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venerdì 3 luglio 2015

DISTRICT 97 - In Vaults (2015)

 
Non capisco perché nelle varie discussioni sul prog contemporaneo non compaia più spesso il nome dei District 97. Provenienti da Chicago tutti ormai ex studenti di musica con belle speranze, a loro si aggrega la cantante finalista di American Idol (edizione 2007) Leslie Hunt e riescono nell'impresa di costruire una band che parte da presupposti prog fusion e non disdegna ritornelli pop rock che comunque vengono assorbiti dalla perizia strumentale dei quattro compagni. Una pratica che continua a dare buoni frutti anche su In Vaults, come appare chiaro sin dal pezzo scelto come lancio Takeover. Con due album all'attivo, l'ultimo dei quali - Trouble with Machines - davvero ottimo, i District 97 sono quanto di meglio possa offrire oggi la scena prog. Prima di pubblicare questo terzo lavoro in studio, la band è riuscita anche a fare capolino da noi con un tour europeo e a pubblicare un live album lo scorso anno tutto incentrato su cover dei King Crimson, dato che per l'occasione si era a loro aggiunto come ospite nientemeno che John Wetton.
 
La cosa che affascina della musica dei District 97 è proprio il contrasto che si viene a creare tra la solidità e il virtuosismo dell’apparato strumentale e le sezioni vocali molto melodiche aggiunte dalla Hunt, arrivando a muoversi con destrezza nella ragnatela di suoni che i suoi quattro compagni le dispiegano di fronte (a loro potremmo timidamente accostare anche i pirotecnici MoeTar). Non importa se la fusion spesso rasenta il prog metal e i suoni si fanno sincopati e duri (Snow Country, Death By A Thousand Cuts), oppure raffinate progressioni jazz ci fanno rammentare i gloriosi Bruford (All's Well That Ends Well): tutto appare interpretato con classe da vendere dalla Hunt. Ma In Vaults è anche l’album dove i District 97 si mettono più alla prova, innalzando il livello di complessità e accumulando idee che si comprimono, specialmente nei due pezzi finali Learn From Danny e Blinding Vision, come fossero delle mini suite di Yes e Rush. Se ancora non avete avuto modo di ascoltare i District 97 è l’ora di fargli spazio nella vostra personale discografia prog, magari aggiungendoci anche i due altrettanto validi album precedenti.
 
 
 
 

mercoledì 18 luglio 2012

DISTRICT 97 - Trouble With Machines (2012)


Tra le cose che non si possono fare a meno di notare nei District 97 è la presenza di Leslie Hunt, nota per essere stata tra le finaliste del programma American Idol. È innegabile che, una volta saputo qual è il retaggio della cantante, non si può che rimanere stupiti e ammirati di fronte alla disinvoltura e alla maestria con la quale la Hunt affronta degli spartiti tanto arditi. Questo singolare sodalizio è avvenuto grazie al fatto che i quattro ragazzi della band e la Hunt frequentavano la stessa scuola di musica e, quando la ragazza ha sentito - stupefatta - le jam strumentali dei suoi futuri compagni, si è proposta come cantante.

Quindi cosa troviamo su Trouble with Michines? Troviamo due mondi che si incontrano: la Hunt, come detto, si inserisce benissimo nelle trame progressive rock, nei cambi di tempo, nelle poliritmie e nelle ardite soluzioni armoniche; dall’altro lato, Rob Clearfield (tastiere, chitarra), Jim Tashjian (chitarra), Patrick Mulcahy (basso) e Jonathan Schang (batteria), vengono volentieri incontro alle inclinazioni pop rock della cantante, lasciandole spazi nei chorus più memorabili (Open Your Eyes, Who Cares?).

Molti dei brani presenti su Trouble with Machines non solo erano già stati proposti dal vivo, ma hanno convissuto con il materiale di Hybrid Child. Ma, se vi è capitato di ascoltare quest’ultimo cd e di apprezzarlo, amerete ancora di più Trouble with Machines.

La mistura è come sempre un prog metal sinfonico unito a moderna fusion che la band rende in maniera non scontata già dall’apertura di Back and Forth, con un grandioso tapping incrociato di basso e chitarra e la Hunt che canta doppiando le note del synth. Oppure nei riff convulsi di The Actual Color vi si trovano dei parallelismi con il math prog dei Canvas Solaris accostati alle impennate corali degli Yes. Su The Perfect Young Man, che passa senza tanti traumi dal pop rock alla canzone quasi jazz, fa capolino come ospite alla voce persino il grande John Wetton ed immediatamente pare di essere catapultati in un revival degli U.K..
L'atmosfera rock fusion degli U.K. e dei Bruford viene mantenuta su Read Your Mind, altro pezzo di bravura della Hunt che si confronta con variazioni tematiche che ben adatta al proprio stile vocale.

