La curiosità per lo show che i The Mars Volta avrebbero portato sul palco dopo dieci anni di pausa era altrettanto paragonabile a quella per l'ascolto del nuovo album. E così, il 22 e il 23 settembre, Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala, accompagnati da una inedita e rinnovata line-up si sono presentati a Dallas per le prime due date del tour nordamericano. Contro qualsiasi pronostico la band ha suonato solamente due estratti da The Mars Volta (i singoli Blacklight Shine e Graveyard Love) e ha invece attinto a piene mani da De-Loused in the Comatorium. Date le premesse si aggiunge quindi l'interesse per come il gruppo abbia affrontato il vecchio repertorio dopo che molta acqua è passata sotto i ponti, contando anche la resa e l'apporto della formazione che include Marcel Rodríguez-López (synth, percussioni), Eva Gardner (basso), Linda-Philomène Tsoungui (batteria) e Leo Genovese (tastiere). La scelta dei brani da eseguire probabilmente è stata influenzata e bilanciata anche dal gradito ritorno della Gardner, la quale naturalmente è molto in confidenza con il materiale degli esordi avendo contribuito a forgiarlo strumentalmente nei primi tour. Il resto dei componenti è stato una rivelazione: tanto il nuovo album mi ha lasciato con l'amaro in bocca quanto i filmati delle esibizioni mi hanno entusiasmato.
Cedric sembra in gran forma con la voce (anche se i pezzi sono stati comprensibilmente abbassati di mezzo tono per facilitarlo), forse ancor meglio che durante il periodo della reunion degli At the Drive-In, la Tsoungui alla batteria è una potenza in grado di tenere le fila della complessa architettura ritmica senza nulla da invidiare ai suoi predecessori, l'organo di Genovese si infila con gran gusto nei groove funk come degno sostituto del compianto Ikey Owens e la chitarra di Omar si perde in riverberi e dissonanze crimsoniane come ai vecchi tempi. Ciò che è cambiato è l'attitudine dell'approccio sul palco, i due leader sono cresciuti e limitano al minimo sindacale i balli scapestrati, che in particolare facevano perdere il fiato e le parole a Cedric durante gli indiavolati show del passato Adesso l'esecuzione sembra quella di un gruppo progressive rock che ripercorre i propri classici con la devozione che meritano, concentrandosi nel non sottolineare la parte selvaggia e scatenata dell'esecuzione ma quella complessa e tecnica. Un ritorno in grande spolvero quindi... a questo punto non c'è che da sperare in un tour europeo (forse il prossimo anno).
Setlist 22 settembre:
Vicarious Atonement Roulette Dares (The Haunt Of) Eriatarka Graveyard Love L'Via L'Viaquez Empty Vessels Make the Loudest Sound Cygnus....Vismund Cygnus Drunkship of Lanterns Viscera Eyes The Widow Cicatriz ESP Blacklight Shine Televators Son et Lumière Inertiatic ESP
Il ritorno sulle scene dei The Mars Volta è stata forse la notizia più clamorosa dell'anno, una reunion attesa e richiesta da tempo, già da quando Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler-Zavala avevano accontentato un'altra frangia di fan nel 2016, rimettendo assieme gli At the Drive-In e producendo un nuovo album l'anno successivo. Archiviata questa reunion, in molti si aspettavano che i due musicisti tornassero a ripercorrere anche i territori più sperimentali della band che, senza girarci intorno, ha definito i contorni di un nuovo modo di intendere il prog e ha influenzato decine e decine di artisti del nuovo millennio. La speranza di una reunion fu in parte confermata nel 2019 quando Bixler-Zavala accennò pubblicamente che i The Mars Volta stavano lavorando a del nuovo materiale, ma da quel momento non si ebbero più aggiornamenti sui progressi dei lavori, né se effettivamente questa cosa avrebbe preso corpo. Ad ogni modo, dopo il sodalizio di Rodriguez-Lopez con l'etichetta tedesca Clouds Hill di Johann Scheerer e la pubblicazione lo scorso anno del box antologico La Realidad De Los Sueños, il pianeta The Mars Volta si è improvvisamente rimesso in moto e, dopo una singolare presentazione a Los Angeles per il singolo Blacklight Shine, sono tornati con il primo album di inediti da dieci anni a questa parte. Il titolo eponimo, l'aspetto minimale della cover art, il totale ed inatteso accostamento a parametri pop, sono tutti elementi che portano a delineare i contorni di un nuovo capitolo per la band. In effetti la questione si presenta così non solo per ciò che riguarda l'aspetto musicale, ma anche quello concettuale, molto più complesso da raccontare, poiché racchiude nei suoi significati tutte le tribolazioni passate in questi anni.
Quindi partiamo proprio da questo. A livello biografico si può rintracciare un collante tra l'album che ha chiuso il primo capitolo del gruppo - Noctourniquet - e il nuovo The Mars Volta, cioè l'esperienza di Bixler-Zavala con il culto di Scientology, una parabola che ha influenzato umanamente e liricamente l'interruzione e la ripresa del progetto. Per chi conosce le tematiche esposte da Bixler-Zavala in un lavoro come Amputechture è alquanto difficile immaginarlo assoggettato ad una specie di pseudo religione ma, come spesso avviene, è nei momenti in cui ci troviamo più deboli e vulnerabili che siamo disposti ad affidarci a qualsiasi bugia o promessa pur di tornare alla normalità. In pratica Bixler-Zavala intorno al 2010 stava attraversando un periodo di grande crisi personale, non riusciva a fare a meno di fumare una gran quantità di marijuana, più volte al giorno, e a rendere tutto più deprimente contribuì la gravidanza interrotta della moglie Chrissie Carnell. Fu proprio quest'ultima a consigliare al cantante di rivolgersi a Scientology (da cui lei era uscita nel 2004) come ultimo tentativo per un cambiamento. Bixler non negò la consapevolezza della controversa decisione: "La reazione che ho ricevuto dalle persone è stata tipo 'come hai potuto... qualcuno che fa parte della musica d'avanguardia... come hai potuto innamorarti di una cosa così stupida?' Ma ero arrivato a un punto in cui volevo provare qualcosa di diverso e provare qualcosa che la gente mi diceva di non fare. Le affermazioni di Scientology mi avevano davvero incuriosito e volevo scoprire com'era effettivamente." La crisi si protrasse comunque nel 2011, drenando la forza creativa di Bixler, il quale portò a termine con fatica le sue parti per Noctourniquet e contribuendo a minare l'amicizia fraterna che lo legava a Rodriguez-Lopez, sfociando nella dissoluzione dei The Mars Volta nel 2013. Le cronache riportano inoltre che nel precipitare degli eventi ne fece le spese anche il rapporto tra Rodriguez-Lopez e il bassista Juan Alderete, interrompendosi in termini non proprio amichevoli. E forse è per questo che The Mars Volta vede il ritorno di Eva Gardner, la bassista originale della band.
