesso un ingegnoso ritornello con progressioni r'n'b, che getta nuove possibilità di contaminazioni per il sound dei Thank You Scientist, ovvero quello mutuato dal soul pop della black music e da Michael Jackson. Un vezzo ed interesse che il gruppo aveva già mostrato nella realizzazione della cover di Rick James Party All the Time.

Soul Diver è la prima "epic track" dell'EP, la quale non sfigurerebbe nell'universo Coheed and Cambria, con quell'anelito da dark metal e frammenti thrash, illuminati dagli interventi di violino e sassofono. La title-track offre invece uno sguardo ai Thank You Scientist più avventurosi, diramandosi in molte idee tematiche che sorvolano tra i soliti ambiti metal, fusion e funk, ma con una maggiore propensione verso i cambi inaspettati. Quindi Plague Accommodations non tralascia nulla del classico sound che abbiamo imparato a conoscere dei Thank You Scientist e aggiunge anche qualche elemento in più, ma sempre nella prospettiva dei limiti che può conservare un EP.

mercoledì 25 marzo 2020

I Gruvis Malt 15 anni dopo: la miglior band che non avete mai ascoltato


La prima volta che ho sentito nominare il nome dei Gruvis Malt è stato da parte di Tom Monda, chitarra dei Thank You Scientist, il che una volta ascoltati il riferimento mi è risultato piuttosto pertinente. Sì, perché nei Gruvis Malt si ritrova la stessa trasversalità di generi che attraversa la musica dei Thank You Scientist. Purtroppo i Gruvis Malt, pur essendo una band dalle notevoli capacità, non è riuscita mai ad arrivare molto lontano dai confini statunitensi per popolarità, anzi diciamo pure dai confini dello stato del Rhode Island e territori limitrofi, la zona dove il gruppo prese forma a partire dal 1995.

La formazione comprendeva fin dall'inizio Gavin Castleton (voce, tastiere e attualmente membro dei The Dear Hunter) e Brendan Bell (voce, percussioni) che insieme ad altri musicisti iniziarono la band durante il periodo delle scuole superiori, per arrivare alla line-up con Erik Nilsson (sassofono), Scott McPhail (batteria), Justin Abene (basso) e Steve Geuting (chitarra), diventando un vero e proprio culto in quegli anni come competenti musicisti di avanguardia jazz. Il gruppo espanse i propri orizzonti musicali includendo funk, hip hop, rap ed in seguito anche progressive rock. Con gli EP Breakfast All Day, Fetus e quella che viene considerata una compilation del primo periodo Cromagnetic (1998), i Gruvis Malt sperimentano i primi demo e registrazioni ancora non proprio professionali.

Il vero album d'esordio viene considerato dal gruppo Sound Soldiers (1999), in parte registrato dal vivo, che è un concentrato di musica funky e hip hop con progressioni jazz nella miglior tradizione black, come una combinazione di jam band che suonano con la stessa emotività e competenza di Spin Doctors e Prince. L'ampio spettro strumentale è completato da una sezione di fiati - che al sax di Nilsson affianca il trombone di Ethan Ruzzano e la tromba di Eric Bloom - ed anche il DJ Mr. Rourke chiamato ad occuparsi di "suonare" i piatti del giradischi, per aggiungere quel tocco di crossover alla Incubus.



Ed è proprio il DJ Chris Kilmore degli Incubus ad essere ospitato in due brani del secondo album ...With the Spirit of a Traffic Jam... (2002). Da qui iniziano veramente ad affiorare in modo preponderante vibrazioni prog, certificando il termine "futurerock" coniato dagli stessi Gruvis Malt per descrivere il loro eclettico metodo di scrittura. Come appare fin dall'introduttiva Malaise le trame strutturali si infittiscono, il piano di Castlelton si cimenta più spesso in rapsodie e fughe progressive, la sezione ritmica si adopera per aumentare le difficoltà temporali, mentre le colorature policromatiche di chitarra, fiati e archi si pongono in una terra di mezzo tra armonia e dissonanza, regalando anche momenti di pura avanguardia praticamente assenti da Sound Soldiers.



