venerdì 27 maggio 2016

Thrice - To Be Everywhere Is to Be Nowhere (2016)


Quando, nel 2012, i Thrice decisero quasi di comune accordo di prendersi una pausa indefinita, erano reduci dall'album più maturo della loro carriera e, avendo affrontato vari generi dal post hardcore all'alternative rock, diciamo che, a partire da Vheissu (2005), per la band era stata una costante crescita artistica che li aveva portati all'apice di un percorso post grunge con la perfezione di Major / Minor (2011). La principale ragione di questo iato, durato cinque anni, fu dettata soprattutto dalla scelta del cantante Dustin Kensrue di dedicarsi alla sua congregazione religiosa e pubblicare album da solista essenzialmente di "worship songs". Se parliamo dei tempi discografici del mondo musicale, ormai cinque anni non sono nulla, ma nella vita di una persona accadono molte cose ed infatti i Thrice, tornati insieme lo scorso anno per qualche concerto e per questo nuovo lavoro, vivono adesso in città differenti e ognuno di loro ha una famiglia e dei figli.

Proprio per questo motivo To Be Everywhere Is to Be Nowhere è nato grazie allo scambio di demo che i quattro si inviavano tramite Dropbox, per poi ritrovarsi a Los Angeles per registrare l'album. Musicalmente, questo ritorno dei Thrice, andrebbe quindi visto come un nuovo inizio, To Be Everywhere Is to Be Nowhere non rappresenta ciò che si potrebbe considerare un passo avanti rispetto a Major / Minor, ma racchiude tutte le peculiarità del sound che i Thrice hanno sapientemente levigato nel tempo da un album all'altro, poste su un piano più abbordabile. C'è quel tocco di sperimentazione di The Alchemy Index, il post hardcore diretto di Vheissu e quello più meditabondo e cupo di Beggars e, infine, anche la carica granitica di Major / Minor.

Quindi, accanto a canzoni dal retrogusto sanguigno e molto immediato come i singoli Black Honey e Blood on the Sand, ce ne sono altre che impongono raccoglimento come The Long Defeat e Death from Above. Kensrue, nel suo tono ruvido ed elastico, è impressionante come al solito, certificandosi come uno dei migliori cantanti oggi in circolazione, sia che si tratti di mantenere il ruggito orgoglioso di Wake Up, quanto nei vari umori che riversa sulla poderosa ballad di apertura Hurricane - che sembra scritta per essere suonata dai Kings of Leon. Ecco, To Be Everywhere Is to Be Nowhere potrebbe essere l'album dei Thrice che, partendo dalle loro radici post hardcore, si va ad avvicinare alla sensibilità rock alternativa del sound di molte band americane da radio FM. Ed in questo è il lavoro più accessibile, in un certo senso popular, che i Thrice abbiano mai tentato di fare, anche passando attraverso canzoni dalla spiccata melodia tipo Salt and Shadow e Stay with Me. Il fatto non toglie che, nel momento in cui il gruppo riprende saldamente le redini ruvide dell'abrasivo suono hardcore, escono fuori concentrati di dinamite come The Window e Wistleblower (ispirata a Edward Snowden).

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