Come sappiamo Rodriguez-Lopez e Bixler-Zavala riallacciarono i rapporti poco tempo dopo, ma l'influenza di Scientology, oltre ad essere presente nelle liriche di Noctourniquet, è rimasta parte integrante anche su The Mars Volta che, come un album specularmente opposto, parla adesso dei traumi lasciati da quell'esperienza e del conseguente effetto di rigenerazione, diventando quasi una metafora di come i due amici sono cambiati nel tempo, umanamente e musicalmente. Bixler-Zavala, fin dai tempi degli At the Drive-In, si è servito di un lessico personale fatto di parole inventate, giustapposizioni e cut up. In Noctourniquet il frontman integrò questa pratica con idiomi appresi dai libri di L. Ron Hubbard che sembravano fatti apposta per lo scopo: “Era piuttosto palese nei miei testi. Stavo usando termini di Scientology che pensavo fossero davvero fighi e interessanti. Hubbard aveva un linguaggio unico, e io ero davvero interessato a quel fraseggio e a quella terminologia. Ero già un fan della fantascienza ed ero davvero incuriosito da espressioni come "comm lag" e "Dev-T". I fan mi criticarono parecchio, ma io li bloccavo o semplicemente non li ascoltavo." Il nuovo album, al contrario, ha fatto tabula rasa di tale espediente e per la prima volta utilizza testi che non fanno ricorso a idiomi surrealisti o vocaboli indecifrabili. Ma i legami con Scientology rimangono metaforicamente nei temi affrontati, come una specie di antitesi a Noctourniquet, accennando anche a dolorosi episodi personali, come ad esempio la scoperta postuma da parte di Bixler-Zavala degli abusi subiti da sua moglie da parte dell'attore ed ex fidanzato Danny Masterson, quando ancora entrambi facevano parte del culto. Il riverbero di questi fatti risuona anche nelle liriche di Blacklight Shine e Vigil, due dei primi singoli ad essere stati resi pubblici in anteprima.
In passato sia Bixler-Zavala sia la Carnell sono stati entrambi molto aperti nel raccontare i dettagli di questi avvenimenti e le conseguenze che hanno generato atti intimidatori, persecuzione e paranoia. Al momento invece, con un processo in corso che vedrà la Carnell insieme ad altre tre donne che testimonieranno contro Masterson, Cedric è molto più cauto con le parole, anche se non fa mistero che i testi parlano proprio di queste vicende come per esorcizzarle: "Quello di cui ho scritto in questo album è guardare mia moglie e le sue sorelle [spirituali] passare attraverso un grande tormento. Per me è un atto di ascolto, un'osservazione del bilancio emotivo e dire: 'Non siete sole'. C'è una visione sui Mars Volta che ci dipinge come persone pazze e bellicose, ma quelle emozioni provengono da un lato violento del cuore umano, qui sto solo agendo in una veste di supporto emotivo."
"Un album pop per due, grazie"
La cosa più curiosa di questo album su cui ci si dovrebbe soffermare, oltre al risultato in termini artistici e qualitativi, è come porsi nei suoi confronti in prospettiva al contesto formale che oggi gli artisti cercano di attribuire ad ogni opera. Detto in parole povere, fa molto strano vedere inserito questo lavoro in continuità col catalogo The Mars Volta, quando il panorama musicale contemporaneo ci ha abituato ad autori che, nel momento in cui sentono l'impulso di una variazione radicale rispetto alla loro poetica, si dedicano ad un nuovo progetto. A maggior ragione quando si parla di un musicista come Rodriguez-Lopez nella cui sterminata discografia si trovano numerose derive e ramificazioni. Questo per dire che qui ci troviamo su coordinate non solo distanti, ma proprio fuori traiettoria rispetto al punto di partenza. Con il senno di poi, tanto per dire, non sarebbe stato inopportuno includere nel filone Mars Volta anche l'unica opera uscita a nome Antemasque. Con ciò non si vuole disapprovare il cambiamento, tutt'altro. Per gli stessi Mars Volta è stata consuetudine esporsi a trasformazioni ed evoluzioni in dieci anni di carriera, tant'è che ogni loro album è diverso dall'altro e quest'ultimo non inaugura certo una prassi inedita per loro. Il punto è semmai un altro, ovvero la totale perdita dell'essenza di ciò che possiamo ricondurre ai The Mars Volta.
Se il cambiamento avviene all'interno di qualcosa di già avviato e consolidato dovrebbe pur sempre mantenere un minimo legame stilistico con esso. Ecco quindi che la cosa più inspiegabile di questo album è perché porti il nome dei The Mars Volta. Nella sua evoluzione e nei mutamenti la band è sempre rimasta fedele a stilemi estetici ben riconoscibili e riconducibili al loro nome, cioè un'idea massimalista e ipercinetica di prog e hardcore, caratteristica di un'identità talmente potente e radicata a livello sonoro che ha costituito le fondamenta della cifra stilistica della band. Ciò che si contesta non è quindi tanto lo spostare l'attenzione verso una legittima esplorazione del pop rock, ma piuttosto non averla realizzata nei termini tracciati facendo uso dello stesso linguaggio, degli stessi parametri coerenti con il retaggio, a suo a suo modo rivoluzionario, lasciato sia in campo post hardcore sia in campo progressive. In partica un procedimento di equilibrio non molto dissimile da ciò che in passato riuscirono a conseguire gli Yes con 90125 o i King Crimson con Discipline, ma anche i Genesis con Duke piuttosto che con Invisble Touch. In effetti Bixler-Zavala ha accennato ad una volontà del genere, citando come esempio David Bowie e Peter Gabriel nella ricerca di quella "zona grigia" che si crea nel mantenere un'etica prog all'interno di confini pop. Al contrario, Rodriguez-Lopez ha giustificato la brusca metamorfosi del gruppo come conseguenza e rigetto ai tre anni di tour con gli At the Drive-In: "Suonavamo tutti i giorni molto più velocemente e in modo più aggressivo che con i Mars Volta. Quando il tour si è concluso volevo fare qualcos'altro, perché ero saturo di quegli strumenti... due chitarre, le percussioni e la voce di Cedric che combattevano sulla stessa frequenza. Per me l'entusiasmo per la nuova direzione è fare ciò che non abbiamo mai fatto: ridurre le cose e produrre la nostra versione del pop.
E infatti, i primi frammenti di canzoni che Rodriguez-Lopez sapeva già che avrebbero fatto parte di The Mars Volta, emersero durante le sessioni di in•ter a•li•a. Una volta terminati i demo il chitarrista ha raggiunto a Los Angeles Bixler-Zavala per registrare le parti vocali utilizzando uno studio portatile in cui la testa del cantante era chiusa ermeticamente con una cerniera lampo all'interno di una scatola mentre registrava, per garantire una performance più intima. Dopodiché si è trasferito a New York dove ha registrato la versione finale dei brani con l'aiuto di Marcel Rodríguez-López (tastiere), Eva Gardner (basso) e Willy Rodriguez Quiñones (batteria).
Ovviamente nessuno pretende che il dinamico duo Rodriguez-Lopez/Bixler-Zavala sforni un album innovativo dopo l'altro, ma The Mars Volta è, su un piano meramente formale, l'esatto opposto di quanto negli anni questo progetto abbia consolidato riguardo l'attitudine di approcciarsi in modo spregiudicato e senza compromessi a vari stilemi. Quindi, dal punto di vista espresso da Rodriguez-Lopez, l'obiettivo è stato pienamente raggiunto, mentre per ciò che riguarda l'ambizione trasversale descritta da Bixler-Zavala il risultato appare più discutibile. Non si crei perciò l'equivoco che il soggetto in questione sia il pregiudizio mascherato da critica per il passaggio da prog a pop, ma riguarda come sempre la bontà e la qualità del songwriting. The Mars Volta ha indubbiamente dei momenti interessanti al suo interno però, considerato nella sua totalità, offre un electro pop oscuro e nebuloso, con un impiego della dinamica sonora appiattito e un senso di approfondimento delle tracce irrisolto, molto spesso queste si concludono in modo brusco e improvviso dando l'impressione che non siano state sviluppate a dovere. Anche se la scelta artistica è indirizzata ad un'esposizione strutturale lineare non avara comunque di dettagli che si svelano dopo alcuni ascolti, la percezione che viene trasmessa è quella di un taglio sbrigativo che in prospettiva soffoca la canzone stessa. Per ciò che riguarda l'aspetto strumentale Rodriuguez-Lopez non solo lavora di sottrazione, ma l'amalgama del sound nel suo insieme e così intimo ed essenziale che il timbro di ogni strumento appare un artefatto generato al computer. Si potrebbe quasi affermare che la coerenza nel perseguire questa estetica segna in modo indelebile l'identità sonora dell'album. L'utilizzo degli strumenti è talmente soft e minimale da sembrare una produzione da bedroom pop ed è la batteria (che in passato rivestiva un ruolo di primo piano) a farne le spese più evidenti, rimanendo talmente sullo sfondo che in alcuni episodi la sua verve non è differente da quella di un'anonima drum machine programmata, pur sapendo che dietro alla ritmica abbiamo il lavoro esperto di Rodríguez Quiñones. Anche la chitarra assume connotati meramente decorativi e si deve piegare alla supremazia di tastiere, synth e varie tipologie di piano elettrico che si accavallano, sposando i groove ritmici funk, dance e R&B o pennellando proprio le fondamenta di un sound design ovattato e viscoso che si muove tra l'ambient astratto/sofisticato e il soft rock adulto con velleità intellettuali.
