E' incredibile come, ad esempio, The Magnet e Remeber Where You Were (con un intro che sembra preso di peso da The Wake degli IQ) assomiglino alle manifestazioni più elaborate dei Genesis, ma riescano entrambe a mantenere un'identità da rock alternativo moderno. Negli interplay solisti tra chitarre e tastiere non spicca mai un tema chiaro e ben definito, ma gli strumenti si sovrappongono in un corto circuito sonoro. Dr. Abraham è un pezzo così strano ed inusuale per loro, nel quale si ritrovano le sperimentazioni del Canterbury sound senza compromessi di Matching Mole o le invenzioni più audaci di Robert Wyatt. Confrontato con ciò che ci siamo lasciati appena alle spalle The Fox in a Hole sembra quasi un pezzo rilassato con la sua introduzione da folk bucolico, ma che proseguendo nasconde insidie progressive ad ogni angolo. Wasp in a Wig si tinge di quel prog rock americano che ci hanno insegnato ad amare gli Echolyn, con molti crescendo e ottimi spunti strumentali giocati tra le tastiere e le chitarre. Ancora una volta il punto di riferimento della conclusiva The White Book sembra essere i Genesis, soprattutto al lavoro di tastiere di Reinhardt McGeddon, però qui si solcano territori talmente aleatori che spesso, sei suoi saliscendi dinamici, ci si dimentica dei riferimenti.
I The Tea Club, quindi, cambiano ancora direzione, dando alle stampe un album dai toni d'avanguardia con brani con cui non sarà facile confrontarsi ma che, in definitiva, se cercate un prog sinfonico che non rispecchi i canoni di ciò che avete conosciuto sinora, Grappling vi stupirà per il suo coraggio e il suo azzardare in una scena che troppo spesso si rinchiude in confortevoli parametri ormai omologati.
www.theteaclub.net
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