Between The Heart And The Synapse
A distanza di quindici anni dalla loro dissoluzione e con soli due album in carriera prodotti tra il 2005 e il 2007, è quasi naturale essersi dimenticati dei The Receiving End Of Sirens. In realtà il gruppo non ha mai raggiunto un successo clamoroso durante la sua esistenza e neanche è stato soggetto di una doverosa riscoperta tra i tanti vari revival che costellano la nostra epoca. Il che non faccia pensare ad una mediocre proposta musicale, anzi tutt’altro: i The Receiving End Of Sirens sono stati fautori di una complessa e ambiziosa fusione prog hardcore che in un certo senso ha anticipato i tempi. E forse la causa della loro relativa scarsa fama va ricercata proprio in questo ibrido spinto ai massimi livelli e destinato a schiacciarli sotto il peso della loro intraprendenza. Troppo prog per attrarre i fan del post hardcore e poco emocore per fare tendenza. È anche vero che i due album in questione generarono una divisione netta tra i consensi, anche se quelli positivi superarono quelli negativi.
Partendo dall’inizio della storia e facendo una breve introduzione, i The Receiving End Of Sirens si formarono a Boston nel 2003 con un nucleo originario che comprendeva Brendan Brown (basso, voce), Alex Bars (chitarra, voce), Nate Patterson (chitarra, tastiere) e Andrew Cook (batteria), riuscendo a registrare alcuni demo. Nel 2004 si aggiunse alla formazione Casey Crescenzo (chitarra, tastiere, voce) con il quale registrarono nello stesso anno il primo omonimo EP, seguito dal primo full length Between The Heart And The Synapse, pubblicato il 26 aprile 2005. Quest’ultimo eleva con effetto immediato i The Receiving End Of Sirens a nuovi pionieri del prog hardcore. Sia i temi trattati che le musica proposta appaiono frutto di un lavoro ricercato e fuori dai soliti schemi del genere, privilegiando la sperimentazione multitematica piuttosto che la melodia pop punk di facile presa. I brani, compreso il singolo Planning a Prison Break, si dipanano a più riprese con variazioni e cambi che molto spesso guidano a continue reinvenzioni della trama. Il tessuto sonoro è ricco ed eterogeneo, mescolando spore di elettronica e beat programmati a riff da arena rock e fraseggi math rock. A tutto questo imponente impianto si somma un cantato a tre voci che può oscillare tra la polifonia o l’uso della chiamata/risposta, che aumenta in modo esponenziale l’accavallarsi delle parti.
Proprio questo flusso di idee in continuo mutamento non rende facile l’assimilazione dei 70 minuti dell’album che, se preso nella sua totalità, somiglia a un tour de force di experimental post hardcore, sottogenere del quale Between The Heart And The Synapse è sicuramente uno dei primi esempi. Se non ascoltato con la giusta attenzione, può rivelarsi dispersivo e caotico, e questa sua costante elusività nel rincorrere a parametri prog e free form all’epoca ha probabilmente ha complicato il rapporto col pubblico emo/hardcore. Ovviamente non mancano i chorus epici e risplendono quasi in ogni brano, da This Armistice a The War of All Against All, da The Evidence a Venona, ma sono incastonati in una materia così instabile e complessa da essere inghiottiti dalla grandiosità del tutto. I testi dell’album non sono da meno, con il ritratto di William Shakespeare a fare da nume tutelare in copertina, si spazia da allitterazioni, metafore, giochi di parole, Romeo e Giuletta, per una caccia al tesoro sui significati nascosti che possono ricondurre ad una storia unitaria dalle molteplici interpretazioni.
Dopo questo album Crescenzo fu licenziato dalla band in maniera abbastanza brusca e gelida. Ma lui stesso ammetterà in seguito di aver avuto una certa responsabilità sulla scelta e le cause. In pratica alla conclusione del tour di supporto all’album nel 2006, Crescenzo si ritrovò in un forte periodo di stress che aveva minato la sua salute e il suo stato mentale, allontanandolo dal resto del gruppo, in alcuni casi anche in modo conflittuale. Quindi la decisione da parte dei suoi compagni di rimuoverlo dalla line-up fu inevitabile e il suo posto venne preso da Brian Southall.