Arrivati all'ultima traccia si pensa che Trouble with Machines abbia già dato il meglio e invece The Thief è un intarsio finale di grande caratura, drammatico ed epico allo stesso tempo, pieno di cambi tematici, grandi spazi strumentali lasciati a chitarra e synth. Un album solido e senza punti deboli dove ogni pezzo ha qualcosa da dire, facilmente Trouble with Machines sarà da considerarsi tra gli album dell'anno.


Tracklist:

1. Back And Forth (8:43)
2. Open Your Eyes (4:25)
3. The Actual Color (5:47)
4. The Perfect Young Man (10:01)
5. Who Cares? (4:54)
6. Read Your Mind (7:31)
7. The Thief (13:42)

lunedì 18 ottobre 2010

DISTRICT 97 - Hybrid Child (2010)


Il quartetto di Chicago formato da Jonathan Schang (batteria), Rob Clearfield (tastiere), Patrick Mulcahy (basso) e Sam Krahn (chitarra) dà vita ai District 97 nel 2006 come band strumentale. L'indirizzo iniziale è un prog metal poderoso che si ispira (come dicono loro) ai Liquid Tension Experiment. Ben presto però i quattro sentono il bisogno di aggiungere alla loro tavolozza musicale delle parti cantate ed è a questo punto che entra in ballo Leslie Hunt, nota al pubblico americano per essere arrivata alle finali dell'edizione 2007 di American Idol. Con la successiva entrata della violoncellista classica Katinka Kleijn (Chicago Symphony Orchestra) e del chitarrista Jim Tashjian (al posto del dimissionario Krahn) i District 97 sono pronti ad intraprendere una nuova strada musicale.

Hybrid Child rappresenta l'esordio della band, uscito a settembre per l'etichetta Laser's Edge e, per quanto possa sembrare strana l'accoppiata tra una vocalist aspirante pop idol e un affiatato e giovane complesso progressivo, questo sodalizio funziona. Ciò che fa funzionare il tutto è la professionalità di reciproco rispetto tra le due estremità, nel senso che, con l'entrata della Hunt, i District 97 non sono scesi a compromessi con la commercialità e dall'altra parte la Hunt che, invece di inseguire il facile successo, ha accettato di buon grado la sfida di entrare in una prog band, cosa che le fa onore.

La componente essenziale di Hybrid Child rimane il prog metal, anche se non inteso nell'incarnazione tonitruante dei Dream Theater, ma qualcosa di più intellettuale che si ciba equamente di fusion e sinfonismo (saranno forse le incursioni virtuosistiche del violoncello della Kleijn, o i riff della chitarra macchinosa di Tashjian). Tali influssi rendono la materia maggiormente accessibile e accettabile anche per chi il metal non lo digerisce proprio. Diciamo che Hybrid Child è un ottimo compromesso tra neo progressive rock e prog metal.


I Don't Wanna Wait Another Day e The Man Who Knows Your Name hanno uno sviluppo in comune che divide i brani fondamentalmente in due parti. La prima parte è simile in entrambi, incentrata su un math rock che può ricordare la pesantezza e le involuzioni dei Canvas Soloaris, allegerendo molto il profilo metal. La seconda parte di I Don't Wanna Wait Another Day ha quel gusto rilassato e raffinato delle progressioni fusion proprie dei Thieves' Kitchen, mentre quella di The Man Who Knows Your Name, tra ariosi cambi armonici e solenni assoli di synth e chitarra, si fregia di ottime soluzioni melodiche neo progressive (tra Yes e Jadis). Termites è il brano che sfoga in modo più marcato queste velleità metalliche, anche se la voce della Hunt contribuisce a non far mai deragliare in toni eccessivamente enfatici.

Purtroppo il singolo I Can't Take You With Me potrebbe portare a grossi fraintendimenti, pur essendo un brano accattivante e ben orchestrato, dato che rappresenta lo stile della band solo in piccola parte (soprattutto nella versione "single edit" della quale potete gustarvi il video di seguito). Certo, ci sono quelle sottili dissonanze tra chitarra e organo nel ritornello che rendono tutto meno scontato e poi quegli intermezzi di tastiere classicheggianti, ma c'è anche l'attacco rockettaro delle strofe che fa sembrare i District 97 i Paramore che suonano prog. Quindi dategli il giusto peso.

La seconda parte dell'album è occupata dalla suite Mindscan, divisa in 10 movimenti, dalla durata di circa 27 minuti. La voce della Hunt qui è meno presente, tanto che il brano sembra voler mostrare la perizia tecnica e compositiva della band in versione strumentale, in una prova sicuramente velleitaria da contenere in un'opera prima. I District 97 non si lasciano intimorire e Mindscan si destreggia con fluidità nelle sue varie sezioni, citando gli Yes di Awaken (nella VI) e alternando mitragliate elettriche di chitarra a poderose e solenni melodie (nelle ultime tre sezioni). In pratica una summa di quanto espresso precedentemente. Esordio promettente.





www.myspace.com/district97