"La cosa più rivoluzionaria che potevamo fare era realizzare un album pop" Cedric Bixler-Zavala
Comunque, come si diceva, l'album possiede anche qualità positive che si possono rintracciare nel funk caraibico di Blacklight Shine, il migliore tentativo di creare un legame tra passato e presente, preservando una suadente carica ritmica e il magico esotismo latinoamericano dentro un pop esoterico, caldo e avvolgente, che forse avrebbe meritato qualche minuto in più di sviluppo. Una penalità che si estende ai pezzi più interessanti come Que Dios Te Maldiga Mi Corazon il quale, da un'impostazione salsa standard, si sviluppa in un acido rock tribale esaurito purtroppo in meno di due minuti, oppure il beat decadente di No Case Gain, una visione moderna dell'elettronica synth punk dei Suicide. Ma la new wave post punk di fine anni '70, per quell'uso industriale ed estraniante di synth e sequencer, è presente anche nella cupa Graveyard Love che solo in prossimità del finale muta in qualcosa di vagamente vicino al prog psichedelico dei Pink Floyd.In altri casici troviamo di fronte ad episodi nel complesso più trascurabili, come nella litania gotica di Equus 3,pianificata su timbri invasivi e ruvidi, o nella divergente impostazione da electro-pop solare di Collapsible Shoulders, toccando un ambito sonoro nel quale gli School of Seven Bells sono stati ben più incisivi.
Naturalmente anche i The Mars Volta non sono esenti dalle fascinazioni anni '80, ma il loro è un approccio differente, più aristocratico, quasi da bollarlo come "smooth pop" per quell'aura elegante e sofisticata - ma algida - propagata da tracce come il lento da dancefloor Shore Story e il pulsante loop ipnotico di Flash Burns from Flashbacks che ben si adatterebbero alle atmosfere edonistiche di "Miami Vice". Quella dei The Mars Volta è infatti spesso l'equivalente di una narrazione sonora per lente immagini in movimento, adatta più ad un sottofondo soffuso d'atmosfera (ovvero muzak) che ad un ascolto attivo e coinvolgente (vedi Blank Condolences e Cerulea). L'apice di questa patinata evanescenza da videoclip è toccato prima dal singolo Vigil, altro romantico e mellifluo lento danzabile che per il suo incedere garbato è la cosa più lontana rispetto ai Mars Volta di un tempo, e poi da Palm Full of Crux (dedicata all'ex membro e amico Jeremy Michael Ward morto per overdose nel 2003), una ballad nella quale si scorgono sax, mellotron e abbellimenti jazz di piano affogati in un mare soul pop che pare una versione muzak dei King Crimson di Islands. The Requisition in chiusura è l'unica traccia a ricordarci vaghi echi di chi erano i The Mars Volta, il suo coniugare transizioni non ortodosse, arpeggi obliqui e groove minacciosi con melodie sull'orlo della tensione è uno sguardo alle potenzialità di un album che avrebbe potuto osare un po' di più, ma che anche in questo caso rimane intrappolato in una produzione apatica che disinnesca ogni tentativo di alzare l'asticella verso una qualsiasi opportunità di creare emozione.
Insomma i nostri sono cresciuti - uno cerca di essere un padre e marito responsabile e l'altro esegeta delle proprie radici portoricane con velleità storico-documentaristiche (come si evince dai video promozionali dei singoli) - e The Mars Volta avrebbe l'ambizione di inaugurare il periodo "maturo" del gruppo, affrontato quasi come una metafora di purificazione per esorcizzare le varie vicende che hanno minato la stabilità della band. Ora, facendo della facile ironia, si potrebbe insinuare che manca quel quid che ha contribuito a plasmare i primi capolavori dei The Mars Volta, De-Loused in the Comatorium su tutti, ovvero il co-autore non dichiarato di molte opere memorabili che costellano la storia del rock: la droga. Ma il problema di fondo rimane essenzialmente il medesimo che a suo tempo rintracciai su Notourniquet: la produzione di Rodriuguez-Lopez. Il chitarrista non deve più dimostrare di essere un autore ispirato e geniale, ma quando si tratta di scendere nei dettagli per valorizzare il proprio materiale rimane su un piano neutro ed asettico che non dona un adeguato carattere alla sua musica. Tornando al discorso sui progetti paralleli invece, al di là del risultato, non c'era bisogno di scomodare la sigla prestigiosa The Mars Volta, ma l'album avrebbe potuto benissimo fare da apripista ad una nuova avventura musicale. Evidentemente la prospettiva è cambiata a come riporta Bixler-Zavala: "Ci abbiamo lavorato in segreto per molto tempo ormai. Omar ha detto che i Mars Volta possono essere qualunque cosa vogliamo che siano, il che è stato rigenerante in quanto stabilisce i parametri sul non essere una band attaccata al passato e che si affida a vecchie canzoni. Possiamo ridefinire ciò che siamo e andare avanti. La nostra sensazione primaria era che tutto fosse possibile e ora, ancora una volta, lo è." In ogni caso, bentornati.
Venti anni fa finivano di esistere gli At the Drive-In e nascevano i The Mars Volta. Nella seconda parte del 2001 Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler Zavala erano già in tour con la loro nuova band e già nell'anno successivo avevano in repertorio abbastanza materiale da riempire un doppio album. Il nuovo box set celebrativo appena uscito, La Realidad de los Sueños,che raccoglie in vinile tutti gli album in studio rimasterizzati del leggendario gruppo, tra le altre cose mette ordine al primo (e più creativo) periodo dei The Mars Volta. Oltre agli album ufficiali è contenuto infatti un volume aggiuntivo dal titolo Landscape Tantrums, che contiene le registrazioni iniziali dell'album d'esordio De-Loused In The Comatorium effettuate nell'estate 2002, prima che l'opera passasse attraverso il trattamento del produttore Rick Rubin e venisse pubblicato nel giugno 2003.
Tutto il contenuto di De-Loused In The Comatorium, se ancora qualcuno non ne fosse a conoscenza,è quindi da considerarsi coevo all'EP di tre tracce Tremulant, anch'esso contenuto nel box set, insieme poi ad un'altra traccia all'epoca scartata e rimasta inedita intitolata A Plague Upon Your Hissing Children. Preso tutto assieme, questo materiale forma un coerente quadro di continuità creativa che avrebbe potuto essere contenuto appunto in un doppio album. Anche le sessioni di registrazione di Landscape Tantrums appaiono più in linea con l'approccio punk ed essenziale di Tremulant, rispetto alla grandiosa e magniloquente veste sonora che in seguito gli è stata donata. Ufficialmente i nastri rimasterizzati, e riportati alla luce adesso da Rodriguez-Lopez, hanno giaciuto per venti anni nei suoi hard drive personali, ma i fan della prima ora dei The Mars Volta erano già a conoscenza ed in possesso di queste registrazioni.
