Ouverture
A molti probabilmente il nome di Kevin Gilbert non dirà nulla. Altri forse lo ricorderanno vagamente nei crediti di album come Beware of Darkness degli Spock’s Beard, NDV di Nick D’Virgilio o nel live Progfest ’94. Pur avendo scritto album memorabili e collaborato con grandi nomi della musica internazionale, la carriera di questo brillante musicista è costellata da una serie di occasioni mancate. Io stesso lo scoprii per caso, girovagando su Internet in siti specializzati in progressive come Ghostland.com, dove spesso erano recensiti entusiasticamente i suoi album. E così, necessitando sempre di nuovi stimoli musicali, un giorno, in crisi d’astinenza, decisi di ordinare The Shaming of the True a scatola chiusa. Quando il CD mi arrivò a casa, ero curiosissimo di ascoltarlo, non sapendo cosa aspettarmi. L’ascolto fu entusiasmante: l’album si dipanava meravigliosamente canzone dopo canzone, una più bella dell’altra. Ne fui immediatamente colpito. Subito dopo cercai altre informazioni su questo artista a me sconosciuto e capii che The Shaming of the True era solo la punta dell’iceberg.
I – I primi passi negli anni '80
La prima band che Kevin Gilbert formò, all’età di circa 17 anni, prese il nome di NRG (No Reasons Given) con Jason Hubbard alla chitarra e Mickey Sorey alla batteria. Sono i primi anni ‘80 e la loro musica è assolutamente fuori moda per l'epoca: puro progressive pock che ha solo qualche marginale influenza della new wave allora in voga. I veri punti di riferimento sono i gruppi degli anni ‘70. Anche per questo la band produce solo alcuni brani prima di sciogliersi. L’album omonimo degli NRG è oggi scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Kevin Gilbert (vedi discografia).
Si possono così finalmente ascoltare brani prog come Masques e Mephisto’s Tarantella che rivelano un’impressionante maturità compositiva nonostante la giovane età dei componenti. Poi si può passare ad un rock più classico sempre con venature prog con Watching Me, Wings of Time e Welcome to Suburbia dove fa la sua comparsa un basso alla Chris Squire. Per poi arrivare alla splendida ballata Mere Image che, partendo con un delicato arpeggio di piano, giunge ad un chorus da brivido e ad un intermezzo con synth altrettanto efficace. Altre due splendide ballate sono Tired Old Man e When Stranger Parts, questa volta dominate dalla chitarra.
Alla fine degli anni ‘80 Kevin Gilbert comincia a farsi notare nella Bay Area di San Francisco con una nuova band: i Giraffe. Con loro Gilbert produce solamente due album The Power of Suggestion (1987) e The View From Here (1988) ormai introvabili, poiché ne furono stampate solo poche copie (la maggior parte dei brani si possono comunque trovare nella raccolta Giraffe). In realtà in questi lavori, pur essendo presenti altri musicisti, la maggior parte degli strumenti sono suonati da Gilbert stesso, essendo un talentuoso polistrumentista. Lo stile musicale qui si fa più vicino al pop di quegli anni, dove alcune sonorità progressive sono mutuate dal Peter Gabriel di III e So.
II – I prolifici anni '90
Per Kevin i Giraffe rappresentarono un ipotetico trampolino di lancio. Partecipando infatti ad un concorso per band emergenti organizzato dalla Yamaha, Kevin viene notato dal produttore e tastierista Patrick Leonard (autore di molti grandi successi di Madonna), il quale faceva parte della giuria ed era in cerca di un cantante per formare un proprio gruppo. Essendo rimasto positivamente colpito da Kevin, Leonard lo contatta per formare i Toy Matineè insieme a Guy Pratt al basso, Tim Pierce alla chitarra e Brian MacLeod alla batteria. L’album omonimo, uscito nel 1990, è un capolavoro di pop songs sofisticate pressoché perfette, arrangiate ed eseguite benissimo. Basta ascoltare pezzi come Last Plane Out , The Ballad of Jenny Ledge, Things She Said e tutte gli altri per rendersene conto. Purtroppo però, nonostante questo, il progetto naufraga poco tempo dopo a causa di incomprensioni e litigi. Ma l’incontro con Leonard si rivela tutt’altro che infruttuoso, in quanto Kevin avrà la possibilità di lavorare con Madonna e con Michael Jackson.
