giovedì 26 febbraio 2015

STEVEN WILSON - Hand. Cannot. Erase. (2015)


Premessa: Hand. Cannot. Erase. ha riportato a galla il personale rapporto conflittuale che ho con questo signore. Non è sempre stato così in verità, lo amavo veramente nei primi lavori dei Porcupine Tree, poi, quando conseguì il "successo" con il cambiamento di rotta stilistico, qualcosa si è incrinato. Non mi reputo uno di quelli che vorrebbe un artista relegato perpetuamente alla sua piccola nicchia di appassionati e che quando questo diventa un po' più conosciuto, lo ritiene un traditore (prova ne sono le recensioni positive che riservai a Grace for Drowning e The Raven That Refused to Sing). Quello che mi dispiace davvero è che Wilson ha conseguito una maggior popolarità per i motivi sbagliati. Se per i meriti raccolti sul campo Wilson doveva diventare l'icona del progressive rock cui è ritenuto oggi, in teoria, lo sarebbe dovuto diventare immediatamente, dato che i suoi lavori più intrinsecamente progressive sono i primi. Quindi, diciamoci la verità: il pubblico che ha iniziato ad amare Steven Wilson attraverso gli ultimi album dei Porcupine Tree non è necessariamente affezionato al progressive rock, ma fa parte di una varietà trasversale, che al limite ne possiede una concezione relativamente giovane e più ingenua (nel senso buono del termine). Il che non è una critica, ma solo un modo per sottolineare come la figura di Wilson sia stata nel tempo sopravvalutata da persone non preparate in materia di progressive rock, fino ad attribuirgli un'aura che lo rende praticamente immune alle critiche.

Lasciamo perdere i meriti riconosciuti per i vari e recenti remix di album storici per il prog, oltre che le sue doti di stimato produttore che nessuno mette in dubbio, tutto questo è venuto dopo. Parliamo delle sue scelte discutibili che lo hanno portato a realizzare degli album (sia con i PT che in altri ambiti) dagli esiti artistici altalenanti, dimenticando volentieri la trascurabile parentesi Storm Corrosion. Naturalmente per la maggior parte dei suoi fan "post In Absentia" non è così. Wilson è in pratica diventato un santo intoccabile, un genio che trasforma in oro tutto ciò che tocca e, leggendo le recensioni preventive di Hand. Cannot. Erase. comparse nei siti stranieri, sembra che il grande Autore abbia fatto centro di nuovo. E così arriviamo alla sostanza del discorso: qui si assiste alla solita glorificazione di quest'ultimo album come l'ennesimo capolavoro, cosa che oggettivamente non è. Potrei al limite capire chi lo considera un bell'album per questioni di gusto, ma talvolta si dovrebbe avere il coraggio di andare fuori dal coro e affermare che Hand. Cannot. Erase. è tutto fuorché un capolavoro. Anzi, è una delle opere più deboli partorite da Wilson, e lo dico da fan.

Un vero amante del progressive rock non può appassionarsi a Hand. Cannot. Erase. o, perlomeno, non può assolutamente giudicare Wilson un padreterno del prog, poiché questo album è pieno zeppo di cose già sentite e risentite. E non sto parlando di ridare smalto alle classiche sonorità di King Crimson e Genesis con attitudine moderna, come già sperimentato nel grandioso Grace for Drowning e nel pur pregevole The Raven That Refused to Sing. Qui si parla di riciclare le sonorità del neo prog degli anni '90 tanto odiate dallo stesso Wilson. Se prendete 3 Years Older, ad esempio, non c'è nulla che nei suoi 10 minuti gruppi come Spock's Beard e The Flower Kings non abbiano già fatto.





Anche la title-track si rivela abbastanza debole. Come molti giustamente hanno notato, essa ha le sembianze di un pezzo estrapolato dalla già non eccitatane ex band parallela di Wilson, i Blackfield. Il primo singolo tratto dall'album fa il suo dovere di semplice canzone per attirare l'attenzione, ma si capisce chiaramente che il suo compito si limita a questo, dentro non sono racchiusi dei particolari memorabili da rilevare. Si è discusso, poi, sulla scelta azzardata e quanto mai coraggiosa di lanciare come secondo singolo (con tanto di video) la divisiva Perfect Life: voce narrante della cantante israeliana Ninet Tayeb sopra una base electro ambient con il canto di Steven Wilson che interviene solo a metà canzone, ripetendo la stessa frase più volte. Al di là dei giudizi soggettivi che portano ad amare o odiare Perfect Life, esso è, in realtà, un pezzo abbastanza debole che, messo in prospettiva, si può rilevare come un artista tipo David Sylvian abbia dato contributi più incisivi in materia.

