lunedì 29 dicembre 2008

Best of 2008

1.Frost*


"Experiments in Mass Appeal"










2.Cog


"Sharing Space"









3.Big Big Train

"English Boy Wonders"










4.Marillion

"Happiness is the Road - Vol. 1 & 2"











5.Beardfish

"Sleeping in Traffic: Part Two"












6. The Reign of Kindo

"Rhythm, Chord & Melody"












7.Damiera

"Quiet Mouth, Loud Hands"

The Lamb - Il Percorso del "lamb" di Peter Gabriel


"Quello di Barbagli è un lavoro intelligente e rigoroso [...]. Un saggio che stimola a riascoltare l'opus magnum gabrielliano con la lente del detective [...]."
Rockerilla


"Lorenzo Barbagli offre una nuova interpretazione in cui si intrecciano mitologia comparata e psicologia. Un'analisi puntuale e decisamente "alta"."
Jam


"Ha ragione Mario Giammetti (uno dei maggiori conoscitori dell’ “universo Genesis”, che ha firmato l’introduzione al presente volume) quando afferma che l’accurata opera di Lorenzo Barbagli "permette una nuova ed affascinante chiave di lettura per entrare in sintonia con uno degli antieroi più carismatici della ricca storia del rock."
Guide SuperEva Rock Progressive


"L'analisi è precisa, puntuale [...] la parte testuale è tradotta e decodificata in profondità [...], il volume di Barbagli ha il merito di stimolare l'approfondimento e accendere la voglia di conoscere, di percorrere strade contigue e parallele: narrativa, cinema, musica."
Wonderous Stories


"Il giovane scrittore ci accompagna quindi attraverso tutti i testi dei brani dell'opus magna dei Genesis, rivelandoci parola per parola il significato recondito di questo viaggio allucinante e allucinato, intriso di metafore e richiami biblici, mistici e religiosi. Grande e impegnativo lavoro svolto da Lorenzo Barbagli, a cui va il merito di aver fatto finalmente luce in modo sicuramente più approfondito, se non migliore di altri che ci hanno provato, su uno dei concept album più articolati e di difficile comprendonio partoriti dalla mente di un'artista che definire brillante è veramente poco."
Movimenti Prog


"La storia di Rael viene sviscerata parola per parola alla ricerca di parallelismi con Freud, con la storia delle religioni, con la mitologia greca e con la cabala."
Dusk


Ad oltre trent’anni dalla sua pubblicazione, The Lamb è un disco ancora controverso. Lo studio di Lorenzo Barbagli offre, se non la soluzione, quanto meno forti stimoli per rileggere la storia in maniera diversa. Non soltanto attraverso la lente di quelle che risultano, nella lettura delle traduzioni delle liriche, note influenze di Gabriel quali la letteratura e la mitologia, ma anche attraverso la psicologia, secondo le teorie di Joseph Campbell, scrittore statunitense e soprattutto studioso di mitologia comparata e religioni che si ispirava a Carl Gustav Jung. L’accurata opera di Barbagli permette una nuova ed affascinante chiave di lettura per entrare in sintonia con uno degli antieroi più carismatici della ricca storia del rock.


The Lamb
può essere ordinato direttamente su AltProgCore tramite Paypal, ma ricordo che è disponibile anche su molte librerie online come IBS, Libreria Universitaria, BOL e Amazon.it.

domenica 28 dicembre 2008

THE SOUND OF ANIMALS FIGHTING - The Ocean and the Sun (2008)

Prima di tutto cominciamo con lo svelare chi c'è dietro questo progetto, dato che i quattro musicisti responsabili dei The Sound Of Animals Fighting si nascondono dietro maschere di animali. Rich Balling (voce, è l'usignolo), Matthew Embree (chitarra, basso, voce, è il tricheco), Christopher Tsagakis (batteria, è la lince) provenienti tutti e tre dagli Rx Bandits, in più troviamo Anthony Green, voce dei Circa Survive, che è la puzzola (!). C'è da precisare che la formazione, negli scorsi anni, è stata aperta ad altri collaboratori che si sono calati (e celati) a loro volta nelle vesti di un animale designato.
Oltre allo stravagante modo di presentarsi, cioè indossando maschere dei suddetti animali, la band utilizza anche un singolare modo di composizione basato sul montaggio e l'improvvisazione. Infatti, in ogni album, i singoli membri registrano il proprio contributo separatamente, senza alcun indizio su quale sarà il risultato finale. Solo in seguito, nella fase finale del lavoro, le parti vengono unite assieme. E' indubbio che un metodo del genere possieda una duale potenzialità, indirizzata sia ad ottimi sviluppi creativi, quanto a pura spazzatura. Quest'ultimo risultato è quanto accaduto con il discutibile e velleitario collage del precedente Lover, the Lord Has Left Us... (2006).

The Ocean and the Sun è altrettanto spiazzante, ma in modo del tutto differente e sicuramente più positivo. Esso prende forma principalmente dall'alternative rock, ma, attraverso innesti di noise, elettronica e avanguardia abbastanza spinta, arriva a vorticose soluzioni progressive che tramutano i brani in delle imprevedibili girandole sonore.
Si percepisce la voglia di coniare qualcosa di personale e ambizioso ed anche per questo i The Sound Of Animals Fighting non sono per tutti i gusti, comunque, se si mettono da parte certi pregiudizi, ci si può anche divertire.
Un'altra importatnte componente del sound della band è la psichedelia che emerge grazie alla manipolazione e la miscela dei suoni, come avviene nella title track e in On the Occasion of Wet Snow. Il rock ascetico di I, the Swan riporta l'album a lidi più ortodossi e affini ai Circa Survive, ma si sente che il cuore del gruppo è maggiormente attirato dalle intricate sfide di Blessing Be Yours Mister V e The Heraldic Beak of the Manufacturer's Medallion. Uzbekistan è poi un'autoindulgente ed esagerato collage non sempre riuscito di elttronica, industrial e math rock.
La sperimentazione continua, mettendo alla prova l'abilità dei quattro nel condensare nei brani atmosfere discordanti come ad esempio quelle riflessive contrapposte a quelle aggressive.
Ci vuole davvero coraggio per presentare alle legioni alternative un prodotto articolato come questo. Ma d'altro canto è vero che il pubblico che segue questi artisti è sempre più "educato" ed indirizzato verso posizioni musicali meno scontate.