Dal 1993 inoltre Kevin è impegnatissimo come produttore, ingegnere del suono e compositore collaborando con musicisti come Mike Keneally, Keith Emerson (il quale gli dedicherà il brano For Kevin nel suo Emerson plays Emerson), Spock’s Beard, Marc Bonilla, Linda Perry e molti altri.
In quel periodo Kevin inizia a collaborare con il produttore Bill Bottrell e con altri musicisti, tra i quali David Bearwald e Brian MacLeod, incontrandosi il martedì sera per suonare e divertirsi. Kevin decide di far partecipare alle prove di questo gruppo improvvisato, chiamato Tuesday Music Club, anche la sua ragazza, una certa Sheryl Crow. A questo punto è necessaria una piccola digressione. All’epoca la Crow aveva un contratto con l’etichetta A&M per registrare un album e Kevin chiese agli amici del TMC di aiutarla scrivendo insieme delle canzoni che potessero finire su questo lavoro. Sappiamo tutti che l’album in questione (Tuesday Night Music Club) fu un best seller, facendo tra l’altro vincere anche un Grammy Award a Kevin come co-autore del brano All I Wanna Do. Ironicamente, il successo che Kevin inseguiva da anni, arrivò inaspettatamente, ma alla persona più in vista di quel progetto, Sheryl Crow appunto, che non ebbe scrupoli a prendersi tutti i meriti e a liberarsi dai membri della band.
Rinnegato, allontanato e rimasto molto amareggiato da questa esperienza, Kevin cade in depressione e si dedica alla registrazione del suo primo lavoro solista. Nel frattempo partecipa a due album tributo dell’etichetta Magna Carta registrando le cover di Back in NYC dei Genesis e Siberian Khatru degli Yes insieme a Mike Keneally e Nick D’Virgilio. Una terza cover, Kashmir, verrà proposta per Encomium, il tributo ai Led Zeppelin, ma scartata dalla tracklist poiché il nome di Kevin Gilbert “non è abbastanza famoso per essere incluso”. Alla faccia dei meriti artistici e musicali. Kashmir farà la sua comparsa nel singolo che accompagnerà Thud, il primo album solista di Kevin Gilbert.
Nel ’94 riesuma temporaneamente il nome Giraffe, con una nuova formazione che comprende anche Nick D’Virgilio, per prendere parte al Progfest. Il loro set non presenta però il repertorio della band; Kevin e compagni decidono infatti di eseguire interamente The Lamb Lies Down on Broadway con un’ accuratezza impressionante per celebrarne il ventennale. D’altra parte Kevin non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per i Genesis e Peter Gabriel in particolare, tanto che, la settimana dopo la sua morte, sarebbe dovuto volare in Inghilterra per partecipare ai provini come nuovo cantante della band di Mike Rutherford e Tony Banks.
Nel 1995 esce Thud, primo album a nome Kevin Gilbert. Il suo stile, in questo lavoro, si fa più asciutto rispetto al passato, gli arrangiamenti, all’apparenza scarni ed essenziali, in realtà risultano funzionali e ben costruiti, creando un album abbastanza eterogeneo. C’è un po’ di tutto: brani quasi declamatori, impostati sulle percussioni, come Joytown e Waiting, riflessivi come Tea for One e Song for a Dead Friend e la multiforme Shadow Self, la canzone che più si avvicina al Progressive.
Anche Thud non ha il successo sperato, ma Kevin non si perde d’animo e comincia a lavorare ad altri progetti, tra cui una rock opera e un nuovo gruppo dal nome Kaviar, che però non potrà mai portare a termine. Infatti il 18 maggio del 1996, a soli 29 anni, Kevin Gilbert viene trovato morto nella sua casa fuori Los Angeles a causa di un suicidio accidentale causato da asfissia.
