lunedì 4 marzo 2013
BIG BIG TRAIN - English Electric (Part Two) (2013)
Ormai non ci sono dubbi sul fatto che i Big Big Train siano uno di quei pochi gruppi, se non l’unico, di neo progressive rock che, nella sua adesione ad un genere nel quale risulta molto difficile essere originali, ha maturato uno stile caratteristico e ben riconoscibile. I due direttori musicali (più che musicisti) Greg Spawton e Andy Poole sono riusciti nell'impresa di mettere assieme una squadra di strumentisti di prim’ordine. Nel senso che i ritmi incalzanti di Nick D’Virgilio, la chitarra cristallina di Dave Gregory, il basso pulsante e propulsivo di Greg Spawton, le leggere sfumature di folk britannico importate con gusto dalla penna del cantante David Langdon e il delicato piano di Danny Manners (anche al contrabbasso) contribuiscono a forgiare un canone sonoro ben distinguibile.
English Electric (Part Two) è un inno al progressive rock più solenne e appassionato che riesce a superare di gran lunga la già riuscita prima parte. Anche qui è ben presente lo spettro dei Genesis, ma non più come reminiscenza verso stilemi di album particolari. I Big Big Train suonano come una versione moderna dei Genesis, più reali del re. Si ascolti l’articolata epopea di Worked Out ad esempio, la cui liricità sembra scivolata fuori dalle mani di Tony Banks e Phil Collins (che, tra l'altro, vi calzerebbe a pennello come cantante). Insomma, se cercate un gruppo che possa rappresentare al meglio il neo-progressive contemporaneo non andate oltre, lo avete trovato.
Non saprei altrimenti come definire gli abbondanti 15 minuti di East Coast Racer se non un capolavoro moderno di rock sinfonico: arrangiamenti di una ricchezza inaudita, una coralità emotiva senza eguali e cangianti spazi orchestrali. C’è veramente tutto: ottoni, violini, polifonie e sontuose melodie per uno dei migliori brani scritti da questo gruppo.
Nelle loro nuove composizioni i Big Big Train danno ampio spazio ad una struggente malinconia incorniciata da maestosi intarsi orchestrali come su The Permanent Way, Swan Hunter e Curator of Butterfly. Leopards è un intarsio di folk barocco che sembra ispirato alle raffinatezze pop dei Jellyfish, mentre Keeper of Abbeys, partendo da retaggi di folk irlandese, imbastisce una variegata rassegna di progressive e musica tradizionale condita di violini e fisarmonica. Ormai tessere le lodi dei Big Big Train è quasi superfluo per quanto i loro risultati sono costantemente e invariabilmente eccellenti, ogni album è una garanzia di qualità.
http://www.bigbigtrain.com/
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