www.myspace.com/thesoundofanimalsfighting

sabato 27 dicembre 2008

Progressive Punk

Oggigiorno le vie di mezzo sono più vive che mai e chi dubita che esista un sottogenere come il progressive punk è in grave errore. Ma come è possibile riconoscerlo? Un tempo i due generi erano nemici giurati, oggi invece si uniscono in una delle più felici intuizioni dai tempi del prog metal.
La progenie di questa unione quasi impossibile va rintracciata nel passaggio che portò il punk rock all'hardcore, che poi a sua volta creò una frangia meno estrema denominata emocore, rappresentata da gruppi come Rites of Spring e Sunny Day Real Estate.
Il progressive punk nasce quindi dallo studio di soluzioni più approfondite dell'emocore, che è il suo antenato, nel quale erano già presenti propensioni verso germi progressivi. A tutto ciò si aggiungono ritmiche involute e cambi tematici repentini con in più melodie più marcate, arrangiamenti ambiziosi abbinati a velleità intellettuali ed il gioco è fatto.
Dal punto di vista musicale la funzione degli strumenti scardina la centralità dell'accordo e ognuno è impegnato in un assolo personale. La batteria e il basso devono pulsare tempi talvolta cervellotici e rimanere costantemente in primo piano e spesso sono loro i protagonisti. La chitarra è assoggettata alla ritmica, ma il suo ruolo e la sua funzione cambiano. Invece che tenere le battute suonando accordi completi, il tessuto armonico è tenuto assieme dagli arpeggi che sottolineano e soddisfano le bizzarre metriche dei brani. Altre volte, nei casi più estremi, la chitarra è impegnata in un continuo assolo per tutto il pezzo, con note lunghe o fraseggi distorti, sottolineando la funzione primaria della sezione ritmica. L'unica cosa che rimane costante anche nel progressive punk è il riff, un marchio ormai divenuto indispensabile nel linguaggio rock.

Tralasciando il preistorico vagito di band come Black Flag, Hüsker Dü e Minutemen, ancora troppo legati ad un'estetica punk rock, direi che i principali sviluppatori di questo genere sono stati Omar Rodriguez-Lopez e Cedric Bixler-Zavala. Prima nelle fila degli At the Drive-In con il seminale Relationship of Command, poi come proprietari della sigla The Mars Volta con il capolavoro De-Loused in the Comatorium.
Da qui sono sorti altri gruppi che, in modo quasi epigonico, hanno seguito le medesime coordinate. Molto spesso queste band vengono descritte con un insieme di generi, tra i quali il troppo abusato e semplicistico "alternative", ma mai con uno ben definito. Credo che il termine progressive punk possa racchiudere in un colpo solo l'appartenenza stilistica di queste band.
Alla testa si trovano i Coheed & Cambria (anche se il loro esordio precede quello dei Mars Volta) che hanno abbracciato un sound ancor più progressivo e tecnico con riferimenti persino ai Rush. Tra gli americani includerei anche Circa Survive, The Dear Hunter, Brazil, Kaddisfly, mentre tra gli inglesi, con una visione marcatamente più radicale orientata verso il punk, Biffy Clyro, Reuben, Oceansize.
Gli Oceansize sono un altro esempio efficace di progressive punk, dato che la loro musica è così sfaccettata, personale e poliedrica da non poter essere inclusa nè tra le fila del metal, nè tra quelle dell'emocore.
Il progressive punk si distingue dal metal o dal nu-metal per un fattore emozionale più prominente. Mentre il metal ha un sound più freddo e calcolatore, l'altro è più sanguigno e selvaggio, ma allo stesso tempo ha una componente intellettuale che il metal non conosce.
Per fare un altro esempio, riferito questa volta all'emocore, prendete il caso di Casey Crescenzo che ha lasciato i The Receiving End of Sirens per dedicarsi ai The Dear Hunter. I primi su Between the Heart and the Synapse pur abbracciando un rock abbastanza variegato, rimangono ancorati all'emocore. I Dear Hunter al contrario, per stessa ammissione di Crescenzo, sondano delle soluzioni formali e stilistche più profonde e danno più spazio alla creatività.

Come si può vedere nella lista che segue, il 2007 è stato un anno molto proficuo per il progressive punk, dato che quasi tutte le band principali hanno pubblicato degli ottimi lavori.
Il 2008 di conseguenza è stato piuttosto avaro di uscite per questo genere. Si potrebbe citare Faces dei Mt. Helium, un album tutt'altro che fondamentale, ma è il primo che mi è venuto in mente e poi non è così malaccio. I Mt. Helium possono essere considerati una delle propaggini minori del prog punk, provenendo dall'esperienza nu-metal degli Apex Theory. Art Karamian (chitarra e voce), David Hakopyan (basso) e Sammy J. Watson (batteria) hanno così proseguito senza Ontronik Khachaturian, cambiando il proprio nome.

Faces rimane quindi legato ad un retaggio nu-metal, pur traendo linfa dalla lezione dei Mars Volta e si basa su atmosfere heavy, molto melodrammatiche, con l'ossessionante pulsare di basso e batteria costantemente in rilievo. L'album adotta un sound solenne e robotico, con spasmi e tecnicismi che si pongono al confine tra metal e punk progressive, risultando un ibrido difficile da inserire nell'uno o nell'altro genere. Faces segna perciò una presa di posizione indecisa, che arriva inoltre troppo in ritardo rispetto ai colleghi. In pratica quando ognuno di loro ha già detto la sua sull'argomento e, tra l'altro, in modo molto incisivo.

Minima discografia progressive punk:

At the Drive-In - Relationship of Command (2000)
The Mars Volta - De-Loused in the Comatorium (2003)
Oceansize - Effloresce (2003)
Oceansize - Everyone Into Position (2005)
Oceansize - Frames (2007)
Coheed & Cambria - The Second Stage Turbine Blade (2002)
Coheed & Cambria - In Keeping Secrets of Silent Earth: 3 (2003)
Biffy Clyro - The Vertigo of Bliss (2003)
Biffy Clyro - Infinity Land (2004)
Circa Survive - Juturna (2005)
Circa Survive - On Letting Go (2007)

Kaddisfly - Buy Our Intention; We'll Buy You a Unicorn (2005)
Kaddisfly - Set Sail the Prairie (2007)

Damiera - M(US)IC (2007)
Reuben - In Nothing We Trust (2007)
The Dear Hunter - Act I: The Lake South, The River North (2006)
The Dear Hunter - Act II: The Meaning of, and All Things Regarding Ms. Leading (2007)

The Sound Of Animals Fighting - The Ocean and the Sun (2008)

martedì 23 dicembre 2008

THIEVES' KITCHEN - The Water Road (2008)