III – La sua eredità e le iniziative postume
Non tutto però è andato perduto. I nastri inediti di Kevin stanno lentamente tornando alla luce, grazie ai suoi collaboratori che hanno sempre avuto molta stima di lui e della sua opera, primo fra tutti il grande amico Nick D’Virgilio. Dopo la scomparsa di Kevin, oltre a pubblicare il materiale rimasto inedito, hanno costituito anche il Kevin Gilbert Memorial Fund, fondazione che si prefigge lo scopo di aiutare musicisti tecnicamente dotati a sviluppare il loro potenziale.
Nel ’99, oltre alla raccolta dedicata ai Giraffe, viene pubblicato il Live at the Troubadour, curato da D’Virgilio e da John Cuniberti, che ritrae una data del tour per promuovere Thud. In questo live fa la sua comparsa l’inedita Miss Broadway, sarcastica canzone indirizzata alla Crow, dove Kevin l’accusa di essersi impossessata del suo lavoro e di usare le persone per i propri scopi.
Sempre D’Virgilio e Cuniberti nel 2000 portano a termine la rock opera alla quale Kevin stava lavorando prima di morire e aveva quasi ultimato: The Shaming of the True. Questo concept narra con disincanto l’ascesa e la caduta nel mondo del music business dell’immaginario musicista Johnny Virgil. Questo album è il capolavoro di Kevin Gilbert e sicuramente un importante punto di arrivo per la sua carriera che probabilmente avrebbe potuto aprirgli nuovi orizzonti. Le struggenti Water Under the Bridge e A Long Day’s Life, le nuove versioni di Staring Into Nothing, The Way Back Home, Imagemaker e From Here to There (già presenti nel repertorio di NRG e Giraffe), la perizia degli intrecci vocali alla Gentle Giant di Suit Fugue e la carica rock di Best Laid Plans fanno di The Shaming of the True più che un semplice testamento artistico, ma una vera e propria biografia in musica.
Un’altra pubblicazione postuma è The Kaviar Sessions. Come ben si intuisce dal titolo, questo album è rimasto incompleto, nonostante ciò, ascoltandolo, si capisce benissimo il percorso musicale intrapreso da questo ostico gruppo. Musicalmente parlando, Kevin opera una cesura netta nei confronti del suo stile: i Kaviar producono una musica molto tribale dai toni dissonanti, metropolitani e quasi punk che fa incontrare hard rock, industrial ed elettronica.
The Finale
Quando si perde un artista della sua caratura, aleggia sempre la retorica domanda su cosa avrebbe potuto realizzare in futuro. Una curiosità del tutto lecita, come dimostra il suo ultimo spiazzante progetto Kaviar. Kevin in vita ha dimostrato di sapersi adeguare ad ogni genere musicale, essendo lui stesso un vorace ascoltatore di musica. L’unico rimpianto è che siano ancora così pochi a conoscere l’opera di questo straordinario artista. Una cosa a cui ho cercato di porre rimedio con questo mio piccolo contributo, dedicandolo alla memoria di Kevin.
A molti probabilmente il nome di Kevin Gilbert non dirà nulla. Altri forse lo ricorderanno vagamente nei crediti di album come Beware of Darkness degli Spock’s Beard, NDV di Nick D’Virgilio o nel live Progfest ’94. Pur avendo scritto album memorabili e collaborato con grandi nomi della musica internazionale, la carriera di questo brillante musicista è costellata da una serie di occasioni mancate. Io stesso lo scoprii per caso, girovagando su Internet in siti specializzati in progressive come Ghostland.com, dove spesso erano recensiti entusiasticamente i suoi album. E così, necessitando sempre di nuovi stimoli musicali, un giorno, in crisi d’astinenza, decisi di ordinare The Shaming of the True a scatola chiusa. Quando il CD mi arrivò a casa, ero curiosissimo di ascoltarlo, non sapendo cosa aspettarmi. L’ascolto fu entusiasmante: l’album si dipanava meravigliosamente canzone dopo canzone, una più bella dell’altra. Ne fui immediatamente colpito. Subito dopo cercai altre informazioni su questo artista a me sconosciuto e capii che The Shaming of the True era solo la punta dell’iceberg.