Sia A Plague Upon Your Hissing Children cheLandscape Tantrums erano infatti trapelati all'epoca, quest'ultimo noto come Summer Demos, trafugati da una fonte due tracce senza mix, probabilmente da qualcuno vicino alla band, e messi in Rete favorendone lo scambio tra gli appassionati. E' ovvio che la qualità fosse quella di un bootleg, relegandoli al valore di un compendio per completisti. Ma adesso il box set rimedia con un mix ed una masterizzazione ufficiali che trasforma questi nastri in un tassello integrante nella discografia del gruppo.
Per l'ascoltatore occasionale alla fine dei conti Landscape Tantrums non rappresenta una reale novità, in quanto non si parla di vero e proprio materiale inedito, ma il suo valore è piuttosto storico e filologico, un documento che ci permette di andare ancora più a fondo nella genesi di quello che rimane senza mezzi termini un capolavoro ed una pietra miliare del prog rock di questo secolo. Al di là dei gusti soggettivi De-Loused In The Comatorium rappresenta oggettivamente un'opera, oggi come ieri, innovativa e rivoluzionaria, qualcosa di mai sentito, un punto di svolta nella linea temporale della storia del prog della stessa portata di In the Court of the Crimson King, dato che la sua influenza risuona ancora oggi su gran parte della musica alternativa e indipendente americana.
Per comprendere la genesi di FRANCES THE MUTE si deve risalire al tour che accompagnò DE-LOUSED IN THE COMATORIUM. I The Mars Volta con quel capolavoro avevano lasciato intendere una propensione verso i trip psichedelici strumentali ed infatti i brani dal vivo erano dilatati all’inverosimile, dando libero spazio a improvvisazioni, tanto che la sola Cicatriz ESP poteva toccare più volte i quaranta minuti di durata. Dai bootleg di quei concerti, ma anche dal successivo live ufficiale SCABDATES (novembre 2005), è possibile rendersi conto di come gran parte del materiale finito poi su FRANCES THE MUTE sia stato estrapolato dalle improvvisazioni strumentali suonate dal vivo (ad esempio la parte centrale di Cygnus...Vismund Cygnus veniva inserita all’interno di Drunkship of Lanterns).
Il processo di produzione di FRANCES THE MUTE, del quale Omar Rodriguez-Lopez si assunse tutta la responsabilità, fu alquanto elaborato, registrato tra il gennaio e l’ottobre 2004 in otto studi sparsi tra Australia, Porto Rico e Stati Uniti. Ogni strumentista provò e registrò le proprie parti isolato dagli altri membri del gruppo, ascoltando il risultato di ogni brano completo solo a prodotto finito. Questa metodologia di lavoro, che in un certo modo si ispirava a quella utilizzata anche da Miles Davis, non fu presa in considerazione invece per il lungo tronco strumentale di Cassandra Gemini che era essenzialmente una jam editata in studio. Ancora una volta nell’album comparivano come ospiti Lenny Castro, John Frusciante, Flea (che suona la tromba su The Widow e Miranda That Ghost Just isn’t Holy Anymore), già presenti nel precedente, con l’aggiunta di Adrián Terrazas-González (ai fiati), poi reclutato come membro effettivo del gruppo. Rodriguez-Lopez riuscì ad invitare persino il pianista salsero Larry Harlow, da lui molto ammirato, che suonò su L’ Via L’ Viaquez e Cassandra Gemini. L’immagine della copertina era di nuovo opera di Storm Thorgerson (così come tutte le foto interne) e prendeva vagamente spunto dal dipinto “Gli Amanti” di René Magritte.
FRANCES THE MUTE era, ancora una volta, un concept album legato ad una vicenda capitata a Jeremy Michael Ward. Prima di fare il musicista, Ward, lavorando come recuperatore (repo-man), trovò un diario nel sedile posteriore di una macchina. L’autore, essendo stato adottato, raccontava la propria storia personale alla ricerca dei suoi veri genitori biologici. Ward, che era stato a sua volta adottato, fu spinto a tenere quel diario, trovando molti punti in comune con l’ignoto autore. Questo curioso episodio divenne il fulcro attorno al quale ruota FRANCES THE MUTE e dove i nomi citati nei titoli dei brani ritraggono dei veri personaggi. Quindi non era neanche del tutto esatto parlare di concept album delimitato da un inizio ed una fine, ma ci veniva piuttosto mostrata una serie di vignette o quadri, ognuna con la propria storia. A fare da minimo comune denominatore la figura della madre (i nomi femminili sono quelli più ricorrenti nei titoli), vista come origine della vita. Per l’album Cedric Bixler-Zavala usò per la prima volta liriche in inglese e spagnolo combinate insieme. Essendo nato e cresciuto in una città al confine con il Messico (El Paso) era quasi una cosa naturale in quel posto parlare due lingue; inoltre suo padre era un insegnante di educazione bilingue e anche sua madre era solita parlare sia l’inglese che lo spagnolo. Già ai tempi della scuola Bixler-Zavala e Rodriguez-Lopez si esprimevano tra di loro in una sorta di “spanglish” quasi come una forma di codice segreto.
Bixler-Zavala spiegò così l’origine del concept: “Jeremy un giorno trovò questo diario. A mano a mano che procedeva nella lettura, scopriva molti tratti comuni tra lui e l’autore. Alla fine ha deciso che potevamo leggerlo anche noi e ricostruire storie da quelle storie. Noi abbiamo preso i nomi all’interno del diario e creato i titoli delle canzoni che, a loro volta, sono diventate titoli di capitoli immaginari”.
Come seconda prova si può teorizzare che FRANCES THE MUTE, pubblicato il primo marzo 2005, fu per i The Mars Volta l’equivalente artistico di IN THE WAKE OF POSEIDON per i King Crimson. Alcune idee musicali erano ricalcate dal primo album, ma tutto era portato a livelli estetici smisurati: nei suoi settantasette minuti di durata si espandevano cinque tracce di rock ipercinetico, ambient abissale, jazz-core, sperimentazione psichedelica, musiche latine, mariachi e western (da ricordare che nel tour di DE-LOUSED IN THE COMATORIUM i The Mars Volta utilizzavano come introduzione il tema principale del film “Per un Pugno di Dollari” scritto da Ennio Morricone). In particolare, la dolente ballata dall’impronta floydiana Miranda That Ghost Just isn’t Holy Anymore – che prende avvio dopo quattro minuti di rumore – e The Widow erano le dirette interessate per quel che riguarda l’influenza latino americana, mentre l’apoteosi veniva raggiunta su L’ Via L’ Viaquez, un potente rock-salsa che marcava ancora di più il proprio esotismo grazie al cantato in spagnolo di Bixler-Zavala.
La furia punk hardcore dei The Mars Volta si attaccava questa volta ai groove space rock di Cygnus…Vismund Cygnus e alle dilatazioni da caos primigenio di Cassandra Gemini. La batteria di Theodore ritornava alle sue ritmiche spasmodiche e la chitarra di Rodriguez-Lopez si inerpicava nelle abituali contorsioni sonore come un Robert Fripp intento a suonare salsa psichedelica. Per dare maggior risalto alla mezz’ora di epica drammaticità di Cassandra Gemini, i The Mars Volta utilizzarono per la prima volta anche una sezione di fiati e una di archi.
Nella sua lunga durata però FRANCES THE MUTE difettava paradossalmente in varietà, non offrendo la ricchezza di spunti tematici presente su DE-LOUSED IN THE COMATORIUM. Ogni brano era allungato da intro e outro ambientali con loop, rumori e suoni manipolati e, fondamentalmente, aggiungendo intermezzi strumentali a strutture tematiche abbastanza convenzionali formate da strofa e ritornello. Il brano che dava il titolo all’album, che inizialmente avrebbe dovuto comparire in apertura, fu in seguito lasciato fuori di proposito e realizzato sotto forma di lato B del singolo The Widow. Come il booklet scritto per DE-LOUSED IN THE COMATORIUM, esso doveva servire, a detta della band, come “decoder track”, in altre parole come un’appendice per interpretare il concept trattato su FRANCES THE MUTE. Nei suoi quattordici minuti e mezzo rappresentava uno dei brani più riusciti partorito dalle sessioni per il secondo album.