Fino ad ora in pochi si erano accorti dei Thieves' Kitchen, ma The Water Road ha attirato l'attenzione verso questo quintetto, anche se ben prima l'avrebbe meritata. Per quanto mi riguarda infatti continuo a considerare l'album precedente Shibboleth (2003) molto superiore, uno dei migliori esperimenti di progressive fusion in stile Finneus Gauge o National Health. The Water Road forse non si sarebbe concretizzato senza l’apporto di Thomas Johnson, ex tastierista degli Änglagård che va a sostituire il dimissionario Kindl, e forse molti nostalgici si sono lasciati conquistare da questa presenza prestigiosa. Fatto sta che il contributo compositivo di Johnson è così marcato e fondamentale da far affiorare il sospetto che senza di lui i Thieves' Kitchen avrebbero potuto terminare l’attività. Inevitabile quindi che il suono sia deviato verso i lidi della band svedese, unendosi alla vena canterburiana dei Thieves' Kitchen, dove Johnson sembra peraltro trovarsi a proprio agio, creando un mix fin troppo raffinato e lambiccato. Molti pezzi finiscono così per perdersi in lungaggini eccessive. Questa prolissità, paradossalmente, finisce per penalizzare la chitarra di Phil Mercy, mai così contenuta, che si piega ai voleri del crimsoniano Johnson, ma anche gli interventi vocali di Amy Darby, poco ispirati e in tono minore. Nonostante ciò The Water Road rimane un lavoro indubbiamente ottimo, che azzarda un inedito connubio tra Canterbury e prog sinfonico.

www.myspace.com/thieveskitchen

domenica 21 dicembre 2008

AEREOGRAMME - 8 LP Box Set

Tre album e una manciata di EP. Questo è il lascito degli Aereogramme, band scozzese scioltasi nell'agosto del 2007 all'indomani dell'uscita di My Heart Has a Wish That You Would Not Go. L'etichetta Chemikal Underground ha raccolto questo materiale (all'appello manca solo l'EP Seclusion) in un box di otto vinili che sarebbe dovuto uscire a ridosso del Natale in un'edizione limitata di 1000 copie. A causa di problemi legati alla corretta stampa dei vinili l'uscita è stata posticipata a Gennaio. Se non avete ancora nulla di questo straordinario gruppo vi consiglio vivamente l'acquisto. Se, al contrario, siete spaventati dalle 60 sterline da sborsare, almeno procuratevi l'ultimo bellissimo album (del quale ho già parlato in una recensione sul #10 di Wonderous Stories).

Gli Aereogramme hanno vissuto perennemente in bilico tra prog rock, post rock e hardcore. Su My Heart Has a Wish That You Would Not Go hanno dato largo spazio alla loro vena orchestrale/sinfonica, sicuramente meno sperimentale rispetto agli esordi, ma ugualmente affascinante. L'album era uscito dopo un lungo periodo di fermo (interrotto solo dall'uscita degli EP Seclusion e In the Fishtank) dovuto ai problemi alla voce del cantante Craig B.
Non c'è da stupirsi ascoltando il materiale precedente, dove Craig era talvolta sotto sforzo a causa delle urla, tenendo bene a mente che cantare in tour molte sere di fila non deve essere stato uno scherzo per le sue corde vocali.

Il secondo album Sleep and Release tratteggia al meglio lo spirito degli Aereogramme con dei brani ora malinconici, ora aggressivi. Con un'alta dose di eclettismo la band passa da momenti dolci ad altri più pesanti, utilizzando degli arrangiamenti che lasciano spazio anche a strumenti come viola, arpa, piano. Accanto a queste parti decisamente cameristiche gli Aereogramme non temono di accostarvi tappeti ultra distorti di chitarra elettrica. Anche se i pezzi hanno atmosfere molto differenti tra loro, basta l'ascolto di un brano per riconoscere il sound virale del gruppo. E qui sta la loro forza e grandezza. L'estrema dualità dell'anima degli Aereogramme provoca discordanti detonazioni abrasive su Older e Wood, mentre In Gratidue e Black Path dimostrano una sorprendente quanto inaspettata propensione verso atmosfere più riflessive e pacate. La sintesi perfetta del loro sound la danno A Simple Process of Elimination e No Really, Everything is Fine costruite su una tensione continua.

I tre EP che ruotano attorno a Sleep and Release costituiscono anch'essi due facce della stessa medaglia. Seclusion e Livers & Lungs prendono come esempio l'estetica dei film horror, con atmosfere oppressive ribadite dagli inquietanti archi di Asthma Came Home for Christmas o la anemica e funerea cover di Thriller (si, di Micheal Jackson). Le concessioni morbose e orrorifiche delle due versioni di Seclusion o di The Unrevelling sembrano composte appositamente per un film claustrofobico.
Dall'altra parte White Paw riprende toni pacati con tre ballad (Motion, Messenger, The Art of Belief) semplicemente stupende.

Su A Story in White gli Aereogramme avevano già sciolto tutte le loro inibizioni pubblicando un'opera estremamente eclettica. Completamente destabilizzanti e imprevedibili, le tracce pulsano in un'irrequieta struttura che non è dato sapere se di lì a poco esploderà in una rabbia irrazionale o poggerà su trame più quiete. Il mix dell'album è assolutamente originale, alternando industrial, metal, grunge, emocore e post rock e cerca di coniare un proprio linguaggio fatto talvolta di violente urla (Shouting for Joey), talvolta di sognanti e gentili ballate (A Meaningful Existence, Hatred). Qualsiasi stato d'animo è sottolieanto con un sound personale e altamente coinvolgente a livello emotivo, tanto che ordine e caos sembrano essere dominati dalla band con una consumata esperienza.
Diciamo che gli Aereogramme nella loro decennale carriera sono riusciti a congiungere gli estremi.

Il primo lavoro fu l'EP Glam Cripple che, con chiarezza incisiva quanto sintetica, presentò una band patologicamente legata ad un sound soffice e nostalgico, ma che aveva insita una frustrazione nascosta, fragile e pronta ad esplodere. I segnali di una sottile malinconia depressiva, sintomo della perenne insoddisfazione umana, sono già tutti qui, in questi piccoli abbozzi che tratteggiano con semplicità il futuro degli Aereogramme.

Gli Aereogramme si formarono a Glasgow nel 1998 e, assieme ai Biffy Clyro, sono stati una delle band più importanti sorte in Scozia in questo primo decennio di secolo.