Se c'è un punto della discografia dei Gruvis Malt da dove iniziare quello è sicuramente Simon. Capolavoro senza compromessi o mezzi termini, l'abum è la quadratura del cerchio che finalmente assume una forma compatta nel diluire un solido amalgama di progressive rock, jazz, funk e hip hop. Nel senso che adesso gli strumenti come sax e tastiere non si limitano a sostenere groove funk e R&B, ma si innestano nel contrappunto rock del tessuto sonoro. Quelle di Simon sono canzoni rock dove il gruppo aumenta in modo esponenziale i trucchi strumentali e la difficoltà di percorso.



Nonostante degli intensi tour per promuovere gli album i Gruvis Malt abbandonarono l'attività live nel 2004 e si dedicarono solo alla registrazione del loro ultimo lavoro in studio che fu Maximum Unicorn (2005), considerato dai fan il disco definitivo dei Gruvis Malt, che si andava ad aggiungere ad una discografia assolutamente eterogenea. Maximum Unicorn rappresenta il lato sperimentale di Simon, quello meno accessibile e più avant-garde. Nel concludere la loro storia i Gruvis Malt producono l'album più estremo di cui sono capaci, non che non siano usciti altre volte dalla loro comfort zone, ma Maximum Unicorn è un epitaffio di una potenza unica. Dei sei elementi che componevano i Gruvis Malt, Castleton, Brendan Bell e Justin Abene andarono a formare un'altra band ancora più assurda di nome Ebu Gogo.



venerdì 18 ottobre 2019

Sentient Moss - Las Vegas Girth (2019)


Se conoscete i Thank You Scientist il nome Joe Fadem vi suonerà familiare in quanto è il loro batterista. Nel 2016 Fadem ha formato un suo gruppo parallelo chiamato Sentient Moss insieme a Connor McArthur (chitarra, voce), Matt Balkovic (chitarra) e Nigel Whitley (basso). La direzione stilistica della band, come già testimoniato dal primo lavoro Somebody, Somehow uscito nel 2017, si distacca considerevolmente dai Thank You Scientist e ora viene consolidata dal secondo EP Las Vegas Girth. La base di fondo avventurosa della musica rimane, in quanto i Sentient Moss si dedicano ad un alternative con evidenti risvolti math rock e pop punk attraversati da qualche inflessione europea mutuata dai Delta Sleep, come appare nel singolo Greener, ma anche calibrato con malinconici accordi di provenienza midwest emo su Crawl Space e Much Easier Said Than Done (dove alla tromba fa una comparsata l'altro Thank You Scientist Joe Gullace).



martedì 13 agosto 2019

Thank You Scientist - Live at Backroom Studios EP (2019)


Ricordando che nel prossimo numero di PROG Italia, in edicola dal prossimo 20 settembre, ci sarà una mia intervista al chitarrista Tom Monda, i Thank You Scientist sono tornati in azione, alla vigila del loro tour inglese in supporto ai Coheed & Cambria che li porterà ad esibirsi anche all'ArcTanGent Festival, pubblicando l'EP Live at Backroom Studios nel quale si trovano due tracce registrate dal vivo tratte dall'ultimo Terraformer.






venerdì 14 giugno 2019

Thank You Scientist - Terraformer (2019)


Che cosa ti puoi inventare ancora di più per stupire quando sei una progressive rock band con deviazioni funk fusion, composta da sette elementi che, con due album all'attivo, ha già prodotto un repertorio densissimo, complesso e accessibile in egual misura? La risposta dei Thank You Scientist è questo Terraformer: un doppio album di 84 minuti che, alla già ricca trama di strumenti di cui la band si fregia, aggiunge una sezione di archi, strumenti etnici prelevati delle culture greca e cinese (shamisen, bouzouki, guzheng, erhu) e per la prima volta tastiere elettroniche, in uno scontro di tradizione e futurismo, un esperimento messo a frutto con efficacia nei dieci minuti di Everyday Ghosts.

Questo, in poche lacunose parole, il sunto che può introdurre alla terza debordante opera del settetto del New Jersey, pubblicata ancora una volta dall'etichetta indipendente Evil Ink Records di Claudio Sanchez dei Coheed and Cambria. Terraformer è anche il primo lavoro che vede la line-up dei Thank You Scientist quasi completamente rinnovata con l'arrivo (da qualche tempo ormai) di Joe Fadem (batteria), Sam Greenfield (sassofono) e Joe Gullace (tromba), che vanno ad aggiungersi a Ben Karas (violino) e Cody McCorry (basso), lasciando come membri originali solo il fondatore e leader Tom Monda (chitarra) e Salvatore Marrano (voce).