The Earth Sings Mi Fa Mi
Il secondo album The Earth Sings Mi Fa Mi, pubblicato il 7 agosto 2007, se possibile era ancora più ambizioso e non accettava compromessi nel rafforzare la componente prog e sperimentale, un fattore indirizzato soprattutto alla ricerca di un “wall of sound” ibrido che potesse contenere elementi di alternative rock così come quelli di elettronica e manipolazione sonora. Ovviamente tale scelta finì per rendere ancora più netta la linea di demarcazione tra detrattori ed estimatori. Anche il concept dell’album seguiva questa linea bipolare: partendo dalla teoria dell'astronomo Giovanni Keplero secondo la quale il moto dei pianeti intorno al Sole genera per ognuno di essi un’armonia specifica, il gruppo arriva a parlare della dissoluzione dei rapporti personali e famigliari.
Catturati tra lo spazio e la Terra i The Receiving End Of Sirens ritornano di nuovo all’elusività dell’esordio, ma questa volta lo fanno con un lavoro più cervellotico, elaborato e sofisticato. Swallow People Whole è proprio un brano atipico per il genere, con bordoni elettronici di basso, ritmiche programmate pulsanti e tappeti di tastiere che fanno da preambolo ad un crescendo insinuante che rimane sempre sullo sfondo non esplodendo mai veramente. Con Disappear (Oubliette) e Smoke and Mirrors si ritorna brevemente sui binari post hardcore, ma The Crop and the Pest pone con grande lucidità tutte le potenzialità di questo nuovo ibrido di emo psichedelico scontrando synth e chitarre. The Salesman, The Husband, The Lover porta a compimento il modello di tale direzione in una serie di chorus ricorrenti sempre più ricchi (si sentono anche gli archi), intermezzi e breakdown, che testimoniano l’espansione strumentale. A tal proposito si nota come l’uso delle tre voci, di nuovo presente come tratto distintivo del gruppo, questa volta venga posto leggermente più basso nel mix, come offuscato e avvolto dall’ingente impasto degli strumenti.
A Realization of the Ear, che riprende e riporta in primo
piano gli elementi di elettronica dell'introduttiva Swallow People Whole, è come se aprisse una
seconda parte, seguita anche qui dalla vitale melodrammaticità post hardcore di
Saturnus. Wanderers, con un attacco tribale nel quale si celano certe sfumature
sonore che ricordano i Pink Floyd, va a consolidare quel tratto psichedelico
tanto in sintonia con il cosmo, quasi a vagheggiare il lato space rock dei Cave
In. D’altra parte Brown stesso aveva dichiarato all’epoca: “L'idea era che le
canzoni fossero già là fuori nello spazio; era solo il nostro lavoro mettere
insieme i pezzi”, forse parafrasando il concetto di Michelangelo nel rapporto tra scultura e marmo.
Alla fine le due anime che hanno pervaso tutto l’album si ritrovano nella lunga coda finale rappresentata da The Heir Of Empty Breath e Pale Blue Dot, a coronamento di un magnum opus nuovamente divisivo. Se Between The Heart And The Synapse aveva le potenzialità per spaccare in due il pubblico, di sicuro The Earth Sings Mi Fa Mi le ha amplificate e portate ad un nuovo livello. Un’opera ancora più ostica e personale nelle sue idiosincrasie e molto più difficile fare propria rispetto al predecessore. Fatto sta che The Earth Sings Mi Fa Mi rimane un esperimento unico nel suo genere, adattando elementi esteticamente distanti come elettronica, beat programmati e strutture prog ai voleri dell’emocore.
Di lì a poco, nel marzo 2008, i The Receiving End Of Sirens si sciolgono, salvo poi riunirsi tra il 2010 e il 2012 solo per qualche concerto, ma senza produrre nuovo materiale. Il caso ha poi voluto che nel 2020 avessero annunciato un reunion tour con tutti i membri originali (anche Crescenzo), però il Covid si è messo di mezzo ed è tutto sfumato nel nulla. Per chi volesse approfondire, qualche anno fa è stato reso disponibile dalla loro etichetta Triple Crown Records un documentario dal titolo The Lost Tape.
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