Albums
A Story in White (2001)
Sleep and Release (2003)
My Heart Has a Wish That You Would Not Go (2007)

EPs
Glam Cripple EP (2000)
White Paw EP (2001)
Livers & Lungs EP (2003)
Seclusion (2004)
In the Fishtank 14 - condiviso con gli Isis (2006)

www.myspace.com/aereogrammeofficial

sabato 20 dicembre 2008

Defezioni

Tra gli album attesi nel 2009 avrei voluto aggiungere Horses Galloping on Sailboats dei Kaddisfly, ma proprio due giorni fa il gruppo ha reso noto di non saper prevedere quando il lavoro sarà portato a termine.
Sembra infatti che il recente abbandono del bassista Kile Brewer abbia posto i Kaddisfly in uno stato di ibernazione per dirla con le loro parole.
La data di pubblicazione di Horses Galloping on Sailboats a questo punto è rimandata a data da destinarsi, potrebbe essere l'anno prossimo, ma anche no.

Intanto i quattro superstiti ci fanno sapere che alcuni di loro si sono messi a lavorare ad un altro progetto chiamato Water and Bodies. Buona Fortuna!

Per una notizia cattiva che viene, ne arriva una buona: i grandi Three Mile Pilot, che si sono riuniti nel 2006, a quanto pare avranno il nuovo album pronto per il 2009 su etichetta Touch and Go.

venerdì 19 dicembre 2008

2008 vs. 2009

Album preferiti del 2008

1.Cog - "Sharing Space"















Difficile trovare oggi un album così intenso, così ricco, denso e profondo sia nelle trame sonore, sia nelle liriche. Proprio per questi motivi necessita di molti ascolti e nonostante tutto potrebbe risultare indigesto. La voce di Flynn Gower è particolare e non a tutti può piacere, in più i Cog non sono nè troppo aggressivi per essere considerati metal, nè troppo complicati per convincere i proggers. Nella loro "terra di mezzo" hanno trovato comunque la via per un'opera strepitosa e trasversale.

2.Big Big Train - "English Boy Wonders"














Di loro ho già scritto su questo post.

3.Marillion - "Happiness is the Road - Vol. 1 & 2"














Credo che molti non saranno d'accordo, ma per me questo è il miglior album dei Marillion da quando è entrato in formazione Steve Hogarth. Un lavoro che trasuda un'onestà artistica ed intellettuale da ammirare incondizionatamente. Dal suo esaurimento nervoso post tour Hogarth ha tirato fuori la sua "essenza" e l'ha utilizzata per scrivere dei testi coinvolgenti. Come quello della title-track che racconta con dovizia il suo incontro con un dottore olandese che, al posto dei medicinali, gli consiglia di leggere "Il Potere di Adesso" di Eckhart Tolle.
La felicità non è alla fine della strada - La felicità E' la strada!

4.Beardfish - "Sleeping in Traffic: Part Two"














Fresco e divertente pur richiamando il passato del progressive, ma soprattutto il rock più classico. L'onnipresente organo Hammond crea delle atmosfere calde e coinvolgenti. Jazz, soul, funk si inseguono all'ombra di Frank Zappa e il rock fantasioso degli echolyn e dei Phish si unisce in una girandola vulcanica.
I Beardfish stanno diventando il miglior gruppo prog scandinavo, o forse lo sono già...

Attesi nel 2009

Echolyn
Oceansize
Dredg
- 24/03/09

Scott Matthews
Pure Reason Revolution
- "Amor Vincit Omnia" 09/03/09
(nota: da ciò che è trapelato mi aspetto una delusione)
Mew
Fields
Kevin Gilbert
The Dear Hunter

Sucioperro - "Pain Agency"

giovedì 18 dicembre 2008

SCHOOL OF SEVEN BELLS - Alpinisms (2008)

Avevo già accennato a questo gruppo nel post dedicato ai Secret Machines, poichè Benjamin Curtis ha lasciato questi ultimi per dedicarsi completamente agli School of Seven Bells assieme alle gemelle Alejandra e Claudia Deheza (già negli On!Air!Library!).
Alpinisms fa rivivere una certa elettronica minimale che li avvicina agli Stereolab con in più un effetto psichedelico straniante. A sentire l'album tutto d'un fiato, infatti, si rimane come ipnotizzati, non so dire se in modo negativo o in modo positivo, ma l'effetto causato potrebbe essere descritto come una spirale che ruota davanti ai nostri occhi.

C'è molta psichedelia subliminale su Alpinisms (White Elephant Coat fa venire in mente i Jefferson Airplane) che, a differenza di molti altri gruppi, mostra un approccio del tutto inaspettato e controcorrente.
Il punto di vista degli School of Seven Bells non sembra tanto indirizzato verso il lato lisergico della psichedelia, ma piuttosto verso uno stato di torpore cosciente indotto dal calore umano. Come accade nel proto-raga elettronico Prince of Peace o nel battito delle fasi reiterate di Sempiternal/Amaranth, c'è sempre qualcosa di sciamanico (leggi autentico) e non di chimico (leggi artificiale). L'uso iperbolico ed evanescente delle voci congiunte di Alejandra e Claudia contribuisce in maniera fondamentale ed incisiva, creando un wall of sound a tratti alienante (Connjur, My Cabal) come facevano gli ultimi Cocteau Twins.

www.myspace.com/schoolofsevenbells

mercoledì 17 dicembre 2008

Penso che nel fine settimana posterò una personale mini lista degli album migliori del 2008 e di quelli attesi per il 2009.

martedì 16 dicembre 2008

"Insurgentes" e la storia di una passione finita

Un tempo andavo matto per i Porcupine Tree. Poi qualcosa cambiò. I primi sintomi li avvisai ai tempi di un concerto a Bologna nel tour di Lightbulb Sun. Steven Wilson non mi sembrava più lui con quegli occhiali da sole nel buio del locale, con quella maglietta trendy che lasciava la pancia scoperta, con quei suoi atteggiamenti da rock star consumata, appariva tutto un pò innaturale e artefatto. Appariva come una persona che si sforza di essere ciò che non è, come se si fosse montato la testa e avesse creato un personaggio che non gli appartiene. Non era più quel ragazzo che timidamente nel 1995 presentava a Cesena il materiale dei primi tre album dei Porcupine Tree che ancora oggi considero i migliori.

Negli anni successivi comparirono le conferme ai miei presentimenti: tra interviste e atteggiamenti presuntuosi, album sempre meno stimolanti, ma sempre più remunerativi, cominciai a perdere interesse. La mazzata finale arrivò con il disgustoso Deadwing, senza parlare dell'insignificante Fear of a Blank Planet. Ed ora devo ascoltare il solito campionario di aria fritta che è Insurgentes!
Ma si sentiva veramente bisogno di un album solista di Steven Wilson? Non gli bastavano tutti gli altri pseudonimi per gettare fumo negli occhi alle persone che ancora lo seguono?
All'epoca della mia idolatria ero pronto ad acquistare qualsiasi progetto che la "Wilson Factory" producesse: I.E.M., Bass Communion, No-Man, Blackfield. Poi ho capito che anche lì c'era da andarci piano e si poteva scambiare ottone per oro.

