domenica 3 maggio 2009
JEREMY ENIGK - OK Bear (2009)
Ho sempre pensato che ogni canzone (anche la più trascurabile) e ogni nota suonata e cantata da Jeremy Enigk siano di un'intensità pazzesca. Forse sarà per quella sua voce così particolare ed espressiva, con quel timbro indefinitamente effemminato, dolce e aggressivo allo stesso tempo, o forse sarà per la sua capacità di scrivere canzoni emotivamente coinvolgenti. Questa capacità gli è sempre stata propria sin dai tempi dei Sunny Day Real Estate.
La prima volta che ascoltai i Sunny Day Real Estate fu casualmente in una compilation e, non conoscendoli ancora, mi domandai se quella voce roca potesse appartenere più ad un uomo o ad una donna. In seguito scoprì che si trattava di Enigk e, dato che il pezzo che avevo ascoltato era 8, mi procurai il cosiddetto Pink Album. Da lì in poi fu un escalation che mi portò ad avere anche gli altri tre CD dei Sunny Day Real Estate, quello dei Fire Theft e, naturalmente, la discografia solista di Enigk. Devo dire che dal terzo album dei SDRE How It Fells to Be Something On, la voce di Enigk maturò ulteriormente, sia dal punto di vista emotivo, sia da quello timbrico, divenendo più riconoscibilmente vicina ad un tono (ma non tonalità) maschile. Tornando quindi alla considerazione iniziale, sembra che Enigk, quando canta una sua canzone, ne sia intimamente coinvolto, come se questa gli fosse stata cucita addosso, come se fosse un prolungamento del suo essere. Penso che non si possa fare un complimento migliore ad un musicista ed ecco perchè trovo che per Enigk è quasi impossibile sbagliare un album.
OK Bear arriva dopo un'altra grande opera come World Waits (tralascio la semi-raccolta The Missing Link) e avrete capito che è l'ennesimo capolavoro dell'ex frontman dei Sunny Day Real Estate. Se World Waits era un lavoro caratterizzato da atmosfere estremamente intime, OK Bear è più eterogeneo e presenta molte sfaccettature. C'è spazio per tutto ciò che ha reso Enigk uno dei più significativi nomi della scena alternativa degli anni '90. Late of Camera, Mind Idea e Life's Too Short sono i brani più affini alla malinconica ruvidezza dei Sunny Day Real Estate, mentre il folk di Just a State of Mind, Same Side Imaginary e Make Believe è più simile alla vena introspettiva della sua carriera solista. Con Restart sembra di essere tornati dalle parti del grunge, tanto assomiglia a una ballata dei vecchi Pearl Jam. Ed è bello ascoltare anche la pacata ed insolita spensieratezza della ballad April Storm o la cullante In A Look che presenta un arrangiamento in crescendo nel quale la voce di Enigk, come sempre, gioca un ruolo in primo piano.
Peccato che spesso ci si dimentichi di questo artista quando si parla di chi ha fatto grande la musica degli anni '90, ma per fortuna qualche volta Jeremy Enigk riaffiora in superficie per ricordarci quanto sia grande.
www.myspace.com/jeremyenigk
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