domenica 12 febbraio 2012

MOTORPSYCHO & Ståle Storløkken - The Death Defying Unicorn (2012)


Dopo aver passato gli anni ’90 a sfornare un album più memorabile dell’altro, i Motorpsycho hanno attraversato il decennio successivo a rincorrere l’ombra di quello che erano stati, senza mai eguagliare quei picchi di copiosa creatività. Ci riescono solo ora con quest’opera firmata insieme al pianista e compositore Ståle Storløkken (che accompagnerà anche la band in tour) e che si avvale di un ensemble - la cui estrazione attraversa trasversalmente generi come classica, folk e jazz - che comprende il violinista Ola Kvernberg, l'orchestra di archi TrondheimSolistene e la Trondheim Jazz Orchestra.

I Motorpsycho non sono certo nuovi a connubi del genere, in quanto The Death Defying Unicorn (doppio LP/CD) si va a inserire in un’ideale trilogia partita con il live Roadworks vol.2 - insieme al quartetto jazz The Source - e proseguita con In the Fishtank in collaborazione con i Jaga Jazzist. Diffidate, però, da chi afferma che questo concept album è il solito presuntuoso esperimento di rock che incontra la musica colta, anche se il materiale è stato commissionato alla band nel 2010 in occasione del cinquantesimo anniversario del Molde International Jazzfestival.


The Death Defying Unicorn è puro "Motorpsycho sound", che prosegue, a livello musicale, ciò che i tre di Trondheim hanno prodotto ultimamente: un proto-stoner rock psichedelico, debitore tanto degli inni selvaggi degli MC5, quanto del primordiale heavy blues di Blue Cheer, Black Widow e High Tide. Da Little Lucid Moments i Motorpsycho hanno preso gusto nel gettarsi a capofitto in jam tripedeliche, creando un parallelo in studio con quello che generalmente sono soliti fare dal vivo. Ciò che è differente questa volta è il contesto, che trova il giusto pretesto per motivare tali eccessi. Magari il materiale qui contenuto potrà risultare indigesto a molti, ma non vorrei che a criticare fossero gli stessi che gridavano al capolavoro all’epoca di Un Chien d’Espace, brano-prototipo per tutte le sperimentazioni a venire dei psychonauti.

La costellata schiera di ospiti non porta a risultati pomposi come un ipotetico [inserire gruppo] with the Philarmonic Orchestra, ma serve più che altro come contorno e rifinitura a delle idee già poggiate su solide basi psichedelico-progressive. L’orchestra ha i suoi momenti in primo piano in quelli che si possono definire intermezzi o ouverture (Out of the Woods, Doldrums, Flotsam). Gli arrangiamenti con archi e fiati di Storløkken, quelle rare volte che punteggiano il cantato, lo fanno ad arte, come nella straordinaria Into the Gyre, che porta in dote una frattura crimsoniana dalla quale si stacca un crescendo frenetico, o nella salmodia Oh, Proteus - A Preyer, suo seguito naturale.

Motorpsycho & Staale Storloekken - Into The Gyre by StickmanRecords

Altrimenti i protagonisti sono proprio loro: i bombardamenti del basso fuzz di Bent Seather, la chitarra acida di Snah e la sapiente e instancabile batteria di Kenneth Kapstad che non fa rimpiangere l’ormai lontano abbandono di Gebhardt (sarò sacrilego, ma è così). I brani sono, come sempre, dilatati con cambi armonici inaspettati e un uso mai così consistente di polifonie vocali, tanto che su The Hollow Lands sembra di sentire una versione hard dei Crosby, Stills & Nash viaggiare di pari passo alla nostalgia sixties dei Dungen. Il tour de force Through the Veil si dilunga per 16 minuti, trattenendo una parte centrale che nelle sue reiterazioni viscerali da avant-garde rock la si potrebbe confondere con il repertorio di Univers Zero o Magma.

Un attimo di tregua con gli sconfinamenti nella Third Stream di La Lethe e Sharks e poi via, verso la cavalcata finale con due pezzi in classico Motorpsycho-style. Mutiny! e Into the Mystic concludono con un tripudio di violini, mellotron (sì, proprio lui!) e synth, rappresentando l’apice di questo monumentale totem che il gruppo ha dedicato al progressive rock. Forse sarà duro da digerire, avrà i suoi limiti, ma The Death Defying Unicorn è l’opera più riuscita dei Motorpsycho dal 2000 a oggi. Hallelujah!




Tracklist

Side A:
Out Of The Woods
The Hollow Lands
Through The Veil, part 1

Side B:
Through The Veil, part 2
Doldrums
Into The Gyre
Flotsam

Side C:
Oh, Proteus - A Prayer
Sculls in Limbo
La Lethe
Oh, Proteus - A Lament

Side D:
Sharks
Mutiny!
Into The Mystic

http://www.stickman-records.de/

2 commenti:

Ercarnar ha detto...

Tra i loro lavori recenti io preferisco "Heavy Metal Fruit", lo trovo più riuscito, anche se pure questo album non è affatto deludente come altre recensioni affermano.
Naturalmente non è un album di sottofondo, non puoi ascoltarlo mentre fai altro; va ascoltato con calma e dedicandogli tutta l'attenzione, solo così ci si accorge che è in realtà un gran lavoro.

Lorenzo Barbagli ha detto...

In effetti non credevo di leggere così tante recensioni che trattano questo album con freddezza e sufficienza. Ma quello che mi fa tristezza è che ancora nel 2012 ci sia così tanto pregiudizio nei confronti del progressive rock.