La ricetta sonora che i Thank You Scientist portano avanti sin dal primo impressionante album è una delle più complesse, avventurose e pretenziose del panorama musicale contemporaneo, condensando una miriade di stili e sovrastrutture strumentali in brani che scambiano molto spesso la sperimentazione con l'accessibilità. Infatti, in questa selva di virtuosismi e architetture enfatiche, il gruppo rimane focalizzato sulla forza della melodia, parte della quale va sicuramente attribuita alla presenza vocale di Marrano, e ai groove infettati di soul, funk, latin e rock creati dai contrappunti di fiati e chitarra.

Per quanto possa essere paradossale i Thank You Scientist riescono in un'impresa forse senza precedenti e assolutamente impensabile nella prospettiva di tali latitudini musicali, ovvero firmare il loro album più articolato musicalmente e allo stesso tempo più accessibile per orecchie non abituate a tali vertigini. In più su Terraformer si raggiunge quell'equilibrio di mix e produzione dei suoni dove ognuno dei numerosi strumenti possiede una voce chiara e pulita. Un elemento sicuramente da sottolineare quando si parla dei Thank You Scientist e che già all'epoca di Maps of Non-Existent Places ci aveva fatto solo immaginare la mole di lavoro nel mixaggio per rendere giustizia ad un insieme sonoro così elaborato.

La paura principale che poteva far sorgere Terraformer era il rischio di risultare indigesto, proprio a causa del carattere straripante della musica del gruppo posta in un contesto da album doppio. Invece, come dei bravi scienziati, Tom Monda e compagni hanno contenuto la natura di un materiale altamente instabile, musicalmente parlando. Interessante è notare a livello temporale come le mezze misure siano state eliminate: o si raggiungono durate estese oppure molto contenute. Ad esempio il primo CD è circoscritto tra due tracce strumentali che sviscerano una quantità di idee - sia nella breve (Wrinkle) che nella lunga distanza (Chromology) - di jazz zappiano e hardcore fusion orchestrale da rimanere storditi. In mezzo si trovano FXMLDR (ovvero il codice fiscale di Fox Mulder), Swarm e Son of a Serpent, i primi a corrispondere in pieno a quella caratteristica appena descritta di brani avvincenti e orecchiabili, intrisi di assoli fusion e break progressivi.

Come accennato, oltre al violino di Karas, il gruppo aggiunge viola, violoncello e altri due violini utilizzati per dare corpo nei crescendo negli sviluppi di Anchor e Life of Vermin facenti parte del secondo CD nel quale si trovano brani più aderenti agli stratagemmi compositivi utilizzati nel primo e nel secondo album. Ma anche escursioni nel pop prog piuttosto disimpegnato (per loro) di Geronimo e nel metal matematico della title-track, portata a casa da Monda con la difficoltosa chitarra fretless, che come per il primo CD aprono e chiudono in modo antitetico la seconda tranche dell'album. Terraformer è un lavoro gigantesco nella forma e nella sostanza, però non è esagerato, eccessivo o ampolloso perché i Thank You Scientist vestono questa musica come fosse un completo elegante e naturale, rigettando la sensazione che possa invece trattarsi di un esercizio di stile forzato.

venerdì 12 aprile 2019

Thank You Scientist - FXMLDR (single, 2019)


Come qualcuno di voi già saprà, il terzo album in studio dei Thank You Scientist, Terraformer, è stato annunciato per il 14 giugno, sempre pubblicato sotto l'etichetta indipendente Evil Ink Records fondata da Claudio Sanchez (Coheed and Cambria). Oggi però è il giorno in cui viene svelato il primo singolo estratto dall'album, FXMLDR, il quale, devo dire, non rivoluziona il sound molto corposo a cui il settetto del New Jersey ci ha abituato fin dal fulminante esordio Maps of Non-Existent Places (2012). C'è da aggiungere però che avremo modo di scoprire se il gruppo ha in serbo delle sorprese più consistenti dato che Terraformer si presenta come un doppio album della durata di circa 84 minuti.

