Fino ad ora in pochi si erano accorti dei Thieves' Kitchen, ma The Water Road ha attirato l'attenzione verso questo quintetto, anche se ben prima l'avrebbe meritata. Per quanto mi riguarda infatti continuo a considerare l'album precedente Shibboleth (2003) molto superiore, uno dei migliori esperimenti di progressive fusion in stile Finneus Gauge o National Health. The Water Road forse non si sarebbe concretizzato senza l’apporto di Thomas Johnson, ex tastierista degli Änglagård che va a sostituire il dimissionario Kindl, e forse molti nostalgici si sono lasciati conquistare da questa presenza prestigiosa. Fatto sta che il contributo compositivo di Johnson è così marcato e fondamentale da far affiorare il sospetto che senza di lui i Thieves' Kitchen avrebbero potuto terminare l’attività. Inevitabile quindi che il suono sia deviato verso i lidi della band svedese, unendosi alla vena canterburiana dei Thieves' Kitchen, dove Johnson sembra peraltro trovarsi a proprio agio, creando un mix fin troppo raffinato e lambiccato. Molti pezzi finiscono così per perdersi in lungaggini eccessive. Questa prolissità, paradossalmente, finisce per penalizzare la chitarra di Phil Mercy, mai così contenuta, che si piega ai voleri del crimsoniano Johnson, ma anche gli interventi vocali di Amy Darby, poco ispirati e in tono minore. Nonostante ciò The Water Road rimane un lavoro indubbiamente ottimo, che azzarda un inedito connubio tra Canterbury e prog sinfonico.
www.myspace.com/thieveskitchen
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