Non credo di essere stato l'unico scettico leggendo la notizia di un nuovo album degli At the Drive-In a distanza di diciassette anni da Relationship of Command, eppure, devo ammettere, non hanno deluso le aspettative, almeno le mie. Da veri professionisti, gli At the Drive-In hanno sfornato un lavoro ineccepibile che riparte esattamente da dove eravamo rimasti, logicamente con il carico e l'esperienza di qualche anno in più. Perché non c'è delusione? Forse perché in•ter a•li•a è un album da non perdere? No. Molto semplicemente, è un album che ti dà ciò che vuoi sentire da una band come gli At the Drive-In. Puro e semplice. Curioso che a riprendere il discorso dove era stato interrotto siano stati gli stessi due membri che all'epoca vollero troncare ogni rapporto con quel gruppo (ossia Rodriguez Lopez e Bixler-Zavala), mentre chi avrebbe voluto continuare è oggi assente (Jim Ward, il quale si è persino astenuto da ogni commento, negandosi ad un'intervista del New York Times con tutta la band).
Per recensire in•ter a•li•a ribadisco quanto scritto a dicembre in occasione dell'uscita del primo singolo Governed by Contagions: "Tutto sembra avvolto da
una gran voglia di preservare quello che è stato: l'ermetismo sociale e
urbano evocato dal titolo e dai testi di Bixler-Zavala, la chitarra
stridente di Rodriguez-Lopez e quell'atteggiamento post punk
sottolineato dalle ritmiche e dalla metrica irregolare del cantato.
Insomma, gli At the Drive-In sono tornati indietro al primo lustro degli
anni Zero e sarà un piacere ascoltare con curiosità il loro nuovo
imminente album, pubblicato via Rise Records e
prodotto da Omar Rodriguez-Lopez e Rich Costey. La cosa che fa più male
però, e si sente, è l'assenza di Jim Ward, dalla quale forse non mi
riprenderò del tutto: una cosa è non vederlo sul palco accanto agli
altri, un'altra è non averlo in studio durante il processo di
composizione, in fase di registrazione e nel ruolo di voce comprimaria."
E' proprio così: tornano i gloriosi testi in formato criptico di Bixler-Zavala, questa volta influenzati dall'opera di Philp K. Dick poiché "la sua visione è la più paranoica e la più vicina alla realtà odierna", torna persino l'artista Damon Loks che si era occupato dell'artwork di Relationship of Command, manca solo Ward (al suo posto alla chitarra c'è Keeley Davis che aveva militato negli Sparta). E dire che la voce un po' acciaccata dagli anni di Bixler-Zavala avrebbe tratto giovamento da qualche attimo di pausa. Tutto è comunque ben preservato, anche la rabbia sembra genuina: gli At the Drive-In non sono più dei ragazzini punk che si dimenano febbrilmente come dei tossici tarantolati, ma degli adulti consapevolmente incazzati, dato che il mondo di oggi gliene dà motivo.
A dirla tutta No Wolf Like the Present non apre il disco nel modo epico che ci si aspetterebbe: è un veloce punk memore delle cose più semplici che Bixler-Zavala e Rodriguez-Lopez hanno realizzato nella parentesi Antemasque. A partire da Continuum comincia a farsi largo quella visceralità trasmessa dal cantato da comizio di Bixler-Zavala insieme alle chitarre contorte e deraglianti che poi ritornano su Call Broken Arrow e Pendulum in Peasant Dress. Arrivati a Tilting at the Univendor l'album imbocca il giusto indirizzo in quello che è di sicuro il pezzo più riuscito, insieme a Torrentially Cutshow, nel ricreare quel surrogato di hardcore melodico che si piazzava al confine tra In-Casino-Out e Vaya EP. Avendo questi due pezzi come termine di paragone si percepisce una certa atmosfera da esercizio di stile in altri episodi come Incurably Innocent, Hostage Stamps e Holttzclaw. Esercizio portato a termine a pieni voti, ben inteso: solo Bixler-Zavala e Rodriguez-Lopez, dopo aver rivoluzionato il progressive rock da indomiti guastatori con i The Mars Volta, sanno ancora come riportare a galla la loro natura hardcore delle origini.
L'unico appunto, che forse apparirà chiaro ad alcuni o negato e nascosto dal subconscio ad altri, è che gli At the Drive-In hanno spogliato in•ter a•li•a delle sperimentazione più ardite di Relationship of Command e lo hanno rivestito come una versione aggiornata di In-Casino-Out, ma senza quella sua immane drammaticità emotiva. Ne viene fuori un post hardcore prodotto benissimo, di nuovo senza sovranincisioni che ne camufferebbero l'urgenza genuina punk, ma impacchettato in una veste più presentabile e accattivante, come se fosse diventato improvvisamente popolare anche al di fuori della scena alternativa.
Quando, all'inizio dell'anno, gli At the Drive-In annunciarono un nuovo tour e, in appendice quasi a sorpresa, un nuovo album, i miei sentimenti hanno preso due direzioni contrastanti. Nulla da dire sui concerti, anche perché i Nostri erano già tornati insieme nel 2012 per suonare in qualche festival. Più scettico invece mi ha lasciato la notizia dell'album. La cosa mi faceva piacere, per carità, ma la domanda che mi ponevo era: che significato avrebbe in questo momento un album degli At the Drive-In? Un quesito non scontato e che non puoi associare a chiunque, ma solo ad una band che ha alle spalle una storia come gli ATD-I. Una storia interrotta sedici anni fa all'apice del successo dovuta ad un album, Relationship of Command, che ha rappresentato uno spartiacque nella storia del post hardcore dopo del quale nulla è stato più come prima all'interno del genere: è successo tutto e il contrario di tutto, a partire dai due gruppi che sorsero dalle macerie degli ATD-I, i The Mars Volta e gli Sparta.
Quindi che senso ha oggi un album degli ATD-I? Avranno ancora qualcosa da dire o si accontenteranno di alimentare il fuoco del post hardcore con un hype spropositato? Una parziale risposta l'abbiamo avuto dal nuovo singolo pubblicato ieri Governed by Contagions. Tutto sembra avvolto da una gran voglia di preservare quello che è stato: l'ermetismo sociale e urbano evocato dal titolo e dai testi di Bixler Zavala, la chitarra stridente di Rodriguez-Lopez e quell'atteggiamento post punk sottolineato dalle ritmiche e dalla metrica irregolare del cantato. Insomma, gli At the Drive-In sono tornati indietro al primo lustro degli anni Zero e sarà un piacere ascoltare con curiosità il loro nuovo imminente album ancora senza titolo, pubblicato via Rise Records e prodotto da Omar Rodriguez-Lopez e Rich Costey. La cosa che fa più male però, e si sente, è l'assenza di Jim Ward, della quale forse non mi riprenderò del tutto: una cosa è non vederlo sul palco accanto agli altri, un'altra è non averlo in studio durante il processo di composizione, in fase di registrazione e nel ruolo di voce comprimaria.
Come spero saprete il 10 novembre è uscito ufficialmente il primo album degli ANTEMASQUE, il nuovo progetto musicale di Omar Rodríguez-Lopez e Cedric Bixler-Zavala dopo lo scioglimento dei The Mars Volta. La primavera scorsa il debutto degli ANTEMASQUE aveva creato un po' di scompiglio apparendo e scomparendo immediatamente da Bandcamp. Ora, con la pubblicazione ufficiale, si sono aggiunte all'album due nuove tracce dal titolo Domino Rain e Hung in Effigy che potete ascoltare di seguito.
Ma le notizie non si fermano qui. Il gruppo è partito in un tour promozionale includendo, insieme a Dave Elitch alla batteria, il fratello di Omar, Marfred Rodríguez-Lopez al basso. In più si vocifera che il secondo LP sia quasi pronto, prospettando una probabile pubblicazione per aprile 2015.
