Per la loro seconda opera (in uscita il 9 marzo) i Pure Reason Revolution hanno preso in prestito il titolo dall'omonimo dipinto di Caravaggio, Amor Vincit Omnia ovvero "l'amore trionfa su ogni cosa".
Il primo album dei PRR, The Dark Third, provocò un piccolo terremoto nell'ambiente progressive, raccogliendo in poco tempo unanimi consensi da parte della critica (ma anche tra i colleghi), grazie ad un riuscito mix di psichedelia, melodia e sperimentazione, vicini per ispirazione a Pink Floyd e Porcupine Tree.
Amor Vincit Omnia imprevedibilmente, con un colpo solo, spazza via tutto questo: i vecchi Pure Reason Revolution non esistono più. Non so neanche se questo album potrebbe essere catalogato come progressive rock. La band di Reading si ripresenta insomma con un sound completamente rivoluzionato (e assolutamente non rivoluzionario), che equivale ad una cesura netta con il passato e ad una manifesta volontà di non ripetersi. Se questa dichiarazione d'intenti è apprezzabile o meno, però, deve essere vagliata alla prova dei fatti.
Il nuovo album, per intenderci, utilizza in modo massiccio sintetizzatori, batteria elettronica e suoni manipolati in modo da ottenere una dance trance psichedelica (oddio!) che si avvicina più allo sballo dei rave che al gusto rock.
Sarei curioso di sapere in percentuale quanto lavoro è stato fatto in studio da Paul Glover alla batteria rispetto all'apporto delle varie drum machine.
I brani Victorious Cupid e Deus Ex Machina erano ormai noti da tempo, presentati sia nella pagina MySpace del gruppo sia nei concerti. E, con rammarico, devo dire che rappresentano abbastanza bene il percorso che la band ha deciso di intraprendere. Musica che fa sempre più volentieri a meno di basso e batteria, rimpiazzati da droni sintetizzati, campionamenti e ritmiche uniformi dall'inizio alla fine. Quindi non aspettatevi tempi complessi o varietà tematiche, in questo i Pure Reason Revolution sono stati estremamente misurati.
Il fatto è che nella loro radicale svolta i Pure Reason Revolution non hanno neanche provato a scrivere qualcosa di memorabile, ma solamente una collezione di pezzi monotoni che fanno scivolare via Amor Vincit Omnia come una voce anonima in mezzo ad un coro.
E forse la sorpresa più grande è questa: il completo disinteresse nel cercare di scrivere pezzi più strutturati. Certo è che ognuno ha il diritto di scegliere strade diverse, solo che il balzo stilistico mi sembra gigantesco e quasi traumatico per chi aveva apprezzato The Dark Third e inoltre privo di stimoli.
Il punto di riferimento del gruppo non è più il progressive inglese, ma la dance aristocratica francese dei Daft Punk, Justice e Air, che in un certo senso ha incorporato l'estetica pop rock nell'elettronica.
Non mancano neanche riferimenti all'electropop anni '80 dato che in Les Malheurs i PRR sembrano dei novelli Eurythmics. Quelle della seconda parte dell'album poi non si possono neanche definire canzoni, ma piuttosto dei mantra da dance club come Bloodless, Disconnect e The Gloaming. Non sarei affatto stupito se in futuro uscisse una versione remix dell'album.
Per i più smaliziati questa svolta forse non è stata una totale sorpresa. I Pure Reason Revolution avevano seminato molti indizi nei loro concerti; io stesso rimasi perplesso dopo aver assistito all'esibizione del Tiana Progfest del 2007. Speravo che i brani inediti (allora) presentati non fossero l'incarnazione definitiva del nuovo percorso, ma ora che ho ascoltato Amor Vincit Omnia ogni mio dubbio è stato fugato.
La nota positiva è che il terzo album, viste le premesse, potrebbe essere totalmente diverso.
Per chi fosse interessato il CD uscirà anche in una speciale edizione digipack con un bonus DVD contenente materiale dal vivo.
www.myspace.com/purereasonrevolution
1 commento:
io comunque adoro questo disco
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