E poi parliamo dei prezzi. Le etichette utilizzate da Wilson per la vendita e distribuzione, Tonefloat e Burning Shed, non sono, per così dire, molto economiche. E mi domando se quei lavori composti da campionari di suoni sperimentali e pseudo musicali valgano davvero lo sborso di certe cifre. Insomma dov'è il rapporto qualità/prezzo? Non riesco più a vederlo (o meglio a sentirlo). Ma si sa, sono edizioni limitate e una volta terminate raggiungeranno un alto valore da collezione, ma quello artistico, molto più basso, rimane invariato.

lunedì 15 dicembre 2008

SYRINX - Qualia (2008)

Il misterioso complesso Syrinx torna a farsi vivo dopo cinque anni da Reification.
Qualia, nelle sue fascinazioni strumentali, è altrettanto esoterico e multiforme e chi era rimasto ammaliato dall'album precedente rimarrà nuovamente colpito. In pratica la loro è una trasfigurazione in musica di un rituale pagano. In questa fusion progressiva risaltano sempre le ritmiche molto complesse di basso e batteria e le tessiture di chitarra rigorosamente acustica. La differenza tra Reification e Qualia è che in quest'ultimo le tastiere risaltano un pò di più, condividendo il protagonismo della chitarra.
Dei Syrinx ufficialmente non si sa nulla, preferiscono far risaltare il loro "concetto" di musica, ma si sospetta che dietro il progetto ci sia una parte dei della band Nil, ovvero i fratelli Maurin e Benjamin Croizy.

www.myspace.com/levingtiemecercle

sabato 13 dicembre 2008

DREDG

Aspettando il nuovo album (atteso per Marzo), grazie alla fan page, potete ascoltarvi tracce poco note e fuori catalogo come gli ep Orph e Conscious.

www.dredgonline.com/audio.shtml

Chi non li conosce, prima di ascoltare questo materiale, farebbe meglio a procurarsi El Cielo.

venerdì 12 dicembre 2008

APES & ANDROIDS - Blood Moon (2008)

Questo disco, pur avendo un sapore antico, è soprattutto proiettato verso il futuro. Apes & Androids usano l'estetica dell'elettronica alla maniera del post punk che imperversava a cavallo tra '70 e '80, legandosi inevitabilmente alla new wave, ma anche una buona dose di glam.
Su Blood Moon convergono quindi David Bowie, Queen e Roxy Music, assieme alla musica sintetica e futurista dei Devo (senza raggiungere le loro contorsioni cervellotiche). I due frontman David Tobias e Brian Jacobs si potrebbero dividere il ruolo di Mercury e Bowie intenti a suonare musica robotica, ma il loro falsetto è quasi fastidioso per quanto ne abusano.
I live show degli Apes & Androids, con tanto di travestimenti e ballerini, hanno contribuito a far circolare il loro nome nella Grande Mela, tanto da essere segnalati da Rolling Stone come una band da tenere d'occhio.
Interessanti...ma se aggiungessero un altro po' di progressive potrebbero esserlo ancora di più.

www.myspace.com/apesandandroids

giovedì 11 dicembre 2008

A proposito di Kevin Gilbert - parte II

Sempre riguardo a Kevin Gilbert fatevi un bel regalo di Natale e scaricatevi la sua esibizione con i Giraffe al Progfest '94 quando suonarono quasi tutto The Lamb Lies Down on Broadway!
Roba da far impallidire i Musical Box.....

www.hammerslug.com/gilbert

Dopodichè scricatevi questo capolavoro degli NRG, prima band di Kevin Gilbert.

www.kevingilbert.com/Sounds/NRG/NRG_album.html

mercoledì 10 dicembre 2008

A proposito di Kevin Gilbert

Qualche mese fa, nella mailing list di Kevin Gilbert, veniva postato un messaggio che dava nuove speranze a coloro che attendono invano da anni materiale inedito dell'artista scomparso, con in più la notizia della pubblicazione in vinile del capolavoro The Shaming of the True.
Dato che fino ad ora Jon Rubin, Debbie Miller e gli amministartori della KG Estate non si sono mostrati all'altezza di mantenere le promesse, è dura credere a questa ennesima sparata. Tant'è che dell'agognato doppio CD, procrastinato all'infinito e previsto per la fine di quest'anno, ancora non c'è una conferma ufficiale.
Quindi quello che dobbiamo fare è attendere fiduciosi e confidare nel 2009. Probabilmente diverrà il Chinese Democracy dei fans di Kevin Gilbert.
Ecco il testo originale tratto dalla mailing list:

Hello all! It's been a while since I de-listed, but I'm back! It looks like we've got some "new" members around here! I asked to rejoin tonight because some news was shared with me that I know you'll all want to know about. I'm just going to paste it in below, and hope you don't all have heart attacks or anything. :0 "I have been helping get some Kevin Gilbert stuff to see the light of day and I am happy to be able to announce these: The 2-CD "singer/songwriter" set that has been in the works is nearing release. Hopefully being released in time for the Holiday season. I need to go through the final tracklisting to try to round-up the credits of musicians who contributed in the writing/recording process. Kevin left little to no notes on a lot of this material. Doing the best possible to get this out before the end of 2008. Also,"The Shaming Of The True" is remastered and re-released on CD as of this writing. The cool new thing (especially for audiophiles) is the 2-LP version of this release. That's right. Looking at a very early 2009 for "The Shaming Of The True" on vinyl with a beautiful 12" x 12" book, all the artwork in frame-ready prints, and much more! Jon Rubin (manager, executor of Kevin's estate) is very eager to have these out and he wanted me to pass all this information out to you all.
There will also be some other items of interest that look to be released in early 2009. More on those later.

martedì 9 dicembre 2008

BIG BIG TRAIN - English Boy Wonders (2008)

Se un amico vi chiedesse un esempio di neo progressive rock lasciate perdere i soliti nomi (IQ, Pendragon, Jadis, ecc.) e fategli ascoltare English Boy Wonders. E' singolare come oggi il neo prog debba trovare la sua miglior opera in un album vecchio di undici anni. Già, perchè Gregory Spawton e Andy Poole hanno completato, rimasterizzato e remixato, in maniera egregia, quello che non solo è divenuto il loro lavoro migliore, ma ha le potenzialità per diventare un nuovo classico. EBW suona come un capolavoro oggi, figuriamoci se fosse uscito in questa veste nel 1997. Probabilmente avrebbe fatto un sol boccone di Porcupine Tree e Marillion.