Intanto ecco la mia recensione a ANTEMASQUE tratta da www.opento.it:
Quando uscì Noctourniquet, ultimo album in studio dei The Mars Volta, il frontman Cedric Bixler Zavala battezzò il suo sound come “il punk rock del futuro”. Poi l'improvviso annuncio dello scioglimento, fatto tramite messaggi stizziti dello stesso Bixler via Twitter, infastidito dal fatto che Rodriguez-Lopez anteponesse ai Mars Volta il progetto Bosnian Rainbows formato con la Butcherette Teri Gender Bender, rivelatosi un mezzo passo falso. Altrettanto improvvisamente, quando sembrava che tra i due fosse finita, Bixler e Rodriguez-Lopez sono tornati insieme in un nuovo gruppo: gli Antemasque, facendo trapelare via web lo scorso aprile quattro nuove tracce. Coinvolto nel progetto anche l’ex Mars Volta Dave Elitch alla batteria e, presente solo in qualche brano, l’ospite Flea dei Red Hot Chili Peppers al basso (che aveva già suonato su De-Loused in the Comatorium). Un nuovo inizio quindi, una terza incarnazione che riparte dal percorso tracciato da Noctourniquet. Ma, rispetto a quel punk rock futurista, qui si fa un passo indietro. E non necessariamente in modo negativo. Via le velleità progressive, sfrondate le derive psichedeliche, le canzoni di questo mini-album appaiono secche e senza fronzoli. Come dice Rodriguez-Lopez “è come se i Mars Volta e gli At the Drive-In avessero avuto un figlio”.
Antemasque dà l'impressione di un album registrato molto in fretta con l'urgenza di mettere su nastro riff asciutti e arpeggi frenetici, che dal puro istinto generano impensabili inni post punk dal sapore immortale come 4AM, In the Lurch e I Got No Remorse. Anche l'approccio ai brani ricalca una certa filosofia punk con arrangiamenti basilari, senza molte sovraincisioni, pochi ed essenziali take capaci di tirar fuori vigorosi chorus di rock anthemico tipo Ride Like the Devil’s Son, 50000 Kilowatts e Rome Armed to the Teeth. La chitarra di Rodriguez-Lopez mette da parte le astrattezze free form per dar corpo ad un rock primordiale (Memento Mori), salvo poi ritornare all’ombra dei Mars Volta nell’oscura psichedelia di Providence e nel funk crimsoniano di People Forget. Bixler si adegua cantando con voce rauca, ma mai rabbiosa e c’è anche lo spazio per la ballata dal gusto zeppeliniano Drown All Your Witches. Per quanto questa nuova band possa beneficiare di un’immediatezza che gli altri progetti del duo non aveva, tra le sue pieghe si possono rintracciare, ad ogni nuovo ascolto, tutte le peculiarità delle loro complesse peregrinazioni sonore. Davvero sorprendente.
Quello che sembrava un sodalizio ormai finito si è improvvisamente riconciliato. Gli ex Mars Volta Cedric Bixler (impegnato attualmente con la sua nuova band Zavalaz) e Omar Rodriuguez-Lopez (impegnato con i Bosnian Rainbows) hanno reclutato il bassista Flea (Red Hot Chili Peppers), il batterista Dave Elitch (anche lui ex Mars Volta) e sono tornati a registrare insieme con il nome Antemasque. Per ora è trapelato solo questo singolo ed è abbastanza differente dalla linea del loro gruppo precedente.
Un brevissimo brano post hardcore che comunque non cerca neanche di ricalcare le elucubrazioni enfatiche degli At the Drive-In. Niente di particolarmente originale, ma attendiamo il resto con trepidazione.
edit 16/04/14
Infine ecco le prime quattro tracce rese note tratte dall'album omonimo che uscirà il 15 luglio
Proprio un anno fa gioivamo della reunion degli At the Drive-In anche se solo per una serie di concerti, oggi invece ci tocca la bomba di Cedric Bixler che, tramite il suo profilo twitter, annuncia terminata la sua esperienza nei Mars Volta e, quindi, il loro conseguente scioglimento. Sarà un caso, ma proprio ieri la nuova band di Omar Rodriguez-Lopez, Bosnian Rainbows, alla quale Bixler fa polemicamente riferimento nella sua dichiarazione (vedi in fondo al post), ha presentato il suo primo singolo. Ma qui non vogliamo indagare le eventuali responsabilità imputate a tale decisione, qui parliamo degli ormai defunti Mars Volta.
La cosa più importante che mi hanno insegnato i Mars Volta è che una delle più grosse balle in campo musicale è sentir ripetere il ritornello che il rock è morto e che ormai tutto è stato provato. Ricordo ancora la prima volta che ascoltai De-loused in the Comatorium come una delle esperienze musicali più gratificanti che abbia mai provato. Rimasi sbalordito, attonito e ammirato. Ecco, credo che quando ancora oggi un album riesce a stupirti questa è la prova tangibile che il rock abbia ancora molto da dire. E' vero che in questo esordio spettacolare si possono rintracciare chiaramente riferimenti a grandi band del passato, ma credo che nella musica non sia solamente importante quanto tu sia originale, ma anche come la tua sensibilità ti permette di trasfigurare gli insegnamenti dei tuoi maestri. Anche se non inventi nulla di nuovo ma riesci a rendere attuale un linguaggio datato, il risultato può essere altrettanto efficace.
Cedric Bixler e Omar Rodriguez-Lopez sono stati degli innovatori su questo fronte, sia con i Mars Volta che con gli At the Drive-In. Senza i Mars Volta questo blog non esisterebbe, ma, soprattutto, neanche tanti altri gruppi che compaiono qui. De-Loused in the Comatorium, oltre ad essere una pietra miliare della storia del rock, ha fondato e alla stesso tempo definito un nuovo genere. I Mars Volta in questo disco hanno fuso spregiudicatamente hardcore punk, psichedelia e progressive, polo negativo e polo positivo, con risultati spettacolari e inaspettati. Il duo Bixler Zavala/Rodriguez-Lopez ha in pratica marcato una linea sul terreno, dando la direzione a decine di epigoni ed emuli, ma nessuno (neanche gli stessi Mars Volta) è riuscito ad avvicinarsi a quella perfezione.
A giugno di quest'anno De-Loused in the Comatorium compirà 10 anni e riascoltato oggi non ha perso un briciolo della sua potenza deflagrante. In 60 frenetici minuti i Mars Volta reinventarono il rock per l'uomo schizoide del ventunesimo secolo cantato dai King Crimson. Dopo di ciò ci fu il bel tentativo di spingersi (troppo) oltre con Frances the Mute, lavoro eccessivo e affascinante. Ma si capì che il gruppo aveva già dato di tutto e di più con l'opera prima (anche se dietro c'erano anni d'esperienza con gli At the Drive-In), troppo perfetta per essere superata.
I Mars Volta già da qualche anno non erano più quelli di un tempo. La loro musica era diventata distaccata, virtuosa e sperimentale per il solo gusto di esserlo. Anche le nuove formule che la band ha cercato di testare, passando dal jazz-core prima e dal post punk psichedelico poi, erano diventate un compiaciuto esercizio di stile. Detto ciò, comunque, era bello sapere che ci fossero e sentire la loro presenza. Come una persona che non vedi più da tanto tempo: sai che è da qualche parte e sai che un giorno, prima o poi, la potresti rivedere.
Quello che riserva il futuro è già noto: Rodriguez-Lopez continuerà nelle propria prolifica carriera solista e non. Bixler dal canto suo ha dichiarato di aver già pronto un nuovo progetto come solista che molto presto vedrà la luce. Ma queste, ormai, sono altre storie.