I – I primi passi negli anni '80
La prima band che Kevin Gilbert formò, all’età di circa 17 anni, prese il nome di NRG (No Reasons Given) con Jason Hubbard alla chitarra e Mickey Sorey alla batteria. Sono i primi anni ‘80 e la loro musica è assolutamente fuori moda per l'epoca: puro progressive pock che ha solo qualche marginale influenza della new wave allora in voga. I veri punti di riferimento sono i gruppi degli anni ‘70. Anche per questo la band produce solo alcuni brani prima di sciogliersi. L’album omonimo degli NRG è oggi scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Kevin Gilbert (vedi discografia).
Si possono così finalmente ascoltare brani prog come Masques e Mephisto’s Tarantella che rivelano un’impressionante maturità compositiva nonostante la giovane età dei componenti. Poi si può passare ad un rock più classico sempre con venature prog con Watching Me, Wings of Time e Welcome to Suburbia dove fa la sua comparsa un basso alla Chris Squire. Per poi arrivare alla splendida ballata Mere Image che, partendo con un delicato arpeggio di piano, giunge ad un chorus da brivido e ad un intermezzo con synth altrettanto efficace. Altre due splendide ballate sono Tired Old Man e When Stranger Parts, questa volta dominate dalla chitarra.
Alla fine degli anni ‘80 Kevin Gilbert comincia a farsi notare nella Bay Area di San Francisco con una nuova band: i Giraffe. Con loro Gilbert produce solamente due album The Power of Suggestion (1987) e The View From Here (1988) ormai introvabili, poiché ne furono stampate solo poche copie (la maggior parte dei brani si possono comunque trovare nella raccolta Giraffe). In realtà in questi lavori, pur essendo presenti altri musicisti, la maggior parte degli strumenti sono suonati da Gilbert stesso, essendo un talentuoso polistrumentista. Lo stile musicale qui si fa più vicino al pop di quegli anni, dove alcune sonorità progressive sono mutuate dal Peter Gabriel di III e So.
II – I prolifici anni '90
Per Kevin i Giraffe rappresentarono un ipotetico trampolino di lancio. Partecipando infatti ad un concorso per band emergenti organizzato dalla Yamaha, Kevin viene notato dal produttore e tastierista Patrick Leonard (autore di molti grandi successi di Madonna), il quale faceva parte della giuria ed era in cerca di un cantante per formare un proprio gruppo. Essendo rimasto positivamente colpito da Kevin, Leonard lo contatta per formare i Toy Matineè insieme a Guy Pratt al basso, Tim Pierce alla chitarra e Brian MacLeod alla batteria. L’album omonimo, uscito nel 1990, è un capolavoro di pop songs sofisticate pressoché perfette, arrangiate ed eseguite benissimo. Basta ascoltare pezzi come Last Plane Out , The Ballad of Jenny Ledge, Things She Said e tutte gli altri per rendersene conto. Purtroppo però, nonostante questo, il progetto naufraga poco tempo dopo a causa di incomprensioni e litigi. Ma l’incontro con Leonard si rivela tutt’altro che infruttuoso, in quanto Kevin avrà la possibilità di lavorare con Madonna e con Michael Jackson.
Dal 1993 inoltre Kevin è impegnatissimo come produttore, ingegnere del suono e compositore collaborando con musicisti come Mike Keneally, Keith Emerson (il quale gli dedicherà il brano For Kevin nel suo Emerson plays Emerson), Spock’s Beard, Marc Bonilla, Linda Perry e molti altri.
