martedì 17 gennaio 2012

FIREFLY - Lightships (2011)

Continuiamo il nostro breve excursus nel folk sperimentale con un gruppo inglese. Davvero notevole questo quintetto con velleità da piccolo ensemble acustico. L'organico dei Firefly è composto da Bea Hankey (voce), John Barber (piano, gender, gongs), Sam Glazer (violoncello, cello), James Redwood (violino), Jack Ross (chitarra, gongs) e già dalla strumentazione utilizzata si capisce che la classificazione di "chamber folk" risulta alquanto adeguata.

Riguardo all'esordio Lightships sarebbe troppo semplice e superficiale citare come ispirazione Kate Bush o Tori Amos, in quanto la piccola orchestra, guidata dalla bellissima voce della Hankey, aggiunge al tutto una cifra stilistica d'avanguardia e sperimentazione. Le canzoni si dipanano tra effetti di minimalismo conteporaneo, intricate polifonie vocali e sottili sfumature da musica tradizionale nord europea (irlandese e scozzese) e orientale. Queste caratteristiche vengono espresse al meglio in brani come il pop non convenzionale di Lady Laurie, che poggia la sua singolarità su un impianto di gamelan giavanese, o le evoluzioni pianistiche alla Steve Reich di It's Like. L'unico lusso che la band si permette a livello percussivo è proprio l'utilizzo di questa strumentazione etnica di origine indonesiana che ritorna su We Are Leaves.


Ascoltando bene, più che alle due cantautrici già citate, si può ricondurre la sensibilità sperimentale dei Firefly a quella che anima la musica dei Birdsongs of the Mesozoic e Gentle Giant, anche se, naturalmente, qui siamo in tutt'altro ambito. Si ascoltino attentamene i contrappunti tra chitarra e pianoforte, nonché gli intermezzi vocali che riecheggiano i mottetti medioevali su Little Boat e O Thou. Non sono poi così lontani dalle trame elaborate architettate dai fratelli Shulman e Kerry Minnear.

Comunque Lightships è sicuramente un lavoro che denota prima di tutto una sensibilità melodica e armonica fuori dai canoni convenzionali dell'avant-pop, sempre che lo si voglia catalogare tale. In pratica è meglio non affidarsi troppo alle catalogazioni, poiché si finisce molto spesso per esserne intrappolati. Lighiships è prima di tutto un fulgido esempio di musica fatta con il cuore, ma anche con la testa.


www.myspace.com/fireflyburning

1 commento:

red ha detto...

Wow! Sembra notevole.
Per Natale tra le altre cose mi sono regalato Giant on a Box (DVD) e mi sono quasi commosso nel vedere i sublimi GG on stage.
Ma quanto eravamo avanti nel 1972 nel decretare il successo di questa band prima che nel resto del mondo? (io c'ero!!)
Mi procurerò al più presto questo lavoro dei Firefly