sabato 14 febbraio 2015

Intervista con gli Eva's Milk


Intervista realizzata da
Francesco Notarangelo


Non sono importanti le cose che accadono, ma forse è importante l'ordine in cui accadono.
Eva's milk, un gruppo per cui vale la pena aspettare e sorbirsi musica non all'altezza, pellicole scadenti, capi indolenti e subdoli.
Il gruppo di Novara dopo i due precedenti ottimi episodi (Cassandra e il sole che uccide e Zorn) torna a scaldare i nostri cuori con un terzo album dal titolo omonimo.. un album valido, coerente pronto a cullarci nelle notti più buie. Lasciate pure sbattere le porte e le finestre, immergiamoci nei suoni western di Pendulum o nelle sonorità grunge di Badishù senza dimenticare  quella lieve sottile dolcezza  e favolosa malinconia di un brano come Il Mare Sordo (un po' Pixies, un po' Verdena). Gli Eva's milk parlano di amori non corrisposti, di rabbia, paura, fuga in se stessi e contraddizioni varie del mondo in cui viviamo, per un lavoro davvero sentito e sincero.
Dopo la tempesta, rimarrà la voglia di rigettarsi in questo vortice di sensazioni suonate e cantate con maestria...finalmente musica italiana, finalmente musica ben suonata!



Vi state ancora divertendo? Che musica ascoltate per divertirvi?

Certo! Quando suoniamo siamo felici, quando fai management no, è una gran rottura. Ascoltiamo tantissima musica in tre, un migliaio di band famose e non.

Come e quando sono nati gli Eva’s Milk? Com’è nata questa passione per la musica e il progetto di provarci?

Volevamo fare una band, canzoni nostre e riempire gli stadi. I sogni post-adolescenziali che belli! Non abbiamo fatto la band per noia, anche se fa figo dire così (e 10 anni fa lo dicevo), ma perché eravamo e siamo stregati dalla musica. E' una necessità. Facciamo i nostri dischi da soli. Suoniamo con altre band come noi e a volte con alcune giganti. Figo.
 
Eva’s Milk… puoi spiegarmi l’origine e il significato di questo nome?
 
Dovevamo scegliere un nome. Era il 2002 ed eravamo in saletta. La parola che volevamo usare era Latte. Quella sicuro. Poi è nato il nome e dopo il significato. Avevamo robe tipo Lake of Milk, Red Milk, cose così. Abbiamo scelto Eva non per la bibbia, ma per la figura femminile, ci piaceva come suonava. In italiano non troverei tutt'ora un nome figo e originale.

Cosa sono più importanti: le parole o i suoni? Chi si cura di tutta la vostra grafica?
 
Entrambe, ma i suoni di più, l'italiano è difficile. Deve girare la canzone. La grafica del disco è di Lollo, anche lui ci ha sclerato parecchio. E anche adesso. Non ti dico poi per il vinile.

I vostri testi parlano di storie urbane, di sogni infranti e crudi e si scorge una certa disillusione e un sicuro pessimismo, da dove nasce questo punto di vista? Come scrivete i vostri testi ponendo sempre l'attenzione all’universo che ci circonda? Qual è il vostro messaggio da artisti ai vostri fruitori?
 
Con Zorn più che pessimisti credo fossero reali, una sorta di rivisitazione sociale più che politica. Senza mai dimenticare la musicalità. Ho odiato la mia voce fino a questo disco, ho corretto tante cose, specie gli accenti. Adesso me la faccio piacere e mi concentro. I testi sono stra-lavorati, lavoro di mesi. Più che un messaggio mi piace pensare all'idea che con la nostra attitudine possiamo far divertire o sfogare chi ci segue e chi ci seguirà.

Cos’è cambiato dal primo al terzo album?
 
Siamo cambiati noi, siamo cresciuti, io ho avuto una figlia, abbiamo preso schiaffi come tutti, ma resistiamo cazzo. Più faccende personali assurde di tutti. Musicalmente credo che l'autoproduzione apra strade infinite. Rispetto a tutti gli altri lavori abbiamo potuto dedicarci molto più tempo. Diciamo che con il prossimo disco non avremo più la parte iniziale, cioè lo zero! Abbiamo già voglia di registrare ancora.
 
Badishù non so perché mi ricorda il film Babadook… chi è?

E' l'alieno che vive nell'armadio di casa mia. Davvero. A volte c'è.
 
Penso che, soprattutto, nell’ultimo album si sentano più derivazioni artistiche, ci si è quasi staccati dall’ombra dei Nirvana che poteva sovrastare le scorse due opere. Nuovi ascolti vi hanno influenzato oppure si è cercato di intraprendere strade nuove? E' quanto dobbiamo aspettarci… una band in continua evoluzione che prima o poi, magari, inciderà un album unplugged?
 
Avevamo circa una ventina di canzoni più altre bozze. Non abbiamo mai scritto un album in studio, cioè componiamo in saletta, i testi arrivano per ultimi tranne qualche eccezione. Volevamo pestare di più in alcuni pezzi e in altri essere diversi, come Justine, Il Mare sordo, Patti coi Luciferi, canzoni spensierate, leggere. Per l'acustico abbiamo seri problemi relazionali. Questo ci preclude un sacco di opportunità live. Ma chi se ne frega.
 
Due album sotto etichetta… un terzo autoprodotto: perché e quali sono gli aspetti positivi di questa scelta?
 
In realtà anche il terzo è sotto la Fuego e ci siamo sempre autoprodotti, intendo come studio e stampa.

Il momento migliore e peggiore della lavorazione al vostro ultimo album?
 
Paolo ha fatto tutto. Ho solo registrato le chitarre e qualche voce. Giocando con la velocità io e Lollo abbiamo fatto «Il mare slow», la canzone che sarà sul vinile. Mentre si registra sono i momenti migliori. I peggiori sono stati in fase di mixaggio, un delirio, quando suonava la batteria non suonava il basso e così via, poi litigavamo spesso...però poi alla fine è stato divertente.

Ammettendo che non si viva più di musica come si faceva una volta e che spesso i guadagni derivano dai live, che ne pensate dei concerti i cui prezzi sono alle stelle? Meglio farne pochi guadagnando molto oppure farne tanti, ma guadagnare poco, però rendere la propria musica accessibile a tutti?

Che ne pensi se i biglietti per gli AC/DC a 90 euro che finiscono in 2 ore? Fa riflettere. Però per me è un vero furto, in questo caso per chi ama gli AC/DC. Ma sono non mondi, ma galassie diverse. Quel poco che entra si fa cassa per comprarci la roba o stampare le magliette. Non perché siamo sfigati, è che funziona così. O prendi o lasci. Ci sono i gruppi cover che suonano gratis, diciamo che questa tristezza è tutta loro.

Avete pensato di girare un prossimo video? Progetti futuri?
 
Abbiamo fatto un montaggio per Pendulum con un mini-film in super8 girato nel '70 a Novara da un cugino di mia madre. Ci sono anche i miei genitori che recitano e mio zio. La cosa assurda è che la storia gira a meraviglia sul pezzo, compare la nostra sala prove che poi è dove vive mia nonna che adesso ha 90 anni. La amiamo. Ho dovuto solo tagliare le scene perché dura 10 minuti, ma la storia è fantastica. Mi ricorda un sacco la serie de Il prigioniero. Adesso vogliamo suonare il più possibile in giro. Componiamo molto, il difficile è incastrare i turni del lavoro. Di sicuro registreremo con nuovi metodi e strumentazioni. Vogliamo fare dischi insieme fino a quando avremo 60 anni.


http://www.evasmilk.com/


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