Questo è anche il primo lavoro che vede la line-up dei Thank You Scientist quasi completamente rinnovata con l'arrivo (da qualche tempo ormai) di Joe Fadem (batteria), Sam Greenfield (sassofono) e Joe Gullace (tromba), che vanno ad aggiungersi a Ben Karas (violino) e Cody McCorry (basso), lasciando come membri originali solo il fondatore e leader Tom Monda (chitarra) e Salvatore Marrano (voce).





Tracklisting:
1 Wrinkle 2:32
2 FXMLDR 7:56
3 Swarm 6:25
4 Son of a Serpent 8:06
5 Birdwatching 3:41
6 Everyday Ghosts 10:03
7 Chromology 9:49
8 Geronimo 6:15
9 Life of Vermin 8:11
10 Shatner’s Lament 1:13
11 Anchor 9:56
12 New Moon 2:01
13 Terraformer 8:07

https://thankyouscientist.com/

lunedì 26 settembre 2016

Thank You Scientist live @ Audiotree


Per chi si chiedesse come suonano dal vivo i Thank You Scientist e non ha mai avuto modo di ammirarli, soprattutto noi del pubblico europeo, ecco una parziale ricompensa con il live registrato lo scorso 29 agosto presso gli studi Audiotree, suonando per l'occasione tre canzoni tratte dall'ultimo album Stranger Heads Prevail e una da Maps of Non-Existent Places. Come sempre è anche possibile acquistare la versione audio tramite Bandcamp.




mercoledì 27 luglio 2016

THANK YOU SCIENTIST - Stranger Heads Prevail (2016)


Nel 2012 i Thank You Scientist, con il loro esordio, diedero una scossa al sonnacchioso mondo del prog rock con una formula a base di fusion metal orchestrale che ebbe il merito di frullare vari stili in un gioco virtuoso dell'accumulo, non disdegnando neanche strizzate d'occhio ad aperture accessibili. Che cosa è successo quindi in questi quattro anni che separano Maps of Non-Existente Places da Stranger Heads Prevail? I Thank You Scientist hanno girato in lungo e in largo gli Stati Uniti suonando dal vivo, sono stati notati da Claudio Sanchez che li ha voluti come supporto nei tour dei Coheed and Cambria, ampliando di molto la loro popolarità, quindi li ha scritturati nella sua etichetta personale e nel 2014 Maps of Non-Existente Places è stato ristampato e remixato, diventando il primo album pubblicato dalla Evil Ink Record. Nel frattempo il gruppo ha perso e rimpiazzato due membri storici come il bassista Greg Colacino (adesso al suo posto c'è Cody McCorry) e il violinista Russ Lynch (con Ben Karas).

Ora, nessuno pretende che un gruppo ad ogni nuovo album si cimenti nella scissione dell'atomo per inventarsi chissà cosa, ma dai Thank You Scientist era lecito aspettarsi un po' di più alla seconda prova e soprattutto dopo quattro anni di attesa. Intendiamoci, Stranger Heads Prevail è un lavoro molto piacevole e assolutamente degno di nota che comunque segue le stesse regole compositive del primo album e non aggiunge nulla alla già debordante formula del settetto, anzi, delle due lavora per sottrazione, facendo prevalere (è il caso di dire) il prog metal e lasciando nello sfondo l'eclettismo d'interazione tra generi. Per intendersi, è un po' l'equivalente di ciò che fecero i King Crimson con In the Wake of Poseidon.



Il disco inizia e si conclude nella maniera di Maps, con una breve incursione nella polifonia da musical in bilico tra The Dear Hunter, Jellyfish e Queen. Ciò che risalta di Stranger Heads Prevail è la ricerca della melodia applicata ad un contesto prog metal - e la voce androgina di Salvatore Marrano gioca un ruolo decisivo in questo -, accentuando ancora di più un legame con AOR e pop rock senza per questo divenire stucchevoli e arrendersi a compromessi. Infatti ci ritroviamo con una collezione di brani estremamente dilatati dal punto di vista temporale (l'album stesso sfiora i 70 minuti) e gli artifici strumentali sono sempre pronti a lasciare stupito l'ascoltatore. La chitarra di Tom Monda continua a scodellare minuziosi fraseggi e assoli, sia in modalità djent che in modalità clean, i fiati e il violino accompagnano e punteggiano con contrappunti come farebbero le tastiere qui totalmente assenti e la sezione ritmica non perde un colpo tra stop e riprese improvvise, scandendo con scioltezza stilemi di poli opposti inclusi tra thrash e fusion.