Routine, che a quanto pare per molti rappresenta il brano cardine dell'album, possiede, al contrario, un senso di incompiuto, ammassando la successione di almeno tre sezioni - dai connotati inequivocabilmente genesisiani e floydiani - senza mai decidere quale strada imboccare. Qui il gioco di prestigio di Wilson è piuttosto quello di ammaliare con trucchi di arrangiamento sinfonico, toccando le corde emotive dell'ascoltatore. Qualcosa di buono comunque lo troviamo quando si arriva alla sequenza composta da Home InvasionRegret #9: la prima viene pilotata da un groove di piano elettrico alla Alan Parson Project e un incedere da blues metal (non privo di strappi solisti psichedelici nella prima parte); il secondo, interamente strumentale, tra oscuri bordoni e un grande solo di synth di Adam Holzman prima e uno magnifico di Guthrie Govan poi, si attesta come il miglior pezzo di tutto il disco.

La lunga Ancestral, nei suoi toni cupi e oppressivi, poteva benissimo comparire in un album dei White Willow e nessuno avrebbe gridato al miracolo, ma in questo contesto scommetto che sarà considerato un altro capolavoro. Happy Returns è invece la classica glossa a forma di ballata malinconica per piano e chitarra acustica che di sovente troviamo in chiusura negli album firmati da Wilson (quindi anche quelli dei Porcupine Tree) che stupisce per la sua modestia, con in più l'aggiunta di un coretto a modo di inciso abbastanza imbarazzante. Tirando le somme Hand. Cannot. Erase. appare un'opera che vive di momenti diversificati a livello stilistico, che in altri casi avrebbero potuto anche funzionare, ma qui la maggior parte delle volte non vengono messi bene a fuoco e rispecchiano una certa confusione su quale indirizzo dare all'album e penso che la cosa la potrà percepire anche chi lo apprezzerà. Parlando di genialità Hand. Cannot. Erase. in effetti non ne è privo: al suo interno c'è un solo genio, le sue iniziali sono GG e non a caso le parti migliori sono quelle che lo vedono protagonista.

 

17 commenti:

Alberto Capettini ha detto...

Ciao Lorenzo, ti seguo da tempo, ho letto le tue pubblicazioni e sono, diciamo "un collega" (per hobby).
Non ho mai compreso il tuo astio verso SW anche se hai sempre argomentato a dovere la tua posizione. Io sono tra quelli che lo "amano" pur non essendo di primo pelo (gli anta sono già arrivati) e amando tutta la tradizione prog e molte delle band underground citate nei tuoi libri. HCE è l'ennesima dimostrazione secondo me di genio, anche assemblatore di cose passate ma cmq di grande apertura mentale e cultura musicale. Quindi ti cito perché quando scritto "lo dico da fan" e un fan può avere un giudizio anche diametralmente opposto. Ad es. per me gli esordi dei PT non sono tanto iscrivibili al prog quanto alla psichedelia fatta e finita con vere e proprie citazioni dei Floyd, molto più dei cosiddetti plagi di cui parli tu nella rece in oggetto. ti saluto cordialmente e complimenti davvero per il blog

Lorenzo Barbagli ha detto...