In quel periodo Kevin inizia a collaborare con il produttore Bill Bottrell e con altri musicisti, tra i quali David Bearwald e Brian MacLeod, incontrandosi il martedì sera per suonare e divertirsi. Kevin decide di far partecipare alle prove di questo gruppo improvvisato, chiamato Tuesday Music Club, anche la sua ragazza, una certa Sheryl Crow. A questo punto è necessaria una piccola digressione. All’epoca la Crow aveva un contratto con l’etichetta A&M per registrare un album e Kevin chiese agli amici del TMC di aiutarla scrivendo insieme delle canzoni che potessero finire su questo lavoro. Sappiamo tutti che l’album in questione (Tuesday Night Music Club) fu un best seller, facendo tra l’altro vincere anche un Grammy Award a Kevin come co-autore del brano All I Wanna Do. Ironicamente, il successo che Kevin inseguiva da anni, arrivò inaspettatamente, ma alla persona più in vista di quel progetto, Sheryl Crow appunto, che non ebbe scrupoli a prendersi tutti i meriti e a liberarsi dai membri della band.
Rinnegato, allontanato e rimasto molto amareggiato da questa esperienza, Kevin cade in depressione e si dedica alla registrazione del suo primo lavoro solista. Nel frattempo partecipa a due album tributo dell’etichetta Magna Carta registrando le cover di Back in NYC dei Genesis e Siberian Khatru degli Yes insieme a Mike Keneally e Nick D’Virgilio. Una terza cover, Kashmir, verrà proposta per Encomium, il tributo ai Led Zeppelin, ma scartata dalla tracklist poiché il nome di Kevin Gilbert “non è abbastanza famoso per essere incluso”. Alla faccia dei meriti artistici e musicali. Kashmir farà la sua comparsa nel singolo che accompagnerà Thud, il primo album solista di Kevin Gilbert.
Nel ’94 riesuma temporaneamente il nome Giraffe, con una nuova formazione che comprende anche Nick D’Virgilio, per prendere parte al Progfest. Il loro set non presenta però il repertorio della band; Kevin e compagni decidono infatti di eseguire interamente The Lamb Lies Down on Broadway con un’ accuratezza impressionante per celebrarne il ventennale. D’altra parte Kevin non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per i Genesis e Peter Gabriel in particolare, tanto che, la settimana dopo la sua morte, sarebbe dovuto volare in Inghilterra per partecipare ai provini come nuovo cantante della band di Mike Rutherford e Tony Banks.
Nel 1995 esce Thud, primo album a nome Kevin Gilbert. Il suo stile, in questo lavoro, si fa più asciutto rispetto al passato, gli arrangiamenti, all’apparenza scarni ed essenziali, in realtà risultano funzionali e ben costruiti, creando un album abbastanza eterogeneo. C’è un po’ di tutto: brani quasi declamatori, impostati sulle percussioni, come Joytown e Waiting, riflessivi come Tea for One e Song for a Dead Friend e la multiforme Shadow Self, la canzone che più si avvicina al Progressive.
Anche Thud non ha il successo sperato, ma Kevin non si perde d’animo e comincia a lavorare ad altri progetti, tra cui una rock opera e un nuovo gruppo dal nome Kaviar, che però non potrà mai portare a termine. Infatti il 18 maggio del 1996, a soli 29 anni, Kevin Gilbert viene trovato morto nella sua casa fuori Los Angeles a causa di un suicidio accidentale causato da asfissia.
III – La sua eredità e le iniziative postume
Non tutto però è andato perduto. I nastri inediti di Kevin stanno lentamente tornando alla luce, grazie ai suoi collaboratori che hanno sempre avuto molta stima di lui e della sua opera, primo fra tutti il grande amico Nick D’Virgilio. Dopo la scomparsa di Kevin, oltre a pubblicare il materiale rimasto inedito, hanno costituito anche il Kevin Gilbert Memorial Fund, fondazione che si prefigge lo scopo di aiutare musicisti tecnicamente dotati a sviluppare il loro potenziale.
Nel ’99, oltre alla raccolta dedicata ai Giraffe, viene pubblicato il Live at the Troubadour, curato da D’Virgilio e da John Cuniberti, che ritrae una data del tour per promuovere Thud. In questo live fa la sua comparsa l’inedita Miss Broadway, sarcastica canzone indirizzata alla Crow, dove Kevin l’accusa di essersi impossessata del suo lavoro e di usare le persone per i propri scopi.