Cedric Bixler-Zavala full Twitter statement: Thank u 2 all VOLTA fans u deserved more especially after the way u rooted for us on this album. I tried my hardest to keep it going but Bosnian Rainbows was what we all got instead. I can’t sit here and pretend any more. I no longer am a member of Mars Volta. I honestly thank all of you for buying our records and coming to our shows. You guys were a blast to play in front of. We could never had done it with out you. My dream was to get us to the point were Jon Theodore and Ikey Owens came back but sadly it’s over. Thank u a million times over for ever giving a fuck about our band. For the record I tried my hardest to get a full scale North American tour going for Noctourniquet but Omar did not want to. I guess a break from mars volta means starting another band and ignoring all the support the fans gave us. I tried my hardest guys. All I can do is move forward with my music and just be happy that mars volta ever happened at all. God Damn we had a blast. Thank u again. And no I’m not joking about any of this, I owe it 2 u guys to all fans to be serious about this. Thank u to all past members who helped Volta along as well. we blasted through like a comet and left our mark! If u ever see me in person and want to know why I’ll tell u my story. Please just be happy that it happened at all remember all the opposition we were met with for just starting a new band back in 2001.(sic)
In attesa dell'esibizione a Coachella questo fine settimana, gli At the Drive In hanno iniziato ad Austin il loro tour. Dato che il secondo weekend di Coachella concide con il Record Store Day, per l'evento sarà ristampata in vinile 7" un'edizione limitata a 500 copie dell'EP Vaya del 1999. Ecco le prime immagini trapelate dallo show e la setlist:
Arc Arsenal Pattern AgainstUSer Chanbara Lopsided Sleepwalk Capsules Napoleon Solo Quarantined Rascuache 198d Enfilade Metronome Arthritis Pickpocket Non Zero Possibility One Armed Scissor Catacombs
Anywhere è un nuovo supergruppo fondato dal chitarrista Christian Eric Beaulieu della band Triclops! insieme a Cedric Bixler-Zavala (voce, batteria) con l'aggiunta del leggendario bassista Mike Watt (minuteman, fIREHOSE) e l'ospite alla voce Rachel Fannan (ex-Sleepy Sun). Dopo aver realizzato due singoli a 7", pubblicheranno l'omonimo album di debutto il 14 maggio via ATP Recordings. L'album avrà una speciale pubblicazione per il Record Store Day il 21 aprile, con un'edizione limitata in 500 copie di vinile colorato. Intanto è possibile ascoltare la title-track:
1. Pyramid Mirrors 2. Rosa Rugosa 3. Khamsin 4. Dead Golden West 5. Anywhere 6. Shaman Mantra 7. Infrared Moses
BIO: Anywhere began as a LA/SF collaborative project started by musicians Christian Eric Beaulieu and Cedric Bixler Zavala. Fresh off years of writing and touring as co-founder of Bay Area acid punk extremists Triclops!, Christian decided to immerse himself in the resonant universe of acoustic guitar and began performing solo under the moniker Liquid Indian. In early 2010 while in Los Angeles to perform at an art opening of mutual friend artist Sonny Kay, he befriended Cedric (singer of The Mars Volta) who was a DJ for the event. The two exchanged numbers and planned to record something acoustic rooted in the open tuning, eastern raga style Christian was delving into. Months later the pair met in Los Angeles, enlisted the mobile engineering talent of Toshi Kasai (Big Business) and tracked the new material in 2 days at The Melvins practice space in downtown Los Angeles. During that same visit Christian played live on "The Watt from Pedro Show" as the musical guest of Mike Watt (of The Stooges, fIREHOSE, Minutemen).
After the show before leaving San Pedro, Christian realized they needed bass for the recordings and boldly asked Watt if he'd contribute. Watt agreed immediately and a few months later delivered the entire projects bass tracks. Returning to San Francisco, Christian decided to reach out to vocalist Rachel Fannan, who had recently parted ways with Bay Area psych rockers Sleepy Sun and had relocated to Los Angeles. Having never met Christian before, Rachel generously contributed vocals to two of the songs, while Cedric performed vocals on three tracks leaving the rest to exist as instrumentals. While searching for a label to release the album, Christian solicited the talent of SF psychedelic poster artist Alan Forbes. During a meeting to discuss art concepts, Alan revealed that he, along with his Secret Serpents business partner Justin Mcneal, had started a label called Valley King Records. They agreed to release a pair of singles as a series of limited edition silk-screened cover 7"s, all signed and hand numbered by Forbes.
The music captured on this material is anethereal, resonant execution of what could be described as eastern acoustic punk. Likened to the voyeurism of Sandy Bull, Sir Richard Bishop, or Jack Rose style raga's reinterpreted at times with Drive Like Jehu, Minutemen punk velocity, other moments emotionally spiraling toward a haunting, ethereal beauty akin to Vashti Bunyan lost in the desert of a desolate western. Blending acoustic and minimal electric guitars with a multitude of percussion instrumentation, digital tabla machines, sci fi electronics and feedback, this avant garde collective of envelope pushing splatter artists have created a new presence. Modern mantras of electric silence that fuse consciousness into a recording of vibrant, transitional material, blending geographic as well as cultural diversity. The sound of stillness amidst chaos, light below the depths, dancing full circle into the center of what could only be called Anywhere.
Allora la situazione è questa. La miglior post hardcore band di fine millennio è tornata insieme per suonare alcuni concerti le cui date saranno annunciate prossimamente. La notizia trapelata ieri è stata accolta con naturale scetticismo da molti, in quanto è ormai dal 2009 che si specula su questa reunion. Ovvero da quando, prima Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler poi (aka The Mars Volta), dichiararono che non avrebbero avuto nulla in contrario nell'essere coinvolti in una possibile reunion, lasciando aperta qualsiasi opzione. Lo stesso Bixler, che aveva ammesso di aver avuto degli attriti con alcuni membri della band, si è scusato per i suoi comportamenti e, a quanto pare, l'armonia è tornata.
Ciò che personalmente mi è sembrato strano è l'approvazione da parte di Jim Ward (che fondò gli Sparta con i rimanenti ATD-I) che, interpellato sulla questione, aveva escluso categoricamente il suo coinvolgimento per una eventuale reunion. A quanto pare, però, l'ascia di guerra è stata seppellita molto bene perchè non solo è sorto da poco un sito-teaser e un account Twitter che sta macinando follower di minuto in minuto, ma c'è anche questo messaggio nell'account ufficiale di Rodriguez-Lopez che fuga ogni dubbio residuo. Insomma, se questa fosse una colossale presa in giro è uno scherzo molto crudele e il primo aprile è ancora lontano.
E non è finita qui perchè i Mars Volta hanno il nuovo album in uscita probabilmente il 27 marzo o comunque entro l'anno. Gli Sparta sono tornati insieme l'anno scorso per alcuni concerti e sembra stiano registrando un nuovo album. Insomma, difficile che questa reunion vada oltre un tour celebrativo con gli impegni impellenti delle due band generate dallo scisma. Ma non si può mai sapere, sai mica che si trovino di nuovo bene tra loro e decidano di tornare in studio...
Intanto festeggiamo!
(P.S. a tutti i David Letterman wannabe italiani: beccatevi questo!)
