Il chitarrista Daijiro Nakagawa ritorna alla guida dei JYOCHO con il secondo mini album a meno di un anno di distanza dal primo. Visto l'ascendente che il giovane ragazzo di Kyoto si è conquistato nei confronti del sottoscritto in quest'ultimo periodo, prima di parlare in modo completo dei JYOCHO, credo sia utile andare a ritroso risalendo alla sua band precedente chiamata Uchu Conbini per capire in pieno l'importanza e il valore del suo lavoro. Dato che il principale compositore è sempre stato lo stesso Nakagawa è logico che tra i due gruppi sia presente una continuità di stile. Tutto ciò che circonda gli Uchu Conbini sa di magico a partire dalla musica, così complessa nel costruire intricati e veloci arpeggi, tapping, poliritmie e imprevedibili svolte tematiche, eppure così semplice da interiorizzare e apprezzare. Merito della maestria tecnica di Nakagawa nel creare sognanti tessiture aromoniche con la sei corde, ma anche della dolce e delicata voce della bassista Emi Ohki e della versatile batteria di Yuto Sakai che insieme si fondono in canzoni math rock dalla sensibilità pop, anche se i giapponesi sono così avanti che fanno ricadere gruppi come gli Uchu Conbini nella categoria tutta giapponese chiamata J-Pop.
Il progetto nasce dalla volontà di Nakagawa nel creare una musica di forte suggestione e grandiosità, fondendo influenze per lui basilari come il progressive rock, il post rock e il midwest emo con un riferimento particolare al primo lavoro degli American Football di Mike Kinsella, che Nakagawa cita come uno dei suoi album preferiti. Inizialmente l'idea del gruppo era suonare musica strumentale, ma la passione di tutti e tre i membri per il pop diede l'occasione a Nakagawa di convincere la Ohki, in principio ritrosa, a farsi carico delle parti vocali. Gli Uchu Conbini realizzano così nel giro di poco tempo solo due mini album da favola che sono 染まる音を確認したら (Somaru Oto wo Kakunin Shitara - Feel The Dyeing Note) nel 2013 e 月の反射でみてた (Tsuki No Hansha De Miteta - I Looked By The Reflection Of The Moon) nel 2014. "Album bonsai" verrebbe da chiamarli per quella loro perfezione nell'accostare complessità e melodie dalla disarmante bellezza, senza esagerare il concetto di variazione attraverso motivi ricorrenti e temi riconoscibili costantemente rimessi in discussione dalla sezione ritmica e dalla chitarra che si destreggia tra linee armoniche e melodiche in un registro ultra clean. Purtroppo neanche il tempo di essere apprezzati in pieno durante la loro attività che gli Uchu Conbini si separano per divergenze artistiche nei primi mesi del 2015, dando un ultimo concerto di addio il 13 marzo di quell'anno e continuando comunque ad avere un crescente successo postumo. 8films, Pyramid, EverythingChanges e Sepia Iro no Shasou Kara sono praticamente diventati nel tempo dei brani di culto per chi apprezza questo genere.
Il fatto che gli Uchu Combini non siano stati dimenticati, ma anzi sempre più persone li stanno scoprendo, è forse anche merito del piccolo culto che si sta creando attorno alla nuova band di Nakagawa, i JYOCHO. Dietro al microfono c'è ancora una voce femminile, quella di Rionos, cantante di Tokyo che Nakagawa ha trovato tramite Twitter, ma questa volta da trio il nucleo si allarga a quintetto, aggiungendo alle tessiture strumentali anche tastiere e flauto, pur rimanendo questa volta indicato come un progetto solista di Nakagawa. Lo scorso anno è uscito il primo mini album 祈りでは届かない距離 (Inori dewa Todokanai Kyori - A Prayer in Vain) che ha suscitato di nuovo ampi consensi, riprendendo a grandi linee il discorso interrotto dagli Uchu Conbini.
Ad una prima impressione sembrerà che non sia
cambiato molto nel passaggio tra i due gruppi, a parte appunto le sfumature più ricche donate dagli strumenti
aggiunti. Eppure i JYOCHO si distinguono dagli Uchu Conbini più che altro ad un livello
meno superficiale e squisitamente esecutivo. Con i JYOCHO, Nakagawa si rende
ancor più accessibile e vicino a canoni pop, limitando le sterzate ritmiche in
favore di scelte più lineari, anche tematicamente, facendo leva su sezioni ripetute e melodicamente simili di modo che rimangano ben impresse. Non che manchino le poliritmie, ma in questo caso
si percepiscono in minor misura imprevisti di percorso ben camuffati in una veste che dona fluidità anche ad un contesto comunque fondato sulle geometrie virtuose del math rock. Oggi viene realizzato il secondo mini album 碧い家で僕ら暮らす (Ao ika de Bokura Kurasu - Days in the Bluish House) che segna l'importante arrivo nei JYOCHO della nuova cantante Keiko Kobayashi (proveniente dalla band heliotrope e attiva anche come solista con il nome di Nekota Netako) che sostituisce Rionos a causa del suo rifiuto di esibirsi dal vivo. Days in the Bluish House riesce ancora meglio a creare un ponte tra gli Uchu Conbini e i JYOCHO recuperando quel gusto per ritmiche jazz e articolati andamenti aromonici (The Bluish House), aggiungendo anche un'ingente parentesi di lirismo acustico (Hills, A True Figure of). Ora, a tutti coloro che si aspettano un giudizio, direi che è quasi superfluo, Daijiro Nakagawa si è distinto per una produzione discografica impeccabile e una vena costantemente ispirata che non accenna a spegnarsi. Una discografia da possedere nella sua totalità.
http://jyocho.com/
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