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lunedì 9 marzo 2020
Jim Hart & Ivo Neame - Multiverse (2020)
Il coinvolgimento di Matt Calvert (chitarrista nei Three Trapped Tigers e negli Strobes) come produttore mi ha portato a conoscenza di questo album a firma di due importanti jazzisti come il pianista Ivo Neame e il vibrafonista e batterista Jim Hart. Calvert compare anche come ospite ai sintetizzatori e naturalmente la sua presenza, anche se come figura di contorno, avvicina Multiverse a quel math rock imparentato con il jazz in una linea di confine tra generi sempre più sottile e ormai quasi invisibile.
Come il suo titolo sta a suggerire, Multiverse attraversa una varietà di sfumature che vanno dal minimalismo di Steve Reich al complesso math rock degli Strobes. L'avant-garde delle composizioni si frattura in miniature di delicati e spigolosi contrasti di dissonanza e consonanza, messi a punto dall'impasto tra il vibrafono di Hart e i tanti registri pianistici di Neame nell'uso alternato di Fender Rhodes, Mellotron, organo Hammond e piano acustico. I due autori danno vita così, con gran maestria, ad un ottimo punto di incontro per chi ascolta jazz e ancora non sa cosa sia on non si è avvicinato al math rock e viceversa.
lunedì 22 ottobre 2018
Matt Calvert prima di Matt Calvert - The Heritage Orchestra e Evil Ex
Dato che sono rimasto colpito, ammirato (e chi più ne ha più ne metta) dall'abilità di Matt Calvert sia come esecutore che come compositore, dopo aver assimilato il suo ultimo recentissimo album Typewritten, ho deciso di andare a ritroso nella sua carriera di musicista e non ho potuto fare a meno di scoprire altre perle. Noto principalmente per essere il chitarrista dei Three Trapped Tigers e dei più recenti Strobes, Calvert ha mosso i primi passi con la The Heritage Orchestra, un collettivo di musicisti a formazione aperta, del quale fa ancora parte, il cui numero di elementi può variare a seconda delle occasioni. Come orchestra di impostazione classica, ha la particolarità di incorporare elementi e influssi moderni di popular music come soul, funk, jazz e l'album omonimo del 2006 rimane probabilmente il più rappresentativo per capire le sfumature che convergono nella Heritage Orchestra, in quanto è compilato da materiale originale e non da rivisitazioni come su quelli successivi. Calvert compare in veste di autore e co-autore di due esecuzioni straordinarie come D'Lin e Sky Breaks rispettivamente, prestando anche la sua chitarra per uno splendido solo in quest'ultima.
Il 2011 vede poi il vero e proprio esordio solista di Calvert con Bygones sotto lo pseudonimo di Evil Ex, dove fa tutto lui accompagnato solamente dalla batteria di Adam Betts, suo futuro compagno nei Three Trapped Tigers. Futuro perché, anche se Bygones è stato pubblicato nel 2011, la sua registrazione risale in realtà al 2007, quando ancora i TTT dovevano ancora realizzare il loro primo EP uscito nel 2008. Qui troviamo un Calvert sempre e(c)lettrico e in vena di decostruzioni avant-grade, ma ancora solo in avvicinamento al devastante sound IDM math rock del suo trio. Tra una rivisitazione elettro-minimale di D'Lin, quadri noise accostati a crescendo inesorabili e improvvisi assalti metallici il risultato è altrettanto epico, ma con un vezzo compositivo forse più vicino spiritualmente ai canoni e moduli della colta contemporanea che non al prog rock, facendone così un perfetto preludio elettrico speculare alla via acustica mostrata su Typewritten.
www.mattcalvert.co.uk
venerdì 12 ottobre 2018
Matt Calvert - Typewritten (2018)
Per chi non lo conoscesse Matt Calvert è il chitarrista degli straordinari Three Trapped Tigers, per chi invece ha già familiarità con il suo lavoro all'interno di quel gruppo avrà l'occasione di scoprire un lato inedito del musicista su Typewritten, il primo album firmato in solitaria a suo nome. Calvert infatti abbandona l'estetica di elettronica spinta del trio sperimentale e si dedica completamente alla strumentazione acustica, rimanendo però nel reame del math rock abbinato alla musica da camera e minimale.
Typewritten nasce dopo un lungo soggiorno berlinese di Calvert che, tornato nella natia Inghilterra, ha registrato le dieci tracce viaggiando tra Oxford, London, l'Alsazia, Berna e Berlino con la collaborazione di John Blease (batteria), Ben Trigg (violoncello), Jim Hart (vibrafono) , Tom Mason (contrabbasso), Raven Bush (violino), Julian Sartorius (percussioni) e Otis Sandjo (sassofono) i quali vanno a costituire un piccolo ensemble orchestrale. L'album in se è una riflessione moderna sulle possibilità della musica acustica utilizzata come ponte tra vari linguaggi jazz, classico e sperimentale. Lo stesso uso massiccio di armonici che Calvert espone con la sua chitarra su 12051 e su 12048 ci pone di fronte alla sua volontà di andare oltre la dimensione melodica dello strumento per abbinarla all'elemento ritmico.
Quest'ultimo è un altro aspetto prominente delle composizioni - e trattandosi di un artista che proviene dal math rock non poteva essere altrimenti - che in special modo su Suffer troviamo nel moto percussivo quasi circolare il quale tende a prendere il sopravvento. Anche i movimenti armonici e le progressioni di accordi di Mute Heart sembrano nascere dalle direttive dettate dai pattern percussivi, così come succede nelle sincopi poliritmiche di Yu or Me, fino ad arrivare al minimalismo di S Waltz che si sviluppa su temi di domanda e risposta tra gli strumenti o Nothing to Envy che inizialmente sparpaglia note pizzicate poi le avvolge insieme nel crescendo insieme agli altri strumenti. Lo stesso titolo dell'album (in italiano "dattiloscritto") non sembra casuale quando si ascolta Yaa Yaa, che pare replicare l'irregolare ritmo nell'azione del battere sulla macchina da scrivere. Quindi, il nucleo di ricerca di Typewritten, che si concentra nel sodalizio acustico tra strumenti a corda e a percussione, può dirsi perfettamente riuscito, creando un lavoro di grande fascino che conferma l'assoluta caratura del valore di Matt Calvert.
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