Oggigiorno le vie di mezzo sono più vive che mai e chi dubita che esista un sottogenere come il progressive punk è in grave errore. Ma come è possibile riconoscerlo? Un tempo i due generi erano nemici giurati, oggi invece si uniscono in una delle più felici intuizioni dai tempi del prog metal. La progenie di questa unione quasi impossibile va rintracciata nel passaggio che portò il punk rock all'hardcore, che poi a sua volta creò una frangia meno estrema denominata emocore, rappresentata da gruppi come Rites of Spring e Sunny Day Real Estate. Il progressive punk nasce quindi dallo studio di soluzioni più approfondite dell'emocore, che è il suo antenato, nel quale erano già presenti propensioni verso germi progressivi. A tutto ciò si aggiungono ritmiche involute e cambi tematici repentini con in più melodie più marcate, arrangiamenti ambiziosi abbinati a velleità intellettuali ed il gioco è fatto. Dal punto di vista musicale la funzione degli strumenti scardina la centralità dell'accordo e ognuno è impegnato in un assolo personale. La batteria e il basso devono pulsare tempi talvolta cervellotici e rimanere costantemente in primo piano e spesso sono loro i protagonisti. La chitarra è assoggettata alla ritmica, ma il suo ruolo e la sua funzione cambiano. Invece che tenere le battute suonando accordi completi, il tessuto armonico è tenuto assieme dagli arpeggi che sottolineano e soddisfano le bizzarre metriche dei brani. Altre volte, nei casi più estremi, la chitarra è impegnata in un continuo assolo per tutto il pezzo, con note lunghe o fraseggi distorti, sottolineando la funzione primaria della sezione ritmica. L'unica cosa che rimane costante anche nel progressive punk è il riff, un marchio ormai divenuto indispensabile nel linguaggio rock.
Tralasciando il preistorico vagito di band come Black Flag, Hüsker Dü e Minutemen, ancora troppo legati ad un'estetica punk rock, direi che i principali sviluppatori di questo genere sono stati Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler-Zavala. Prima nelle fila degli At the Drive-In con il seminale Relationship of Command, poi come proprietari della sigla The Mars Volta con il capolavoro De-Loused in the Comatorium. Da qui sono sorti altri gruppi che, in modo quasi epigonico, hanno seguito le medesime coordinate. Molto spesso queste band vengono descritte con un insieme di generi, tra i quali il troppo abusato e semplicistico "alternative", ma mai con uno ben definito. Credo che il termine progressive punk possa racchiudere in un colpo solo l'appartenenza stilistica di queste band. Alla testa si trovano i Coheed & Cambria (anche se il loro esordio precede quello dei Mars Volta) che hanno abbracciato un sound ancor più progressivo e tecnico con riferimenti persino ai Rush. Tra gli americani includerei anche Circa Survive, The Dear Hunter, Brazil, Kaddisfly, mentre tra gli inglesi, con una visione marcatamente più radicale orientata verso il punk, Biffy Clyro, Reuben, Oceansize. Gli Oceansize sono un altro esempio efficace di progressive punk, dato che la loro musica è così sfaccettata, personale e poliedrica da non poter essere inclusa nè tra le fila del metal, nè tra quelle dell'emocore. Il progressive punk si distingue dal metal o dal nu-metal per un fattore emozionale più prominente. Mentre il metal ha un sound più freddo e calcolatore, l'altro è più sanguigno e selvaggio, ma allo stesso tempo ha una componente intellettuale che il metal non conosce. Per fare un altro esempio, riferito questa volta all'emocore, prendete il caso di Casey Crescenzo che ha lasciato i The Receiving End of Sirens per dedicarsi ai The Dear Hunter. I primi su Between the Heart and the Synapse pur abbracciando un rock abbastanza variegato, rimangono ancorati all'emocore. I Dear Hunter al contrario, per stessa ammissione di Crescenzo, sondano delle soluzioni formali e stilistche più profonde e danno più spazio alla creatività.
Come si può vedere nella lista che segue, il 2007 è stato un anno molto proficuo per il progressive punk, dato che quasi tutte le band principali hanno pubblicato degli ottimi lavori. Il 2008 di conseguenza è stato piuttosto avaro di uscite per questo genere. Si potrebbe citare Faces dei Mt. Helium, un album tutt'altro che fondamentale, ma è il primo che mi è venuto in mente e poi non è così malaccio. I Mt. Helium possono essere considerati una delle propaggini minori del prog punk, provenendo dall'esperienza nu-metal degli Apex Theory. Art Karamian (chitarra e voce), David Hakopyan (basso) e Sammy J. Watson (batteria) hanno così proseguito senza Ontronik Khachaturian, cambiando il proprio nome. Faces rimane quindi legato ad un retaggio nu-metal, pur traendo linfa dalla lezione dei Mars Volta e si basa su atmosfere heavy, molto melodrammatiche, con l'ossessionante pulsare di basso e batteria costantemente in rilievo. L'album adotta un sound solenne e robotico, con spasmi e tecnicismi che si pongono al confine tra metal e punk progressive, risultando un ibrido difficile da inserire nell'uno o nell'altro genere. Faces segna perciò una presa di posizione indecisa, che arriva inoltre troppo in ritardo rispetto ai colleghi. In pratica quando ognuno di loro ha già detto la sua sull'argomento e, tra l'altro, in modo molto incisivo.
Minima discografia progressive punk:
At the Drive-In - Relationship of Command (2000) The Mars Volta - De-Loused in the Comatorium (2003) Oceansize - Effloresce (2003) Oceansize - Everyone Into Position (2005) Oceansize - Frames (2007) Coheed & Cambria - The Second Stage Turbine Blade (2002) Coheed & Cambria - In Keeping Secrets of Silent Earth: 3 (2003) Biffy Clyro - The Vertigo of Bliss (2003) Biffy Clyro - Infinity Land (2004) Circa Survive - Juturna (2005) Circa Survive - On Letting Go (2007) Kaddisfly - Buy Our Intention; We'll Buy You a Unicorn (2005) Kaddisfly - Set Sail the Prairie (2007) Damiera - M(US)IC (2007) Reuben - In Nothing We Trust (2007) The Dear Hunter - Act I: The Lake South, The River North (2006) The Dear Hunter - Act II: The Meaning of, and All Things Regarding Ms. Leading (2007) The Sound Of Animals Fighting - The Ocean and the Sun (2008)
Approfitto della recente pubblicazione dell'EP Mums' Bad Punk Music per parlare dei Sucioperro, o meglio di una canzone in particolare contenuta nel loro primo (e finora unico) album uscito un paio di anni fa con il titolo di Random Acts of Intimacy. Il pezzo che ha attratto la mia attenzione è The Drop (uscito anche come singolo). Per due motivi: perché è un pezzo rock assolutamente irresistibile, ma più ancora perché ha una struttura non convenzionale per una canzone così breve (tre minuti e mezzo circa). Un altro gruppo, una volta accortosi di avere tra le mani una bomba, si sarebbe accontentato di proporre il classico strofa-ritornello-ponte, riassumibile generalmente con la formula ABABCB. I Sucioperro no. Quello a cui loro interessa è solo ripetere il contagioso ritornello, per il resto si preoccupano di variare ogni strofa con uno schema formale traducibile in ABCBDB. Quindi nessuna strofa vera e propria e nessun bridge.
Auspicherei che altri gruppi più famosi seguissero questo esempio, rendendo le loro rock songs meno scontate, ma non lo fanno un pò per paura di affrontare con decisione le certezze proprie della commercialità e un pò per pigrizia.
Eppure il "gioco" dei Sucioperro non è tanto complicato, è l'uovo di Colombo: una variazione sul tema. A livello armonico infatti la canzone si basa su un solo accordo di La 9/4+ attorno al quale ruota in maniera variabile la parte del basso con le note di Do#-Fa#-Si-Mi. Come esempio simile, non a livello armonico ma bensì strutturale, mi viene in mente One Armed Scissor degli At The Drive-In che adotta la stessa tattica de-strutturata (se confrontata naturalmente ad una qualsiasi canzone scelta come singolo).
Ma i Sucioperro non si fermano a The Drop: tutte le canzoni di Random Acts of Intimacy possiedono un struttura poco ortodossa: Grace and Out of Me declama il ritornello solo una volta (quello finale si può giudicare una variante acustica), Wolf Carnival e Tem V Com sono costruite più o meno come The Drop e così via.
I Sucioperro potevano presentarci un anonimo album di rock alternativo, ma questo piccolo particolare li ha salvati dalla routine.