Tutto ciò suona alquanto strano perchè fino ad oggi i Big Big Train erano sempre rimasti nell'ombra, liquidati con sufficienza nelle recensioni, in più hanno avuto una delle storie più travagliate del prog contemporaneo. Prima i problemi di budget, che non gli hanno permesso di terminare English Boy Wonders, che dovettero pubblicare in una veste provvisoria con la conseguenza di essere mollati dalla loro etichetta GEP. Poi ci fu l'abbandono di Martin Read e l'insoddisfazione per il poco riscontro commerciale che li ha portati sull'orlo dello scioglimento.
Con la pubblicazione di The Difference Machine l'anno scorso e con la riedizione "completata" di EBW adesso, sembra che Spawton e Poole siano pronti per prendersi la giusta rivincita dopo anni di anonimato.

EBW è la quintessenza di quello che fu (e che è) il prog romantico, prende i Genesis sognati da Anthony Phillips e li accoppia con i Pink Floyd. Atmosfere malinconiche e allo stesso tempo epiche sono tessute dalle chitarre di Spawton che si rifà un momento a Phillips e l'altro a Gilmour. Da non sottovalutare neanche l'interpretazione vocale di Read che dona uno spessore melodico tutt'altro che monotono.
Certo non trovare un punto debole nei 78 minuti di EBW è quasi un miracolo oggi per un album di neo progressive rock. Ma come si fa ad ignorare lo slancio emotivo quando ci si imbatte nelle brume di Albion Perfide o di Boxgrove Man. Poi c'è la sublime The Shipping Forecast, perfetta nell'avanzare di ogni secondo dei suoi scintillanti dieci minuti. Discorso che si potrebbe estendere a Big Empty Skies, Brushed Aside, Reaching for John Dowland e alle restanti otto tracce dell'album. Pensando che questo lavoro cronologicamente si trovava inserito tra Goodbye to the Age of Steam (1994) e Bard (2002) è ancora più impressionante il balzo di qualità effettuato dai BBT.

http://www.englishboywonders.com/

lunedì 8 dicembre 2008

THE STILETTO FORMAL - iFiesta, Fiesta, Fiesta, Fiesta! (2008)

"Sono i Mars Volta....no, no aspetta è l'ultimo album degli At the Drive-In". Questo è quello che potrebbe rispondere un ascoltatore distratto sentendo gli Stiletto Formal a scatola chiusa.
Non sarebbe da biasimare visto che quando parte We Are All Muckrackers il sound è praticamente identico, persino la voce di Kyle Howard è incredibilmente simile alle vette acute di Cedric Bixler (anche se ci arriva con qualche sforzo in più, usando talvolta il falsetto). Ciò da cui si possono riconoscere gli Stiletto sono una impronta di blues sporco, southern rock, mutuati dalla chitarra polverosa di Jimi Lamp, e un pizzico di elettronica, vicini anche alla sensibilità dei Portugal the Man. Poi c'è il violoncello di Sunny Davis, a volte superfluo, che serve a tratteggiare con più spessore i riff di chitarra.

Qualcuno ha scritto che iFiesta, Fiesta, Fiesta, Fiesta! è il miglior album che i Mars Volta non hanno mai scritto. Magari potrebbero essere un pugno di inediti di transizione tra At the Drive-In e Mars Volta, ma ci andrei piano con certi paragoni anche se col tempo la grandezza di Bixler e Rodriguez si è parecchio ridimensionata.
Diciamo che i primi due rozzi ep degli Stiletto Formal, Masochism in the Place of Romance (2005) e This is my Boomstick (2006), stanno agli At the Drive-In come iFiesta, Fiesta, Fiesta, Fiesta! sta ai Mars Volta.

www.myspace.com/thestilettoformal

domenica 7 dicembre 2008

THE SECRET MACHINES - s/t (2008)

Questo album è un ottimo candidato a "delusione dell'anno" se non fosse che ancora i Secret Machines non sono assurti ad uno status tale (artistico e popolare) da poter creare un'aspettativa spasmodica attorno ad un loro lavoro. (Per la cronaca, credo che difficilmente qualcuno batterà The Bedlam in Goliath dei Mars Volta come la più grande delusione del 2008).
Semplicemente Secret Machines non è all'altezza di Ten Silver Drops. Sarà l'abbandono di Benjamin Curtis per dedicarsi completamente al suo nuovo gruppo
School of Seven Bells, ma il terzo album dei Secret Machines sembra solo un abbozzo di idee sulle quali ancora c'era da lavorare.
Droni elettronici e bordoni di basso spadroneggiano con così tanta insistenza che danno l'impressione di voler camuffare la carenza di spunti melodici interessanti. Le canzoni scivolano via senza alcuna personalità ed anche le ritmiche di Josh Garza sono sempre monotone e quadrate.
In ogni modo, ad onor del vero, Secret Machines ha ottenuto larghi consensi presso la stampa specializzata e quindi chi siamo noi per contraddire questi peana?

sabato 6 dicembre 2008

BEND SINISTER

Una band canadese interessante. Il loro sound può essere catalogato come un incrocio tra Queen e Mars Volta. L'esordio Through the Broken City non era male e sembra che Stories of Brothers, Tales of Lovers uscito ad ottobre sia sullo stesso livello. Niente di trascendentale o imprescindibile, ma molto piacevole e art rock.

Se non altro il video di Time Breaks Down è molto carino



www.myspace.com/bendsinistervancouver

venerdì 5 dicembre 2008

ANNUALS/SUNFOLD Wet Zoo ep - Such Fun - Toy Tugboats (2008)

Sembra che ad Adam Baker e Kenny Florence non basti una band per esprimersi in pieno, così ne hanno costituite due. Negli Annuals e nei Sunfold in pratica militano le stesse persone con ruoli alterni, ad esempio Baker è leader e frontman dei primi (chitarra, voce, tastiere) e nei Sunfold si limita a suonare la batteria. Inoltre Baker è autore di tutto il materiale degli Annuals e Florence è il compositore principale dei Sunfold.
A questo punto si potrà obiettare che potevano convogliare i loro sforzi in una sola band invece di raddoppiare la posta in gioco, mettendo a rischio l'armonia interna del collettivo. Facendo ciò infatti si legittimerebbe l'ambizione di ogni membro che, una volta scritte le proprie canzoni, potrebbe vantare il diritto ad una formazione personale. In effetti come osservazione non è sbagliata, ciò che però è sbagliato è precludere a priori la possibilità di esprimere la propria visione musicale, poichè le differenze stilistiche tra i due gruppi sono sostanziali. E quindi, per non creare confusione, hanno imbrigliato questo eclettismo in due distinti progetti.
Eppure, nonostante i diversi indirizzi imboccati da Baker e Florence, gli Annuals e i Sunfold rispecchiano due facce della stessa medaglia, lo stesso retaggio legato ad una forte componente americana di intendere il folk.
Se i primi si riconoscono nelle atmosfere country (una visione impura però, legata, in un certo senso, ad una prospettiva progressiva), i secondi sono incuriositi dalla contaminazione di armonie proprie del jazz e dello swing.