Una volta in mente tali caratteristiche diviene quasi superfluo citare dei brani più rappresentativi di altri, poiché ognuno rimane sullo stesso livello qualitativo, realizzati con un piglio da big band heavy prog che perde comunque per strada la componente post hardcore, dalla quale il gruppo era germogliato, in favore di un più collaudato prog metal. In pratica, pur considerando la versatilità che li contraddistingue, i Thank You Scientist su Stranger Heads Prevail hanno imbrigliato una formula che ripropongono senza osare ad eccezione forse per lo sfogo strumentale Rude Goldberg Variations, tra suggestioni latino americane e drum & bass portate a casa con una buona dose di umorismo sottotraccia. Detto questo, i Thank You Scientist rimangono saldamente tra i gruppi migliori nell'asfittico panorama prog che continua a sfornare lavori pedissequamente uguali, senza alcuna cognizione di come far progredire il genere.

Infine una parola sulla produzione: in un contesto così compositamente ricco per un complesso rock, dove ogni elemento è chiamato a donare corpo e sostanza al sound, non è facile districarsi nel gioco degli equilibri e il primo album ne usciva vincitore, grazie ad un compatto mix che non lasciava spazi vuoti. Paradossalmente qui, in alcuni punti come ad esempio nel fusion funk di Mr. Invisible e nell'assolo finale di Caverns, ho avuto come la sensazione che ogni strumento sia stato registrato a compartimenti stagni, isolato dal resto del gruppo, il che non interferisce con la resa armonica facendo pensare che ognuno vada per conto proprio, ma piuttosto agisce su un livello di amalgama dove ogni parte sembra disgiunta l'una dall'altra.





www.thankyouscientist.net

giovedì 15 gennaio 2015

I Thank You Scientist presentano dal vivo due nuovi brani


In una recente intervista i Thank You Scientist hanno dichiarato che entreranno in studio ad aprile per registrare il loro secondo album per una probabile pubblicazione estiva. Se non lo sapete il gruppo, nel frattempo, ha cambiato due elementi (violino e basso) e intanto sta tenendo una serie di concerti (di spalla ai Periphery) dove ha presentato due nuovissimi brani in anteprima che andranno a finire nel nuovo lavoro e credo siano questi:



martedì 12 agosto 2014

Thank You Scientist: "Maps" in vinile e nuovo album nel 2015


La notizia è troppo clamorosa per liquidarla con un tweet. Il frontman dei Coheed and Cambria Claudio Sanchez ha appena avviato una propria etichetta indipendente, la Evil Ink Records, che promuoverà band progressive rock e indovinate i primi ad essere messi sotto contratto chi sono?
Ma i Thank You Scientist naturalmente! Che ad ottobre saranno di spalla nei concerti americani dei Co&Ca.
Come prima cosa il 30 settembre uscirà la versione in doppio vinile a 180 grammi di Maps of Non-Existent Places remixato e rimasterizzato e nel 2015 è atteso il secondo album del gruppo. Per rendervi conto del remix fatto all'album ascoltate voi stessi come suona adesso My Famed Disappearing Act:

http://evilinkrecords.com/


domenica 6 aprile 2014

Blue Food - Engines (2012)


Se tra queste pagine avete scoperto i Thank You Scientist e, come me, siete impazziti per loro, forse potranno interessarvi anche i Blue Food. Pur non arrivando a raggiungere la versatilità e i virtuosismi degli scienziati le affinità tra le due formazioni sono molte. Innanzi tutto i gruppi condividono la provenienza (New Jersey) e lo stesso batterista nella persona di Odin Alvarez, inoltre anche qui ci troviamo davanti ad una band allargata a settetto con l'inclusione di tre fiati (sassofono, tromba e trombone) ed infine lo stesso gusto per la contaminazione del classic rock che, in questo caso, privilegia in modo prominente il funk.