Sempre D’Virgilio e Cuniberti nel 2000 portano a termine la rock opera alla quale Kevin stava lavorando prima di morire e aveva quasi ultimato: The Shaming of the True. Questo concept narra con disincanto l’ascesa e la caduta nel mondo del music business dell’immaginario musicista Johnny Virgil. Questo album è il capolavoro di Kevin Gilbert e sicuramente un importante punto di arrivo per la sua carriera che probabilmente avrebbe potuto aprirgli nuovi orizzonti. Le struggenti Water Under the Bridge e A Long Day’s Life, le nuove versioni di Staring Into Nothing, The Way Back Home, Imagemaker e From Here to There (già presenti nel repertorio di NRG e Giraffe), la perizia degli intrecci vocali alla Gentle Giant di Suit Fugue e la carica rock di Best Laid Plans fanno di The Shaming of the True più che un semplice testamento artistico, ma una vera e propria biografia in musica.
Un’altra pubblicazione postuma è The Kaviar Sessions. Come ben si intuisce dal titolo, questo album è rimasto incompleto, nonostante ciò, ascoltandolo, si capisce benissimo il percorso musicale intrapreso da questo ostico gruppo. Musicalmente parlando, Kevin opera una cesura netta nei confronti del suo stile: i Kaviar producono una musica molto tribale dai toni dissonanti, metropolitani e quasi punk che fa incontrare hard rock, industrial ed elettronica.
The Finale
Quando si perde un artista della sua caratura, aleggia sempre la retorica domanda su cosa avrebbe potuto realizzare in futuro. Una curiosità del tutto lecita, come dimostra il suo ultimo spiazzante progetto Kaviar. Kevin in vita ha dimostrato di sapersi adeguare ad ogni genere musicale, essendo lui stesso un vorace ascoltatore di musica. L’unico rimpianto è che siano ancora così pochi a conoscere l’opera di questo straordinario artista. Una cosa a cui ho cercato di porre rimedio con questo mio piccolo contributo, dedicandolo alla memoria di Kevin.
Discografia
NRG
No Reasons Given (1984; scaricabile gratuitamente a questo indirizzo: http://www.kevingilbert.com/disco.htm#noreasongiven)
Giraffe
The Power of Suggestion (1987)
The View From Here (1988)
Giraffe (1999; antologia)
Toy Matineè
Toy Matineè (1990)
Toy Matineè Special Edition (2001; versione rimasterizzata con brani inediti)
Kevin Gilbert Performs Toy Matinee Live (2010)
Kevin Gilbert
Thud (1995)
Kevin Gilbert & Thud – Live at the Troubadour (1999)
The Shaming of the True (2000)
Nuts (2009)
Bolts (2009)
Welcome to Joytown - Thud: Live at The Troubadour (2009)
Kaviar
The Kaviar Sessions (2002)
www.kevingilbert.com
5 commenti:
Articolo molto interessante! Ti segnalo questo bootleg in Mp3 (192 kb, soundboard) di un bel concerto dei Toy Matinee del 1 Maggio 1991 al famoso The Roxy di Los Angeles:
http://www.megaupload.com/?d=OV6VDIV4
Lineup:
Kevin Gilbert (voce)
Marc Bonilla (chitarra)
Spencer Campbell (basso)
Sheryl Crow (tastiere)
Toss Panos (batteria)
Tim Pierce (special guest - chitarra)
Sono 89 mb zippati
Buon ascolto :-)
Una nota: apprezzo Kevin Gilbert, pero' lui ha molto poco a che fare con "All I Wanna Do" di Sheryl Crow. Si, Gilbert viene talvolta come l'autore non riconosciuto, ma in realta' il testo di quel pezzo e' largamente basato su un poema intitolato "Fun" composto dallo scrittore Wyn Cooper sei anni prima del rilascio di Tuesday Night Music Club.
