venerdì 28 aprile 2017

Tetrafusion - Dreaming of Sleep (2017)


L'ultima prova in studio della band Tetrafusion risale al 2012 con l'ottimo EP Horizons che aveva seguito il secondo album Altered State del 2010. Dreaming of Sleep ha avuto quindi una lunga gestazione, ma non poteva essere altrimenti visto che la sezione ritmica composta dal bassista Mark Michell e dal batterista J.C. Bryant è stata impegnata fino allo scorso anno negli Scale the Summit di Chris Letchford, con il quale i due musicisti si sono separati in maniera non del tutto amichevole per usare un eufemismo, dando luogo anche ad uno strascico polemico (si parla di compensi non pagati).

Che Bryant e Michell siano il motore principale dei Tetrafusion lo si capisce dalla prominenza che assumono i loro strumenti nell'economia sonora del gruppo. La chitarra di Brooks Tarkington e le tastiere del cantante Gary Tubb non sono chiamate spesso ad occuparsi delle parti soliste infatti, ma rivestono comunque un fondamentale ruolo negli accompagnamenti dei power chords e nei fraseggi matematici. I brani proseguono in un continuo scambio delle parti, molto spesso collegati tra loro senza soluzione di continuità, facendo di Dreaming of Sleep un imponente e monolitico album che unisce le digressioni pesanti del prog metal con le pratiche virtuose della fusion.

Che ci sia anche la voce di Tubb, non diciamo a fare da contorno ma da valore aggiunto, è solo un punto in più all'interno di una musica pensata come fosse un continuo tour de force per chi suona. Il jazz metal freddo e affilato di Dreaming of Sleep richiama quasi la meccanica di Gordian Knot e Cynic, non a caso due band che potevano contare sul basso propulsivo di Sean Malone al quale Michell sembra ispirarsi, anche se i Tetrafusion si spingono ancora più a fondo in meandri dai tratti quasi futuristici mutuati dall'elettronica delle tastiere di Tubb. Un lavoro che per la sua impostazione complessa e meccanica quasi si disumanizza, richiamando gli algidi scenari post apocalittici dei Voivod, anche se qui parliamo di tutt'altro stile di prog metal. I Tetrafusion sono comunque degli alieni o androidi che, parafrasando Philip K. Dick, sognano jazz metal elettrico.

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