Prima di tutto, grazie Alberto.
Però vorrei chiarire: il mio non è astio, non ho nulla contro Wilson, l'ho sempre seguito con interesse. Credo solo che la sua figura andrebbe ridimensionata, poiché, dal mio punto di vista, anche a lui come a chiunque è capitato di produrre delle cose meno buone.
I PT degli esordi erano sì psichedelici, ma non è in fondo anche questa una branca del prog? Per me Wilson era più vicino al prog in quel periodo che non con il suo stare al passo con i tempi, abbracciando suoni più metallici e meno avventurosi. A parte questi cavilli stilistici, a livello estetico non ho parlato di plagi, ma di somiglianze. E qui vorrei fare una precisazione che magari è del tutto personale. Nei primi PT, così come in GFD e TRTRTS, è vero che Wilson ha guardato al prog del passato e alla psichedelia dei Floyd, ma c'è sempre stato un alone personale che ha fatto la differenza (ad es. la trance ambient nei primi PT, o il jazz nei suoi lavori solisti). Su HCE, al contrario, mi appare tutto piatto. Ritorno all'esempio di 3 Years Old (pezzo che mi ha fatto prudere le mani): qui Wilson si limita a ricalcare melodie che sembrano uscite fuori da un disco neo prog anni '90, e non dei plagi attenzione!, ma non c'è alcuna inventiva, è un sound che replica un altro sound. Poi, come dici giustamente tu, ci sono fan che la vedono in modo diametralmente opposto, fa parte del gioco e ne sono consapevole, anzi ti dirò che credo di essere in minoranza!
Ciao e grazie ancora.

The Raven ha detto...

Le recensioni sono opinioni personali e, devo dire che anche a me hai dato l'impressione di nutrire astio nei confronti di SW.
Aggiungerei che non sei l'unico...altrove si "sfrutta" qualunque occasione per gratuite polemiche sferzanti...verso di lui e verso i suoi fan!?!?!?...
Credo anch'io che avrebbe meritato maggior successo già qualche anno fa (meglio tardi che mai), e credo sia dovuto ad una più attenta gestione e divulgazione.
E' ovvio che ad un musicista (e non solo) sulla scena da almeno 20 anni, può capitare di fare cose meno riuscite.
Finora ho ascoltato solo 3 brani, la title-track, perfect life (che non mi hanno entusiasmato) e First Regret ⁄ 3 Years Older che invece trovo un ottimo brano.
Il 30 marzo mi godrò la data sold out di Milano, e sarà il mio quinto concerto di SW solista.
Un saluto e cmq complimenti per le proposte del tuo blog.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Appunto, altrove, non qui e mi sembra di averne dato ampia prova. E per me è più che sufficiente.
Proprio perché è ovvio che ad un musicista può capitare di fare cose meno riuscite quando questo accade non vedo cosa ci sia di male nel rilevarlo.

The Raven ha detto...

Beh dai..è più facile comporre e suonare musica o scrivere una recensione???!!!... ;-)
Forse è possibile fare un appunto anche ad una recensione...

P.S. Mi potresti dire (se vuoi/puoi) come s'inserisce il lettore soundcloud all'interno di una pagina del blog?
Grazie

Lorenzo Barbagli ha detto...

Certo che si può fare un appunto! Ci mancherebbe! Volevo solo sottolineare che, per quello che mi riguarda, non ho mai "sfruttato" occasioni per polemiche gratuite su Wilson, ho cercato sempre di argomentare. Ti confesso che ero anche in dubbio se pubblicare la recensione o meno perché sapevo che sarei stato sommerso da critiche (mi è già capitato in passato). Comunque ti consiglio di leggerti anche cosa ho scritto su GFD e TRTRTS e vedrai che non sono astioso nei confronti di Wilson, cerco solo di essere obiettivo.

Per Soundcloud devi cliccare su "Share" nel brano che ti interessa, ti si aprirà un'altra piccola finestra, clicca su "Embed", a quel punto ti darà due possibilità di lettore con la preview: grande-verticale o piccola-orizzontale. Una volta che hai scelto quale vuoi, copia il codice che ti dà lui e poi lo incollerai nella versione HTML del tuo post.

The Raven ha detto...

Infatti ho scritto altrove...
Hai fatto bene a pubblicare la tua recensione, ci mancherebbe...
Quello che a me "dispiace" e che qualcuno si lasci influenzare in maniera positiva o negativa dalle recensioni (in generale) che, ripeto, sono opinioni personali.
Per quanto mi riguarda sono molti anni che le leggo esclusivamente per sapere il genere di appartenenza di un gruppo.