Controlla tu stesso le lyrics:
http://ahsahtapress.boisestate.edu/books/cooper.htm
Fu lo stesso Cooper a farmelo presente una decina di anni fa, contattandomi in Email a seguito di un mio post sulle collaborazioni fra Kevin Gilbert e Sheryl Crow, avvertendomi che i fan di Kevin Gilbert e alcuni giornalisti stavano raccontando frottole :-) Fra le altre cose mi disse che partecipo' ad alcuni concerti della Crow dove recitava alcune delle sue composizioni. Inutile dire che Cooper fece un pacco di soldi dalle royalties di "All I Wanna Do". In seguito poi scoprii che dietro al discorso del "disco di gruppo" (Tuesday Night) ci avevano ricamato un po' troppo (probabilmente per ragioni di marketing) e che solo un paio di canzoni scaturirono veramente da quelle session settimanali fra Sheryl Crow e gli altri membri: "Strong Enough" e "Leaving Las Vegas". I restanti pezzi furono infatti originati dalla Crow e poi completati qua e la con alcuni dei membri in incontri separati (o viceversa).
Infine, l'articolo di Joel Selvin del San Francisco Chronicle che hai linkato su twitter fu criticato aspramente da alcuni musicisti del Tuesday Music Collective. Selvin e' un giornalista e critico musicale che ha il brutto vizio di citare erroneamente gli intervistati e - peggio ancora - di manipolare parti delle interviste. E' capitato di recente anche al musicista Mike Lawson (Greatful Dead), nonche' fondatore del sito ufficiale su Vince Welnick (vedere qui, terzo post: http://tinyurl.com/d5qpmmn). Ecco le reazioni di due dei membri del TMC all'articolo di Selvin del 1996:
David Baerwald
(co-autore e guitarrista nel disco)
"That guy should be writing for the national enquirer, or for porno movies". Selvin came to me and said "I want to do a piece about this brilliant Bay Area Musician, Kevin Gilbert, and I said, "Yeah, you're right. He was a brilliant fucking musician." But then he totally misquoted everybody all over the place, including me saying, "Everybody was equal except Sheryl. She wasn't one of us". It made all of us sound like the biggest pricks and liars. I called him on it; I wrote him an angry letter, and that was the last I heard of it."
Dan Schwartz
(co-autore e bassista nel disco)
"The SF Chronicle article by Joel Selvin, it may help to know that in fact the quote attributed to me was never said. Joel had an agenda to promote and when I defended Sheryl's behavior as standard aspiring celebrity behavior (i.e. "normal" for the music biz) he invented a quote to support his idea, not mine. Don't take that Chronicle article too seriously. It paints a far worse picture than the reality, just to sell papers. Very tabloid of Selvin to do that. Most of the "quotes" are made up including my alleged quote."
ciao e scusa se mi sono dilungato troppo.
Lorenzo, articolo veramente stupendo! Grazie per avermi fatto conoscere questo nuovo artista che non ho mai avuto modo di ascoltare!
@Slammer
Grazie per le segnalazioni e precisazioni. Il concerto al Roxy di LA è stato poi pubblicato ufficialmente l'anno scorso:
www.popplusone.com/kgperformstmlive.html
Per "All I Wanna Do" sapevo del poema di Cooper, ma per l'apporto di Gilbert al pezzo mi riferivo più che altro all'aspetto musicale.
Per l'articolo di Selvin hai ragione, ho letto dell'obiezione di Baerwald solo dopo averlo postato su twitter.
In seguito ho letto vari articoli sulla vicenda e devo dire che l'intreccio sembra degno del film "Rashomon" di Akira Kurosawa. Ognuno racconta la sua versione dei fatti e probabilmente non sapremo mai cosa successe veramente nelle sessioni del TNMC.
Una cosa però mi sembra assodata ed è che la Crow non è una cantautrice che si è fatta da sè.
Grazie Lorenzo, articolo esaustivo e che invoglia ad approfondire.
Accidenti!... Questo Gilbert era un genio. Quello che sto ascoltando è veramente bello. Grazie della segnalazione. Dopo la scoperta dei Cardiacs di qualche anno fa è la roba più interessante che mi capita sotto le orecchie.
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