In effetti è proprio qui la differenza tra i Blue Food e i Thank You Scientist. Quello dei Blue Food è un rock solido con fortissime inclinazioni funk, tanto da somigliare ad una band di black music che mixa Spin Doctors, Aerosmith, Living Colour e prog rock. Engines, il loro primo e unico album sinora, mostra un gruppo affiatato che suona come una piccola orchestra, divertendosi con motivi ritmati, jam jazzate cercando un compromesso tra qualcosa che sia anche lontanamente ballabile e rock intellettuale.

giovedì 21 febbraio 2013

Intervista a Tom Monda (Thank You Scientist)


Se seguite questo blog probabilmente saprete che l'album che si è piazzato in testa alla classifica dei Best of 2012 di altprogcore è stato Maps of Non-Existent Places, esordio della givane band Thank You Scientist di stanza in New Jersey. Quindi, con la nuova ribrica di interviste inaugurata da poco ho pensato subito a loro. Principalmente perché ho avuto modo di scambiare qualche email con il chitarrista Tom Monda che si è dimostrato una persona estremamente gentile e disponibile. Il nostro Francesco Notarangelo ha quindi raggiunto per noi Tom e gli ha posto qualche domanda sui Thank You Scientist.


-----------------------------------------------------------------------------------


Come sono nati i Thank You Scientist?
Frequentavo una scuola di musica con gli altri ragazzi (Ellis, Andrew e Russ). Incontrammo Greg e Odin per caso grazie ad un amico in comune. Sal era l'ultimo pezzo mancante dell'equazione; postammo un annuncio in cerca di un cantante e lui rispose. La band venne formata col desiderio di creare qualcosa al di fuori degli schemi classici e che potesse competere con il jazz. Personalmente parlando, volevo creare qualcosa di nuovo che tutti fossero in grado di apprezzare.


Perchè Thank You Scientist?
Venne scelto totalmente a caso, ma per alcune ragioni sembrava incapsulare il genere di musica che volevamo creare. Sicuramente era un nome strano ma allo stesso tempo simpatico, spero. Ahaha.


E' difficile suonare e mixare tutti questi strumenti?
Ci sono moltissime questioni che dobbiamo considerare per una band del nostro calibro e con la nostra strumentazione. Il nostro processo di scrittura è molto meticoloso e siamo consapevoli di come ogni cosa debba essere espressa. Dobbiamo preoccuparci di come si fondono tutte insieme le dinamiche, intonazioni, ecc. Moltissime volte l'unico strumento a tasti sul palco è il basso, quindi ci sono un sacco di variabili da considerare quando specialmente si tratta di questo strumento. É fondamentale sentirsi a vicenda sul palco in parte per le sezioni musicali più dettagliate...purtroppo alcuni club non facilitano questo genere di cose. É sicuramente un lavoro duro e “sporco”, ma ci aiuta parecchio a migliorare come artisti.




Il titolo e l'artwork di Maps of Non-Existent Places venne scelto per descrivere al meglio la vostra musica?
Sì, il titolo, l'artwork e la musica sono collegati in modo molto sincero e studiato. Il titolo, Maps Of Non-Existent Places, è il riferimento più ovvio al nostro suono. C'è, pure, un secondo significato che viene accennato nella prima traccia, Prelude...chissà quanti l'hanno capito!!!


Com'è il processo di scrittura e di registrazione?
Doloroso ma gratificante. Siamo ossessionati da ogni minimo dettaglio che andrà a completare ogni singolo angolo del nostro prodotto. Per quanto riguarda la registrazione, Maps of Non-Existent Places è stato un disco molto difficile da creare. Le sessioni erano “brutali” e abbiamo finito per escludere qualcosa...semplicemente tutto rientra nella norma della vita: vivi e impara!!!


Tom Monda


Cosa pensi della scena prog? Quali sono i tuoi artisti preferiti?
Amo il prog. Ero molto giovane (probabilmente avevo tre anni) quando ascoltai il mio primo album prog estrappolato dalla collezione di mio padre. Era senza ombra di dubbio, In the Court of the Crimons King (principalmente perchè mi piaceva la cover nonostante m'incutesse allo stesso tempo paura). Per quanto riguarda il prog più vecchio, tutti noi amiamo gli Yes, Genesis, Gentle Giant, PFM, ecc. Siamo d'altronde molto fortunati che alcuni dei nostri migliori amici suonino in prog bands quali The Tea Club, Infantephant, Dead Empires (facciamo una comparsa nel loro nuovo album), Farquhar (il loro ultimo album è incredibilmente tosto!).