Grazie per l'indicazione, ci stavo già provando ma senza successo.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ok. Faccio solo un appunto, dato che le recensioni le scrivo anche io e mi vedo chiamato in causa, poi chiudo.
Alcune volte è vero che possono rispecchiare il gusto personale o un'opinione fine a se stessa. Però bisogna anche aggiungere che molto spesso il recensore, se ha una cultura più ampia sull'argomento (e qui non mi riferisco solo alla musica), può essere di aiuto ad un ascoltatore meno esperto, inquadrando l'opera in un certo contesto, riferimenti pertinenti (di modo che il lettore si possa indirizzare su altre prospettive) e via dicendo. Dopo, l'essere influenzati o meno dalla recensione, spetta al proprio livello di sensibilità. Io posso anche non essere d'accordo con l'"opinione" del recensore, ma, se mi ha fatto un quadro generale di contestualizzazione pertinente dell'opera, esco comunque dalla lettura arricchito in un certo senso. (Naturalmente sto parlando in generale e non mi riferisco a me). In definitiva il compito credo che non sia dare un'opinione, ma soprattutto rilevare il valore di un'opera (o dell'artista) all'interno di un movimento o di un genere e se effettivamente ha le potenzialità per lasciare qualcosa.

Ray Fastidio ha detto...

Gentile Lorenzo, grazie per aver postato la prima recensione onesta che abbia letto di questo disco. Sono un fan di Steve da sempre e proprio per questo non posso che riconoscermi nelle tue parole. Mai un suo disco è stato così raffazzonato, inconcludente, slegato, sbagliato. Mai Steve aveva manifestato il pessimo gusto, come nei terribili cori femminili, i tralalala-nanana agghiaccianti, gli arrangiamenti orchestrali buttati lì a casaccio e quel virtuosismo da cover band dei Dream Theater in cui si è rinchiuso per sfruttare le perfino eccessive doti tecniche di questa formazione, costretta a riempire di tecnicismi gli oggettivi vuoti compositivi di un Wilson mai così poco ispirato e così spudoratamente auto-citazionista. Il vero S. Wilson riusciva a dire tantissimo con pochi note, come nel capolavoro Stupid Dream. Qui maschera l'approssimazione dietro a cumuli di note e arrangiamenti senza né capo né coda. I fan di Deadwing forse gioiranno. Chi ha amato il Wilson creativo, emozionale e sensibile e meno certi tronfi funambolismi non può che considerare questo come forse il punto più basso della sua carriera. Con grande rammarico.

Anonimo ha detto...

Ciao Lorenzo! Leggo il tuo blog da anni, ma non ho mai voluto commentare un tuo post, perché trovo che le discussioni sui blog\fb\et simila siano facilmente fraintendibili. Ma le tue risposte mi sembrano molto più diplomatiche, in generale.

Premetto dicendoti che, sono un grande fan di Steven. Di tutti i suoi progetti. Ho avuto il piacere di vederlo sia con i PT, che con i Blackfield, che solista.
Questo per farti capire quanto posso amare la sua musica.
Ieri sera ho comprato il disco, ho voluto fare come i vecchi tempi a me tanto lontani ( Ho 26 candeline sul capo! ), e ascoltarlo.
Ho trovato Hand un buon disco, ottimo in alcuni punti, forse un pò confusionario in altri. ( Sottoscrivo le tue lodi per Guthrie, oltre che un musicista mostruoso posso assicurarti che è anche un grande didatta e oratore ) Ho provato le medesime sensazioni quando ascoltai The Wall, o Lamb Lies Down. Ovvero: Concept album, musiche scritte in funzione della narrazione, con poco spazio a delle vere e proprie ' fughe ' dal tema originale, che su Raven mi hanno fatto impazzire. ( il minuto 6 e 16 di The Holy Drinker, per farti capire ) Credo che questo disco si farà apprezzare molto di più riascoltandolo con il dvd, con le immagini apposite. Secondo me, è proprio pensato per questo. E non mi stupirei, se live ce lo risuonerà tutto quanto. Non mi dispiacerebbe neanche, anzi. Apprezzai e adorai The Incident proprio grazie all'intera riproposizione live.
Quindi, credo che questo sia un album fortemente collegato alle immagini visive. Che siano quelle scritte da Wilson, o le nostre poco importa. Credo abbia bisogno di tanti ascolti, per essere capito.