Wet Zoo ep

Quello che in gergo si chiama split ep, ovvero un mini album dedicato a due gruppi. Se per gli Annuals Wet Zoo rappresenta una conferma dopo Be He Me, per i Sunfold è un biglietto da visita. Tre canzoni degli Annuals contro due dei Sunfold dove il risultato propende a favore di questi ultimi. La band di Florence ha più ritmo, più rock, tanto che Between the Worlds e Watering Pail sono due piccoli gioielli pop rock progressivo. Ma attenzione a non farvi ingannare perché il sound è lontano anni luce dal jazz rilassato di Toy Tugboats.

Such Fun

Un album che si apre con un trittico come Confessor, Hot Night Hounds e Springtime non può che risplendere di luce propria. Anche gli altri pezzi sono dei piccoli intarsi di pop non convenzionale. Dalla rivisitazione del country in Dawn the Mountain al rock insistente di Talking. Comunque lo si prenda il sound degli Annuals cela quell'empatia naturalistica e bucolica immortalata nelle copertine dei loro album. Una componente che forse emerge anche per il fatto di vivere nel North Carolina (noto stato a carattere agricolo) cosa che ha inciso in maniera decisiva come imprinting nella loro musica.

Toy Tugboats

Toy Tougboats è abbastanza eclettico da sembrare un viaggio nel tempo musicale. Ascoltando Shrinking the Sphere e Sailed Off the Sea si ha l'impressione che il rock anni '50 sia catapultato ai giorni nostri con gli annessi aggiornamenti della pop music contemporanea. E con Gnosis hanno dato un'interpretazione dello swing con una incisività davvero insolita per un gruppo così giovane. Un eclettismo ribadito dalle ballad jazz Osk e Wake the Eye messe accanto all'elettronica di Georgee the Rubis. Florence in più ha davvero una bella voce, limpida e cristallina che non ti stancheresti mai di ascoltare. Quando si guarda al quadro complessivo però c'è qualche cosa che non convince del tutto. Sarà che su Wet Zoo li sentivo più genuini.

www.myspace.com/annuals
www.myspace.com/sunfold

giovedì 4 dicembre 2008

SUCIOPERRO - The Drop


Approfitto della recente pubblicazione dell'EP Mums' Bad Punk Music per parlare dei Sucioperro, o meglio di una canzone in particolare contenuta nel loro primo (e finora unico) album uscito un paio di anni fa con il titolo di Random Acts of Intimacy.
Il pezzo che ha attratto la mia attenzione è The Drop (uscito anche come singolo). Per due motivi: perché è un pezzo rock assolutamente irresistibile, ma più ancora perché ha una struttura non convenzionale per una canzone così breve (tre minuti e mezzo circa). Un altro gruppo, una volta accortosi di avere tra le mani una bomba, si sarebbe accontentato di proporre il classico strofa-ritornello-ponte, riassumibile generalmente con la formula ABABCB. I Sucioperro no. Quello a cui loro interessa è solo ripetere il contagioso ritornello, per il resto si preoccupano di variare ogni strofa con uno schema formale traducibile in ABCBDB. Quindi nessuna strofa vera e propria e nessun bridge.
Auspicherei che altri gruppi più famosi seguissero questo esempio, rendendo le loro rock songs meno scontate, ma non lo fanno un pò per paura di affrontare con decisione le certezze proprie della commercialità e un pò per pigrizia.

Eppure il "gioco" dei Sucioperro non è tanto complicato, è l'uovo di Colombo: una variazione sul tema. A livello armonico infatti la canzone si basa su un solo accordo di La 9/4+ attorno al quale ruota in maniera variabile la parte del basso con le note di Do#-Fa#-Si-Mi.
Come esempio simile, non a livello armonico ma bensì strutturale, mi viene in mente One Armed Scissor degli At The Drive-In che adotta la stessa tattica de-strutturata (se confrontata naturalmente ad una qualsiasi canzone scelta come singolo).

Ma i Sucioperro non si fermano a The Drop: tutte le canzoni di Random Acts of Intimacy possiedono un struttura poco ortodossa: Grace and Out of Me declama il ritornello solo una volta (quello finale si può giudicare una variante acustica), Wolf Carnival e Tem V Com sono costruite più o meno come The Drop e così via.
I Sucioperro potevano presentarci un anonimo album di rock alternativo, ma questo piccolo particolare li ha salvati dalla routine.
A volte il prog si nasconde nei dettagli.

mercoledì 3 dicembre 2008

ANATHALLO - Canopy Glow (2008)


Per fortuna esiste ancora la grazia nella musica e gli Anathallo con la loro opera non finiscono mai di ribadirlo. Un enseble di sette elementi che ha traghettato il folk nell'ambito orchestrale con i primi album Sparrows (2002) e A Holyday at the Sea (2003) e poi nel più elaborato ed ostico Floating World (2006). Le canzoni degli Anathallo (termine greco che sta per "rinnovo" e "crescita") si dipanano in strutture non convenzionali prive di ripetizioni strofiche e quindi aperte a qualsiasi imprevedibile possibilità. Alcuni li hanno paragonati a Sufjan Stevens (anche a causa dell'uso di una stabile sezione di fiati) ma gli Anathallo sono molto più avventurosi. Si potrebbe sostenere che le loro canzoni si suddividono in movimenti come una piccola sinfonia

Canopy Glow non fa eccezione e l'epica ricchezza profusa dai brani va ben oltre il minimale folk di Stevens. Forse tratteggia con più semplicità il loro sound, rendendolo più accessibile, ma mantenendo sempre quel tocco di eccentricità che li contraddistingue. Ad esempio un uso molto proficuo e ampio di strumenti a percussione, arrivando fino al glockenspiel, coinvolge spesso tutti i membri del gruppo. Molto inclini a cori polifonici e ai contrappunti dei fiati, questo settetto sembra una piccola orchestra, abile a lavorare pazientemente nella costruzione di crescendo cameristici. Come nell'iniziale Noni's Field che sembra un incrocio tra i Beach Boys e una banda militare. Molto spesso le canzoni iniziano con un sussurro (Northern Lights) per poi aprirsi a dolci e quasi epici sviluppi. Gli Anathallo riprendono l'estetica delle marching bands americane e la incorporano nella tradizione folk più solare, elaborano il tutto con la loro straordinaria sensibilità e il risultato sono canzoni dove la malinconia è sempre dietro l'angolo, come nella bellissima The River.