State lavorando a qualcosa di nuovo? Ci sono progetti paralleli?
Sì, stiamo proprio lavorando al nuovo album ora. Non abbiamo ancora suonato niente dal vivo del nuovo materiale per non destabilizzare il nostro pubblico che poi potrebbe cambiare drasticamente opinione sull'ascolto della canzone che finirà sull'album. Sono molto orgoglioso del nuovo materiale. Sono solito suonare e fare comparsate in diversi gruppi jazz ed in più sto scrivendo un album solista che non so quando uscirà...forse prima che compirò 100 anni...chi lo sa!!!


Che rapporto avete con l'Italia? Mai pensato di suonare qui da noi?
Attualmente ci sono quattro italiani nella band: io, Sal, Russ and Greg. Vorremmo venire e suonare nel vostro Paese, ma prima dobbiamo valutare molto bene le nostre finanze (organizzare un viaggio per sette persone è molto impegnativo e dispendioso).


Com'è un vostro live? È difficile suonare la vostra musica durante i live?
Credo che i nostri migliori risultati si possano riscontrare più dal vivo che su disco. I nostri album non riescono ad esprimere tutta l'energia e la determinazione che siamo capaci a trasmettere durante un live. É senza dubbio musica molto difficile da suonare dal vivo, ma molto gratificante e siccome la nostra band è composta da continue improvvisazioni, ogni live è completamente diverso.





Intervista e traduzione a cura di
Francesco Notarangelo
checcontr@yahoo.it

mercoledì 5 settembre 2012

THANK YOU SCIENTIST - Maps Of Non-Existent Places (2012)


Con un po' di ritardo debbo assolutamente segnalare questo album che colpevolmente mi era passato sotto il naso qualche tempo fa e l'ho lasciato sepolto sotto ad altre priorità. Dopo averlo ascoltato "mi pento e mi dolgo" di non averlo fatto prima poichè Maps Of Non-Existent Places è destinato a divenire una delle migliori uscite di quest'anno. Thank You Scientist è un setteto proveniente dal New Jersey al quale l'etichetta altprogcore calza alla perfezione. La carne al fuoco è tanta e, forse, per alcuni sarà pure troppa, fatto sta che su Maps Of Non-Existent Places vengono toccati i generi musicali più disparati partendo beninteso dall'heavy prog moderno di matrice marsvoltiana. Ma i Thank You Scientist cercano di spingersi oltre grazie all'aggiunta di violino, viola, sax e tromba, tanto che in alcuni passaggi più arditi si arriva a sfiorare i territori del Rock In Opposition.

A questo punto si capirà che la musica della band è densa, complessa e altamente adrenalinica. Il jazz, il funk, l'R'n'B e il folk etnico dell'est europeo sono altre meteore che transitano nell'orbita musicale dei Thank You Scientist (se volete farvi un'idea ascoltate il "piccolo" condensato dell'incredibile Blood on the Radio) il tutto senza forzature o stucchevolezze. Scusate ma ora vado di corsa ad ascoltarmi il loro EP d'esordio The Perils of Time Travel.

edit: 09/09/12

Nel frattempo Maps of Non-Existent Places è diventato album dell'anno nella mia classifica personale. Come sempre il 2012 non è finito e tutto ciò è provvisorio, comunque aggiungo a questo post, per completezza, quello che ho scritto sulla mia pagina RYM "Best of 2012":

Un esordio da paura! Questo è quanto di meglio si possa chiedere al prog rock moderno. Dopo un buon EP uscito l'anno scorso, i Thank You Scientist, con un balzo di qualità impressionante, sfornano un'opera ambiziosa ed eclettica. Il gruppo è formato da sette giovani del New Jersey che provengono da studi jazz e classici. E si sente.

Se il punto di partenza dei TYS rimane un hard prog alternativo che riprende il meglio di band come The Mars Volta, Kaddisfly e Coheed and Cambria, il settetto ci aggiunge qua e là dosi di funk, folk etnico, fusion e power pop. Al classico impianto di basso-chitarra-batteria vengono integrati strumenti come sax, tromba, violino, viola. Fin qui nulla di nuovo, ma il tessuto sonoro è così denso e traboccante che la sua ricchezza finisce per investire l'ascoltatore come un fiume in piena.

Il risultato è un album ricco di spunti, che incredibilmente funzionano, imprevedibile nelle sue variazioni, non solo tematiche ma anche di genere e che ci mostra un gruppo giovane, affiatato e già ricco di talento. Una rivelazione!



http://thankyouscientist.net