Mi stacco un attimo dal discorso Hand, per parlare di quello ' Nuovo re del Prog. '
Anche qui, premetto che ho un'amore smisurato, infinito verso il Progressive Rock\Metal, dal 69 ad oggi. Ma non ho mai pensato che SW sia il nuovo re del Prog. Per me, lo è più un Paul Masvidal, un Tosin Abasi. Questi signori ( Sono i primi che mi sono sovvenuti ) riescono sempre a scrivere cose originali, ( Kindly ricalca sempre lo stile tracciato da Traced, ma comunque riesce ad essere diverso. Forse Holy Fallout potrebbe far parte di Traced ) mentre SW ha la capacità incredibile di saper scrivere canzoni, cosa che apprezzo molto di più che saper essere originali per forza, senza scrivere qualcosa che resti.
Quindi, su questo discorso mi trovi completamente d'accordo. Potrei estendere la cosa anche al nostro Zuffanti, che sta ricalcando un pò le orme di SW.
Propongono belle canzoni con idee del passato, e riproposte con un sound più moderno. Che non trovo assolutamente sbagliato, anzi, per me l'importante è che mi arrivi qualcosa e che mi resti ( Continuo ad ascoltare Theory Of Everything degli Ayreon, perché ci trovo molte cose che mi fanno emozionare. ), ma personalmente non direi mai che questa sia musica innovativa. Mai. Reputo SW un maestro nel saper scrivere canzoni, arrangiarle, e riproporle live. ( Credo sia un chitarrista mostruoso. ) Ma l'innovazione, attualmente, non è il suo forte.
Come te, trovo anche abbastanza fastidioso sentire persone che me lo proclamano re del Prog, non avendo mai ascoltato band come Van Der Graaf, Pain of Salvation, Anglagard, Nektar.
Il merito di SW è di aver unito delle melodie spiccatamente ' malinconiche ' a delle sonorità degli anni passati. Credo che sia un fan di Buckley, dei Katatonia, che un fan dei King Crimson ( L'unico vero re, per me. ) riescano a trovare un punto d'incontro con la sua musica.
è una buona cosa? Chissà, vedremo. A me fa piacere poter parlare di lui con chiunque, però capita appunto di trovare persone che lo incoronino Re senza aver mai ascoltato appronfonditamente il genere.

Grazie per l'attenzione Lorenzo, continua cosi che ti leggo sempre con piacere!

Francesco.

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ciao Francesco. Anche a me non piace partecipare a forum perché credo si debba sempre mantenere un livello di conversazione civile. I toni accesi o offensivi non li condivido quando si parla civilmente di musica.
Detto ciò, devo dire che H.C.E. mi sta facendo l'effetto contrario da te descritto e non è una critica nei tuoi confronti, ma ti dico solo la mia sensazione. Ogni volta che lo ascolto mi piace sempre meno e mi devo sforzare non poco a riascoltarlo. Gli ultimi due lavori di SW li ho trovati brillanti, ma questo mi sembra debole.
Non chiedo per forza originalità, ma il prog di oggi mi emoziona sempre meno e preferisco guardare altrove (e questo blog ne è la prova), ad un prog che si distacchi dai canoni sinfonici che ormai dagli anni '90 sono sempre gli stessi. Per me, adesso come adesso, un Casey Crescenzo vale 100 Steven Wilson come livello di scrittura e non è neanche che produca musica astrusa. Solo che non è pompato dalla stampa di settore come lo è SW.
Grazie per il tuo commento.
Ciao!

The Raven ha detto...

Vorrei sottolineare che ho espresso/esprimerò solo un parere personale, senza nessuna intenzione di fare una polemica.
Dopo aver ascoltato HCE, mi rendo conto di trovarmi lievemente spiazzato...le aspettative erano alte e sono andate in parte deluse.
Penso che obbiettivamente sia il lavoro finora meno riuscito, a causa di un calo dell'ispirazione?!
Rispetto al recente passato SW ha preferito presentare in un unico lavoro le sue varie fonti d'ispirazione e questo in qualche modo ha creato dei momenti meno brillanti.
Trovo che soprattutto la parte cantata della title track e di Happy returns non siano all'"altezza"...
Altre cose potevano essere diversamente sviluppate, penso a First regret e ad Ascendant here on… e, in maniera diversa Transience.
Quello che più mi è mancato, prima causa dello spiazzamento iniziale, è il suo peculiare uso della melodia, ciò che più di ogni altra cosa è fonte attrattiva verso la sua musica.
Per quanto riguarda la band, ritengo sia stata sottoutilizzata e non ravvedo eccessi di virtuosismi che, per qualcuno, sarebbe un fattore negativo.
Detto questo, quando sento o leggo di altri musicisti che sarebbero enormemente migliori di lui, resto sempre puntualmente perplesso…e mi chiedo ah si?! boh!!!???... ;-)

Anonimo ha detto...

