venerdì 24 febbraio 2012
InMe - The Pride (2012)
C'era una volta l'emocore. Ovvero uno dei generi musicali che è stato vittima di una delle trasformazioni più equivoche della storia del rock. Partito dai prodromi di Rites of Spring, messo a punto dai Sunny Day Real Estate e portato ai massimi livelli espressivi dagli At the Drive-In, è ben presto diventato, con l'abbreviazione emo, un fenomeno da ragazzini. E' passato attraverso un vero e proprio processo di trasfigurazione - arrivando ad imporre uno stile di vita per teenagers - che ha poco o niente a che vedere con la scintilla iniziale.
Praticamente è divenuto una variante glam dell'originale, un po' come fu l'hair metal nei confronti dell'heavy metal. Gli InMe, da Brentwood, Essex, nella loro evoluzione, possono, forse, ben rispecchiare l'equivoco di fondo che ha colpito il genere. Hanno attraversato una prima fase di carriera che poteva spiegare questo fenomeno, dove un buon alternative metal viene suonato da ragazzi molto attenti al loro look (si veda il video di 7 Weeks). Lentamente quella fase è stata archiviata con il sigillo definitivo dell'album Herald Moth (2009) - che vide gli InMe sotto contratto con la Superball Music (l'etichetta di Oceansize, Dredg e Pure Reason Revolution) e un tour di supporto ai Biffy Clyro - un lavoro che si distaccava con maturità dal passato e aggiungeva molta sostanza "progressiva" al loro sound. Non bastasse ciò, a suscitare ancora più entusiasmo contribuì anche Saccharine Arcadia, uno dei tre inediti presenti nella raccolta Phoenix: The Best of InMe (2010).
InMe - Saccharine Arcadia by CDS Studios
Il gruppo ha ora appena pubblicato The Pride, prodotto anche grazie all'aiuto delle donazioni dei fan attraverso Pledge Music. Musicalmente è un proseguimento di Herald Moth senza molti cambiamenti, se non qualche riduzione di complessità in ambito compositivo. I ragazzi suonano un prog metal molto orecchiabile con melodie vocali melodrammatiche e tecnicismi elaborati, ma non troppo. Gli InMe, non dimenticando il loro retaggio, rimangono costantemente in bilico tra una persistente volontà di proporre imponenti ritornelli epici (il singolo A Great Man, la maestosa Guardian) e tentazioni ad aperture più elaborate, come i soli chitarristici e i riff di Reverie Shores, che, isolati dal contesto, possono fungere da tipico esempio di prog metal.
Le canzoni si muovono tra un continuo contrasto tra arpeggi semi-elettrici, che segnano le pacatezza delle strofe, e le esplosioni dei chorus, con muri di distorsioni che comunque stanno attenti a conservare una linea armonica (Moonlit Seabed, Pantheon). La voce di Dave McPherson, che nei momenti più estremi può variare dallo screamo al falsetto, ed in più un uso leggero di elettronica possono far somigliare gli InMe ad una incarnazione inglese dei Fair to Midland. La cadenza del cantato da ballad R'n'B di Beautiful Sky Gardens che si conclude in un coro pseudo sinfonico è una bella idea di scontro musicale. La conclusione un po' sottotono con Halcyon Genesis, dal vago sapore Enchant, e Legacy, che vorrebbe poggiarsi su un impianto da metal operistico, non vanno comunque ad intaccare un lavoro sicuramente non imprescindibile, ma godibile.
InMe - A Great Man (Stream) by I LIKE PRESS
http://inmeofficial.co.uk/
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