Il gruppo questa volta si lascia alle spalle le lunghe elucubrazioni di Demon e si concentra su un formato temporale più ridotto, riuscendo una volta tanto, con il brano ABC, ad imbrigliare delle melodie sinuose da potenziale singolo. Anche se qui non lesinano qualche sussulto, come nella vivace Bela Kiss, i Gazpacho ci hanno comunque abituato a tempi rallentati che rientrano più nei confini di certo art rock crepuscolare che non nel progressive inteso nella sua accezione classica. Il risultato di tali formule ci fa arrancare nei quasi dieci minuti di muzak ancestrale di Molok Rising o nelle inconsistenti velleità simil-new wave di Alarm. Il disco vorrebbe trasmettere delle vibrazioni spirituali e le atmosfere raccolte della band si prestano particolarmente nei passaggi da rito ecclesiastico di The Master’s Voice. I tamburi tribali che ritornano in modo sistematico su Choir of Ancestors, Park Bench e Know Your Time riflettono musicalmente la natura quasi pagana del concept, brani non privi di un certo elemento di fascinazione, ma che continuano a mancare di quel quid che possa rendere memorabile la musica dei Gazpacho.
martedì 3 novembre 2015
GAZPACHO - Molok (2015)
Il gruppo questa volta si lascia alle spalle le lunghe elucubrazioni di Demon e si concentra su un formato temporale più ridotto, riuscendo una volta tanto, con il brano ABC, ad imbrigliare delle melodie sinuose da potenziale singolo. Anche se qui non lesinano qualche sussulto, come nella vivace Bela Kiss, i Gazpacho ci hanno comunque abituato a tempi rallentati che rientrano più nei confini di certo art rock crepuscolare che non nel progressive inteso nella sua accezione classica. Il risultato di tali formule ci fa arrancare nei quasi dieci minuti di muzak ancestrale di Molok Rising o nelle inconsistenti velleità simil-new wave di Alarm. Il disco vorrebbe trasmettere delle vibrazioni spirituali e le atmosfere raccolte della band si prestano particolarmente nei passaggi da rito ecclesiastico di The Master’s Voice. I tamburi tribali che ritornano in modo sistematico su Choir of Ancestors, Park Bench e Know Your Time riflettono musicalmente la natura quasi pagana del concept, brani non privi di un certo elemento di fascinazione, ma che continuano a mancare di quel quid che possa rendere memorabile la musica dei Gazpacho.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
A me Molok è piaciuto tanto invece... ma ancor più mi è piaciuto Demon. Atmosfere uniche, meditative, oscure...
Lo hai recensito?
Forse non sono proprio prog-rock nel senso più classico del termine.
Ho recensito altri album dei Gazpacho sulle pagine della rivista "Wonderous Stories" quando era ancora in vita. Poi molto del materiale che ho scritto in generale non lo trovi tutto su questo blog, ma rielaborato e ampliato, l'ho raccolto nei miei libri sul Prog.
Posta un commento