Grazie Lorenzo per la tua acuta e coraggiosa recensione, che sottoscrivo in tutti i suoi passaggi. Dall’uscita del nuovo disco di Wilson sono rimasto colpito dal constatare l’assenza totale di recensioni che lo valutassero con un minimo di obiettività retrospettiva, in rapporto alla scena prog. In giro prevalgono commenti entusiasti del cd, si grida addirittura al capolavoro prog, ma quasi nessuno che confronti seriamente Hand.cannot.erase con la discografia passata di Wilson e, soprattutto, con il prog non convenzionale. Nessuno che risponda con dovizia di particolari alla domanda: cos'è c'è di veramente prog in questo cd? Infatti, non è affatto sufficiente che un brano superi i sette minuti, o che contenga molte divagazioni strumentali, perché un disco sia davvero prog. Sarò oltremodo duro e trancianti, ma personalmente ritengo che in Hand c’è quasi nulla di prog, mentro c’è molto del quel new-prog dal quale anni addietro lo stesso Wilson ci teneva a marcare la propria estraneità!!! Non si tratta infatti di un disco sperimentale (che non equivale a dire freddo, contorto, fatto solo di tecniscismo), ma di un lavoro studiato a tavolino per stimolare vecchie nostalgie e per rinforzare tutto gli stereotipi sul prog. Non è nemmeno, a mio parere, un disco ispirato; in questo disco non trovi sprazzi di originalità, di innovazione, di esplorazione, ma solo un minestrone di suoni e passaggi presi a prestito qua e là. Concordo in pieno con Lorenzo quando scrive che se davvero Wilson merita un riconoscimento è per i primi lavori con i PT, soprattutto con The sky moves sideways e con Signify, non certo per i suoi ultimi capitoli (sia da solista e sia con i PT). Infatti, per la tematica trattata a mio avviso il metro di paragone per questo disco è Signify (1996); come l’attuale anche quel cd trattava proprio della tematica dell’alienazione e dell’isolamento prodotto dalla cultura tecnologica. Ebbene, mettendo a confronto i due dischi, Hand.cannot.erase ne esce perdente su tutti i fronti; tanto l’attuale è disorganico e senza rotta musicale, tanto Signify era coerente, funzionava proprio nel suo procedere progressivo; se in questo disco non c’è un solo pezzo che funzioni dall’inizio alla fine, ma nella gran pare dei casi si ha la sensazione che i musicisti intervengano o per riempire dei vuoti creativi o semplicemente per «far casino» (per un divagare fino a se stesso), in Signify oltre a non esserci una nota fuori posto, tutto suona integrato e all’unisono (caro Wilson, non lo riconoscerai mai, ma quanto ti manca Richard Barbieri …..). Eppoi, tanto Hand si chiude con un pezzo quasi da hit-parade, tanto Signify si chiude con un brano maestosto, Dark Matter, in assoluto tra i più belli di tutta la discografia di Wilson. In altre parole, se con Signify vivi un viaggio musicale ed emotivo, con quest’ultimo disco si ha la sensazione di girare a vuoto e il senso prevalente è quello della noia. Quindi, grazie ancora Lorenzo per aver scritto una recensione fuori dal coro, non per attirare l’attenzione ma per rispetto sia dell’ambito progressive e sia delle radici «intrinsecamente progressive» del primo Wilson, di cui quell’attuale appare come un lontano e anonimo parente.
Fabrizio

Lorenzo Barbagli ha detto...

Grazie Fabrizio (che hai colto in pieno lo spirito della mia recensione) e The Raven per i vostri commenti.
Leggendo ancora in giro nel web riguardo questo album rimango basito dagli aggettivi superlativi che gli attribuiscono. Davvero ingiustificati secondo me, il che non è un parere personale. Basta avere un po' di conoscenza e coscienza del prog per capire che oggettivamente questo album non può competere con altre opere.
Se questo è un capolavoro "Grace for Drowning" è una pietra miliare!

Maurizi Bonomi ha detto...