Se riuscite vi consiglio di procurarvi anche il doppio Anathallogy (2006) che raccoglie i primi lavori dal 2001 al 2003 a partire da Luminous Luminescence in the Atlas Position, dopodiché ascoltate l'inizio di Just Because You Can't See the Sun Doesn't Mean It's Not Shining e forse vi verranno in mente i Genesis...

http://www.anathallo.com/


martedì 2 dicembre 2008

Prog Beyoncé

No, il titolo di questo post non è un ossimoro, ma si lega all'articolo pubblicato ieri.
Sul blog MySpace dei Facing New York l'ultimo bollettino del gruppo invita a guardarsi l'esibizione di Beyoncé fatta qualche settimana fa al Saturday Night Live.
Premesso che non amo questo genere di musica (usando un eufemismo), vi spiego perché sono andato a vedere questa cosa. Per pura coincidenza sto leggendo in questo periodo Hip-hop-rock del venerabile Simon Reynolds e, se un giornalista come lui si interessa a questa musica, forse qualcosa sotto ci sarà...e ora mi ritrovo con i FNY che consigliano questo video (il link lo trovate alla fine del post).
Fatto sta che ho cominciato a saperne di più sull'argomento e, dato che è sempre bene non avere pregiudizi, mi sono incuriosito e sono andato a vederlo. Anche perchè i FNY nel loro post ne parlano con toni entusiastici: un'esibizione con tanto di due batterie, chitarra elettrica e coriste da capogiro. Frederic e soci si soffermano poi sulla progressione armonica jazzy del bridge, davvero notevole, ma niente che pure un bianco come Todd Rundgren non abbia già fatto 20 anni fa.
Comunque la visione mi ha portato a delle considerazioni di carattere estetico.

1 - Guardate cosa succede quando ad una performer come Beyoncé si mette alle spalle una band coi controfiocchi (e, per inciso, sono tutte donne - Prince docet): un deliro da far invidia ad un gruppo rock. Le coriste da sole sono in grado di reggere tutta la canzone, Beyoncé ne canterà il 30%, essendo impegnata per lo più a dimenare le chiappe, e alla fine si prende lei tutti i meriti. Ho capito che è lei la star, ma con una band così non è difficile venire osannati!
Uno smacco alla centralità del gruppo viene dato però da un'altra esibizione (quella agli AMA '08) dove la band rimane scandalosamente per quasi tutto il tempo nascosta nell'oscurità, relegata in fondo al palco. Ora, non so se sia più preoccupante questo o che un tipino come Terius Nash alias The-Dream (che annuncia Beyoncé agli AMA) sia co-autore e co-produttore del pezzo (responsabile, nel senso negativo del termine, anche del successo di Umbrella*).

* Un'altra curiosa coincidenza: gli ottimi rocker alternativi Biffy Clyro hanno proposto qualche tempo fa una cover acustica della canzone di Rihanna....chissà come diavolo gli è venuto in mente?!

2 - Il pezzo in questione, Single Ladies, non ha lo stesso impatto se ascoltate la versione studio. Beyoncè ne ripropone dal vivo una variante più rockettara. Mi sono chiesto perchè sia stata presa una decisione del genere: soffocare un arrangiamento di gran lunga migliore. E qui vengono a galla i limiti della musica commerciale. E' come la filosofia dei musicisti tecnicamente preparati che per vivere devono scendere a compromessi e poi dal vivo si scatenano. Come dire "Ok diamo alla gente ciò che vuole e registriamo questa merda...ma in concerto faccio quello che voglio!"

3 - La performance prova comunque il livello di professionalità dei musicisti americani dove anche un pezzo dance o R&B (chiamatelo come volete) può essere trasformato in qualcosa di valore. Non so se in Italia qualcuno potrebbe fare altrettanto fermi come siamo alla cultura dei pseudo reality danzereccio-teatrali trash.
Qui siamo in America e si fa sul serio.




AMA '08

lunedì 1 dicembre 2008

FACING NEW YORK - Get Hot (2008)




Nella loro pagina MySpace i Facing New York citano tra le loro influenze Yes e Gentle Giant e quindi come non essere incuriositi da questa band proveniente dalla Bay Area di San Francisco. A tre anni dall'omonimo esordio Eric Frederic (chitarra, tastiere, voce), Omar Cuellar (batteria, voce) e Brandon Canchola (basso, voce) hanno perso per strada l'apporto fondamentale del chitarrista Matt Fazzi e del tastierista Rene Carranza.
Get Hot però non sembra soffrirne più di tanto e le brevi canzoni vogliono conciliare il lato selvaggio dei Police con la levigata compostezza soul dei Steely Dan, anch'essi citati come fonte di ispirazione. Si nota poi una certa somiglianza anche con i coevi Mutemath, anche loro debitori della band di Sting. Ad ogni modo Get Hot è un'opera piacevole, breve purtroppo (solo 38 minuti e in questo si che sono simili ai Gentle Giant!) e che il neo trio costruisce attorno ai ritmi, forse per sopperire alla defezione di Fazzi e Carranza, delegando a Cuellar lo status di "direttore responsabile".

Già dall'iniziale e ironica Cops on Bikes ("Cops on bikes, well I got a bike too, how gonna bust me when I'm faster than you?") entrano in scena solo voce e un "giro" di batteria. Ma più che i tamburi di Cuellar è proprio il lavoro studiato nella ritmica che assume il ruolo principale, portato all'apice nel battito stomp di mani e piedi in All A This. Anche la propulsione del riff di Give Love o il tribalismo di Man Up sono creati pensando ai beat primordiali della black music. Oppure quando la batteria fa da linea guida nelle involuzioni di Comin Up, Cuellar porta il gruppo ad essere trainato più che dalla sua batteria, dalla forza preponderante della ritmica. Diciamo che la filosofia dell'album la può riassumere la miniatura della title track (40 secondi) con quella cadenza sbilenca da coro da strada. Ad avvicinarmi al gruppo è comunque stato Gesture, un pezzo che con i suoi cambi di atmosfera è paragonabile ai Gentle Giant che suonano punk!