Ciao Lorenzo
per una volta anche io mi trovo diametralmente all'opposto rispetto alle tue opinioni. In sostanza, capisco totalmente le tue osservazioni ma non mi ci ritrovo (il bello delle recensioni è questo... mica si può essere sempre d'accordo, no?).
HCE non è assolutamente un capolavoro. Sia ben chiaro. Per me il capolavoro di SW è e rimane Insurgentes. Trovo che HCE sia un bel disco, scritto bene, con una storia interessante e una produzione (al solito) stellare. Ammetto di essere "uno della massa" perché totalmente estraneo al mondo della critica musicale e quindi il mio giudizio è totalmente istintivo e viscerale. Ho amato il prog fino ad una decina di anni fa, poi mi ha fatto venire la nausea, di colpo. Stufo delle eterne cavalcate tra moog e poliritmie, stanco dei soliti brani "che superano i 7 minuti" e nauseato dalla reiterazione sistematiche dei cliché impostati trent'anni fa da Genesis, King Crimson e Yes...
Mi sono allontanato dal neo-prog (e grazie a Dio, anche la mia band preferita - i Marillion - lo ha fatto), mi sono distaccato dai vari derivati "stanchi" come Spock's Beard, Transatlantic, Riverside, e compagnia bella. Grazie al tuo blog ho conosciuto i Karnivool, i Dead Letter Circus, i Floating Me che andavano e vanno perfettamente ad occupare il posto lasciato dal prog. Perché prog (per me) non lo sono (IMHO).
Steven Wilson, in tutti questi anni, sembra aver seguito (o anticipato) proprio questa mia ricerca, andando a toccare generi che prima evitavo come la peste ma che ora mi danno anche qualche soddisfazione (pensa che ho divorato l'ultimo disco di Lana Del Rey, tanto per farti capire) come il pop rock, l'elettronica e l'ambient...
Questa introduzione solo per farti capire qual'è il mio attuale background musicale che giustifica (penso) il mio giudizio verso HCE. Mi piace e mi soddisfa e trovo che Wilson abbia il pregio di "semplificare" (senza banalizzare) sonorità e generi che, intoccati, sarebbe indigesti per la "massa" (nella quale ci sono io).
Sono d'accordo con te che ci sono in giro recensioni scritte quasi da groupie che gridano al capolavoro del 2015, o altre amenità. No, capolavoro proprio no. The Raven era meglio, sotto alcuni punti di vista, GoD pure e, ripeto, Insurgentes rimane in vetta, solido e intoccato.
Quindi, tanto per dare una conclusione a questo lungo commento, sono contento di aver acquistato HCE, sono contento di avere in saccoccia il biglietto per la data di Milano e spero che Wilson continui su questa strada (anche se in cuor mio spero che ritiri fuori dalla naftalina i Porcupine, anche per un solo album).
In una intervista Steve ha dichiarato che HCE è un disco pop... Ecco... se il pop fosse tutto così, alla radio sentiremmo tutt'altro tipo di musica.
Ho finito.

P.S. sto ascoltando i Chaos Divine... interessanti!!!

Lorenzo Barbagli ha detto...

Maurizio, a parte Wilson, per tutto il tuo discorso sul prog e neo-prog mi trovi in completa sintonia, anche io lo ascolto sempre meno perché mi ha fatto venire una certa nausea.
Comunque, per aprire un altro discorso che mi hai fatto venire in mente, vedo che a molti non dispiacerebbe un ritorno di Wilson ai PT. Questa cosa non la capisco, dato che Wilson è comunque il nome dietro a quel gruppo e per me è come se i PT non si fossero mai sciolti. In pratica lui continua a fare la propria musica, ma che sia sotto il suo nome anziché quello dei PT è solo un dettaglio.

P.S. Mi piace molto il fatto che ognuno di voi esprima le proprie idee (anche se in opposizione alle mie) in modo civile e senza usare i toni polemici nei quali spesso si degenera in altri posti, quindi grazie!

The Raven ha detto...

Grazie a te Lorenzo, perchè come hai giustamente scritto (l'ho fatto anch'io sopra) altrove addirittura si finisce per litigare (figuriamoci su argomenti più importanti...), e l'opinione del recensore sembra intoccabile...
Nei confronti di questo disco mi pongo in una posizione di mezzo tra chi lo considera un capolavoro (ahimè non lo è) magari scoprendo solo ora SW, e chi lo critica.
Un saluto